di Marco Ricci
E’ stato inevitabile che a margine della presentazione del ventiduesimo rapporto di Confindustria (leggi l’articolo) si parlasse di Banca Marche e del piano di salvataggio e rilancio portato avanti dai commissari alla guida dell’istituto. «Si sta lavorando», ha sorriso il direttore della filiale della Banca d’Italia di Ancona, Giovanni Magri Alunni, mentre il governatore Gian Mario Spacca ha confermato una serie di incontri “a diversi livelli” con Fonspa, l’istituto che dovrebbe guidare l’operazione di rilancio dell’istituto bancario. “Ora però bisogna chiudere in fretta”, ha concluso il governatore.
«Nessun commissariamento è mai durato meno di due anni – ha dichiarato il dg di Banca Marche, Luciano Goffi – I tempi sono quelli che sono e lasciateci il tempo necessario». Goffi ha poi confermato come la soluzione che prevede il Fondo Interbancario e Fonspa come base del progetto messo in campo dai commissari sia quella su cui si sta lavorando. Non è un mistero di come sia la ricerca del partner industriale il prossimo passaggio, un passaggio non ancora concluso. Il direttore generale si è anche lasciato andare a due battute sullo stato della banca. «La raccolta sta andando bene, nel 2014 abbiamo erogato nuovo credito per 270 milioni di euro alle famiglie e alle imprese, cercando di non far sentire al territorio il nostro momento particolare. E’ chiaro – ha spiegato Goffi – che adesso che il mercato offre segnali di ripresa bisogna rimettersi in forma per fare bene la nostra parte. Siamo ancora la banca che eroga nelle Marche il 25% dei prestiti servendo oltre 50.000 imprese. Non possiamo che ringraziare gli imprenditori per non aver perso la fiducia nella nostra banca ma di confermarci ancora come la banca del territorio».
Il mondo del credito, come ha spiegato poi Goffi durante la presentazione della giornata di studi, non può non fare i conti con uno scenario mutato nel corso degli anni e che richiede nuovi sforzi sia alle banche che alle imprese. «Le banche hanno molta liquidità anche grazie ai flussi provenienti dalla Bce, ma il problema sono i patrimoni consumati anche dagli anni di crisi per via dell’appesantimento dei portafogli deteriorati. Ora – ha detto pensando al futuro – non bisogna più ragionare su ciò che è stato, sul credit crunch, ma concentrarsi sul futuro». Per Goffi una delle sfide è agevolare il credito di quella “zona grigia” di imprese che potrebbero uscire dalla difficoltà ma che non sono così competitive come le realtà migliori. «Bisogna lavorare – ha detto Luciano Goffi – su quel tipo di aziende che alle banche richiedono un maggiore sforzo patrimoniale perché meno solide di altre. Una soluzione sarebbe quella di ricorrere di più al Fondo Centrale di Garanzia e ai Confidi i quali, in un prossimo futuro, dovranno diventare sempre più forti»
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati