“Messaggero” di lotta e di cultura

La redazione maceratese in Galleria del Commercio ha chiuso dopo più di cinquant'anni, prosegue la pubblicazione della cronaca

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Pietro Baldoni e Maurizio Verdenelli nell’aula del consiglio comunale di Macerata

 

di Maurizio Verdenelli

“Per Tulli, al Messaggero. Presto!”. Firmato: F.T. Marinetti. Me lo fece vedere come una laicissima ‘reliquia’ quel foglietto, il grande Wladimiro. “Vedi, anch’io dopo la guerra sono stato corrispondente del ‘nostro’ giornale da Macerata. E Filippo Tommaso Marinetti, padre del Futurismo. arrivato un giorno in città, non trovandomi nel mio ufficetto nel centro storico, mi lasciò nella cassetta postale questo messaggio”.
Sin dagli esordi maceratesi, dunque nel suo dna, c’è stata per “Il Messaggero” una vocazione per la cultura. Ribadita dall’erede di Tulli, uno dei massimi storici dell’arte in Italia, Armando Ginesi. Il fotografo (a 17.000 lire al mese) era Pietro ‘Briscoletta’ Baldoni. Nasceva con lui, e con Alfonso ‘Fofo’ Gentili il primo fotoreporter marchigiano. La storia della prima redazione giornalistica cittadina assumeva così i ritmi della cronaca quotidiana, resi ancora più veloci dall’incalzare della concorrenza. Prima il bolognese “Il resto del Carlino”, poi “Il Corriere Adriatico” che negli anni 80 aprì la sua redazione con Orazi e Trapanese.
Sono stati anni formidabili quelli vissuti dal giornale romano attraverso le varie redazioni (le ultime: in piazza Battisti e quindi in Galleria del Commercio). Anni che hanno visto nascere una classe giornalistica, dove le donne hanno prevalso sugli uomini, ad innervare la professione a livello marchigiano e nazionale.

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La responsabile dell’ufficio di pubblicità, Paola Barbetti (Ansa), Luigi Avi, Maurizio Verdenelli, Elisabetta Mascellani, Ermanno Calzolaio, Emanuela Fiorentino, Giuseppe Pioli, Piero Ciarapica, Giancarlo Pantanetti, Domenico Bartolini, Dario Gattafoni

A quest’ultimo livello appartengono senz’altro Maria Grazia Capulli (conduttrice Tg2), Emanuela Fiorentino (capo dell’ufficio romano di ‘Panorama’), Maria Laura Trovellesi (ufficio stampa del Senato), la compianta Antonella Scuterini (staff del Presidente Ciampi), Franco Pallotta, commediografo ed addetto stampa a Roma. A livello marchigiano cito i colleghi Sandro Stacchietti, Dario Gattafoni, presidente dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche, Paola Pagnanelli (Il Resto del Carlino), Luca Patrassi (Corriere Adriatico), Paola Barbetti (Ansa), Simona Marini (pierre di importanti rassegne culturali e musicali), Andrea Angeli (inviato Onu), Fulvio Fulvi, Asterio Tubaldi, Elisabetta De Luca, Eloisa Bartomioli, Francesca Benadduci, Paola Olmi, Elisabetta Mascellani, Andrea Barchiesi, Lucia Mosca, Rossella Pigliapoco, Maria Stefania Gelsomini, Pietro Pistelli, massimo storico marchigiano di Garibaldi, Lucio Cristino, Patrizia Baldini, Giuseppe Bommarito, Maria Cristina Ruscitto, Ennio Ercoli (direttore di Millepaesi, periodico ‘storico’ di Civitanova Marche e Mauro Valentini, ricercatore di storia locale, già presidente del celebre gruppo folk ‘Li Pistacoppi’..
Ci sono stati inoltre due illustri collaboratori seppure in incognito che firmarono le rispettive rubriche (entrambe di successo) con pseudonimi, oggi si direbbe nickname. Ed allora, a distanza di anni, sveliamo il mistero -ormai caduto in prescrizione- dicendo che Assessor (sulla scia di Minister che in quel periodo firmava una rubrica analoga dal Palazzo romano su L’Espresso) era Bruno Mandrelloi mentre Bancarius era Ugo mancioli, da anni ormai non più a Macerata.
Nello sport il primo ricordo va a lui: Alberto Girolami, grande penna e grande cuore per tanti anni firma di una rubrica cult sulla Maceratese: Helvia Ricino. Alberto non c’è più, ma all’Helvia Recina a lui è stata dedicata la tribuna stampa. Poi citazione d’obbligo per Enrico Scoppa, Maurizio Capezzani (ex sindaco di Montecosaro), Angelo Ubaldi, Luca Muscolini, Piero Bizzarri (da Pioraco), Andrea Cesca e Gianluca Pascucci. Gianfilippo Centanni, altro grande specialista di sport: era da anni una firma nota quando iniziò a collaborare con Il Messaggero prima di passare definitivamente al ‘Carlino’. Marisa Gervasi, da parte sua, iniziò a Macerata la ‘pratica’ prima di approdare alle redazioni laziali del quotidiano romano. Così come Giuseppe Pioli che divideva la sua giornata tra l’insegnamento alla scuola media di Corridonia e il lavoro di redattore part time al ‘Messaggero’. Mentre anello di congiunzione di varie ere redazionali (da Luigi Zizzari a Giampiero Cavalli ed Enzo Paolini) è stato il ‘vice’ Giancarlo Pantanetti.

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Da sx: Guido Garufi, Giuseppe Pioli, Fulvio Fulvi, Piero Ciarapica, Luigi Avi, Pietro Baldoni, Giancarlo Pantanetti, Maurizio Verdenelli

Ci sono poi stati colleghi che hanno diviso la passione della scrittura con quella della politica. I loro nomi: l’on. Mario Cavallaro, il sen. Luciano Magnalbò e l’attuale sindaco di Recanati, Francesco Fiordomo. Non dimentico inoltre il carissimo prof. Ermanno Calzolaio, critico musicale bravo come pochi, da qualche anno direttore del Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Poi lo storico Libero Paci, Guido Garufi (che collezionò in un libro alcune sue collaborazioni al giornale), Hermas Evio Ercoli direttore artistico di Popsophia e Pierfrancesco Giannangeli, ora al ‘Resto del Carlino’: tutti hanno donato (tuttora nel caso di Pierfrancesco) pagine indimenticabili di cultura alle pagine della cronaca de ‘Il Messaggero’. Con loro l’arch. Gabor Bonifazi che nella sua recente pubblicazione “L’orologio del Magnalbò” ha ricordato gli anni al ‘Messaggero’. Poi il più grande di tutti: il poeta Remo Pagnanelli il quale diede vita ad una lunga ‘investigazione’ sul ‘male di vivere in provincia’ cui parteciparono tutte le forze vive e pensanti maceratesi.
Annotazione d’obbligo per Maria Luigia Cerolini ed Alessandro Feliziani, l’una prima dell’altro capo ufficio stampa della Provincia di Macerata, così come Anna Pisani (ufficio stampa del Comune di Macerata) e Michela Avi (capo ufficio stampa del Comune di Camerino fino al 31.12. 2012).

Mi rendo conto che fare un elenco dettagliato sarebbe davvero inerpicarsi lungo una strada tortuosa che sarebbe inevitabilmente costellata da troppe, ingiuste dimenticanze. Tuttavia l’albo dei giornalisti marchigiani, in entrambi gli elenchi (professionisti e pubblicisti) possono testimoniare di oltre cinquanta colleghi che hanno fatto parte a vario titolo del ‘Messaggero’ di Macerata.
Ed allora resta il ricordo doveroso per i tre ‘moschettieri’ che lavoravano sul territorio: Domenico Bartolini (con la valorosa Lorena Cellini, da Civitanova dove prima aveva lavorato tra gli altri Giuliano Forani e Romolo Sardellini ) e i compianti Piero Ciarapica (con Maura Gallenzi da Tolentino, da dove cominciò a collaborare Arsenio ‘Arsenico’ Teloni con i suoi disegni che sarebbero diventati notissimi) e Luigi Avi (Camerino). Da San Severino dopo Feliziani, ecco il carissimo, indimenticabile Mario Squadroni (‘strappato’ al ‘Carlino’), poi Cristiana Zampa.
Se Domenico, Piero e Gigi erano i moschettieri, l’infallibile D’Artagnan che usava la sua rollei come una spada è stato senz’altro sin dagli anni 60: Pietro Baldoni, al quale “Alphabetica edizioni” ha dedicato qualche anno fa un bel libro “Briscoletta & Friends nella Macerata del dopoguerra”. Una figura, quella di Pietro, che viveva di fama propria, la cui luce personale alimentava quella della redazione cittadina.
Se infatti le pagine di cronaca de Il Messaggero ospitavano spesso e volentieri, cultura ed approfondimento, la ‘battaglia’ quotidiana era contro i santuari del Potere. E le foto di Briscoletta svelava spesso i potenti più di qualsiasi didascalia, o commento o pezzo. “Lo dico al Messaggero” diventò una nuova arma per chi non aveva voce a difesa dei propri diritti. Talvolta la redazione ospitava a notte alta gruppi d’opposizione, appena concluso un rovente consiglio comunale, perché chi scrive (che ha diretto quella redazione per 18 anni) annotasse la ‘buona causa’ e si battesse per quella. Il giornale romano apriva le sue porte non solo ai giovani che volessero iniziare una carriera difficile come quella del giornalismo, ma soprattutto a chi aveva qualcosa di giusto da dire e non aveva trovato fino ad allora accoglienza.
Adesso quelle porte al primo piano di Galleria del Commercio, da giovedì si sono chiuse per sempre. Non certo le sue pagine di cronaca che quotidianamente vengono ora redatte ad Ancona con collaboratori (Nicola Paciarelli ed altri ottimi colleghi) attivi in zona.
A tenere viva la fiamma del ‘genius loci’, insieme con i redattori Giancarlo Pantanetti e Giuseppe Pioli, sono stati in prima persona nell’ultimo decennio Mauro Montali, Umberto La Rocca (poi passato alla vice direzione de ‘La Stampa’ di Torino ed attualmente direttore del quotidiano di Genova “Il Secolo XIX”), Paola Mezzopera, Alfonso Toschi e lei: la bravissima, tenacissima, Rosalba Emiliozzi, l’ultima ‘erede’ diretta di quella ‘scuola siciliana’ che è stata la redazione de ‘Il Messaggero’ di Macerata. La cui vicenda, con i suoi uomini, le sue donne e i suoi percorsi di cultura e di lotta entra ora a pieno diritto, pur in un silenzio assordante, nella Storia del dopoguerra di questo capoluogo.



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