di Marco Ricci
Il dossier Banca Marche è sul tavolo della Fondazione Cariverona. Sebbene la posizione ufficiale dell’ente scaligero, da noi interpellato, resti ancora oggi sul “no comment” di alcuni mesi fa, l’opzione di intervenire, direttamente o meno, nel capitale dell’istituto marchigiano è invece in via di valutazione. Si sarebbe dunque andati un poco più in là di quel possibile interessamento di cui aveva parlato Paolo Biasi, il presidente della Fondazione, nel dicembre scorso. Terminato ormai il primo trimestre dell’anno, periodo entro cui Fonspa avrebbe voluto presentare la propria soluzione per Banca Marche, l’uscita dalla crisi non dovrebbe più passare per un’operazione esclusivamente finanziaria ma, dopo lo stop della Banca d’Italia a questo tipo di prospettiva, per un’operazione di carattere industriale, con la presenza di un importante partner bancario. L’approvazione da parte del governo della nuova legge sulle popolari, con la loro trasformazione in Spa, ma anche le nuove regole sulle Fondazioni di origine bancaria che in tre anni dovranno ridurre al 33% il loro patrimonio investito nelle banche conferitarie, ha intanto cambiato completamente il quadro di riferimento nazionale. Se sul tavolo ci sarà una maggiore liquidità dovuta alle partecipazioni che verranno dismesse delle Fondazioni, nel breve periodo scatteranno tutta una serie di acquisizioni e fusioni da cui potrebbe scaturire la soluzione per l’istituto marchigiano il quale, in questo nuovo contesto, ben difficilmente, può permettersi il lusso di rimanere un istituto di taglia media in un mondo di giganti.
Nel nuovo quadro normativo la Fondazione Cariverona si vede costretta a ridurre la propria partecipazione in Unicredit di cui detiene oltre il 3%. Se appare poco probabile un possibile ingresso diretto dell’ente veronese nel capitale dell’istituto, almeno per il diktat di Bankitalia di far entrare nell’operazione una banca, non è da escludere che la Fondazione veneta possa prima intervenire in Banco Popolare con il Banco che, in un secondo momento, andrebbe magari ad acquisire il controllo di Banca Marche. Banco Popolare, da parte sua, rimane anche oggi ufficialmente fermo a quanto dichiarato un mese fa, cioè una posizione che escludeva un interessamento su Banca Marche. Dal punto di vista industriale, però, l’operazione avrebbe il suo senso. Presente in tutta l’Italia del nord fino all’Emilia Romagna, al Lazio e alla Toscana e in buona parte del meridione, Banco Popolare non ha una presenza significativa in regione dove, al contrario, sono concentrati gli sportelli di Banca Marche.
Se l’opzione Fondazione Cariverona-Banco Popolare resta ancora oggi un’ipotesi, è sempre più probabile che la chiusura di quello che resta uno dei dossier più spinosi sul tavolo della Vigilanza avverrà proprio con il Risiko! delle Popolari, con i tempi del salvataggio che si sono allungati rispetto a quanto previsto inizialmente sia dai commissari che dalla stessa Fonspa. Punto fermo, in ogni caso, il termine nel prossimo ottobre del secondo anno di commissariamento, limite inderogabile per individuare la soluzione. Se viene da escludere un’opzione diversa dal salvataggio – se non altro, cinicamente, per i costi miliardari che avrebbe per il sistema bancario nazionale ma anche per i buoni risultati commerciali ottenuti dalla banca nell’ultimo anno – il ministero dell’Economia, una volta individuata la via d’uscita, potrà prorogare di due mesi in due mesi l’amministrazione straordinaria di Banca Marche, questo per il tempo necessario a mettere in atto quei passaggi tecnici necessari alla chiusura del dossier. Un caso del genere, di recente, si è avuto per banca Tercas.
Con i tempi allungati, o forse proprio per questo motivo, e dopo lo stand-by in attesa della soluzione Fonspa, Banca Marche non sembra più restare con le mani in mano. Dopo la ridefinizione del mese scorso della piattaforma integrativa per i dipendenti del gruppo, l’istituto ha di recente stipulato un accordo commerciale con Alba Leasing, la società di leasing partecipata dalle popolari e che vede Bper e Banco Popolare tra i suoi maggiori azionisti. Medioleasing, data anche la scarsa possibilità di erogare importanti finanziamenti, al momento si starebbe infatti limitando a gestire i contratti in essere. E’ chiaro comunque che nel medio termine il gruppo Banca Marche avrà necessità di investimenti e di una ristrutturazione più incisiva, non solo in termini di sportelli ma anche di tecnologie. Tutto questo, però, sarà possibile quando si sarà individuato quel partner industriale di cui tutti sono in attesa.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
in medicina si chiama accanimento terapeutico,banca marche come il caso di Eluana,dove nessuno aveva il coraggio di staccare la spina.Parlo da azionista( e vado contro i miei interessi) e da cliente trentennale di quello che resta di banca marche( ovvero filiali deserte,dipendenti in ferie o demotivati,operativita’ prossima allo zero e per usare un eufemismo…schizofrenica).Cosi’ banca marche non ha ragione di esistere,se c’e’ qualcuno seriamente interessato a prendersela( con buona pace di sindacati,slogan su autonomia,indipedenza ed altre amenita’),metterci soldi ed energie e competenze bene,altrimenti che senso ha continuare questa agonia lenta ed inesorabile?Ora sembrerebbe che si ricomincia tutto daccapo,ma quanto ancora bmarche puo’ sopravvivere a questo cancro maligno che l’ha colpita?Leggete il libro di Mario Giordano I PESCICANI,sapete chi e’ il primo della lista?Il nostro Bianconi.Leggete come viene descritto lui ,il suo operato e quello dei suoi collaboratori,leggete come e’ stata distrutta questa banca con la silente complicita’ di sindacati,fondazioni,politici che oggi fanno finta di litigare tra loro ed abbaiano alla luna.Questa storia fa schifo da come e’ iniziata,come si e’ evoluta e schifosa sembra essere la sua fine
peccato vedere una banca ridotta cosi male per colpa delle fondazioni , ha ragione ganzetti l’azione di responsabilit’a va fatta anche contro le fondazioni, oltre a chi la gestita………………………….tutti dentro !!! come il film di alberto sordi!!
Cariverona con la quale una ventina di anni fa la fusione era praticamente fatta, poi andata in fumo grazie a qualche maceratese buontempone.
il maceratese buontempone ha cliccato; visti i risultati della Cassa Risparmio di Macerata dopo quella vicenda il pollice rosso glielo metterei anche io, ma non sul commento.
Orfeo Negro@, anche nel 2007 la fusione di banca marche con intesa o credite agricole era cosa fatta e per colpa di un altro buontempone,assecondato da altri buontemponi banca marche,gestita da…buontemponi,nominati da buontemponi ha fatto la fine che ha fatto.Clienti,dipendenti,azionisti ringraziano,era difficile fare peggio di cosi’,ma i buontemponi sono riusciti a superarsi.Speriamo solo che gli austeri commissari,che sono stati chiamati a sostituire gli allegri buontemponi riescano a fare qualcosa di meglio e meno schifoso.A proposito,qualcuno ha letto che cosa e’ successo alla banca popolare di spoleto?Commissariamento immotivato,aumento di capitale non necessario,potrebbe partire la prima class action degli azionisti contro banca d’italia e ministero dell’economia che hanno consentito alla banca di Desio di ingurgitare gratis la Spoleto.Leggere articolo del sole 24 ore per credere.Forse e’ iniziata una nuova era dove anche banca d’italia non puo’ fare piu’ il bello ed il cattivo tempo,arrivando tra l’altro sempre e regolarmente a buoi scappati?Attenzione…….ed occhi vigili…e tolleranza zero a nuove porcherie
ERRATA CORRIGE: L’articolo COSI’ E’ SPARITA LA BANCA POPOLARE DI SPOLETO AZZERATA DA BANKITALIA,PM E COOP non e’ del sole 24 ore ma de IL GIORNALE del 25/03/15 a firma del giornalista economico Stefano Zurlo.E’ incredibile quello che scrive e ad oggi non ci sono state smentite,rettifiche o querele al riguardo.
Il cambiamento delle popolari e’ solo stato certificato, perche’ da 40 anni operano come normalissimi istituti di credito e tutte fanno gia’ parte di enormi gruppi bancari. Sentire parlamentari della repubblica strepitare perche’ non ci saranno piu le banche del territorio, fa solo girar le scatole. E’ il solito sciacallaggio (o gioco delle parti) fatto sull’ignoranza dei cittadini (o spesso sono ignoranti loro stessi).
Avevo sempre giudicato insolita e temporanea la soluzione Fonspa.
Oggi la legge sul riordino delle partecipazioni delle Fondazioni e quella sulla trasformazione in spa delle maggiori Banche Popolari consentono a BI di fare in tutto o in parte dietro front.
Ciò che mi stupisce sono però i lunghi tempi necessari per trovare la giusta soluzione.
BM non è così brillante sul mercato come i commissari la descrivono.
Si limita a difendere con i denti la raccolta diretta a costo di pagarla ca 1 punto più della concorrenza, si limita a gestire i migliori affidamenti guardandosi bene dal valutarne,di nuovi, se non in rare eccezioni.
In questa situazione, in mancanza di dati sul.bilancio oramai da quasi 2 anni, l’unica soluzione che vedo è un drastico ridimensionamento della banca in regione. spero di sbagliare.