di Giuseppe Bommarito
Crescono di giorno in giorno le perplessità all’interno della stessa maggioranza sulla priorità delle priorità del secondo mandato di Carancini, l’acquisizione del Park Sì (ad un prezzo assurdo, secondo molti) e così i tempi dell’operazione si allungano. Il sindaco, come è noto, avrebbe voluto chiudere la partita a modo suo ancora prima della sua rielezione, ad aprile dello scorso anno, poi si era parlato di dicembre, ma probabilmente il previsto passaggio in Consiglio comunale arriverà solo il prossimo mese e sarà preceduto da una delibera di Giunta. Nel frattempo alcune novità stanno maturando e la faccenda si sta ulteriormente complicando. In primo luogo non si parlerebbe più di cessione di ramo d’azienda tra la Saba Italia spa, attuale titolare della concessione di esercizio, e l’Apm, acquirente e quindi soggetto pagatore nelle iniziali decisioni caranciniane. Pare infatti che l’Apm ed i suoi vertici non gradiscano affatto di essere usati come bancomat del Comune, esponendosi in prima persona, e per di più per conto di altri, al più che probabile intervento della Corte dei Conti per il prezzo dell’operazione, del tutto ingiustificabile secondo i criteri usuali delle cessioni d’azienda o di ramo d’azienda, ed abbiano fatto quindi un piccolo passo indietro.
A questo punto l’ipotesi portata avanti da Carancini sarebbe quella di una risoluzione consensuale anticipata della concessione in essere tra il Comune di Macerata e la Saba Italia spa, destinata altrimenti a durare sino all’anno 2038, con contestuale transazione per i reciproci inadempimenti (si badi bene: qualche mese fa definiti di poco rilievo, per quanto riguarda quelli attribuibili al Comune, dallo stesso sindaco), dietro pagamento da parte dell’ente comunale di un importo pari a circa 1 milione e 500mila euro, così quantificato sulla base dell’ultima valutazione economico-finanziaria, con un ribasso di 500mila euro rispetto alla previsione iniziale. Il Comune subito dopo darebbe il Park Sì in concessione sino al 2038 all’Apm, che poi riverserebbe al Comune stesso quanto pagato per la risoluzione consensuale (non è ancora ben chiaro con quale tempistica e con quali modalità). Insomma, nonostante il grazioso ribasso e lo scambio dei ruoli tra i protagonisti della vicenda, se non è zuppa è pur sempre pan bagnato. Si tratterebbe in ogni caso di un’acquisizione che, seppure potenzialmente utile per la città e per il centro storico, non si giustifica in alcun modo a livello economico per il costo enorme che dovrà comunque sostenere l’ente pubblico al fine di rilevare un ramo d’azienda che commercialmente vale zero. E, paradossalmente, le migliori argomentazioni per contrastare la decisione di Romano Carancini vengono da una fonte insospettabile, proprio dall’Apm, ed in particolare da quel recentissimo aggiornamento della valutazione economico-finanziaria di cui sopra si è detto, effettuato dalla società partecipata tramite il commercialista Giorgio Piergiacomi, un documento che, sia pure involontariamente, sembra scritto apposta per mettere in difficoltà il sindaco ed i suoi sempre più perplessi sostenitori. Anzi, a dirla proprio tutta, in tale ottica nessuno avrebbe saputo fare di meglio!
Ecco infatti cosa dice, nero su bianco, il consulente dell’Apm e del Comune, descrivendo senza pietà un quadro di totale mancanza di redditività ed un costante aggravamento del quadro economico del Park Sì: – i ricavi del parcheggione di via Mugnoz nel 2014 ed il 2015 sono ulteriormente peggiorati, pervenendosi così ad una perdita annuale, al netto degli ammortamenti, di quasi 75mila euro; – l’Imu non è stata mai pagata dalla Saba Italia spa per un qualche incomprensibile mistero avvenuto negli uffici comunali ed è in gran parte prescritta; – il piano primo del parcheggio è chiuso e le luci qui sono sempre spente; – è del tutto assente anche un livello minimo di manutenzione della struttura, che doveva essere costantemente garantito dalla società spagnola; – gli introiti pubblicitari sono scesi nell’ultimo anno da 35mila euro a 3mila euro, presumibilmente per l’incuria in cui la struttura è tenuta; – la stessa società concessionaria ha di recente svalutato il valore del parcheggio di ben 500mila euro; – il calo costante degli utenti del Park Sì verificatosi negli ultimi anni non ha portato ad un aumento dei ricavi degli altri parcheggi già gestiti dall’Apm e molto più economici (a dimostrazione del fatto che la domanda di parcheggi in città è ormai satura e non c’è quindi alcuna necessità di prendere decisioni affrettate). In breve, ce n’è abbastanza per scartare qualsiasi ipotesi di inaccettabile ed incomprensibile regalo alla Saba italia spa, sia pure mascherato con l’ultimo escamotage caranciniano della transazione di comodo, e per avviare invece da parte del Comune la risoluzione della concessione per inadempimento da parte della società concessionaria, soprattutto per quanto attiene alla mancata manutenzione ed all’illegittima chiusura di un piano della struttura, chiedendo i danni anziché pagare anche un solo euro (e a questo proposito ricordiamoci quanto pregiudizio ha portato alla città di Macerata l’oscura decisione di Carancini nel primo mandato di non risolvere per inadempimento, benché ve ne fossero tutti i motivi, il contratto con la Fontescodella Piscine spa relativo al nuovo polo natatorio, che, come tutti ormai sanno, nonostante i minuetti e le finte partenze non sarà mai realizzato perché non ha la benché minima sostenibilità economica). Oppure, visto che lo stesso documento dell’Apm dimostra che non c’è alcuna urgenza di nuovi parcheggi, potrà essere opportuno aspettare che sia la stessa Saba Italia spa a rinunciare alla concessione, ovviamente a costo zero, e già questo sarebbe un bel favore agli spagnoli della Saba.
Ciò, peraltro, potrebbe avvenire in tempi brevi. Teniamo infatti presente che la multinazionale spagnola in Italia comincia ad avere i suoi problemi, tanto che nel 2013 ha avviato una procedura di riduzione del personale per circa il 20 per cento dei suoi dipendenti sparsi nel territorio nazionale ed ultimamente pare che abbia di molto sfoltito soprattutto i suoi rami dirigenziali, all’interno di una politica aziendale di sempre più marcata “spending review”. Questo per dire che il tempo delle vacche grasse è finito anche per la società spagnola e che essa non potrà permettersi ancora a lungo di tenersi sul groppone un parcheggio come il Park Sì che, ammortamenti a parte, perde come una camera d’aria bucata: anche ipotizzando che la situazione non si aggravi ancora di più (ipotesi altamente improbabile), la perdita annuale di 75mila euro l’anno per altri 22 anni, cioè sino al 2038, data di scadenza della concessione, porta infatti ad una perdita complessiva di 1.650.000 euro, che apparirebbe insostenibile o comunque ingiustificabile anche per un’azienda in piena salute.
Eppure Carancini, per motivi noti solo a lui, vuole portare avanti a tutti i costi la strategia del Grande Regalo alla SabaItalia spa, non rispondendo nel merito alle obiezioni ed alle perplessità anche della sua maggioranza e aggrappandosi con le mani e con i piedi al ritornello ormai trito e ritrito dell’acquizione del Park Sì in quanto prevista nel suo programma elettorale e comunque utile alla città. Ebbene, nel programma – già è stato detto – non c’è scritto di regalare senza motivo milioni di euro alla Saba Italia spa, ma solo di acquisire la struttura a condizioni favorevoli per il Comune. Quanto all’utilità dell’acquisizione di un parcheggio che si sta degradando ogni giorno di più ed è ampiamente sottoutilizzato, essa è indubitabile, ma ciò non significa che il Comune, ente pubblico tenuto al massimo rigore nella gestione dei soldi della collettività, possa pagare anche un solo euro in più del dovuto, anche perché, così facendo, si entrerebbe di filato nella rilevanza penale della vicenda.
E qui chiudo con un esempio che può rendere bene l’idea. Se il Comune o l’Apm intendessero acquisire un autobus di seconda mano, magari ecologico e idoneo a potenziare il parco mezzi, farebbero di certo una cosa utile per la collettività, ma per la stima dell’acquisto dovrebbero attenersi ai parametri commerciali di valutazione dei mezzi usati e non sarebbero ammessi regali di sorta. La stessa cosa deve valere per il Park Sì: il Comune lo acquisisca, può essere certamente utile, ma per la valutazione del prezzo, ove non risolva la concessione per inadempimento della Saba Italia s.p.a., si attenga ai consueti parametri che servono a pesare il valore di un’azienda o di un ramo d’azienda (nel caso specifico pari a zero), non si inventi, per far lievitare il prezzo sino ad un milione e mezzo di euro, una transazione tirata fuori dal cilindro del prestigiatore e presunti danni da inadempimento che il Comune deve alla Saba Italia spa.
Quanti ai consiglieri comunali del Pd e della maggioranza, piuttosto preoccupati, e a ragione, per i possibili sviluppi della vicenda dinanzi alla Corte dei Conti ed all’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone, non facciano come quei pagani che si rifiutavano a tutti i costi di percepire la Verità: “Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchie e non odono” (Salmi 115).
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Una grande porcata, spero non riescano nei loro intenti che porterebbero un grande danno alla città e un inspiegabile vantaggio al privato venditore. Inspiegabile…
IMU non pagata e in laga parte prescritta….
E bisogna pure pagarci sopra, per la risoluzione anticipata del contratto, per una struttura che è in perdita ed avrà bisogno di una sostanziosa (COSTOSA) cura di manutenzione???
Va bene essere gentili, ma qui sembra che ci si mette a 90° e non gli si faccia pagare nemmeno la vaselina…
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Più va avanti questa brutta sotiaccia e più la solita domanda torna, quanto mai, di moda: visto che NON ci guadagna la città, anzi la cittadinanza ci rimette, chi è che ci guadagna????
Vicenda surreale. Imposta municipale , imu, dovuta al comune mai pagata perché mai richiesta e dunque prescritta. Se fosse davvero così sarebbe grave.
Per Santucci. Per noi poveri cristi ci pensa l’ufficio tributi comunale. E per le società chi ci pensa? Il motivo di ciò può essere connesso al fatto che una volta non c’erano sedute digitali?
Ma una struttura così non sarebbe adattissima per addestrare quelle milizie libiche governative che presto saranno messe sotto il comando italiano? E dunque un’amministrazione comunale non farebbe per giunta un’ottima figura internazionale se dopo averla acquisita ad un prezzo oltretutto scontato la mettesse a disposizione (ovviamente in cambio di lauti compensi) degli alti comandi militari?
Nessun dubbio sull’utilità di un parksì meglio tenuto, meglio sfruttato e al servizio del centro storico, dei suoi residenti e delle sue attività commerciali. Ciò che non potrà mai ‘passare’ è pagare un prezzo, sia pure minore di quello indicato, per una struttura pressoché fatiscente, mal tenuta e in forte perdita. Noi lo affermiamo da tempo. Sembra che finalmente anche qualche esponente della maggioranza se ne stia rendendo conto! Meglio tardi che mai! Comunque, continueremo nel nostro ruolo di controllo, senza mollare di un millimetro!
Ma quindi, avv. Bommarito, apm si è tirata indietro e tocca adesso alla Giunta e al Consiglio di togliere le castagne dal fuoco?
Se un cittadino non paga l’IMU col cavolo che il comune lo premia comprandogli a lauto prezzo una cosa che vale zero.
Al cittadino moroso gli vengono tolte pure le mutande!!!!
Per Marina
La mia impressione è proprio questa, anche perchè per l’APM acquistare a quel prezzo un ramo d’azienda che vale zero era da folli, con conseguente esposizione in prima persona al danno erariale. A breve vedremo che aria tira fra i consiglieri comunali della maggioranza, tra i quali, a quanto si sa, pure le perplessità non mancano.
Tralasciamo un momento (solo un momento …) le considerazioni strettamente economico-aziendali, e anche politiche, che Bommarito sviluppa nel suo intervento, e che attengono al giudizio sull’opportunità economica, e sul vantaggio che la collettività potrebbe averne dal punto di vista della politica cittadina di gestione delle aree di sosta, che il Comune acquisti al costo di milioni di Euri (e altri ne spenda poi, per rimetterlo in sesto dopo l’acquisto) il carrozzone semiscassato del ParkSì; tramite l’APM o in proprio che avvenga l’acquisto, poco conta, tanto i soldi vengono sempre dalle tasche nostre. Di passaggio potremmo solo dire che la cosa non si sa se possiamo definirla più illogica o più ridicola.
Qui mi premerebbe invece sottolineare la faccenda, che sarebbe emersa dalla relazione che ha fatto Piergiacomi, del mancato pagamento dell’IMU. Immagino, date le dimensioni della struttura, che si tratti di parecchie migliaia di Euro all’anno. Somme ancor più alte, persino raddoppiate direi, dal 2012, da quando cioè il governo Monti, collaborazionista degli interessi tedeschi e in volenterosa applicazione dei dettami della cosiddetta “Europa”, con un combinato disposto di aumento delle aliquote e, soprattutto, revisione degli estimi catastali, ci infilò le manacce dentro le tasche rubandoci soldi determinando un raddoppio delle imposte immobiliari per gli immobili non classificabili come “prima casa”.
Ma questa imposta per il ParkSì chi doveva pagarla? La stessa SABA società concessionaria? Era essa titolare di un diritto reale sull’immobile (non proprietà, come sappiamo; quindi usufrutto, uso, superficie?) tale da far imputare in capo ad essa stessa l’obbligo del pagamento dell’IMU?
Sia come sia, qui siamo in una situazione incredibile, per chiunque non sia abituato alle cose maceratesi. Abbiamo un Ufficio Entrate del Comune che ci ha abituato agli exploit, noti a tutti, dell’invio sistematico e massiccio di avvisi di accertamento per evasioni di imposte locali (IMU, TARSU, che ora si chiamano IUC, TASI), approfittando di ogni più piccola discrepanza fra quanto dichiarato dai contribuenti e quanto, appunto, accertato dagli uffici comunali. C’è una miriade di gente che s’è vista recapitare negli ultimi quindici anni avvisi d’accertamento (non semplici lettere per andare in Comune a chiarire la situazione e semmai regolarizzare le posizioni: proprio avvisi di accertamento con irrogazione di pesanti sanzioni) per tre-quattro metri quadrati di cantina o garage dichiarati in meno rispetto a quanto accertato dagli uffici, o per non aver dichiarato a fini tassa rifiuti locali vuoti non utilizzati, ritenendo che ciò fosse possibile, o per altre amenità del genere; e ora scopriamo da un articolo di Bommarito e da una relazione di Piergiacomi che per una grossa struttura come questa del ParkSì non è mai stata versata una Lira/Euro senza che nessuno in Comune, dagli amministratori ai funzionari degli uffici tributi (tanto solerti, ripeto, a raffrontare i metri quadrati dichiarati da un contribuente per la propria cantina con le piantine catastali e far emergere quelle clamorose discrepanze di ben quattro metri quadrati) si sia mai fatto una domanda al riguardo?
Certamente stessero così le cose, io dopo svariati decenni di esperienze con le burocrazie pubbliche non me ne meraviglierei. Ma prima di dare un giudizio specifico desidererei, per chiarezza, per normale buon senso prima ancora che per elementare dovere di correttezza parte del comune e dei suoi uffici interessati, che gli stessi dessero subito pubbliche spiegazioni sulla faccenda.
La Saba come è noto gestisce parcheggi in tutta Italia. Bisognerebbe vedere come stanno le cose in questi altri casi.
Andiamo su, non si stiano a sollevare argomenti pretestuosi quand’è del tutto evidente che il volume d’attività commerciale del ParkSì è talmente irrilevante rispetto al suo status di eminente luogo di culto della grandeur maceratese che quell’esenzione dal pagamento dell’IMU ch’è propria di tutti i luoghi di culto nel caso pare essere stata applicata ineccepibilmente.
Per Giandorico Bonfranceschi
Il motivo del mancato pagamento dell’IMU sta nel fatto che l’immopbile del parcheggio, cioè la struttura, non è stato mai accatastato. Sinceramente non saprei dire se l’onere dell’accatastamento, nel caso specifico, gravava sul Comune proprietario dell’area o sulla società concessionaria (forse qualche lettore potrà illuminarci sul punto), ma di questo comunque si tratta.
Per l’avvocato Bommarito. La ringrazio per la sollecita delucidazione. Ma la faccenda del mancato pagamento dell’ IMU non si può spiegare solo col mancato accatastamento dell’immobile. Quando degli immobili sono in attesa di accatastamento e quindi di attribuzione della rendita catastale, che è il presupposto per poter calcolare le dovute imposte immobiliari, ma tali immobili sono ultimati, o comunque utilizzati anche se non ultimati (e del carrozzone del ParkSì tutto si potrà dire tranne che non sia utilizzato), le imposte stesse devono essere pagate dagli obbligati. Il ParkSì sarà un immobile di categoria catastale D/8? Comunque, anche se non ancora iscritto in catasto, dovrebbe aver pagato ICI/IMU in base al valore risultante dalle scritture contabili, rivalutato secondo un coefficiente stabilito di anno in anno dal Ministero delle Finanze con apposito decreto. Sarebbe paradossale che un debitore di imposta non avesse pagato per decenni l’ICI e poi l’IMU argomentando: “Niente paura, sto aspettando che mi accatastino l’immobile e poi pago.” Dovremmo fare tutti così, allora, costruire immobili e poi aspettare vent’anni per accatastarli: il paese di cuccagna. Certo che la faccenda diventa sempre piû intrigante, comunque. Come è possibile che a noi gli uffici di ogni tipo, catasti e comuni, fanno le pulci per tutto, per esempio piccole variazioni di volumetrie interne di un appartamento (decine di pagine di carte e ore per uffici) per realizzare un secondo bagno, o per un’impalcatura tirata su per ritinteggiarsi la facciata del proprio palazzo (con i vigili urbani in pianta stabile a misurare se hai correttamente denunciato i relativi metri quadrati di occupazione di suolo pubblico, e multe se hai sbagliato di pochi metri) e poi si determinino fatti del genere, che l’IMU per immobili così enormi non venga pagata per decenni e nessuno si curi se l’accatastamento è stato fatto. Se le cose stanno come ha detto lei le spiegazioni che io chiedevo nel mio commento, il comune e gli uffici competenti dovrebbero darle ancor più rapidamente.
Per Giandorico
Sì, ma a chi competeva procedere all’accatastamento, al Comune proprietario o alla SABA società concessionaria?
@ Bommarito e Bonfranceschi
Senza accatastamento non si può rilasciare l’agibilità.
Senza agibilità il parcheggio non poteva essere utilizzato.
L’accatastamento è a carico del proprietario della struttura che deve esibirlo insieme ad altri documenti (conformità impianti, collaudo statico, C.P.I. etc) per ottenere l’agibiltà della costruzione.
Evidentemente qualcosa non quadra.
In che anno è stato aperto il parcheggio? Il dirigente dell’epoca avrebbe dovuto controllare la regolarità della pratica.
Non credo che il fabbricato non sia stato accatastato.
Per Valentini
Eppure questo risulta in maniera testuale dalla relazione del dott. Piergiacomi. Sono d’accordo con te che c’è qualcosa che non quadra.
Innanzitutto, vorrei far notare che ci deve essere un errore nell’articolo là dove recita che il polo natatorio non verrà mai fatto. A me risulta che la zona scelta per la costruzione del polo, sia stata recintata, parzialmente disboscata ed interdetta agli uomini e ai cani finalmente assimilati dagli stessi divieti. Trovo che questa sia una splendida iniziativa per rilanciare il rapporto tra cane e uomo uniti nella stessa discriminazione.
Leggendo l’articolo, veramente assurdo, da farci al più presto uno dei tanti incontri culturali che fate a Macerata con invito di eccellenti studiosi sul tema ” Ruolo e neuro coercitiva nella Psichiatria del terzo millennio ”
@ Cerasi. Non so se la domanda giusta sia ” Chi ci guadagna? “. A me da l’idea di un ” Chi ci ha guadagnato?”. Vedo troppo fervore, troppi interrogativi, troppi sospetti, tante stranezze e via dicendo.
Per Bommarito e Valentini.
Qui non è che non quadra qualcosa: non quadra proprio nulla.
Concordo che l’accatastamento va eseguito dal proprietario costruttore dell’immobile. Non so se, nel caso che il titolare del diritto reale prevalente sia diverso dal proprietario (usufruttuario, usuario, titolare del diritto di superficie, che magari abbiano proceduto in proprio alla costruzione in forza di accordi con la proprietà: non so se questo sia il caso del regime proprietario della struttura del ParkSì) sia esso titolare che possa, in prima persona, curare l’accatastamento; parlino i tecnici su questo punto.
Comunque è certo evidente che, in teoria, senza accatastamento non c’è agibilità e senza agibilità non è possibile un uso della struttura, salvo per il periodo transitorio che intercorre fra il deposito della domanda per il rilascio dell’agibilità agli uffici competenti del comune e il tempo del disbrigo della pratica da parte degli uffici stessi. Faccio l’esempio di un immobile che in pendenza del rilascio dell’agibilità può ben essere negoziabile e quindi acquistato con rogito notarile, se l’acquirente a ciò consente, dichiarando nell’atto stesso che, appunto, la domanda per l’agibilità è stata presentata in data X. Ma è certo che l’iter per l’accatastamento, necessario per il rilascio definitivo dell’agibilità, non può stare lì a pendere per decenni.
In ogni caso, quanto all’argomento delle imposte immobiliari su cui commentavo, esse andavano comunque pagate, struttura accatastata e agibile, o meno. La mancanza dell’accatastamento potrebbe configurare una violazione delle normative edilizie anche in relazione al fatto che da esso sarebbe dovuta dipendere l’agibilità? Può essere. Ma il presupposto che configura in capo al titolare del diritto reale prevalente l’obbligo di pagare l’imposta, a termini del regolamento IMU, è che, ripeto, il fabbricato sia stato ultimato o, addirittura, di fatto utilizzato anche se non ultimato. L’articolo 7, punto 1, lettera c), del regolamento comunale IUC, è chiaro a questo proposito:
“per “fabbricato” si intende l’unità immobiliare iscritta o che deve essere iscritta nel catasto edilizio urbano, considerandosi parte integrante del fabbricato l’area occupata dalla costruzione e quella che ne costituisce pertinenza; il fabbricato di nuova costruzione è soggetto all’imposta a partire dalla data di ultimazione dei lavori di costruzione ovvero, se antecedente, dalla data in cui è comunque utilizzato”.
Se quindi l’imposta non è stata veramente pagata in tutti questi tanti anni, c’è stata veramente una grossa inspiegabile botta di sonno da parte di chi doveva vigilare su ciò, e su questo, oltre che sui tanti altri aspetti che lei, avv. Bommarito, ha evidenziato nel suo articolo, sarebbe bene che l’amministrazione comunale desse a tutti pubbliche spiegazioni, perché è proprio irritante che per tanti di noi i regolamenti vengano applicati puntigliosamente, se poi si scopre che sono stati fumati via migliaia e migliaia di euro dovuti per le tasse di un immobile, che non è certo una capannetta occultata clandestinamente dietro una macchia di frasche.
Non dispererei, se crolla magari s’accatasta bene da solo.
Non voglio entrare nel merito della questione Park -Sì perchè non ne conosco i termini seppure ne intuisca il valore strategico per il centro storico della città (per chiè fuori da certe cerchie di affari……).
Mi chiedevo solo quanto fosse singolare il fatto che un soggetto che è alle prese con le tristi vicissitudini legali della società di cui è socio e amministratore , sia qui a pontificare di ” strategie urbanistiche”.
MI attendo che presto, Pippo, Pluto, Topolino e Gambadilegno, pubblichino articoli sull’ economia reale dell’ Italia.
Noto che (come in questo caso) quando NON c’è spazio per alcuna giustificazione (ed è quindi impossibile frare interventi infarciti da supercazzole pseudogiustificative), gli esponenti politici della maggioranza di Macerata (o i loro “cavalier serventi”, che intervengono in nome per conto di…), semplicemente spariscono….
Scompaiono, si eclissano, svaniscono…
Dove è finito l’esimio Esperto Aziendale?
Dove è finito Monsignore?
Dove è l’utile idiota?
Come diceva De Andrè: dormono, dormono sulla collina…
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https://www.youtube.com/watch?v=1xXJSfEhc2g
http://www.testitradotti.it/canzoni/fabrizio-de-andr/dormono-sulla-collina