Una scena del Macbeth
di Maria Stefania Gelsomini
Il debutto delle tre opere è ormai archiviato, la seconda settimana di programmazione del Macerata Opera Festival versione #rossodesiderio si è appena conclusa, e com’è tradizione da qualche anno a questa parte, il direttore artistico traccia, a metà percorso, un primo bilancio in esclusiva per Cronache Maceratesi.
Barbara Minghetti è da due anni alla guida del festival, e ha imparato a conoscere un po’ meglio questa città e i suoi abitanti. La chiamano da una parte all’altra e non dice mai di no a nessuno. Lei vuole coinvolgere tutti e tutti vogliono coinvolgere lei.
Barbara Minghetti nella redazione di Cm
La prima domanda è d’obbligo: è soddisfatta di come sta andando il festival?
«Il bilancio va fatto sulle tre produzioni e su tutto il festival. È stato molto bello per l’atmosfera che si è creata, tutti si sono innamorati di Macerata e del nostro modo di lavorare, molto informale ma allo stesso tempo molto professionale. Proprio un bel clima, molto da festival, un mondo creativo interessante in cui i registi, i cantanti e tutti gli artisti stanno insieme e si confrontano fra loro.
Un suo commento sul debutto delle tre opere? Cominciamo da Carmen, quella che ha ricevuto l’accoglienza più tiepida, o che comunque ha convinto meno rispetto alle altre due.
«Sono contentissima del primo weekend e sono molto contenta della Carmen. È vero, non ha accontentato tutti, ma ha un solido studio registico e musicale, inclusa la danza. È una Carmen da festival, abbiamo voluto spingere sull’aspetto dell’opéra-comique proprio perché volevamo tre opere tutte diverse fra loro e che non fossero tutte tragiche e drammatiche, e Carmen è energia e libertà per il 90 per cento. Onestamente, non posso non dire che avrei voluto molto di più, ma sono sicura che le repliche saranno più forti e omogenee, ci sono tanti elementi da combinare, le scene, la danza verticale, la pole dance, la street dance, e una protagonista strepitosa che non ha avuto alla prima il successo che merita, probabilmente perché il pubblico è rimasto spiazzato».
Quanto a Macbeth e Rigoletto?
«Macbeth qui ha trovato un ulteriore sviluppo e un cast eccellente che l’hanno ancora più valorizzato. È una magia, funziona tutto e forse è piaciuto così tanto proprio perché, essendo poco rappresentato, ha sorpreso di più. Parlare di Macbeth mi dà l’occasione anche per dire che sono molto contenta del lavoro fatto in questi due anni sull’orchestra e sul coro. Di Rigoletto che dire? Ha due protagonisti fantastici, il baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat e il soprano Claudia Pavone, il regista Grazzini ha aggiustato alcune cose rispetto al 2015 e tutto ora funziona meglio».
Barbara Minghetti
Fra le tante iniziative dentro e fuori lo Sferisterio, quali finora l’hanno emozionata di più?
«Dai Kataklò al Macbeth Solo di Sergio Rubini, con questa formula innovativa del Palco Reverse che vogliamo senz’altro replicare, agli incontri letterari di alta qualità. Ora aspettiamo l’arrivo dei 100 Cellos, e anzi vorrei dire grazie all’accoglienza di Macerata, con cinquanta famiglie che ospitano a casa loro altrettanti musicisti. E poi mi piace la grande partecipazione per la Notte dell’Opera: la formula è cambiata rispetto al passato, la qualità degli eventi è più alta e c’è un maggiore coinvolgimento dei negozi e dei negozianti, che hanno colorato di rosso sin dall’inizio del festival le loro vetrine».
Un coinvolgimento maggiore della città ma anche un forte interesse fra gli operatori del settore.
«Sì, la presenza in arena di tanti direttori di teatri che vengono a “curiosare”, a vedere cosa facciamo, e di tanti giornalisti che vengono da fuori, come l’altra sera l’ufficio stampa della Scala, è un buon riconoscimento per noi da parte degli addetti ai lavori».
Un risultato di cui va fiera e un obiettivo per il futuro?
«Mi fa davvero piacere sottolineare il bel risultato di due giovani cantanti che abbiamo “adottato”, il soprano Valentina Mastrangelo (Micaela in Carmen) e il tenore Giovanni Sala, applauditissimo Macduff in Macbeth, che a Macerata ha trovato non solo il successo ma anche l’amore».
Giovanni Sala in Macduff
Ora vogliamo assolutamente saperne di più.
«Giovanni lo scorso anno ha interpretato il ruolo di Tamino nel Flauto magico, e lì ha conosciuto Marta Negrini, l’assistente coreografa dell’opera diretta da Vick. Fra qualche giorno faranno una grande festa di fidanzamento, alla quale hanno invitato anche i cento cittadini che sono stati parte integrante di quel Flauto magico e ai quali i due ragazzi sono rimasti molto legati, e il prossimo 1° settembre si sposeranno qui nelle Marche, in un paese vicino ad Ancona».
Com’è oggi il suo rapporto con Macerata?
«Mi piace starci, mi piace fermarmi a chiacchierare con le persone, mi piace tornare a casa alle due di notte dopo lo Sferisterio e godermi la città di notte, alzare gli occhi e ammirare i monumenti. C’è una dimensione che sento molto umana, sincera».
Cos’è il progetto “Can you heart me?” in scena al teatro Lauro Rossi?
«È un esperimento e una scommessa, è un gruppo formato da ballerini, musicisti, un regista, un drammaturgo, un video maker e un compositore (Marco Sinopoli, figlio d’arte) che stanno lavorando su un tema difficile, che ha un impatto molto forte».
Fra i prossimi obiettivi?
«Un obiettivo che ci poniamo per la città è quello di ampliare sempre più l’orario delle attività, quindi dilatare l’offerta sia nelle arti che negli orari. E poi stiamo già lavorando per l’autunno, sui progetti per le scuole di varie fasce d’età, il teatro musicale per i bambini e gli inserti nella stagione di prosa del Lauro Rossi che diano continuità tra una stagione e la successiva».
Ci svela un suo desiderio di oggi?
«Che non piova. Più a lungo termine, di lavorare con calma, per tempo, e con una grande condivisione al progetto del centenario del 2021».
E dobbiamo supporre che ci sarà l’Aida, come nel 1921?
«Sì ci sarà l’Aida».
Scena della Carmen
Scena del Rigoletto
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