di Maurizio Verdenelli
Veneto Banca si salva dalla sorte di Banca Marche e pure dal commissariamento. Votando la Spa con una percentuale bulgara degli 11.102 dei soci presenti (oltre 6.000) e rappresentati. Ugual esito (97,37%) per l’aumento di capitale di un miliardo propedeutico per la quotazione in borsa. Che vedrà il valore dell’azione Veneto banca, perdere in caso di recesso, l’81% rispetto alla quotazione di inizio 2015. L’assemblea, durata 6 ore, ha visto il “trionfo” del nuovo ad Cristiano Carrus che ha convinto i soci sulla bontà del nuovo piano industriale. Un progetto denominato “serenissima” che, dopo la lettera di richiamo della vigilanza Bce (9 dicembre) prevede un ritorno all’utile nel 2017 (240 milioni) e la chiusura con il passato con il quale-ha assicurato il presidente Bolla e lo stesso Carrus-si faranno i conti.
Il riferimento alla mala gestio è apparso anche chiaro negli interventi dei soci marchigiani, ex Carifac, pari a 15.000 unità, rispetto agli 88.000 complessivi di Veneto Banca. “Ci pare di vivere ancora una volta il duro momento finale della nostra Cassa, 6 anni fa” ha detto il sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola. Che ha chiesto pure verità e giustizia. In rappresentanza di 11 comuni marchigiani, Ottaviani, presidente della fondazione Carifac ha dichiarato che “si stanno facendo tutti i passi legali affinché chi ha sbagliato paghi”. In effetti la quotazione in borsa rappresenta un altro duro colpo per i risparmiatori Carica, banca acquisita da Veneto banca che aveva rilevato a 0.92 euro contro un precedente valore di 4,40 euro. “I conti sono presto fatti-ha detto il commercialista Ciotti di Ancona-l’azionista ex Carifac ha perso il 96%”.
Il clima però che si è respirato all’ombra della splendida villa palladiana a Volpago del Montello nel trevigiano, è stato di rinnovata forte fiducia e per le magnifiche sorti progressive per un istituto di credito con 6.000 dipendenti. “Salvati” dal piano del nuovo ad Carrus che prevede peraltro di mandare a casa dirigenti ormai nell’occhio del ciclone a cui non si vorrà perdonare nulla circa la scarsa qualità del credito e di quello deteriorato per euro 7,1 miliardi. “Ma io non sono venuto qui a pettinare le Barbie” ha detto bersanianamente Carrus. E l’applauso della sale ipogea da parte dei 6.000 è stato da tifo calcistico.
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I Marchigiani truffati non devono mollare. I loro risparmi non sono stati distrutti, ma semplicemente con manovre indicibili dei dirigenti delle banche coinvolte e con l’aiuto dei famigerati decreti governativi, hanno cambiato padrone. Basta solo andarli a riprenderli.
Manovre da tecnici addetti ai lavori…come sempre il parco buoi nn può fare altro che guardare…