Da sinistra Alessandro Maccioni, Romano Carancini e Luca Ceriscioli
Ospedale unico a La Pieve di Macerata, al via la gara per le indagini geologiche. Una spesa stimata di circa 34mila e 400 euro, in carico all’Asur, che affiderà lo studio con il criterio del prezzo più basso. Un passo avanti dopo la decisione presa dai sindaci dell’Area vasta 3 di collocare il nuovo ospedale nel capoluogo. Una scelta arrivata dopo anni di dibattito e che ha generato uno strascico di polemiche. Alcuni comuni, infatti, avrebbero preferito come location Montecosaro (dove ci sono terreni di proprietà dell’Asur), in primis Civitanova. Ma a scegliere, oltre alla politica, è stato anche l’algoritmo messo in piedi dalla Regione, che in base ai calcoli su popolazione e tempo di percorrenza delle strade ha stabilito che il posto più baricentrico è proprio Macerata. Inoltre, in attesa di sapere come andrà finanziato il nuovo ospedale (si stima una spesa che va dai 150 ai 250 milioni di euro per oltre 500 posti letto), si sono sbloccati i finanziamenti per la bretella viaria che il capoluogo aspettava da anni e che servirà proprio in virtù del nosocomio: il collegamento Mattei-La Pieve. Sempre sul fronte sanità il territorio aspetta di conoscere dove saranno assegnati i 10 nuovi posti letto che la Regione, portando al limite di legge il numero, ha riservato per l’Area vasta 3 già a novembre (leggi l’articolo). Anche qui a contenderseli sono Macerata e Civitanova, ma potrebbero anche andare ad aggiungersi nel presidio ospedaliero dell’entroterra (Camerino-San Severino). In tutta la regione i posti letto in più saranno 90, così suddivisi: 50 all’Area Vasta 1 di Pesaro-Urbino, 10 all’Area Vasta 3 di Macerata, 30 all’Area Vasta 4 di Fermo, invariati nelle altre due aree. In totale si passa da 4460 a 4550 posti letto totali per acuti nelle Marche. Per quanto riguarda i posti letto post-acuzie ce ne saranno 50 in più così suddivisi: 30 all’Area Vasta 1 di Pesaro-Urbino, 20 all’Area Vasta 2 di Ancona, invariati per le altre zone, il numero complessivo per le Marche sale da 744 a 794 posti letto post-acuti. Le stime tecniche indicano la necessità di circa un milione di euro di spesa per il personale ogni 25 nuovi posti letto.
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Ma l’indagine geologica l’ha già fatta un commentatore di CM e gratuitamente. Ci sono 10 piani di monnezza da spostare.
A nessun sindaco è venuto in mente di chiedere al presidente con quali soldi e risorse costruirà questo nuovo ospedale? Non basterà chiudere gli ospedali di Mc e di Civitanova. Stanno tagliando servizi in tutta la regione, come faranno a pagare tali opere? Intanto la comunità terapeutica “Le querce” chiuderà e loro rimangono tutti in silenzio. E’ già questa una risposta? La salute e l’articolo 32 vanno rispettati. Siamo in attesa delle carte per valutare insieme ai comitati in rete a difesa degli ospedali eventuali iniziative a contrasto della demolizione degli ospedali pubblici. In Emilia Romagna, in Germania… esistono ospedali diffusi e in rete, non è obbligatorio costruire l’ospedale unico.
Un altro spreco di denaro pubblico per accontentare gli amici.
Il governatore e responsabile della sanità regionale Ceriscioli più volte invitato, dal presidente del consiglio comunale Morresi Claudio, a partecipare ad una seduta consiliare sul tema dell’ospedale unico provinciale e della sanità in generale, e mai resosi disponibile a distanza di alcuni mesi, oggi propone una data nel prossimo mese di marzo in modo che capiti dopo il 4/3/18, guarda caso, data delle elezioni politiche in modo da non mettere in difficoltà la propria parte politica sul tema dell’ospedale unico provinciale, contestato da molti perchè ritenuto uno sperpero di risorse pubbliche che andrebbero utilizzate per rafforzare gli ospedali esistenti, anche con l’assunzione di personale medico ed infermieristico in modo che gli utenti abbiano un servizio più efficiente e rapido per essere più competitivo e non favorire la sanità privata, guarda caso rappresentata dal suo compagno di partito Carlo De Benedetti uno dei massimi imprenditori del settori in Italia ed in provincia con oltre 7000 dipendenti e che lo ha finanziato durante l’ultima campagna elettorale regionale con un evidente conflitto d’interessi.