di Alessandra Pierini
E’ arrivato con largo anticipo a Macerata Paolo Nespoli, l’astronauta italiano che ha passato 312 giorni, 2 ore e 36 minuti nello spazio. Questa sera alle 21 sarà protagonista dei “Dialoghi” del Macerata Opera Festival ma ieri sera ha assistito al Macbeth e ne è rimasto piacevolmente sorpreso. «Fate bene a valorizzare lo Sferisterio e ieri mi sono fatto anche spiegare da dove viene questo nome così insolito, dalla sfera per giocare alla palla al bracciale. Ho imparato una cosa nuova»
Com’è il mondo visto dallo spazio? «Innanzitutto noi astronauti andiamo sulla stazione spaziale internazionale per lavorare e c’è sempre un gran da fare. La sera si ha tempo di guardare giù e di fare il giro del mondo in un’ora e mezza. E da lassù la Terra con i suoi colori e le sue sfumature mi è sembrata meravigliosa. Da lassù ho veramente capito che siamo tutti nella stessa barca e che dovremmo rendercene conto, sentendoci tutti uguali, cittadini del mondo».
Questa sera Nespoli parlerà ai maceratesi di sogni: «Ognuno deve realizzare il futuro che vuole, quello che cerca. Non facciamoci fermare da nessuno. A me dicevano che non sarei mai stato un astronauta e invece eccomi qua». E se ora con un passato “importante” che tanti giovani gli invidiano, ora Nespoli si chiede come può lasciare un segno del suo passaggio e intanto guarda a nuovi traguardi per l’umanità. «Quando andremo su Marte? Semplice, quando vorremo andarci veramente. Quando ero bambino io mi dicevano tra 15 anni, poi però l’ammartaggio è stato continuamente rinviato».
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Il futuro della Terra sara’ peggio se non si trovera’ una soluzione che piaccia anche agli Stati Uniti.
Da come parla si intuisce che Nespoli non sta con i piedi terra e ha la testa tra le nuvole, tra l’altro ci guarda dall’alto verso il basso. Per riportarlo tra noi bisognerebbe invitarlo ad un dibattito con la Meloni, con Fico che fa da moderatore.
Grazie Ing. Nespoli,
come ha detto ieri sera ai 500 del Lauro Rossi “non bisogna mai smettere di sognare”. Soprattutto se si tratta di una sfida difficile o, apparentemente, impossibile.
Se vogliamo cambiare le cose che non ci piacciono di questo mondo, dobbiamo iniziare da noi stessi.