Sisma, sette anni di vita tribolata:
l’entroterra non si è ancora ripreso

L'INTERVENTO di Ugo Bellesi - E’ bene avviata la ricostruzione grazie a Legnini ma tra la gente regna la delusione perché manca tutto. E’ scomparsa la socialità e si sono perse le tradizioni. Le Sae, tutte uguali, sono spersonalizzanti. Non c’è più neppure l’anima dei centri storici

- caricamento letture

ConvegnoCM_Terremoto_FF-12-e1543082439487-325x326

Ugo Bellesi

 

di Ugo Bellesi

Diverse famiglie di Ischia costrette ad abbandonare le loro case investite dalla frana verificatasi a Casamicciola sono state intervistate da alcune reti nazionali della Tv. E ovviamente è stato un coro unanime per le difficoltà incontrate con il trasferimento in alberghi o presso le abitazioni di amici scampati al nubifragio. «Sono 40 giorni – ha dichiarato una signora – che viviamo come sfollati, con le nostre famiglie divise perché qualcuno ha trovato ospitalità in agriturismo e qualche altro è stato accolto da amici». La descrizione di questa infelice situazione ci ha richiamato alla mente quanto stanno sopportando i terremotati delle nostre zone montane e pedemontane che, proprio in questi giorni, hanno iniziato il settimo anno di vita tribolata nelle Sae o in altre soluzioni di emergenza.
Gli abitanti di Casamicciola almeno hanno disponibili e intatti tutti i principali servizi e per di più hanno a disposizione “a tempo pieno” il commissario Legnini, costretto a lasciare l’incarico che brillantemente aveva svolto nelle nostre contrade. I nostri terremotati non hanno neppure un ospedale in piena efficienza dal momento che quello di Camerino è carente di medici e non tutti i reparti sono fruibili. In molti casi le farmacie sono lontane, non ci sono sale in cui riunirsi e trascorrere in compagnia qualche pomeriggio, non ci sono più le banche e spesso mancano i bancomat, le chiese sono quasi tutte chiuse perché danneggiate dal sisma, le tabaccherie sono spesso molto distanti.

Schermata-2021-01-20-alle-19.20.52-325x210

Un’area Sae a Ussita

Tutti i punti di riferimento delle piccole frazioni non ci sono più e quindi è scomparsa la socialità e con questa anche le tradizioni. Vivere nelle Sae, tutte eguali e quindi spersonalizzanti, non è un bel vivere. Molti hanno cambiato vita perché, avendo una attività oggi non più richiesta, l’hanno dovuta abbandonare. L’anima dei centri storici, come lo era la piazza di Visso, oggi non c’è più perché ci sono le zone rosse. Alla fine di ogni anno c’è da ripresentare tutti i documenti necessari alla burocrazia per confermare di essere ancora nelle condizioni di terremotati.
Il fatto che nel decreto mille proroghe non ci fosse la clausola che doveva confermare come tutti i pagamenti dei mutui fossero sospesi (perché era stata inserita nella legge di bilancio) ha indotto le banche a spedire la richiesta di pagamento delle rate. Poi per fortuna tutto è stato chiarito, ma ormai il danno era stato già fatto perché l’angoscia era salita a mille.
Il turismo “mordi e fuggi” della domenica, specialmente nei ristoranti e vari centri di ristoro, crea soltanto delle illusioni saltuarie, perché anche chi vuol trattenersi per qualche giorno non trova strutture ricettive adeguate in quanto anche i posti letto che offrono gli agriturismi sono insufficienti. In pratica quello che era “provvisorio” sette anni fa oggi è diventato “definitivo” e le famiglie dei terremotati sono sempre più deluse. Per fortuna, grazie a Legnini, la ricostruzione è ripartita ma va a rilento perché le imprese sono ancora poche (molte, le più organizzate, sono impegnate nel Superbonus delle città più grandi) e anche i tecnici scarseggiano mentre su chi attende la ricostruzione della propria casa c’è sempre il timore degli accolli (di spese che possono superare il preventivo). Mentre è pure incombente il rischio che la propria casa danneggiata dal sisma sia preda delle incursioni di bande di vandali che vanno per rubare e, non trovando nulla, distruggono quel che trovano.

Legnini_Ricostruzione_FF-18-e1654090092789-325x217

Il commissario Legnini

Molte delle iniziative di supporto ai terremotati che erano immediatamente scattate nei mesi successivi al terremoto sono cessate o stanno cessando mentre rimangono in campo soltanto la Croce rossa e poche altre istituzioni. Ecco allora che scatta il dramma della “solitudine dell’anziano”. Aggravata dal fatto che i redditi di molti cittadini terremotati si limitano ad una pensione di 500/mille euro al massimo purtroppo falcidiata dall’inflazione.
Non c’è quindi da meravigliarsi se lo spopolamento, iniziato molto prima del sisma 2016, sta diventando sempre più selvaggio con conseguente crollo delle nascite e con famiglie che non fanno più richiesta di ricostruire la loro casa terremotata. E il problema non più oggi soltanto quello di ricostruzione le abitazioni e gli edifici pubblici (ricostruzione già avviata e finanziata con i provvedimenti del commissario Legnini) ma soprattutto quello di ricostruire un tessuto sociale, di creare le condizioni perché possa riprendere una attività produttiva, di facilitare la realizzazione di strutture ricettive per far ripartire il turismo, di garantire l’assistenza sanitaria, di rilanciare i prodotti di eccellenza di questo territorio: dai pastifici alla norcineria, dai liquori ai vini, dalle macchine per il caffè alla produzione dolciaria e via elencando.

Castelli_CameraCommercio_ZES_FF-9-325x217

Guido Castelli

Ora abbiamo come nuovo commissario il senatore Castelli e ci auguriamo che egli possa trovare dal governo Meloni i finanziamenti necessari per far ripartire un entroterra molto vasto che altrimenti rischia di “spegnersi” e sarebbe un danno enorme per tutte le Marche. Il sindaco di Pieve Torina, Alessandro Gentilucci, invoca da tempo la necessità di creare una zona economica speciale mentre il sindaco di Castelsantangelo sul Nera, Mauro Falcucci, chiede misure mirate al ripopolamento con agevolazioni fiscali sia per la residenzialità che per le attività produttive, al fine di invogliare anche le aziende artigiane ad investire su questo territorio. Così ad esempio in Emilia Romagna si eroga un bonus tra 10mila e 30mila euro per chi decide di acquistare una casa in montagna.
Intanto si potrebbe cominciare a dotare alcuni dei centri maggiori di questo entroterra, a cominciare da Camerino, di tutti i servizi essenziali perché diventino punti di riferimento per i territori circostanti più fragili. Però bisogna intervenire tempestivamente perchè ci sono già altri centri, di province vicine, che “corrono” più veloci e stanno già diventando località molto attrattive.

Articoli correlati




© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page
Podcast
Vedi tutti gli eventi


Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Matteo Zallocco Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X