Futuro di Banca Marche,
Fondazione Cariverona valuta il dossier

LE IPOTESI - L'ente scaligero non commenta ma ha in esame l'opzione su BM. Le nuove regole nazionali stanno dando il via a una serie di fusioni da cui potrebbe scaturire la soluzione per l'istituto marchigiano tramine il Banco Popolare. A ottobre termina il secondo anno di commissariamento, una volta individuato il piano di salvataggio, il ministero potrebbe prorogare l'amministrazione straordinaria di 2 mesi in 2 mesi

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Il quartier generale della Banca delle Marche a Jesi

Il quartier generale della Banca delle Marche a Jesi

di Marco Ricci

Il dossier Banca Marche è sul tavolo della Fondazione Cariverona. Sebbene la posizione ufficiale dell’ente scaligero, da noi interpellato, resti ancora oggi sul “no comment” di alcuni mesi fa, l’opzione di intervenire, direttamente o meno, nel capitale dell’istituto marchigiano è invece in via di valutazione. Si sarebbe dunque andati un poco più in là di quel possibile interessamento di cui aveva parlato Paolo Biasi, il presidente della Fondazione, nel dicembre scorso. Terminato ormai il primo trimestre dell’anno, periodo entro cui Fonspa avrebbe voluto presentare la propria soluzione per Banca Marche, l’uscita dalla crisi non dovrebbe più passare per un’operazione esclusivamente finanziaria ma, dopo lo stop della Banca d’Italia a questo tipo di prospettiva, per un’operazione di carattere industriale, con la presenza di un importante partner bancario. L’approvazione da parte del governo della nuova legge sulle popolari, con la loro trasformazione in Spa, ma anche le nuove regole sulle Fondazioni di origine bancaria che in tre anni dovranno ridurre al 33% il loro patrimonio investito nelle banche conferitarie, ha intanto cambiato completamente il quadro di riferimento nazionale. Se sul tavolo ci sarà una maggiore liquidità dovuta alle partecipazioni che verranno dismesse delle Fondazioni, nel breve periodo scatteranno tutta una serie di acquisizioni e fusioni da cui potrebbe scaturire la soluzione per l’istituto marchigiano il quale, in questo nuovo contesto, ben difficilmente, può permettersi il lusso di rimanere un istituto di taglia media in un mondo di giganti.

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Logo di Cariverona

Nel nuovo quadro normativo la Fondazione Cariverona si vede costretta a ridurre la propria partecipazione in Unicredit di cui detiene oltre il 3%. Se appare poco probabile un possibile ingresso diretto dell’ente veronese nel capitale dell’istituto, almeno per il diktat di Bankitalia di far entrare nell’operazione una banca, non è da escludere che la Fondazione veneta possa prima intervenire in Banco Popolare con il Banco che, in un secondo momento, andrebbe magari ad acquisire il controllo di Banca Marche. Banco Popolare, da parte sua, rimane anche oggi ufficialmente fermo a quanto dichiarato un mese fa, cioè una posizione che escludeva un interessamento su Banca Marche. Dal punto di vista industriale, però, l’operazione avrebbe il suo senso. Presente in tutta l’Italia del nord fino all’Emilia Romagna, al Lazio e alla Toscana e in buona parte del meridione, Banco Popolare non ha una presenza significativa in regione dove, al contrario, sono concentrati gli sportelli di Banca Marche.

Se l’opzione Fondazione Cariverona-Banco Popolare resta ancora oggi un’ipotesi, è sempre più probabile che la chiusura di quello che resta uno dei dossier più spinosi sul tavolo della Vigilanza avverrà proprio con il Risiko! delle Popolari, con i tempi del salvataggio che si sono allungati rispetto a quanto previsto inizialmente sia dai commissari che dalla stessa Fonspa. Punto fermo, in ogni caso, il termine nel prossimo ottobre del secondo anno di commissariamento, limite inderogabile per individuare la soluzione. Se viene da escludere un’opzione diversa dal salvataggio – se non altro, cinicamente, per i costi miliardari che avrebbe per il sistema bancario nazionale ma anche per i buoni risultati commerciali ottenuti dalla banca nell’ultimo anno – il ministero dell’Economia, una volta individuata la via d’uscita, potrà prorogare di due mesi in due mesi l’amministrazione straordinaria di Banca Marche, questo per il tempo necessario a mettere in atto quei passaggi tecnici necessari alla chiusura del dossier. Un caso del genere, di recente, si è avuto per banca Tercas.

Con i tempi allungati, o forse proprio per questo motivo, e dopo lo stand-by in attesa della soluzione Fonspa, Banca Marche non sembra più restare con le mani in mano. Dopo la ridefinizione del mese scorso della piattaforma integrativa per i dipendenti del gruppo, l’istituto ha di recente stipulato un accordo commerciale con Alba Leasing, la società di leasing partecipata dalle popolari e che vede Bper e Banco Popolare tra i suoi maggiori azionisti. Medioleasing, data anche la scarsa possibilità di erogare importanti finanziamenti, al momento si starebbe infatti limitando a gestire i contratti in essere. E’ chiaro comunque che nel medio termine il gruppo Banca Marche avrà necessità di investimenti e di una ristrutturazione più incisiva, non solo in termini di sportelli ma anche di tecnologie. Tutto questo, però, sarà possibile quando si sarà individuato quel partner industriale di cui tutti sono in attesa.

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