«Niente calo di fatturato
in un’azienda su cinque,
ristori a chi rischia la chiusura»

CNA - L'appello del presidente Giorgio Ligliani perché si corregga il tiro nell'attribuzione di ristori: «I codici Ateco non sono il parametro giusto»

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Giorgio Ligliani, presidente Cna Macerata

Il presidente della Cna Macerata Giorgio Ligliani lancia un appello per far correggere il tiro sui ristori previsti per le imprese.
«Le imprese in difficoltà sono molte e, secondo le stime fornite dalla Banca d’Italia, quelle marchigiane sembrano essere messe peggio rispetto alle altre. Per le Marche, infatti, è stato stimato un calo di 10,5 punti percentuali del Pil entro fine anno, oltre un punto in più rispetto alla media nazionale. Questa tendenza negativa contraddistingue già da qualche anno la nostra regione e ad incidere, ora più che mai, è anche la nostra caratteristica e la nostra abitudine al risparmio. Questo legittimo atteggiamento precauzionale delle famiglie, se da una parte permette una attenuazione delle peggiori conseguenze della crisi, dall’altro comporta un calo di consumi con forti ricadute su settori specifici».
Ligliani giudica positivamente che ci sia un meccanismo selettivo e che non vengano dati indiscriminatamente finanziamenti a pioggia ma esprime forti perplessità sul criterio scelto. «È un bene che nei Dpcm e nei vari Decreti di ristoro gli aiuti alle categorie siano diventati più selettivi ma la scelta di chi indennizzare e chi no, non può essere fatta attraverso i codici Ateco. All’interno di un singolo codice, infatti, può essere ricompresa una vasta tipologia di imprese e non è detto che qualcuna di queste possa non aver subito conseguenze della crisi pandemica in corso”. Il presidente Cna porta i dati di alcuni studi svolti su un campione di aziende marchigiane: «Da recenti indagini, fatte anche dal nostro Centro Studi, risulta sì che tra aprile e maggio quasi l’80% delle imprese ha subito perdite, di cui il 36% anche pesanti, ma non possiamo non considerare che oltre una su 5 non ha avvertito alcun calo di fatturato durante il lockdown. Non possiamo aiutare chi non è in difficoltà e lasciare al proprio destino chi invece rischia una chiusura definitiva. All’interno dello stesso codice Ateco potremmo trovare entrambe le situazioni contrapposte: sia chi non ha subito perdite sia chi ha incassato zero dall’inizio della pandemia, e questo non va bene». Per il rappresentante dell’Associazione di categoria maceratese, questo meccanismo, oltre a creare situazioni inique, presenta anche un problema di eccessiva complessità di calcolo: «In Italia la quantificazione del ristoro è legato all’aiuto che lo stesso beneficiario ha ricevuto a giugno che, a sua volta, doveva corrispondere al 20% della perdita subita da aprile del 2020 rispetto allo stesso mese del 2019. In Francia, invece, è tutto molto più semplice e diretto: le imprese commerciali o artigiane con cali di fatturato superiori al 50% possono beneficiare di un aiuto direttamente proporzionale alla flessione degli introiti con un tetto massimo di 10mila euro al mese per azienda. Analogo il funzionamento in Germania e con contributi ancor più generosi». Duplice il problema su cui occorre intervenire e la Cna offre la sua disponibilità per aiutare il legislatore a prevedere aiuti più puntuali e che quindi potrebbero essere anche più consistenti: «Nel nostro Paese a subire le conseguenze più dure del lockdown sono stati soprattutto gli autonomi ma i rimborsi per questa categoria sono circa la metà rispetto a quanto riconosciuto nel resto d’Europa. Cna è disponibile a condividere dati ed indicazioni provenienti dal mondo produttivo con gli enti, nazionali e locali, che vogliano intervenire efficacemente e chirurgicamente sui comparti di mercato in forte difficoltà».

«Ristori, basta codici Ateco Siano calcolati sul calo di fatturato»

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