«L’Asur non fa i controlli a due bambini,
uno di loro era positivo
e l’avrebbero fatto rientrare a scuola»

MONTELUPONE - Il sindaco Rolando Pecora segnala il caso di un familiare che aveva contratto il Covid. I figli e la moglie non sono stati contattati dall'azienda sanitaria, «erano asintomatici, ma sia la moglie che uno di loro erano contagiati. Per fortuna il Comune, dopo 14 giorni di isolamento, gli ha fatto fare i tamponi»

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«Costretto a far fare il tampone a due bambini perché l’Asur non li ha mai contattati dopo che c’era stato il padre positivo, non l’avessi fatto uno di loro, asintomatico ma risultato contagiato, sarebbe tornato a scuola», così il sindaco di Montelupone, Rolando Pecora, nel fare il punto sulla situazione del suo comune per quanto riguarda i contagi. «Ad oggi 55 in quarantena, di queste, 37 con tampone positivo (7 ricoverati e 30 in isolamento e terapia domiciliare)» spiega Pecora. Che segnala il fatto che «Rimangono alcuni problemi: la recettività delle strutture ospedaliere (soprattutto per la carenza di personale), la gestione del tracciamento e quindi del contenimento del contagio, la disponibilità e la tempestività degli accertamenti diagnostici (quali esami, quanti, dove e in quali tempi)». E a proposito degli accertamenti diagnostici, riporta l’esperienza di un suo famigliare. «Alcune settimane orsono un mio congiunto esegue un tampone molecolare in un laboratorio privato accreditato con esito positivo comunicato dopo 48 ore. L’esito viene comunicato al medico curante. Sia questi che il laboratorio hanno l’obbligo di comunicarlo all’Asur, e lo fanno». L’uomo vive con la moglie e i figli «che non vengono contattati dall’Asur» dice il primo cittadino che comunque consiglia loro di stare a casa. «Alcuni giorni dopo l’esito del tampone, non risultando ufficialmente ad Asur e Regione la loro situazione, come sindaco scrivo richiedendo il rispetto e l’adozione della procedura necessaria (isolamento e quarantena)». Il sindaco dice che «è necessaria la comunicazione rapida tra enti interessati. Solo con questa si può effettuare il tempestivo isolamento e la tempestiva ricerca dei contatti stretti. Se la quarantena non l’avessi prescritta io, gli altri familiari del mio congiunto sarebbero andati a lavoro o a scuola perchè asintomatici». Rimangono asintomatici per i successivi 14 giorni e a quel punto potrebbero tornare a scuola, i figli, e la moglie al lavoro, «Attendono che l’Asur comunichi il da farsi. In assenza di comunicazione, sottopongo (a spese del Comune) i 2 minori, insieme ad altri alunni delle nostre scuole in analoga situazione, a tampone molecolare. In questa circostanza anche la moglie del mio congiunto si paga il tampone. Risultato: la moglie di Mario e uno dei figli risultano positivi. Se non avessimo effettuato a nostre spese (in parte) il controllo, un bambino positivo sarebbe rientrato a scuola (e senza mascherina) e una madre positiva sarebbe tornata a lavoro. Continueremo ad intervenire per casi analoghi». Pecora continua dicendo che, a parte il suo caso «potrei raccontarvi di laboratori o medici che non comunicano all’Asur l’esito di tamponi positivi (segnalati); di concittadini che non riescono a contattare gli Uffici competenti, e altro. Un ruolo fondamentale lo stanno svolgendo i medici di base (come sempre), che con la loro buona volontà cercano di mettere “pezze” alle falle del sistema. A questo proposito, parlando con dei medici di base dell’Asur Ancona, mi riferivano che da alcune settimane stanno facendo tamponi rapidi. Penso che queste iniziative dovrebbero essere svolte uniformemente nella Regione, anche perchè la nostra provincia è tra le maggiormente interessate».

 

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