di Ugo Bellesi
Piano piano tutti i nodi vengono al pettine in conseguenza dei ritardi nell’arrivo delle casette. Infatti eravamo stati facili profeti nel temere che a settembre, al momento dell’avvio dell’anno scolastico, ci saremmo trovati con alcuni comuni dotati delle Sae (e quindi con le famiglie dentro e relativi figli in età scolare) ma privi di sede scolastica e altri con aule scolastiche ma senza casette (per cui senza alunni). Ma eravamo stati ottimisti in quanto la realtà (da qui a due mesi) si presenta ancora peggiore del previsto. Si teme infatti che nei comuni non solo non ci saranno le casette e neppure le scuole ma persino gli alunni mancheranno all’appello.
Infatti al convegno di Caldarola in cui si è parlato di questi problemi, il preside dell’istituto comprensivo di Pieve Torina, Giorgio Gentili, ha detto tra l’altro: “La Regione spostando gli sfollati dai camping ha distrutto quello che avevamo organizzato per le scuole. Ora abbiamo gli alunni sparsi per tutta la provincia. A settembre riapre la scuola di Visso ma mancano le casette e non sappiamo come andare a riprendere i nostri ragazzi. Rischiamo di riaprire le scuole con classi di tre o quattro alunni”. E il sindaco di Caldarola, Luca Giuseppetti, ha rincarato la dose: “Qua senza scuola siamo finiti. Per questo ho fatto i salti mortali e ho dovuto alzare la voce”. Stando così le cose si è accantonato il problema imminente per guardare al futuro. E sono emerse due proposte che sostanzialmente ricalcano i suggerimenti che in altri convegni erano venuti da esperti di grosso spessore che hanno fatto esperienza affrontando la ricostruzione in aree duramente colpite da uragani e terremoti. E le prospettive sono quelle di realizzare dei poli scolastici unici per più comuni. Beninteso non edifici scolastici costruiti tenendo conto solo delle esigenze attuali della popolazione scolastica dei comuni direttamente coinvolti nel progetto. Bensì di più ampio respiro perché un polo scolastico unico, razionale, antisismico e moderno in futuro attirerà inevitabilmente anche la popolazione scolastica di altri comuni più lontani.
Ma i sindaci in questo senso dovranno essere compatti e categorici, senza lasciarsi prendere dal campanilismo, ma pretendendo il meglio non solo in fatto di sicurezza antisismica. Infatti un plesso scolastico destinato a più Comuni non solo deve avere la massima sicurezza e deve essere anche ampio (più delle attuali esigenze) inserito in un parco alberato, dotato di laboratori didattici, biblioteche, palestre, piscina, teatro ecc. ecc. come nelle moderne scuole che si trovano in Germania e in altri paesi del nord Europa. Quindi non “una scuola per gli indiani della riserva” ma una scuola vera. Già si è risparmiato sulle casette, sulla sistemazione delle macerie, sull’inizio dei lavori per la Valnerina e per le altre strade interne, non è possibile risparmiare pure sulle scuole delle future generazioni. Per il momento è stato previsto un polo unico per i comuni di Colmurano, Loro Piceno, Ripe S. Ginesio, San Ginesio, Sant’Angelo in Pontano e Urbisaglia. Altro polo scolastico unico è proposto per i Comuni di Muccia, Pieve Torina, Valfornace, Serravalle e Fiastra. E’ facile che si trovi, per entrambe le proposte, l’adesione di tutti i Comuni in quanto ciascun sindaco spera di ottenere il polo scolastico unico nel proprio territorio se non addirittura nel proprio centro storico. Ma la logica vuole che entrambe le sedi scolastiche siano ubicate a ridosso di una strada di grande comunicazione come la Valdichienti (per i Comuni dell’alto Maceratese che hanno come punto di riferimento strategico Maddalena di Muccia) e come la 78 Picena, in zona di pianura (per i Comuni compresi tra Abbadia di Fiastra e Pian di Pieca, con un paio di baricentri come Passo S. Angelo o Borgo Ripe). E’ evidente però che un polo scolastico efficiente e moderno, prima o poi attira investimenti (come i supermercati) e interventi edilizi (per abitazioni ma anche per qualche banca, o per una caserma dei carabinieri e perché no una chiesa?). E allora cosa accadrà per i vecchi centri storici rimasti “alti sulle colline”? Gli urbanisti e gli antropologi (che guardano lontano) prevedono un lento quanto inesorabile spopolamento. Abbiamo tanti esempi lungo le due vallate del Chienti e del Potenza con cittadine un tempo in grande spolvero e che ora competono quasi ad armi pari con le loro frazioni costruite a valle e favorite da una migliore viabilità.
Ma non è solo quello delle scuole il problema che angoscia i sindaci terremotati. I ritardi più clamorosi si riscontrano nei sopralluoghi Fast e Aedes per verificare le condizioni di stabilità degli edifici investiti dal sisma. Nelle Marche restano ancora da effettuare 18.000 sopralluoghi ma mancano i tecnici per farli eseguire. Infatti attualmente sono disponibili soltanto dieci squadre con un totale di venti tecnici. Quando potremo dire che i sopralluoghi sono stati ultimati? Il prossimo anno? Ma perché sono così pochi i tecnici disponibili? Ci hanno risposto che sono malpagati e anche in ritardo… A questo punto sorge anche un’altra domanda? Perché le Marche in questo settore, come anche nella costruzione delle casette o come nello smaltimento delle macerie, sono più in ritardo delle altre regioni colpite dal sisma? Un funzionario statale in pensione ci ha dato questa risposta: “Le Marche stanno subendo da tempo un processo di meridionalizzazione. Nel senso che si rimanda sempre a domani quello che si potrebbe fare oggi. Un tempo non era così. I marchigiani erano noti per le cose fatte bene, rapidamente e a regola d’arte. Tanto è vero che, non molti anni fa, si erano inventati la “via marchigiana allo sviluppo”. Chi se ne ricorda più? Oggi non è più così.”
Tanto è vero che la Regione ha dovuto creare il premio di produttività per i dirigenti che raggiungeranno i loro obiettivi. Niente di scandaloso: lo fanno tutte o quasi tutte le Regioni! Quindi nulla da obiettare ma visto che questi premi sono “legati alla gestione del post sisma” chi è che può giudicare la produttività di questi dirigenti meglio dei terremotati? Infatti gli “obiettivi sisma 2016” riguardano quattro aree di controllo: a) stalle e abitazioni per gli allevatori; b) attività produttive; c) Sae; d) rimozione macerie. Ebbene cerchiamo una volta tanto di fare una cosa giusta: affidiamo la valutazione dei risultati in questi quattro ambiti ad una commissione di terremotati. Ma potrebbe essere anche più autorevole una commissione di pubblici ufficiali: cioè i sindaci dei Comuni terremotati. Li si potrebbe anche scegliere a sorte, dal momento che il giudizio sarà sempre unanime. Ma anche assolutamente negativo.
Un’altra osservazione. Come mai la strada Norcia – Castelluccio è stata riaperta nei tempi utili per portare i turisti ad ammirare la fioritura mentre per riaprire la strada da Castelsantangelo a Castelluccio siamo ancora in alto mare? Ma ormai la gente dei Sibillini non si meraviglia più di nulla, visto che anche per la Valnerina si sta andando per le lunghe. Solo nella seconda settimana di luglio 2017 si sono affidati i lavori per la riapertura di una statale dell’importanza della Valnerina. Peraltro si tratta di una “soluzione provvisoria” mediante la creazione di una “bretella provvisoria” per utilizzare al massimo “una viabilità di 600 metri”. Bretella che si potrà utilizzare solo “sotto monitoraggio ed in fasce orarie limitate”. E tutto questo mediante “quattro bandi di gara d’appalto” per la misera somma di “dieci milioni di euro”. Per progettare tutto questo ci sono voluti nove mesi. Non vi sembrano un po’ troppi? Dimenticavamo di sottolineare che, per accorciare i tempi e giustificare questi ritardi, gli “addetti ai lavori” non fanno più riferimento al terremoto di agosto 2016 e neppure alle scosse sismiche di ottobre 2016, bensì “all’ultima forte scossa di gennaio 2017”. Ma sono troppo “buoni”, potrebbero valutare i tempi di intervento a partire dalle scosse sismiche di Montecavallo della settimana scorsa.
E veniamo all’ultima vicenda della ciclabile Abbadia di Fiastra-Sarnano. In questo caso è stato adottato il criterio “divide ed impera” (di romana memoria). Hanno messo i sindaci l’un contro l’altro; hanno lanciato la proposta della ciclabile che ne accontentava almeno quattro o cinque e li hanno fatti votare. Così alcuni sono stati favorevoli, altri contrari e altri si sono astenuti. Hanno atteso (e forse anche sollecitato) la reazione della gente (che non è fessa) e quindi hanno fatto “mea culpa cospargendosi il capo di cenere” decidendo poi di assegnare parte dei soldi degli Sms (venuti dalla generosità della gente) a chi avevano, forse già da tempo, deciso dovessero andare, senza dover più consultare i sindaci.
Ciclabile? Come comprare mobili prima di avere la casa
Con dieci milioni ci sistemerebbero definitivamente tutte le gole della Valnerina!
Le Marche sono sempre più amministrate da un apparato burocratico statalista e fancazzista. Che esprime e sceglie a sua volta politici a propria immagine e somiglianza. Di qui la "meridionalizzazione", che potrebbe interrompersi solo con qualche tipo di commissariamento della Regione, e la valorizzazione dei comuni.
La strada della valnerina si poteva riaprire gratuitamente bastava organizzarsi con imprese che lavorano con la ghiaia invece di tagliare montagne
Gente di poca fede chi governa aspetta un altra scossa x poi intervenire. Sono persone previdenti ed intelligenti.
Credo che il 99,99 % degli italiani ha mandato l' SMS per gli aiuti alle marche, per poi vedere che quei soldi andranno spesi per cazzate, perché l'italia sa fare solo quello ( cazzate).... 10 Mil. Sono tanti soldi, non credo che per fare 600 metri di strada servono tutti quelli... Ma come sempre, dove ci sono soldi, ci sono gli avvoltoi che devono mangiare.....
settembre si allontana ma si avvicina la scadenza per la restituzione della busta pesante che ci hanno concesso per 12-15 mesi ed adesso la rivogliono in 9 rate - neanche un usuraio fa una operazione di questo tipo che non porta e non porterà nessun beneficio a chi ne ha usufruito
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Dott. Bellesi è sempre un piacere leggere i suoi articoli.
Io posso dire la mia per quello che ho fatto come tecnico per la redazione delle schede Fast dei sopralluoghi. Ho iniziato a Dicembre e posso dirle che avrei voluto mollare subito, sballottato come un pacco postale tra l’allora sede operativa di Rieti della PC, la sede di zona per l’Umbria a Foligno, e già solo per questi due passaggi abbiamo perso un giorno interno in burocrazia, per arrivare dulcis in fundo in un comune della provincia di Perugia lontanissimo dal cratere dove ovviamente non abbiamo potuto far altro che constatare che le richieste erano tutte per edifici perfettamente agibili. Tre giorni spesi, e dico spesi perchè in ogni caso anche qualora dovessimo venire rimborsati per il lavoro svolto, sarebbe in ogni caso uno spreco, l’ennesimo, di denaro pubblico.
In un paese civile ognuno può e deve dare il suo contributo. Io ho già messo in conto che per tutti i giorni dedicati a questo lavoro, ormai circa una ventina, posso anche non ricevere nulla, è il mio contributo diretto alla causa del terremoto. Il semplice cittadino invece, può e deve dare il suo contributo nel modo più semplice, evitando di fare il furbo facendo perdere prezioso tempo ai tecnici per sopralluoghi in edifici che palesemente sono perfettamente agibili anche all’occhio di una persona chiaramente non esperta. In questo modo le poche risorse disponibili sarebbero utilizzate meglio e a quest’ora i sopralluoghi le garantisco sarebbero finiti già da tempo.
Onestamente ho sentito tanti colleghi lamentarsi del tempo sprecato per fare tanti sopralluoghi inutili e immagino che alla fine molti di loro hanno come si suol dire tirato i remi in barca.
Avevo proposto al mio ordine professionale anche un sistema per rendere più agevole e speditiva la redazione di queste famose schede Fast, perchè sembrerà strano ma nel 2017 lavoriamo ancora con la carta. Purtroppo non ho ricevuto nessuna risposta per cui ho proceduto autonomamente e con il collega di squadra abbiamo sviluppato un nostro sistema informatico per lavorare meglio e più speditamente. Chiaramente non siamo riusciti a sviluppare la cosa come volevamo, mancanza di soldi e anche di tempo, ma almeno abbiamo migliorato la qualità del lavoro. Si immagini la frustrazione quando alla consegna delle schede ci sentiamo dire che belle ma che bravi, però le crocette si leggono male! La risposta è sempre quella, quando voi sarete in grado di pensare e fare qualcosa di meglio avrete diritto di replica.
Temo anche io che i sopralluoghi per le schede Fast non finiranno mai, ma la colpa non addossatela tutta ai tecnici, che in tanti in questi mesi si sono prodigati per fare del loro meglio. Ognuno si prenda la sua dose di responsabilità e rifletta.