di Giuseppe Bommarito
Adesso che, dopo una lunga trattativa, si è concluso il ciclo di Maria Francesca Tardella alla guida della Maceratese, indubbiamente quello più vincente nella quasi centenaria storia della maggiore squadra di calcio del capoluogo, emergono alcune certezze e – inutile negarlo – diverse perplessità, insieme a molte speranze.
Cominciamo dalle certezze. La prima è che la trattativa non era un bluff o uno specchietto per le allodole, come inizialmente si era temuto per via del fatto che l’imprenditore siculo-svizzero Filippo Spalletta ad un certo punto era spuntato quasi dal cilindro del prestigiatore, dopo che per qualche settimana si era parlato di una fantomatica cordata toscana (nel primo testo contrattuale si era parlato della ditta Moda Italiana di Carrara), poi improvvisamente e inspiegabilmente sparita nel nulla: il potenziale acquirente infine venuto allo scoperto, Filippo Spalletta, era infatti veramente deciso ad acquistare ed ha tirato fuori soldi veri sia per la fidejussione da presentare in Lega che per il prezzo di cessione della squadra, pari a circa 700.000 euro, posizioni debitorie comprese.
La seconda evidenza è che il “deus ex machina”, il grande manovratore, l’artefice dell’intera operazione, non è lo Spalletta, ma Andrea Bargagna, avvocato pisano già coinvolto nelle recenti contorte vicende societarie del Pisa, un personaggio che molto si intende di calcio ed ha innumerevoli contatti nell’ambiente e che da qualche anno sembra frequentare più gli stadi che i tribunali (senza risposta, per quanto lo riguarda, è la domanda che molti tifosi nostrani si sono posti sul perché non abbia rivolto le sue attenzioni a qualche squadra toscana di Lega Pro, diverse delle quali avrebbero tuttora bisogno di discreti innesti di liquidità e di qualche salvatore della patria). Il terzo dato incontestabile è che il motivo addotto da Filippo Spalletta per motivare il suo interessamento alla locale squadra di calcio, cioè un rapporto sentimentale ed affettivo con il territorio marchigiano e lo sport maceratese in quanto la moglie è nativa di Cagli (una cittadina che dista da Macerata circa 150 chilometri), è talmente assurdo e campato per aria che nemmeno un bambino iscritto ai pulcini della Maceratese potrebbe ritenerlo veritiero.
Occorre allora cercare di comprendere le reali motivazioni in base alle quali l’imprenditore Filippo Spalletta (nato in Sicilia, ma quasi sempre vissuto in Svizzera, uno “straniero” operativo nel settore del legno nel territorio elvetico e in Bosnia, con moglie e quattro figli, mai in precedenza interessatosi di calcio) ad un certo punto della sua vita abbia sentito l’irresistibile bisogno di aderire alla sollecitazione del Bargagna e di acquistare la Maceratese, dignitosa squadra di Lega Pro, con circa 3-400.000 euro di debiti.
Una scelta che pochi, in effetti, hanno capito e che ha destato molte perplessità. Una spiegazione tuttavia potrebbe venire dalle, sicuramente condivisibili, intenzioni proclamate ai quattro venti dal nuovo patron della Maceratese, il quale, alimentando altrettante speranze, ha parlato di un investimento importante e a lunga gittata: riportare serenità e rafforzare nell’immediato la squadra per evitare il rischio di una retrocessione; ridare vita e slancio al settore giovanile e al vivaio locale; predisporre con uno staff nuovo e qualificato un progetto di sicura crescita, che consenta alla fine di un triennio lo sbarco in serie B (in tal caso, a quanto si dice, dovrebbe essere riconosciuto alla venditrice Mariella Tardella un surplus di prezzo).
Sì, perché è proprio qui, nella serie cadetta, che l’investimento nel mondo del calcio inizia a farsi interessante, in quanto la competente Lega professionistica di B eroga alle squadre che militano in quel campionato un contributo annuo che varia dai cinque ai sette milioni di euro: una bella sommetta, insomma, che indubbiamente non può non fare gola a chi si butta nel mondo del calcio, Spalletta compreso, e che tuttavia è raggiungibile, partendo, come nel caso della Maceratese, da metà classifica in Lega Pro, solo da chi dispone di spalle larghe e di mezzi finanziari ingenti, tali da reggere il peso della squadra per un arco temporale di almeno sette-otto anni.
Sia qui consentito, per illustrare meglio il concetto di cui sopra, fare per un attimo i conti della serva.
Considerando l’investimento iniziale per l’acquisto e quanto servirà per almeno tre campionati di Lega Pro da condurre sempre più ai vertici, per arrivare infine, come è nelle intenzioni, all’agognata promozione in serie B, la spesa del nuovo patron della Maceratese, tenendo conto anche dei costi per rimettere in piedi il settore giovanile, si aggirerà sui sei milioni di euro. A quel punto, a promozione in B finalmente ottenuta (così si spera), la squadra, nell’ottica di poter rientrare negli anni a venire nell’investimento già fatto e soprattutto in quello ancora da fare, dovrà essere necessariamente attrezzata e rinforzata per rimanere almeno per qualche anno nella serie cadetta (un’immediata retrocessione renderebbe difatti del tutto vani i sacrifici sino a quel momento effettuati): a tal fine i tecnici del settore calcolano un importo annuo di circa tre milioni di euro. Il che significa (considerando nelle entrate, oltre ai contributi annuali della Lega di Serie B, anche qualche sponsorizzazione e gli importi dei biglietti e degli abbonamenti, mai a Macerata molto significativi) che l’investimento nella Maceratese fatto da Filippo Spalletta inizierà a diventare redditizio e fruttuoso solamente fra circa sei-sette anni, allorchè il rapporto uscite/entrate penderà a favore di queste ultime per circa 3-4 milioni di euro.
Un investimento oculato e comprensibile quello di Spalletta, pertanto, ma solo a patto di rimanere ai vertici della Maceratese per non meno di sei anni, senza mai mollare nella determinazione e negli sforzi necessari, anticipando nel frattempo, prima di iniziare a mettersi in tasca qualcosa, una cifra che inevitabilmente si avvicinerà ai 12-13 milioni di euro.
Allora la domanda che molti si pongono è inevitabile: l’imprenditore siculo-svizzero ha l’intenzione e soprattutto la forza di sobbarcarsi un investimento così pesante e così a lungo termine che, ammesso e non concesso che tutto vada liscio e secondo le previsioni, darà i suoi frutti non prima del centenario della Maceratese (cioè nel 2022)?
Certo, lasciando da parte questi aridi calcoli e questa domanda per il momento senza risposta, si potrebbe anche far finta di pensare ad un amore improvviso e spassionato, costi quel che costi, di Spalletta per il calcio e per la piazza maceratese, ma purtroppo – diciamo la verità – a queste favolette non crede più nessuno (si dia un’occhiata, per capire meglio il concetto, alle ultime allucinanti vicende societarie dell’Ancona Calcio).
Tanto più che Filippo Spalletta, il quale opera ad altri importanti livelli imprenditoriali, non ha certo bisogno di un fiore all’occhiello nelle Marche, cioè di visibilità mediatica a Macerata e dintorni, né può aspirare ad un carriera politica in loco.
Ecco allora l’inevitabile intreccio nella testa dei tifosi della Rata di speranze e dubbi, di aspettative e perplessità, di sogni e preoccupazioni. E’ noto infatti, come ci insegnano innumerevoli notizie di cronaca sportiva e giudiziaria (e come ha ben spiegato Raffaele Cantone in un libro eccezionale: “Football Clan”, Rizzoli, 2012), che, salvo qualche lodevole eccezione, nel mondo del football degli anni duemila e soprattutto al di sotto della serie B, un universo del tutto trasversale alla politica ed agli affari, regnano, al posto dei grandi amori e dei fulminei innamoramenti, solo il cinismo e il business. E, allorchè in questi ambienti calcistici si decide di saltare il fosso della legalità, come a volte purtroppo avviene, dilagano anche il riciclaggio di soldi sporchi tramite gli acquisti “usa e getta” di società (acquistate con grandi proclami e poi mollate dopo due o tre anni: abbiamo esempi di tal genere anche in provincia di Macerata), nonchè le mazzette e le marchette con i procuratori, e i soldi veri si fanno con il molto redditizio affare delle partite truccate e delle scommesse legali e soprattutto clandestine.
Insomma, lasciando da parte i cattivi pensieri e tornando alla nostra vicenda e alla rivoluzione avvenuta ai vertici della Maceratese, la cosa migliore da pensare e da sperare (nell’attesa anche di sapere che fine farà il 5 per cento delle quote societarie rimaste in mano a Massimo Paci) è che il buon Spalletta, imprenditore sicuramente abile ed oculato, abbia legittimamente intravisto nell’acquisto della Maceratese un investimento destinato alla lunga a fruttare, giacchè in tal caso i frutti dell’investimento ed i successi sportivi della squadra andranno di pari passo. Allora auguri a tutti, nella speranza di festeggiare in serie B il centenario della Maceratese e, al contempo, nella consapevolezza che il tempo è galantuomo e che le bufale, se tali sono, prima o poi, al massimo entro un paio di anni, vengono a galla.
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Intanto è doveroso (oltre che sentitissimo) un ringraziamento a Maria Francesca Tardella. Con lei abbiamo sempre e soltanto vinto. Sono stati anni meravigliosi e i momenti difficili (che sempre si accompagnano alle belle favole) saranno nel tempo dimenticati per lasciar posto ai bei ricordi e ai fatti che, come sempre e al di là delle chiacchiere e dei risentimenti personali, parlano chiaro: dalla (quasi) Promozione al sogno della serie B dello scorso anno. Che altro dire se non grazie a chi ha lavorato come un mulo per pura passione e senso di appartenenza ad una comunità?
Passando all’analisi dell’amico Peppe Bommarito, non posso far altro che esprimere una quasi totale condivisione (il “quasi” è riferito all’ammontare dei debiti della S.S. Maceratese Srl che ritengo distante dalla realtà): consueta lucidità, approfondimento, sintesi e disincanto (virtù, quest’ultima, che fa difetto a molti). Le domande che Bommarito si pone sono le stesse che mi pongo anch’io. Una in particolare: cosa può spingere un imprenditore siculo-svizzero ad acquistare la Maceratese? L’amore nei confronti della “sua” terra? Quale “sua” terra? Le potenzialità inespresse della Macerata calcistica? Ma per piacere…
Io che, per natura, sono un ingenuo ed un romantico non riesco a non pensare ai tanti Bonsignore, Rovelli, Auriemma, Malavolta, Ulissi (anche se nei confronti di quest’ultimo ho sempre provato simpatia e rispettato il suo amore sincero per i colori biancorossi).
Spero solo di sbagliare, mi auguro che questi signori siano animati da uno spirito filantropico e che riescano per davvero, nel giro di qualche anno, a regalarci quel sogno impossibile che si chiama serie B. Ma – lo ripeto – sono ingenuo e romantico. Complimenti a Peppe Bommarito ed un caloroso “in bocca al lupo” al neo-presidente Filippo Spalletta. Mi stupisca, presidente!!!
chi sa che dietro a qualche siepe non si trovi la signora Dulcinea disincantata, che sia una meraviglia a vedersi…
Per Alessandro Savi
Sinceramente nemmeno io sono un romantico e da molto tempo non credo più alle favolette, in quanto istruito alla realtà delle cose anche da vicende “calcistiche” molto vicine a noi, e che in passato hanno in qualche modo interessato anche la stessa Maceratese.
D’altra parte, è notorio e documentato che questo mondo grigio pseudosportivo legato ai campionati minori sia da diverso tempo nel mirino della criminalità organizzata per le enormi possibilità che offre sia di riciclaggio di soldi sporchi che di interventi “attivi” nel settore delle scommesse legali e ancora più clandestine (e, come tutti sanno, per truccare delle partite, specialmente se non si tratta di alterare del tutto il risultato finale, basta la complicità di 4-5 figure chiave nell’ambito della squadra).
In ogni caso, spero pure io di essere stupito dal presidente Spalletta, le cui vere intenzioni dovranno iniziare presto a delinearsi: gli acquisti da fare a stretto giro di posta (quelli veri e risolutivi, non certo come quello già portato a casa) e la composizione definitiva del suo cerchio magico.
Grazie per i complimenti.
Complimenti Peppe, condivido in pieno i tuoi “cattivi pensieri” come penso la stragrande maggioranza degli sportivi maceratesi. Ma ora…..pensiamo a quelli “buoni” chissà se la befana ci porti qualche regalo. Ma mi domando ancora: esiste la befana?
La Tardella non più, Il nuovo Presidente Spalletta già dubbiosamente dubitato. Per fortuna che noi a Civitanova questi problemi li abbiamo già superati.
Da elvetico d’adozione potrebbe essersi innamorato dell’orologio della torre.
E sì Giorgi. Forse è questo il vero obbiettivo dell’acquisto della maceratese. In fondo, tutto il mondo invidia Macerata per avere l’orologio di plastica più grande che ci sia. Approfittando dell’ultima partita per la salvezza nel girone, rendendo gratuito per l’occasione l’ingresso allo stadio con l’eventuale promessa di una grossa festa istantanea con grande mangiata e con la presenza di Gigione in caso di vittoria e due ore di dirompenti fuochi artificiali che partirebbero lo stesso ( per l’esecuzione del piano ) e che oltre a distrarre i tifosi, attenuerebbe l’eventuale fracasso prodotto dal marchingegno che fa muovere i pupazzi e le lancette in caso di rovinosa caduta durante il prelievo forzato del maestoso orologio, svuotando così il centro di Macerata. Basterebbero solo quattro complici piazzati nei punti chiave della piazza per indirizzare qualche eventuale turista da tutt’altra parte. Chi non sognerebbe di avere tale grazioso oggetto nel proprio giardino avendo la possibilità di prelevarlo. A parte che dopo “ le grande affaire “del ParKSì, il consiglio potrebbe essere chiamato a deliberare su una eventuale vendita del prezioso referto dei primi anni del ventunesimo secolo, giusto per coprire parte delle spese per la ripulitura del ParK, ma vuoi mettere… tra lo scegliere un travagliato e contorto acquisto dove maggioranza e minoranza sarebbero anche per la prima volta d’accordo ed una rocambolesca appropriazione del Grande Swatch in barba a tutte le difese studiate per evitare questa catastrofica evenienza che produrrebbe nei maceratesi una fortissima ed incurabile depressione superiore a quella successiva alla fuga della Lube Treia-Macerata-Civitanova solo andata. Occhio, Giorgi, non sottovaluterei questa ipotesi che dopo tutte quelle fatte sopra mi sembra la più innocente.
E’STATO SEMPRE COSI’ E SEMPRE SARA’ COSI’: TROPPE CHIACCHIERE ! MA NON AVETE NIENTE DA PENSARE ? E’ PROPRIO VERO : MACERATUZZA BEDDA GRANNE RIMARRA’,PURTROPPO PER SEMPRE RELEGATA NELLA SUA MEDIOCRITA’. ORA SI VA A PENSARE E A CHIEDERSI PER QUAL MOTIVO QUESTO NUOVO PRESIDENTE E’ STATO ATTRATTO DA QUESTO INSANO O SANO DESIDERIO DI BUTTARSI NEL MONDO DEL CALCIO !! NA SARANNO C…I SUOI! E’ SPUNTATO QUESTO SANT’UOMO SIA IL BENVENUTO E ASPETTIAMO PRIMA DI DARE GIUDIZI ! SARA’ VERO ? NON SARA’ VERO ? MA BASTA E GUARDIAMO UN POCHINO PIU’ IN ALTO CHE E’ ORA ! MA SCUSATE : AVETE VOI QUALCHE ALTRO NOMINATIVO PER CASO ? SE NON L’AVETE BASTA CON LE SUPPOSIZIONI E LE CHIACCHIERE INUTILI. ABBIAMO UN NUOVO PRESIDENTE CERCHIAMO DI TENERCELO BUONO;RINGRAZIAMOLO E SIOPRATUTTO INCORAGGIAMOLO CONCRETAMENTE SENZA PENSARE AD ALTRO. Grazie anche a nome di molti veri affezionati della RATA
Non gridare, Ferroni. Siamo tra gente pacata. Interessantissimo il commento di Micucci, forse non ha tutti i torti.
Fare i complimenti a Giuseppe è certamente riduttivo. Il “pezzo” è solo l’ennesimo esempio di lucidità e di coraggio delle sue inchieste. Vero è che non tutti possono capire (o “vogliono” capire) quali siano le insidie del mondo del calcio, specie delle serie minori. Eppure basterebbe leggere il libro di Cantone segnalato da Giuseppe nel suo articolo o anche “Padrini e Padroni” (p. 177-178) di Gratteri/Nicaso per riflettere sui pericoli e sulla necessità di tenere alta la guardia. Basterebbe, appunto, la prudenza del leggere e del documentarsi. E questo vale per tutto il mondo del calcio, ovviamente, e per altre, innumerevoli, zone grigie della società dei nostri tempi.
Cari saluti.
Nicola Lalla (Segretario Provinciale Co.I.S.P. Macerata)
buon lavoro presidente,in tanti ci siamo chiesti il perche’ ma Macerata anche in passato e’ stata oggetto di interesse ed acquisto da parte di persone che con il territorio non avevano nulla a che spartire.pensiamo positivo e non cerchiamo sempre il pelo nell’uovo ed in questo non posso che straquotare Ferroni…siamo proprio una brutta razza noi maceratesi!!!!
Ricordiamo la famosa frase di Andreotti : A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina.Detto questo approvo in toto il commento di Bommarito ma in me rimangono sicuramente molti più dubbi che certezze . Abbiamo troppi esempi ,anche recenti , di come è andata a finire : Ancona , Samb, Civitanovese, stessa Maceratese ecc. ecc. Spero però sinceramente di sbagliarmi e comunque faccio i miei più sinceri auguri a questa nuova società .
Allora Gentile NELLO PACIARELLI continui pure a vivere con i Suoi dubbi e solite incertezze. ! Ma mi scusi una domanda . Ma chi doveva prendersele secondo Lei queste beghe o rogne ambedue abbastanza gravose e impegnative ? E’ capitato SPALLETTA ? BENE e perche’ allora andare a tirare fuori un sacco di domande come per es. sul perche’, e’ venuto a Macerata, e perche’ proprio a Macerata e magari no in qualche altra citta’ della toscana o marchigiana che sia ? Ma chi ci obbliga ad andar a cercare tutte queste inutili quisquiglie che vanno ad intralciare fin dall’inizio un imprenditore che magari ha seriamente intenzione di fare qualcosa di concreto Ma ci deve essere per forza di cose sempre qualcuno aa cui piace mettere – per gusto – il bastone fra le ruote ? Mi dispiace che a Macerata ci siano persone che hanno – secondo me – un unico interesse e cioe’ quello di ostacolare – per principio – qualsiasi cosa di buono si presenti e questo solo per il gusto di scrivere tanto per scrivere. SVEGLIA MACERATA ! ma buoni sonni a chi vuol continuare a vivere nella citta’ dormiente in secula seculorum amen !
Per Gianfranco Ferroni
Non le sembrano per il momento legittimi entrambi gli atteggiamenti, il suo, che concede totale fiducia al nuovo Presidente senza nemmeno averlo mai conosciuto e mai visto all’opera (nemmeno altrove), e quello di altri che, pur sperando che Spalletta sia per la Maceratese il Principe Azzurro e porti la squadra vero magnifiche e progressive sorti, si pongono qualche dubbio e qualche interrogativo (visti anche i precedenti che hanno segnato pure la nostra città)?
Ferroni che non conosce Spalletta non ha il diritto di pensare positivo, l’amico Bonmarito, che non conosce niente pure lui, ha il diritto di ipotizzare scenari funesti. Del resto carissimo Bonmarito di cantonate in passato ne hai prese molte, non sarebbe stato opportuno tacere o portare Serie pezze di appoggio per giustificare i tuoi dubbi senza fare tutti di erba un fascio? Facciamolo lavorare e poi giudicare, mi sembra piu’ onesto.
Gent. sig. Ferroni. Esprimere un pensiero che anche non coincida col suo , mi sembra pienamente legittimo. Debbo essere necessariamente d’accordo con lei? Siamo in democrazia ,quindi io dirò sempre quello che penso, nel rispetto di tutti , e comunque avrà notato che ho fatto alla società i miei migliori auguri !!!