Indagato a Ferrara Giuseppe Grassano,
ex consigliere di Banca Marche

I magistrati emiliani hanno aperto un fascicolo sulla vendita nel 2010 della Banca di Treviso da parte di Carife di cui Grassano era dg. Coinvolto dall'inchiesta anche l'ex direttore della Popolare di Marostica. Rimonta la polemica sulle perdite dell'istituto marchigiano
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L'ex consigliere di amministrazione, Giuseppe Grassano

L’ex consigliere di amministrazione, Giuseppe Grassano

di Marco Ricci

E’ stato iscritto nel registro degli indagati, da parte della Procura di Ferrara, l’ex consigliere di amministrazione di Banca Marche, Giuseppe Grassano. L’inchiesta cerca di fare luce sulla vendita nel 2010 del pacchetto di controllo della Banca di Treviso da parte della Cassa di Risparmio di Ferrara di cui Grassano, all’epoca dei fatti, era direttore generale. Ad acquisire l’istituto di Treviso fu la Banca Popolare di Marostica la quale, successivamente, valutò troppo elevato il prezzo pagato pari a circa 38 milioni di euro. La Bpm  vide infine accolte le proprie tesi da parte del Tribunale di Milano il quale, lo scorso anno, stabilì un risarcimento di 10 milioni di euro da parte di Carife. Grassano e l’allora dg della Popolare di Marostica, Gianfranco Gasparotto, risultano indagati dai magistrati di Ferrara per truffa, mentre in un secondo fascicolo, aperto questa volta dalla Procura di Vicenza, compare solo Gasparotto.

La vicenda giudiziaria in cui è incorso Grassano è subito rimbalzata nelle Marche. L’ex consigliere di amministrazione – nominato in Cda nell’aprile del 2012 su indicazione di Fondazione Carima e poi dimessosi a metà del 2013 –  è stato, insieme a Francesco Maria Cesarini, l’altro consigliere di nomina Macerata a non approvare nel 2012 l’ultima semestrale di Banca Marche chiusa in attivo. L’anno si concluse poi con un bilancio consolidato contenente oltre mezzo miliardo di euro di perdite, mentre Luciano Goffi, l’attuale dg che aveva nel frattempo preso il posto di Massimo Bianconi, stava operando una nuova valutazione del portafoglio crediti.

Riemerge dunque, anche a partire dalla vicenda di Ferrara che nulla ha a che fare con l’istituto marchigiano, la mai completamente sopita polemica sull’origine della perdita miliardaria che Banca Marche ha accumulato in meno di due anni, questo sebbene la magistratura di Ancona abbia ipotizzato, nel fascicolo aperto sulle cause del dissesto e in cui compaiono i nomi di 37 indagati, centinaia di milioni di euro di perdite occultate dai bilanci. Anche la Banca d’Italia, nei verbali che hanno accompagnato l’emissione di oltre 4 milioni di euro di sanzioni nei confronti degli ex vertici dell’istituto, ha sottolineato la precedente “notevole sottostima del rischio di credito” e come, ad esempio, undici tra le prime venti posizioni creditizie maggiori presentassero “evidenti sintomi di anomalia”. Nonostante la Vigilanza abbia inoltre definito “inconsistenti” le tesi che hanno addossato alla nuova valutazione creditizia operata dall’attuale dirigenza le perdite registrate da Banca Marche, sotto la brace brucia ancora la polemica sull’entità delle rettifiche e su come è stata condotta una crisi che, in ogni caso, sembra doversi risolvere a breve.

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