di Marco Ricci
Continuano a volatilizzarsi i patrimoni delle Fondazioni azioniste di Banca Marche, dopo le precedenti svalutazioni delle loro partecipazioni nell’istituto di credito le quali, nel complesso, erano già costate ai bilanci qualcosa come 189 milioni di euro. Ad eccezione presumibilmente di Fano, le consorelle di Pesaro, Macerata e Jesi, sia avviano infatti, con la chiusura dei bilanci 2014, a svalutare nuovamente i loro portafogli di azioni Banca Marche, andando così a registrare, dall’inizio della crisi della banca conferitaria, perdite dell’ordine dei 300 milioni di euro complessivi. Per avere un valore più preciso co sarà da attendere l’approvazione definitiva dei nuovi bilanci prevista per il mese di aprile. Dalle indicazioni che trapelano, la Fondazione Carisj e la Fondazione Carima saranno quelle che andranno a redigere i propri bilanci utilizzando i valori più prudenziali dell’azione Banca Marche, titolo la cui contrattazione è stata sospesa dai commissari Feliziani e Terrinoni nell’agosto scorso, quando aveva raggiunto il valore di 0,219. Anche Pesaro, da quanto si apprende, sarebbe intenzionata a svalutare, lasciando però l’azione a un valore più alto rispetto a quanto ipotizzato dalle due consorelle. Solo Fano dovrebbe lasciare immutata l’entità patrimoniale del proprio portafoglio Banca Marche rispetto a quanto iscritto a bilancio 2013, quando la Fondazione registrò una perdita secca di 24.5 milioni di euro.
Venendo ai singoli enti, La Fondazione Carima, la prima delle quattro consorelle a ridurre il valore della propria partecipazione in Banca Marche già nel 2012, lo scorso anno aveva ulteriormente diminuito il valore dell’azione BM fino a 0.43 euro, andando così a registrare nel biennio una perdita complessiva di patrimonio pari a circa 72 milioni di euro. Per il 2014 la Fondazione sarebbe intenzionata ad abbassare il valore delle azioni fino a 0.219 euro ciascuna, il livello dell’ultima contrattazione del titolo Banca Marche prima della sospensione degli scambi. Questa svalutazione del titolo corrisponderebbe ad una nuova contrazione del patrimonio della Fondazione Carima di circa 62 milioni di euro, facendo lievitare a 134 milioni di euro la perdita complessiva registrata negli ultimi tre anni.
Anche a Jesi non si andrà per il sottile, con una nuova cospicua svalutazione di quelle 137 milioni di azioni BM che valgono alla Fondazione il 10.78% del capitale sociale dell’istituto. Dopo aver messo in conto già nel 2013 una perdita di patrimonio di circa 18 milioni di euro, nel 2014 la Fondazione ritoccherà ulteriormente al ribasso il valore delle azioni BM in portafoglio, passando dallo 0.43 euro per azione del 2013 a, orientativamente, 0.26 euro, ossia a quanto il titolo Banca Marche era stato scambiato durante l’asta precedente la messa in gestione provvisoria dell’istituto da parte del Mef. L’intenzione di attestarsi sui livelli dell’agosto 2013, al momento dell’ultima semestrale resa in parte pubblica, deriva presumibilmente dalla mancanza di nuove informazioni sullo stato della banca. Mantenendo questo indirizzo fino all’approvazione definitiva del bilancio, nel 2014 la perdita di patrimonio della Fondazione Carisj sarà più o meno di 23 milioni di euro, per un totale di 41 milioni di euro dall’inizio della crisi di Banca Marche.
Fondazione Pesaro, che al pari di Macerata possiede il 22.51% del capitale sociale della banca conferitaria, sembra anch’essa intenzionata a svalutare il proprio portafoglio dopo un 2013 in cui l’istituzione pesarese aveva portato il valore dell’azione a 0.49 euro, andando a registrare una perdita patrimoniale di circa 70 milioni di euro dall’inizio della crisi. Per il 2014, l’istituzione guidata da Gianfranco Sabbatini dovrebbe utilizzare un valore dell’azione BM più alto rispetto a quanto calcolato a Jesi e a Macerata. Se il nuovo valore, in ogni caso, si attestasse intorno a 0.35 euro, per la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro i milioni andati in fumo nel 2014 sarebbero una quarantina, per un totale di circa 100 milioni di patrimonio perso in due anni.
Le Fondazioni dunque hanno preso coscienza, adeguando il valore delle loro partecipazioni, alla gravità della crisi che si è abbattuta su Banca Marche. Se la perdita complessiva di patrimonio sarà, dopo le nuove svalutazioni messe a bilancio nel 2014, di circa 300 milioni di euro rispetto agli anni antecedenti la crisi della conferitaria, è molto probabile che non sia finita qui. Considerando semplicemente il valore delle azioni all’ultimo scambio, la cifra sarebbe infatti ancora più alta. A tutto questo, ovviamente, vanno aggiunte le perdite registrate dagli oltre 40mila piccoli azionisti di Banca Marche i quali detengono oltre il 30% del capitale sociale dell’istituto di credito. Perdite, anche in questo caso, dell’ordine delle centinaia di milioni di euro.
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Tutto ciò’ nasce da una intuizione geniale di un presidente di una fondazione,cosi’ geniale da essere seguita dagli altri illuminati presidenti,ovvero di non vendere a caro prezzo ed al maggior offerente banca Marche e lasciarla gestire da un pool di dementi incapaci da loro nominati gestiti a loro piacimento dalla banda dei licenziati che oggi chiedono anche i risarcimenti danni( non contenti evidentemente di quelli già’ provocati).Altro che massoneria,qui ci vuole la neuro deliri.Stiano tranquille le fondazioni,tanto i soldi sperperati non sono i loro,ma della collettività’ è in futuro,se mai ci sarà’ per la nostra banca del territorio,avendo azzerato il patrimonio,potranno mandare i loro presidenti ad inaugurare qualche sagra della quaglia o presenziare a qualche compleanno con foto annesse.I loro volti e le loro gesta rimarranno indelebili nei nostri ricordi.RIP
Sempre che a detta di Spacca, e di tanti altri considerati autorevoli, esistevano cordate, andava tutto bene.
Pretendere la verità, questi almeno sarebbe dovuto.
Azioni azzardate, probabili 800/1000 licenziamenti Etc etc.
Ma mi raccomando rimandiamo gli stessi a governarci ed accettiamo cariche ai vertici di banche ed istituzioni di nominati.