Lo spettacolo al teatro Lauro Rossi
di Marco Ribechi
Macerata rende omaggio a Sesto Bruscantini, grande richiesta di bis al Lauro Rossi. A 20 anni dalla morte del cantante civitanovese il Macerata Opera Festival ha voluto ricordare il basso-baritono, celebre per la sua grande capacità interpretativa ed espressiva, con un incontro agli Antichi Forni e un concerto nel teatro cittadino, entrambi molto partecipati.
Stefano Gottin con Marco Beghelli
Nel pomeriggio Stefano Gottin, presidente della Wunderkamer Orchestra, ha approfondito la conoscenza di Bruscantini intervistando alcuni ospiti che nell’arco della loro vita sono stati a stretto contatto con l’artista civitanovese. «Ero un suo ammiratore da anni – ricorda l’allievo Bruno de Simone, oggi baritono e docente apprezzato a livello internazionale – Lo conobbi al concorso di Spoleto e poi iniziai a frequentare la sua casa. Era molto disponibile e umile, diceva di aver imparato a cantare a 40 anni. Era un artista molto versatile, capace di passare dal repertorio buffo a quello serio, molto attento ai dettagli, quasi maniacale nell’entrare nel personaggio».
A tracciare la parabola della carriera di Bruscantini è invece Marco Beghelli, docente dell’Università di Bologna: «In lui le doti di cantante, attore e didatta erano tutte estremamente sviluppare – spiega Beghelli – In 40 anni di palcoscenico ha cantanto a fianco di tre generazioni di artisti, collaborando con tutte le stelle dell’opera. Ricordo che nell’81, durante una rappresentazione dell’opera innominabile di Verdi (ossia La forza del destino) lo spettacolo fu interrotto dall’applauso del pubblico dopo un recitativo, tanta era la sua forza espressiva».
«Bruscantini era l’essenza dell’espressione operistica in ogni sua sfaccettatura – prosegue Andrea Foresi, biografo ufficiale – Possiamo considerarlo un cavaliere senza macchia e senza paura perché operava nel deserto interpretativo. Grazie a lui e al lavoro divulgativo intrapreso con la Rai abbiamo potuto riscoprire molte opere dimenticate». Queste le premesse, arricchite anche dai contributi di Roberta Pedrotti, Alessandra Rossi e Gianni Tangucci, che poi hanno portato all’applauditissimo spettacolo della notte del Lauro Rossi. A calcare il palco l’ottimo pianista Lorenzo Bavaj che ha accompagnato le esibizioni dello stesso Bruno De Simone, del soprano Marilena Ruta, del mezzosoprano Aleksandra Meteleva e del tenore Federico Vita.
Ad aprire le arie è “Le figliole che so’ de vent’anni…” di Domenico Cimarosa, seguita dalla divertente “Ah, Isabella… Ai capricci della sorte” di Rossini che ha visto l’entrata in scena di Aleksandra Meteleva, giovane promessa capace di duettare in maniera molto divertente con lo stesso De Simone. Dopo “Questa o quella” tratta dal Rigoletto è la volta di “Non si dà follia maggiore…” interpretata dal soprano Marilena Ruta, in grado di caricare la propria esibizione con grandi doti interpretative. Continuando con Mozart (Tutto è disposto), Donizetti (Sia dunque vero…o mio Fernando, Vediamo… signorina, in tanta fretta…), Francesco Paolo Tosti (L’alba separa dalla luce l’ombra), Jacques Offenbach (Belle nuit, ô nuit d’amour) e Rossini (Mi par che quei birbanti… Sia qualunque delle figlie…) il pubblico ha dimostrato a più riprese di gradire il repertorio e le interpretazioni chiedendo a gran voce i bis sul finale e applaudendo senza sosta. Bis puntualmente arrivato che ha permesso a tutti gli artisti di dare sfoggio della propria abilità e guadagnarsi così altri meritati applausi.
Il pubblico degli Antichi Forni
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati