Primarie, «i rischi del doppio turno»

L'INTERVENTO di Bruno Mandrelli in vista delle elezioni di Macerata 2020: «Il Pd ha il dovere, oltre che la necessità, di essere unito»

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L’avvocato Bruno Mandrelli, già segretario cittadino e consigliere comunale del Pd

 

di Bruno Mandrelli

Dunque la coalizione di centrosinistra – in fase di costruzione – per le prossime elezioni amministrative di Macerata intende utilizzare nuovamente il metodo delle “primarie” per individuare il candidato sindaco da proporre alla città in sostituzione di Romano Carancini che ha completato due mandati e non è ricandidabile.

A prescindere dalle personali opinioni di chi scrive è comunque un metodo democratico e partecipativo da apprezzare. E’ tuttavia necessario far tesoro delle esperienze del passato, a Macerata come altrove, determinando al meglio le regole. Tra queste riterrei del tutto evitabile quella del “doppio turno”, ininfluente rispetto agli accordi politici sottostanti e tuttavia foriera di divisioni a volte assai profonde.

Non credo sia un caso se il candidato sindaco del centro sinistra a Milano, poi tale divenuto, Giuseppe Sala, abbia vinto le primarie di quella città con poco più del 40% dei voti e senza doppio turno, così come non è un caso che, nel 2015, i casi di primarie a doppio turno in tutta Italia si contarono sulle dita di una mano.

Il doppio turno porta con sé la possibilità, lo si è visto a Macerata, che si creino alleanze strumentali in vista del ballottaggio e, soprattutto, che si incrini l’unità del Partito Democratico il quale, piaccia o non piaccia, sino a mutamento delle attuali espressioni di peso elettorale, è e sarà l’asse portante della futura coalizione. Se così è il Pd ha il dovere, oltre che la necessità, di essere unito.

E poiché l’unità non è un principio astratto o un valore assoluto in sé e per sé ma è un mezzo importante per raggiungere un fine (la vittoria elettorale per concretizzare un programma in parte diverso da quello degli ultimi dieci anni – i tempi e le cose cambiano – con un profondo rinnovamento della compagine amministrativa a tutti i livelli, Giunta e Consiglio), tale unità deve essere costruita anche sulla condivisione di un percorso che, quand’anche vedesse più espressioni di tale partito concorrere alle primarie, consolidi tale unità sostanziale.

Con il doppio turno sarebbe facile cadere in tentazione e, per uno dei due candidati impegnato nel ballottaggio (nel caso in cui entrambi siano espressione del Pd, magari l’uno più in continuità con l’attuale amministrazione e l’altro nel segno di una marcata discontinuità) potrebbe essere forte, al ballottaggio, la tentazione di stringere accordi utilitaristici e di scarso profilo politico con altre forze o altri candidati per battere “l’avversario” pur dello stesso partito, avvelenando i pozzi e replicando una non memorabile stagione di scarsa politica ed abbondante polemica non scevra da pettegolezzi ed insinuazioni.

Di tutto ciò non abbiamo bisogno, di tutto ciò la città di Macerata non sentirebbe la mancanza. Importante è quindi che il Pd e quelli che saranno i candidati di sua espressione alle primarie di coalizione trovi le ragioni dell’unità sin d’ora, confermando che chiunque sia il vincitore sarà il candidato dell’intero partito e che chiunque sarà il vincitore si farà carico di dare spazio a chi ha perso nelle future rappresentanze e laddove la coalizione di centro sinistra vinca le elezioni (cosa questa, tutta da vedere e sbaglia chi da tutto per scontato).

E’ infatti vero che ogni membro della coalizione ha diritto alla pari dignità politica ed ha diritto alla rappresentanza; altrettanto vero è che un Pd diviso e punitivo nei confronti di quella che sarà la futura parte minoritaria di sé stesso non serve a nessuno ed è bene evitare ogni rischio in tal senso. Se queste pre condizioni ci sono il ragionamento sul doppio turno lascerà facilmente il tempo che trova: primarie a turno unico, quindi, magari con una soglia di rappresentatività da individuarsi in base al numero di competitori, accordo preliminare nel Pd e del Pd con gli altri partiti sui principi sommariamente enunciati.

Ciò consentirà di essere obiettivamente più competitivi. Ovviamente il ragionamento sulle candidature è aperto ed il Pd può offrire alla discussione un contributo importante in termini di proposte: da discutere con la futura alleanza, ovviamente, senza pregiudiziali e pronti a ragionare anche sulle proposte altrui nel tentativo di operare le migliori scelte da proporre alla cittadinanza.

Il tempo non è molto: chi ha responsabilità al riguardo cerchi di portare a compimento un percorso di ragionevolezza ed unità in tempi brevi, per poi prepararsi al vero impegno che è quello elettorale sulla base di un programma innovativo, lungimirante e condiviso.

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