Spalletta-Maceratese,
impegno importante
con il mirino alla serie B

COMMENTO - Il neo presidente ha rilevato una società in difficoltà economica e sarà destinato ad investire molto nei prossimi anni. Per non far gravare l'azienda su un unico investitore i nuovi vertici biancorossi mettono nel mirino la cadetteria con un progetto oculato, per puntare alla promozione in quattro anni, e che potrebbe portare i propri frutti in almeno cinque o sei anni. Tra dubbi, incertezze e sogni della tifoseria prende il via un nuovo capitolo della storia calcistica biancorossa

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L'avvocato Giuseppe Bommarito

L’avvocato Giuseppe Bommarito

 

di Giuseppe Bommarito

Adesso che, dopo una lunga trattativa, si è concluso il ciclo di Maria Francesca Tardella alla guida della Maceratese, indubbiamente quello più vincente nella quasi centenaria storia della maggiore squadra di calcio del capoluogo, emergono alcune certezze e – inutile negarlo – diverse perplessità, insieme a molte speranze.

Cominciamo dalle certezze. La prima è che la trattativa non era un bluff o uno specchietto per le allodole, come inizialmente si era temuto per via del fatto che l’imprenditore siculo-svizzero Filippo Spalletta ad un certo punto era spuntato quasi dal cilindro del prestigiatore, dopo che per qualche settimana si era parlato di una fantomatica cordata toscana (nel primo testo contrattuale si era parlato della ditta Moda Italiana di Carrara), poi improvvisamente e inspiegabilmente sparita nel nulla: il potenziale acquirente infine venuto allo scoperto, Filippo Spalletta, era infatti veramente deciso ad acquistare ed ha tirato fuori soldi veri sia per la fidejussione da presentare in Lega che per il prezzo di cessione della squadra, pari a circa 700.000 euro, posizioni debitorie comprese.

Il neo presidente della Maceratese Filippo Spalletta

Il neo presidente della Maceratese Filippo Spalletta

La seconda evidenza è che il “deus ex machina”, il grande manovratore, l’artefice dell’intera operazione, non è lo Spalletta, ma Andrea Bargagna, avvocato pisano già coinvolto nelle recenti contorte vicende societarie del Pisa, un personaggio che molto si intende di calcio ed ha innumerevoli contatti nell’ambiente e che da qualche anno sembra frequentare più gli stadi che i tribunali (senza risposta, per quanto lo riguarda, è la domanda che molti tifosi nostrani si sono posti sul perché non abbia rivolto le sue attenzioni a qualche squadra toscana di Lega Pro, diverse delle quali avrebbero tuttora bisogno di discreti innesti di liquidità e di qualche salvatore della patria). Il terzo dato incontestabile è che il motivo addotto da Filippo Spalletta per motivare il suo interessamento alla locale squadra di calcio, cioè un rapporto sentimentale ed affettivo con il territorio marchigiano e lo sport maceratese in quanto la moglie è nativa di Cagli (una cittadina che dista da Macerata circa 150 chilometri), è talmente assurdo e campato per aria che nemmeno un bambino iscritto ai pulcini della Maceratese potrebbe ritenerlo veritiero.

Andrea Bargagna, consulente di fiducia dell'imprenditore Filippo Spalletta

Andrea Bargagna, consulente di fiducia dell’imprenditore Filippo Spalletta

Occorre allora cercare di comprendere le reali motivazioni in base alle quali l’imprenditore Filippo Spalletta (nato in Sicilia, ma quasi sempre vissuto in Svizzera, uno “straniero” operativo nel settore del legno nel territorio elvetico e in Bosnia, con moglie e quattro figli, mai in precedenza interessatosi di calcio) ad un certo punto della sua vita abbia sentito l’irresistibile bisogno di aderire alla sollecitazione del Bargagna e di acquistare la Maceratese, dignitosa squadra di Lega Pro, con circa 3-400.000 euro di debiti.

Una scelta che pochi, in effetti, hanno capito e che ha destato molte perplessità. Una spiegazione tuttavia potrebbe venire dalle, sicuramente condivisibili, intenzioni proclamate ai quattro venti dal nuovo patron della Maceratese, il quale, alimentando altrettante speranze, ha parlato di un investimento importante e a lunga gittata: riportare serenità e rafforzare nell’immediato la squadra per evitare il rischio di una retrocessione; ridare vita e slancio al settore giovanile e al vivaio locale; predisporre con uno staff nuovo e qualificato un progetto di sicura crescita, che consenta alla fine di un triennio lo sbarco in serie B (in tal caso, a quanto si dice, dovrebbe essere riconosciuto alla venditrice Mariella Tardella un surplus di prezzo).

Sì, perché è proprio qui, nella serie cadetta, che l’investimento nel mondo del calcio inizia a farsi interessante, in quanto la competente Lega professionistica di B eroga alle squadre che militano in quel campionato un contributo annuo che varia dai cinque ai sette milioni di euro: una bella sommetta, insomma, che indubbiamente non può non fare gola a chi si butta nel mondo del calcio, Spalletta compreso, e che tuttavia è raggiungibile, partendo, come nel caso della Maceratese, da metà classifica in Lega Pro, solo da chi dispone di spalle larghe e di mezzi finanziari ingenti, tali da reggere il peso della squadra per un arco temporale di almeno sette-otto anni.

Maria Francesca Tardella, ex presidente della Maceratese

Maria Francesca Tardella, ex presidente della Maceratese

Sia qui consentito, per illustrare meglio il concetto di cui sopra, fare per un attimo i conti della serva.

Considerando l’investimento iniziale per l’acquisto e quanto servirà per almeno tre campionati di Lega Pro da condurre sempre più ai vertici, per arrivare infine, come è nelle intenzioni, all’agognata promozione in serie B, la spesa del nuovo patron della Maceratese, tenendo conto anche dei costi per rimettere in piedi il settore giovanile, si aggirerà sui sei milioni di euro. A quel punto, a promozione in B finalmente ottenuta (così si spera), la squadra, nell’ottica di poter rientrare negli anni a venire nell’investimento già fatto e soprattutto in quello ancora da fare, dovrà essere necessariamente attrezzata e rinforzata per rimanere almeno per qualche anno nella serie cadetta (un’immediata retrocessione renderebbe difatti del tutto vani i sacrifici sino a quel momento effettuati): a tal fine i tecnici del settore calcolano un importo annuo di circa tre milioni di euro. Il che significa (considerando nelle entrate, oltre ai contributi annuali della Lega di Serie B, anche qualche sponsorizzazione e gli importi dei biglietti e degli abbonamenti, mai a Macerata molto significativi) che l’investimento nella Maceratese fatto da Filippo Spalletta inizierà a diventare redditizio e fruttuoso solamente fra circa sei-sette anni, allorchè il rapporto uscite/entrate penderà a favore di queste ultime per circa 3-4 milioni di euro. 

Un investimento oculato e comprensibile quello di Spalletta, pertanto, ma solo a patto di rimanere ai vertici della Maceratese per non meno di sei anni, senza mai mollare nella determinazione e negli sforzi necessari, anticipando nel frattempo, prima di iniziare a mettersi in tasca qualcosa, una cifra che inevitabilmente si avvicinerà ai 12-13 milioni di euro.

Allora la domanda che molti si pongono è inevitabile: l’imprenditore siculo-svizzero ha l’intenzione e soprattutto la forza di sobbarcarsi un investimento così pesante e così a lungo termine che, ammesso e non concesso che tutto vada liscio e secondo le previsioni, darà i suoi frutti non prima del centenario della Maceratese (cioè nel 2022)?

Certo, lasciando da parte questi aridi calcoli e questa domanda per il momento senza risposta, si potrebbe anche far finta di pensare ad un amore improvviso e spassionato, costi quel che costi, di Spalletta per il calcio e per la piazza maceratese, ma purtroppo – diciamo la verità – a queste favolette non crede più nessuno (si dia un’occhiata, per capire meglio il concetto, alle ultime allucinanti vicende societarie dell’Ancona Calcio).

La tifoseria della Maceratese

La tifoseria della Maceratese

Tanto più che Filippo Spalletta, il quale opera ad altri importanti livelli imprenditoriali, non ha certo bisogno di un fiore all’occhiello nelle Marche, cioè di visibilità mediatica a Macerata e dintorni, né può aspirare ad un carriera politica in loco.

Ecco allora l’inevitabile intreccio nella testa dei tifosi della Rata di speranze e dubbi, di aspettative e perplessità, di sogni e preoccupazioni. E’ noto infatti, come ci insegnano innumerevoli notizie di cronaca sportiva e giudiziaria (e come ha ben spiegato Raffaele Cantone in un libro eccezionale: “Football Clan”, Rizzoli, 2012), che, salvo qualche lodevole eccezione, nel mondo del football degli anni duemila e soprattutto al di sotto della serie B, un universo del tutto trasversale alla politica ed agli affari, regnano, al posto dei grandi amori e dei fulminei innamoramenti, solo il cinismo e il business. E, allorchè in questi ambienti calcistici si decide di saltare il fosso della legalità, come a volte purtroppo avviene, dilagano anche il riciclaggio di soldi sporchi tramite gli acquisti “usa e getta” di società (acquistate con grandi proclami e poi mollate dopo due o tre anni: abbiamo esempi di tal genere anche in provincia di Macerata), nonchè le mazzette e le marchette con i procuratori, e i soldi veri si fanno con il molto redditizio affare delle partite truccate e delle scommesse legali e soprattutto clandestine.

Insomma, lasciando da parte i cattivi pensieri e tornando alla nostra vicenda e alla rivoluzione avvenuta ai vertici della Maceratese, la cosa migliore da pensare e da sperare (nell’attesa anche di sapere che fine farà il 5 per cento delle quote societarie rimaste in mano a Massimo Paci) è che il buon Spalletta, imprenditore sicuramente abile ed oculato, abbia legittimamente intravisto nell’acquisto della Maceratese un investimento destinato alla lunga a fruttare, giacchè in tal caso i frutti dell’investimento ed i successi sportivi della squadra andranno di pari passo. Allora auguri a tutti, nella speranza di festeggiare in serie B il centenario della Maceratese e, al contempo, nella consapevolezza che il tempo è galantuomo e che le bufale, se tali sono, prima o poi, al massimo entro un paio di anni, vengono a galla.



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