Carilo, prorogato il commissariamento
Morgoni chiede commissione d’inchiesta
sul dissesto di Banca Marche

L'amministrazione straordinaria della Cassa di Risparmio di Loreto proseguirà fino a fine gennaio 2016, il tempo tecnico necessario per arrivare all'aumento di capitale. In dubbio la partecipazione della Fondazione. In Senato arriva la proposta per l'apertura di un'indagine parlamentare sulle cause che hanno portato alle crisi di Banca Marche, Carife, Carichieti e PopEtrutia. Il senatore Pd: "Un sistema in cui le complicità e i silenzi più o meno forti della nostra società hanno portato al disastro". Gianuario (First Cisl) difende i lavoratori e attacca ex vertici e Fondazioni

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Una filiale della Carilo

Una filiale della Carilo

di Marco Ricci

La Banca d’Italia ha prorogato di un mese e mezzo, fino al 31 gennaio del prossimo anno, il commissariamento della Cassa di Risparmio di Loreto, la piccola banca controllata da Banca Marche la cui amministrazione straordinaria scadeva domani. Come avevamo anticipato (leggi l’articolo) la breve proroga indica come a brevissimo l’istituto sarà ricapitalizzato e questo consentirà a Carilo di riprendere la normale attività. L’operazione, a questo punto, dovrebbe chiudersi entro il prossimo gennaio quando verranno ricostituiti gli organi amministrativi e di controllo. L’importo dell’aumento dovrebbe aggirarsi tra i 30 e i 40 milioni di euro. La cassa di risparmio di Loreto era stata posta in amministrazione dal Mef, su richiesta di Via Nazionale, il 17 febbraio del 2014 con Claudio Gorla nominato commissario straordinario. A differenza di quanto accaduto per Banca Marche e Medioleasing, il provvedimento non era stato emanato per gravi irregolarità amministrative quanto per perdite patrimoniali dovute, secondo quanto era trapelato, all’adeguamento delle coperture dei crediti deteriorati ai livelli della capogruppo.  L’aumento di capitale sarà sottoscritto dalla Nuova Banca delle Marche che controlla Carilo per il 78% delle quote, con l’impegno a sottoscrivere l’eventuale inoptato. Non è infatti ancora chiaro se la Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto, socia al 22% della banca, sottoscriverà o meno l’aumento. La Fondazione, come noto, avrebbe preferito l’esternalizzazione di Carilo dal gruppo BM, poco disposta a legare i destini del gioiellino a quelli della capogruppo. A bilancio 2012, lo ricordiamo, Carilo aveva circa 630 milioni di impieghi con crediti deteriorati pari a poco meno dell’11 per cento e un capitale appena inferiore ai 60 milioni di euro.

Il senatore Pd, Mario Morgoni

Il senatore Pd, Mario Morgoni

COMMISSIONE D’INCHIESTA – Quattordici senatori, tra cui il maceratese Mario Morgoni, hanno firmato una  proposta per istituire in Senato una commissione che possa indagare sulle cause che hanno portato ai dissesti di Banca Marche, Carichieti, Banca Popolare dell’Etruria e Cariferrara. La proposta prevede la nomina di venti senatori ripartiti tra i diversi gruppi e l’assegnazione alla commissione dei poteri dell’autorità giudiziaria, con l’obiettivo di pervenire a una relazione finale al massimo entro due anni dall’istituzione. Negli scopi dell’indagine sia le modalità con cui è stata effettuata la vigilanza sui quattro istituti, sia le eventuali responsabilità in capo agli ex vertici delle banche, oltre all’efficacia delle norme che disciplinano gli interventi di vigilanza e la prevenzione dei dissesti bancari.

“E’ chiaro che esiste alcun trionfalismo su quanto accaduto – ci ha spiegato il senatore Pd Mario Morgoni – perché oggi dobbiamo contare le perdite dovute ai dissesti, qualcosa che lascia strascichi, amarezza e danni sul territorio. Il governo con il suo decreto legge ha certificato una situazione inevitabile, non per i plutocrati o la finanza mondiale ma una banca che, al di là dei fatti gravissimo recenti, è stata un motore per il territorio”. Venendo agli obbiettivi, secondo Mario Morgoni una commissione d’inchiesta può fornire elementi sia chiarire i profili di responsabilità che per dare risposte ai risparmiatori truffati i quali, dal lavoro della commissione, potrebbero reperire strumenti “per rivalersi contro i responsabili”. Venendo alla specificità di Banca Marche, anche secondo Morgoni la Vigilanza di Banca d’Italia ha segnalato più volte agli amministrazioni i punti di criticità emersi durante numerose ispezione.  “Quello che preoccupa di più – ha affermato il senatore Pd – è come davanti a situazioni anomale ci sia stata passività, come al compito dettato non abbia corrisposto una risposta. A mio parere c’è stato un sistema che ha riguardato non solo i livelli apicali. Quel che di raccapricciante  è avvenuto non si spiega se non con un sistema. Le complicità, i silenzi più o meno forti della nostra società hanno portato al disastro. Il nostro scopo – ha concluso Morgoni  – è mettere in una luce più nitida come si possono realizzare queste situazione vorremmo che il lavoro della commissione sia un’utile strumento per il governo e per andare verso un sistema legislativo che prevenga queste follie”.

Il segretario regionale della First-Cisl, Giovanni Gianuario

Il segretario regionale della First-Cisl, Giovanni Gianuario

FIRST CISL CONTRO EX VERTICI E COMMISSARI – Molto duro l’intervento di Giovanni Gianuario, segretario della First Cisl, sulle cause e la gestione del dissesto. Dopo aver ricordato come i lavoratori siano vittime di quanto accaduto – con l’80% di loro che avevano oltretutto investito in azioni Banca Marche – davanti al “tiro al piccione” aperto contro i dipendenti dell’istituto, Gianuario ha voluto mettere dei paletti sul versante delle responsabilità. ” Così come i colleghi degli altri istituti, i dipendenti di Banca Marche sono vittime di un’allegra gestione fatta da personaggi, talvolta persino indicati dalla politica. All’ex direttore Bianconi, oggi additato come principale responsabile di tale grave situazione, andrebbero accomunati anche i vari presidenti, i loro vice, e i consiglieri di Banca Marche che lo hanno dapprima scelto e poi lasciato libero di procedere alla distruzione di quel gioiello di cui le Marche potevano vantarsi. Non meno responsabili – prosegue il segretario regionale -sono le Fondazioni di Jesi, Pesaro, Macerata e Fano, proprietarie della banca e poco attente alla gestione del loro patrimonio. Il management aziendale, i dirigenti di più alto grado che collaboravano con Bianconi, solo ora prendono le distanze. Se non si sono accorti della qualità della gestione è grave, ma se hanno taciuto è anche peggio”.

Gianuario ha poi criticato, con un passaggio piuttosto duro la gestione commissariale dell’istituto, commissariamento che – va ricordato – ha in ogni caso evitato la liquidazione coatta amministrativa della vecchia Banca Marche. “Purtroppo nel terzo millennio il populismo colpisce spesso l’innocente – scrive il segretario – in questo caso i bancari stando rispondendo in prima persona  per chi li ha gestiti male ed anche per chi aveva la responsabilità di vigilare, a partire dalla Banca d’Italia, che  ha vigilato male. Va sottolineato inoltre l’inutilità della nomina dei due commissari da parte della Banca d’Italia illudendo così la clientela ed i lavoratori su un possibile salvataggio di Banca Marche, che nei fatti non c’è stato”.



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