Da sinistra: Jean-Louis Grinda, Alberto Mattioli, Cinzia Maroni, Jordi Bernàcer e Paolo Pinamonti
di Marco Ribechi
È scoccata l’ora di Lucia, agli Aperitivi Culturali ospiti il regista Jean-Louis Grinda e il direttore d’orchestra Jordi Bernàcer accompagnati dal direttore artistico Paolo Pinamonti e intervistati dal giornalista Alberto Mattioli. Tutto è pronto per l’ultima delle tre opere in cartellone nel 59esimo Macerata Opera Festival: Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti questa notte farà il suo debutto nell’arena della lirica dopo svariati anni di assenza. Uno spettacolo dall’allestimento quasi minimalista, sostenuto da un video mapping e che annovera tra le sue fila voci di valore internazionale, volute per impreziosire un’opera già molto amata e universalmente apprezzata.
La lettura iniziale a cura di Gabriela Lampa
Inevitabile e doveroso quindi dedicare il consueto appuntamento mattutino degli Antichi Forni proprio a Lucia di Lammermoor per capirne alcuni dettagli e approfondirne la conoscenza. «Si tratta della quintessenza del Romanticismo – spiega Mattioli in apertura – una delle opere simbolo del melodramma italiano. Basata sul romanzo di Walter Scott The Bride of Lammermoor ha visto uno splendido lavoro da parte del librettista Salvadore Cammarano che ne ha modificato in parte anche la struttura narrativa». Durante la messinscena sarà presentato anche uno strumento davvero particolare, la Glass Armonica, ovvero una sorta d’organo fatto di bicchieri in grado di offrire un suono sottile. senza timbro, capace di accompagnare magnificamente le scene della pazzia in quanto proprio questo strumento era utilizzato anche come elemento terapeutico nei sanitari mentali. «Altre due particolarità vanno sottolineate di questa rappresentazione – prosegue Mattioli – il ripristino del duetto della torre, che si vede sempre più frequentemente, e anche il recupero del recitativo tra la pazzia e la scena finale, molto importante da un punto di vista drammaturgico».
L’intervento del regista Jean-Louis Grinda
Lo spettacolo è una cooproduzione tra lo Sferisterio e Chorégies d’Orange, cittadina francese dove si trova un teatro romano simile all’arena maceratese. «Questa Lucia nasce a Tokio – spiega il regista Jean-Louis Grinda – abbiamo trascorso alcuni mesi di difficoltà, nel dubbio se fosse possibile riprodurre l’allestimento nello Sferisterio. Poi abbiamo optato per la proiezione dei fondali su un allestimento quasi minimalista. Ho avuto due ispirazioni principali, da un lato non volevo fare di Lucia una vittima ma piuttosto una donna libera, inoltre ritengo che la figura del fratello non sia così malvagia come possa sembrare. Il mio obiettivo era soprattutto quello di dare all’opera tutta la sua grande carica romantica».
Parola al direttore Jordi Bernàcer
Alcune considerazioni finali sulle musiche: «In Donizetti spiega Jordi Bernàcer – a differenza di ciò che spesso si sente a torto dire, non c’è mai banalità nell’accompagnamento. Traccia dei colori straordinari, alcuni anche nuovi, elementi essenziali nella composizione che denotano grande attenzione e abilità tecnica. In Donizetti tutto è straordinario». La parola finale a Paolo Pinamonti che però dribbla sul valore delle voci che questa sera si esibiranno allo Sferisterio: «Non posso essere io a dire quanto siano straordinari i loro talenti – dice il direttore artistico – questa è la mia terza Lucia di Lammermoor e devo dire che abbiamo messo in campo tutti gli elementi che giudico necessari per rappresentare al meglio questa opera meravigliosa».
L’aperitivo conclusivo è stato offerto da DiGusto e il titolare Marco Guzzini ha voluto presentare alcuni cavalli di battaglia della sua cucina: da un lato il sushi e dall’altro la pinza romana, pietanza per cui il ristobar è ampiamente conosciuto in città.
Questa sera allo Sferisterio quindi via alla Lucia di Lammermoor mentre domani a mezzogiorno gli Aperitivi Culturali arrivano ai saluti finali con un intervento dal titolo “È tardi”, ospite Eduardo Savarese.
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