Da sinistra Romano Carancini, Luca Ceriscioli e Alessandro Maccioni
di Federica Nardi
«Il presidente ha ribadito, intendo al microfono, pubblicamente, di andare avanti con le indagini geologiche a La Pieve». Alessandro Maccioni, direttore di Area vasta 3, non sa che fine farà la bagarre politica riaperta durante il consiglio comunale aperto di Civitanova sull’ospedale unico (leggi l’articolo).«I carotaggi a La Pieve non sono bloccati», ripete Maccioni, anche lui in assise ieri sera. E la portavoce di Luca Ceriscioli, il presidente evocato dal direttore, ribadisce che «Noi andiamo avanti su La Pieve perché così hanno scelto i sindaci». Insomma, Ceriscioli a parole ha aperto alla possibilità che con un altro voto unanime si possa mandare all’aria un anno e mezzo di concertazione tra sindaci. Ma oggi, a distanza di qualche ora e di qualche telefonata, sembra invece che la Regione non abbia nessuna intenzione di riaprire la questione. Nonostante Ceriscioli ieri sia stato inequivocabile. «E’ chiaro – ha detto il governatore in assise – che in ogni momento, prima della firma di un contratto con una ditta, c’è la possibilità con gli altri sindaci di considerare un’altra soluzione, per la Regione non è un problema».
Il sindaco di Civitanova, Fabrizio Ciarapica, nel frattempo, forte dell’endorsement (che oggi appare più come uno scivolone) di Ceriscioli chiama all’appello la tifoseria per l’ospedale a Montecosaro. Ma almeno nelle dichiarazioni le decisioni restano quelle del 27 ottobre del 2017. Cioè l’ospedale unico, come deciso in quella sede all’unanimità, si fa a Macerata. Del resto a dire sì era stato anche un serenissimo Ciarapica, poi rimproverato dal Pd locale per aver sacrificato l’ospedale di Civitanova sull’altare della conferenza dei sindaci. Ieri Giulio Silenzi gli ha dato dello «sprovveduto». Romano Carancini, sindaco di Macerata e presidente della conferenza dei sindaci, una volta lette le dichiarazioni di Ceriscioli su Cronache Maceratesi («un’altra location per l’ospedale non è un problema»), ha telefonato a Maccioni e al governatore per avere un po’ di chiarezza.
Ciarapica insieme a Carancini il giorno della localizzazione dell’ospedale unico
«Io sono molto tranquillo – dice Carancini – . I sindaci hanno assunto una decisione dopo un percorso durato un anno e mezzo. Hanno partecipato tutti i sindaci, che hanno deciso i criteri per arrivare all’individuazione, tramite l’algoritmo della Regione, della location. Sulla base di questo criterio si è arrivati a La Pieve. Ed è questa decisione che sta andando avanti e si stanno compiendo tutte le attività funzionali alla definizione. Noi non siamo burattini – sottolinea Carancini – né lo deve essere la Regione. La credibilità della politica passa attraverso decisioni assunte democraticamente e all’unanimità». Invito alla credibilità che Carancini estende anche al centro sinistra civitanovese. «Ricordo bene che prima di Ciarapica, anche Corvatta ha accettato tutto questo percorso di partecipazione. Un percorso tranquillo e senza alcune polemica». In realtà la polemica tra Macerata e Civitanova sul tema ospedale unico è vecchia quanto la discussione stessa. Placata parzialmente dalla scientificità dell’algoritmo che ha decretato La Pieve scartando gli altri proponenti, non appena i sindaci avevano dato l’ok per Macerata, subito la sinistra civitanovese si era scagliata contro il neosindaco di centrodestra. Nel frattempo i carotaggi a La Pieve, però, non sono ancora iniziati. La Regione fa sapere che inizieranno tra questo fine settimana e i primi giorni della prossima, dato che il terreno non è ancora abbastanza asciutto.
Ceriscioli mi sembra un po' confuso
Anche Letta stava sereno.
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I fatti dicono che milioni di persone rinunciano alle cure perchè troppo costose. I fatti dicono che in Francia e in Germania ci sono più ospedali in rapporto al numero di abitanti che in Italia. I fatti dicono che gli scandali per corruzione passano come l’acqua di un ruscello. I fatti dicono che ad oggi nessun sindaco ha chiesto il piano finanziario da seguire per la costruzione del fantomatico ospedale unico. Se tagliano servizi non strategici come la comunità terapeutica le Querce come quadreranno il bilancio? I fatti dicono che noi vogliamo una sanità pubblica efficiente e non le liste d’attesa. I comitati valuteranno le carte e si metteranno di traverso.Nel frattempo Per gli eventuali casi di malasanità scrivete a [email protected]
Ospedale unico = Ospedale che non c’è
Non ci sono altre parole
Avete presente quella filastrocca che si recita ai bambini tenuti sulle ginocchia, fino ad aprirle e dar loro la sensazione di cadere e per cui si divertono tanto? ” Cerescià: me dài ‘na cerescia? NO, Non te la do! e perché? perché no! Guarda, che se non me la dai te sego la pianta!e segala…”
Ecco , uguale. Ceriscioli me dai l’ ospedale? : NO. E io te sego la pianta. Che sarebbe in senso traslato la Regione. La prendo alla larga. Di tutto s’è parlato nella recente campagna elettorale, del più e del meno, nel vero senso letterale ” meno tasse, più sicurezza, più pensioni, più reddito, meno Europa, più Europa” tranne, che del ruolo delle province rimaste lì dopo la mezza riforma Renzi, che non si sa se siano più costituzionali o anticostituzionali, se ci siano più o non esistano più, e se sì come, con quali provviste, con quali strumenti, quali organi. Dico quindi, sarà colpa dei miei anni per cui parlo più per esperienza che per concetto, che le cose andavano molto meglio prima dell’avvento delle regioni, quando cioè la sanità era in mano alle province, ai direttori sanitari. Ma, ci dissero allora, che costava troppo. Alla faccia del bicarbonato di sodio! Se solo si eliminassero 21 parlamenti regionali, tra stipendi, emolumenti, vitalizi, rimborsi, rinnovi ogni 5 anni, vedi che sanità pubblica che viene fuori! E in ultimo, ma un ultimo. Ma quale ospedale unico! Di ospedali ne servono tanti , con una popolazione che oltrettutto invecchia e non si rinnova! Tanti, come era prima: in ogni paese. Ma rimettete le cose a posto, al loro posto! Certo, per le cure e le malattie più gravi serve un centro specializzato e tecnologicamente avanzato, ma per partorire non serve andare tanto lontano da casa, nè per altri piccoli interventi anche di pronto soccorso.
Quando vengono declassati gli ospedali ( non i medici ) succede che il Pronto Soccorso venga mutato in Punto di Primo Intervento. La differenza consiste nel fatto che non è più possibile ricoverare nello stesso ospedale ove si viene visitati poiché vengono meno i servizi ospedalieri necessari per interventi di urgenza (camere operatorie, ecc.). In questi casi, il Punto di Primo Intervento dovrebbe essere addirittura potenziato poiché dovrebbe mettere in condizione il paziente di essere trasportato nelle migliori condizioni possibile presso il più vicino o più appropriato vero e proprio presidio ospedaliero. Poi ci sono i Pronto Soccorsi di I e II livello sotto elencati.
Ospedale sede di D. E. A. di I Iivello
Garantisce oltre alle prestazioni fornite dagli ospedali sede di Pronto Soccorso anche le funzioni di osservazione e breve degenza, di rianimazione e, contemporaneamente, deve assicurare interventi diagnostico-terapeutici di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, cardiologia con UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologia). Sono inoltre assicurate le prestazioni di laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche, di diagnostica per immagini, e trasfusionali.
Ospedale sede di D. E. A. di II IivelloAssicura, oltre alle prestazioni fomite dal DEA I livello, le funzioni di più alta qualificazione legate all’emergenza, tra cui la cardiochirurgia, la neurochirurgia, la terapia intensiva neonatale, la chirurgia vascolare, la chirurgia toracica, secondo le indicazioni stabilite dalla programmazione regionale.
Altre componenti di particolare qualificazione, quali le unità per grandi ustionati, le unità spinali ove rientranti nella programmazione regionale, sono collocati nei DEA di II livello, garantendone in tal modo una equilibrata distribuzione sul territorio nazionale ed una stretta interrelazione con le centrali operative delle regioni.
Ecco, Quando mi diranno che tutti gli ospedali sono o saranno muniti di Pronto Soccorso di I o II livello, compresi quelli già declassati e quelli prematuramente chiusi causa terremoto, allora anch’io sarò a favore dell’ospedale unico, fatto salvo che probabilmente non vedrà mai la luce, perché alla Pieve, prima dovrebbero togliere i dieci piani di morbidezza della precedente discarica, a Montecosaro rimarrà magari solo il problema dei 200/300/400/…n milioni da trovare. Ah, non è che ho scritto di fantamedicina, più o meno funzionava così, anche se con meno mezzi moderni per diagnosi più esatte. Praticamente è solo quello che l’utente si aspetta dal proprio servizio sanitario a cui lo stato non faccia tagliare pure le lenzuola per farci strofinacci.
Per Pediconi. Molti vorrebbero essere confusi. Come lui.
Boh, sarò fissato ma quando si usa la parola “location” per definire il luogo dove costruire un ospedale, manco ci si trovi di fronte al luogo dove tenere un happening di fricchettoni o al set per un servizio fotografico, allora possiamo dire che l’imbarbarimento nell’uso della lingua (e del cervello) è arrivato ad un punto di non ritorno. Per non scomodare a sproposito Freud riguardo ai famosi lapus: forse quando si parla di ospedale, il Presidente Ridens pensa effettivamente che si tratti un tutto un “cinema” che serve solo come arma di distrazione di massa che serve per coprire le inadeguatezze, per usare un eufemismo, della politica sanitaria regionale.
Quando qualcuno dice di stare tranquilli, è il momento di preoccuparsi.
perchè non Piediripa invece che la Pieve? era troppo facile? o la terra non era “quella giusta”?