“E’ morto il diritto alla salute”,
manifesti a lutto a San Severino

SANITA' - Sono apparsi in città con ritratto l'ospedale e una scritta. Ad attuare la provocazione sono stati gli organizzatori della manifestazione di sabato prossimo. Alle 16 protesta in piazza del Popolo contro la riforma sanitaria che ha chiuso i reparti di ostetricia-ginecologia e pediatria

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I manifesti

I manifesti

di Monia Orazi

Manifesti funebri per dire che a San Severino è morto il diritto alla salute. Stamattina sono apparsi in città, come gli annunci di lutto, con ritratto l’ospedale e la scritta “24 dicembre 2015, è morto il diritto alla salute, ne dà il triste annuncio la popolazione di San Severino e di tutto l’entroterra maceratese”. Ad attuare la provocazione sono stati gli organizzatori della manifestazione di sabato prossimo 30 aprile, quando alle 16 la città scenderà in piazza del Popolo, per protestare contro la riforma sanitaria che ha chiuso i reparti di ostetricia-ginecologia e pediatria nell’ospedale settempedano. Per preparare l’evento, il comitato delle mamme con il comitato per la difesa dell’ospedale Bartolomeo Eustachio hanno tenuto una serie di riunioni sia a San Severino che nei centri vicini. Interveranno all’evento anche i rappresentanti del tribunale per i diritti del Malato. «Questa manifestazione ha un duplice scopo, sia di ricordare che vogliamo difendere i reparti chiusi, punto nascita e pediatria, per cui è tuttora in piedi il ricorso al Tar – ricorda l’avvocato Marco Massei a nome del comitato settempedano – ma anche per fare presente a tutti che l’ospedale è attivo e ci sono reparti di eccellenza che funzionano, come oculistica, oncologia, ematologia, radiologia, il reparto chirurgico e la stessa ginecologia che mantiene tutte le attività di prima, eccetto il parto, compresa la diagnostica ed i corsi preparto». Il comitato lancia l’appello a partecipare perché l’ospedale di San Severino richiama molta gente da fuori. «Se non teniamo alta l’attenzione si corre il rischio che le persone pensino che l’ospedale non funziona e quindi potrebbero non rivolgersi più qui per le cure – continua Massei – noi non siamo soltanto preoccupati per il punto nascita, che se si potrà recuperare porterà con sé anche il reparto di pediatria, ma ricordiamo che San Severino è l’ospedale di tutto l’entroterra, si incontrano persone dalla zona montana, da Tolentino, Macerata ed altri centri». L’avvocato, vice-presidente del comitato settempedano, chiama tutti ad essere uniti per far sentire la propria voce. «Questa è la battaglia della montagna, come di recente ha detto il presidente della Repubblica Mattarella – continua – i cittadini della montagna devono avere gli stessi diritti di quelli delle città, l’entroterra non può essere sempre penalizzato per l’offerta di servizi, specie per quelli sanitari è inaccettabile che ci siano minori possibilità e minore efficienza rispetto alla costa. Chi nasce qui se ha un infarto deve ricevere le stesse cure di chi è nato in riva al mare e deve avere la stessa qualità ed aspettativa di vita».



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