L’intervento di Giovanni Legnini
di Giulia Sancricca
Nel cuore del cratere per parlare del rilancio economico delle zone terremotate attraverso i fondi del Pnrr. A Camerino, questo pomeriggio, i sindaci dell’entroterra si sono ritrovati all’auditorium Benedetto XIII per conoscere le strategie recepite dalla Regione e messe in campo dalla struttura commissariale per ricostruire le aree del sisma non solo materialmente, ma soprattutto economicamente e socialmente. Questi, infatti, i tre filoni su cui hanno insistito i relatori. A partire dal commissario prefettizio della città ducale, Paolo De Biagi che ha fatto gli onori di casa.
«Tanto è stato fatto e tanto si sta facendo – ha detto -, va dato atto di questo a tutti gli attori. Oggi abbiamo strumenti aggiuntivi, a cominciare dalla legge di bilancio del 2022 che ha aumentato il budget per la ricostruzione privata fino a dieci miliardi e 4 miliardi per quella pubblica. Poi i fondi complementari del Pnrr che prevedono un miliardo e 780 milioni. C’è la volontà di coniugare la ricostruzione materiale con lo sviluppo economico poiché è bene ricordare che parliamo di territori in difficoltà già prima del terremoto. Bisogna quindi dare un’idea nuova di città, ricostruire luoghi accoglienti, ospitali, attrezzati, sostenibili».
L’arcivescovo Francesco Massara
Gli ha fatto eco l’arcivescovo Massara, da sempre in prima linea affinché restino accesi i riflettori sui territori da ricostruire.
«Abbiamo bisogno di campanili, ma non di campanilismi – il suo monito -. Se ci limitiamo a ricostruire solo case e chiese, tra dieci anni le avremo vuote. L’opportunità di questi fondi deve darci l’input per sviluppare un discorso economico di sostegno alle imprese, alle infrastrutture. Si deve mirare a tre ricostruzioni: strutturale, economica e sociale. Se non facciamo quella delle nostre comunità, rischiamo di avere un ulteriore spopolamento del nostro territorio».
Poi è stata la volta di Gianluca Pasqui, vice presidente dell’assemblea legislativa regionale. «Onore ed onere essere qui – ha ammesso – perchè parlare oggi a un popolo che, dopo sei anni, ancora vive momenti così difficili è realmente dura, da uomo e da amministratore. Legnini è stato uno spartiacque tra il passato e il presente e lo dimostrano le ordinanze, 13 solo per la provincia di Macerata, emesse da quando è nella struttura commissariale».
È stato invece Graziano Leoni di Unicam (intervenuto prima che arrivasse il rettore impegnato in una conferenza a Foligno) a non nascondere la preoccupazione per il futuro del territorio. «L’università rappresenta per questo luogo la massima espressione della formazione e della ricerca. Un ruolo che cerchiamo di tenere alto e usare ai fini sociali al massimo livello. La preoccupazione del futuro è grande – ha ammesso – perchè dopo il sisma c’era comunità universitaria coesa, oggi questa ha visto gli studenti laurearsi ed oggi è difficile convincere gli studenti a scegliere questi territori dove trascorrere cinque anni».
Ma è per rendere l’entroterra e le zone del cratere più appetibili che durante il convegno sono state illustrate le misure da mettere in campo nei prossimi anni.
Il governatore Francesco Acquaroli
«Il rischio che le opportunità offerte dal Pnrr possano non essere percepite e colte fino in fondo è tangibile – ha detto il presidente Francesco Acquaroli -. Per questo chiediamo al Governo un coinvolgimento sempre maggiore e, soprattutto, una quantità di risorse a disposizione il più possibile per il tramite delle Regioni che già stanno gestendo la programmazione europea e hanno quindi un rapporto diretto con i territori. Il fatto che oggi siamo qua, tutti insieme, dimostra che a tutti noi sta a cuore una ricostruzione veloce ed efficace. La sfida che abbiamo di fronte è quella di riuscire a mettere in campo una strategia che assicuri non solamente una ricostruzione strutturale, ma anche economica e sociale».
Acquaroli ha evidenziato come «l’attaccamento e la determinazione espressi dalle popolazioni di questi territori ben si uniforma allo spirito proprio del Pnrr. Però, sicuramente, non basta avere a disposizione risorse ingenti, se poi manca una progettualità che sappia guardare al futuro. E il futuro richiede che tutti siano protagonisti della ricostruzione, a partire dalla filiera istituzionale. Vanno superate le logiche campanilistiche per delineare una visione all’avanguardia, che sappia tracciare un futuro per fare rimanere i nostri giovani qui dove sono nati. Le risposte che dobbiamo dare non devono limitarsi all’immediato, ma spinte da uno spirito di innovazione per una crescita economica duratura. L’auspicio è che i fondi del Pnrr possano garantire un’ulteriore slancio a conseguire questi risultati».
Soffermandosi sui temi più immediati legati alla ricostruzione, il presidente Acquaroli ha affermato che va velocizzata «una fase che rischia di diventare pericolosa cioè quella del contributo alla ricostruzione privata e pubblica. A causa dei rincari dei costi delle materie prime ed energetiche, c’è un momento di impasse, una fase di rallentamento della ricostruzione che rischia di bloccarsi. Dobbiamo sbloccare quanto prima questa fase, riconoscendo il giusto quantitativo di risorse ai progetti da mettere in campo e accompagnare questa fase della ricostruzione privata e pubblica con una accelerazione contestuale alla rigenerazione economica delle imprese. Sono obiettivi raggiungibili con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione: il fondo complementare Pnrr sisma, il Cis, la programmazione europea, la legge sui Borghi. La Regione sta lavorando per mettere a sistema tutte queste opportunità, con una visione complessiva del rilancio della ricostruzione post sisma ma, soprattutto, del rilancio della centralità del nostro entroterra».
Giovanni Legnini ha anticipato che, nel corso dell’ultima cabina di coordinamento, «sono state assunte decisioni molto importanti riguardo l’adozione del nuovo prezziario unico, con alcune maggiorazioni sui lavori in corso e applicabile anche retroattivamente. A breve la Regione Marche darà la propria intesa per renderle operative. Ora spetta a noi tutti, ciascuno per le proprie responsabilità, far sì che la capacità di sviluppo economico si affianchi alla ricostruzione. Non tutto può essere riferito alla sfera pubblica. Guai se le risorse rimanessero non spese».
Nel suo intervento il presidente della Camera di commercio Gino Sabatini ha auspicato una condivisione della progettazione da mettere in campo: «Una esigenza per valorizzare al meglio il monte economico in arrivo sui nostri territori. Progettualità condivise, idee ed energie comuni sono necessarie per aiutare il mondo imprenditoriale e far sì che le Marche tornino a essere la meravigliosa regione che era prima del sisma».
Francesco Massara, Guido Castelli e Giovanni Legnini
L’ultima parte del convegno è stata affidata agli interventi del subcommissario Gianluca Loffredo che ha annunciato interventi sul fronte della viabilità, del digitale, della sostenibilità ambientale. Supportato da Romano Benini della struttura commissariale.
«Ci sono diversi pacchetti di misure da mettere in campo da qui ai prossimi mesi – l’annuncio -. Non sono misure prese a prestito, ma che abbiamo creato noi ragionando con gli amministratori e cercando di definire una risposta specifica al territorio. Entro metà giugno faremo uscire i bandi e se non siamo in grado di spostare la scadenza più rigida di quella concessa dal Pnrr, dobbiamo fare le graduatorie e le concessioni entro fine anno».
Un discorso tutto cuore quello del rettore Claudio Pettinari.
«Una delle industrie marchigiane più forti è l’industria della formazione – ha detto -. Le nostre quattro università formano laureati di pregio e noi vogliamo e dobbiamo continuare a formare laureati di pregio che, speriamo, mantengano il più possibile la propria attività in questi territori».
Lo ha sostenuto il collega rettore dell’Università Politecnica delle Marche Gianluca Gregori che, dati alla mano, ha mostrato come «il tema delle aree interne non sia nato con il sisma, perchè questi territori erano già in crisi prima del terremoto. Le aree si stavano già spopolando prima. Stando alle analisi effettuate prima del sisma si può vedere come i valori positivi della popolazione ci sono solo dove insistono le imprese. Ma è bene che si sappia che non c’è un territorio condannato a morire a priori. Bisogna fare qualcosa per invertire la tendenza e luoghi come Livigno ne sono l’esempio».
Sarà la Svem, presente con il presidente Andrea Sartori, a guidare le imprese e gli enti locali verso i fondi stanziati. «Stiamo trattando con Legnini – ha detto – affinché le società di sviluppo costruiscano punti informativi e possano fare assistenza tecnica alle imprese ai Comuni. Ci rendiamo conto che spesso le piccole realtà non partecipano ai bandi perchè non hanno le professionalità. Noi vogliamo essere il loro supporto».
Il pubblico
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