Ussita, il palaghiaccio resta silente
«La situazione è ancora bloccata»

LA RICOSTRUZIONE al momento è ferma per la mancata esecuzione dei lavori di riduzione del rischio idrogeologico. In stand by anche la piscina e diverse abitazioni. La sindaca Silvia Bernardini: «Il commissario Castelli ci ha rassicurato comunicandoci che è in via di definizione. La gente però è stanca e vorrebbe almeno cominciare a vedere un futuro»

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Il palaghiaccio di Ussita

di Monia Orazi

In tanti si chiedono quando si potrà tornare a pattinare sul ghiaccio ad Ussita, la sagoma del palaghiaccio resta silente in attesa della ricostruzione, che al momento è ferma per la mancata esecuzione dei lavori di riduzione del rischio idrogeologico. La stessa situazione riguarda la poco distante piscina e diverse abitazioni, sia prime che seconde case, che si trovano comprese nella zona che va da Pratolungo, subito dopo l’abitato di Ussita, alla frazione di Calcara. I proprietari non potranno presentare i progetti di ricostruzione, fino a quando non saranno terminati i lavori di mitigazione del rischio idrogeologico derivante dal fosso Valruscio, che sono tra quelli finanziati dell’ordinanza 23 dell’agosto 2021, emanata dall’allora commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini, che stanziava oltre 43 milioni di euro di fondi destinati ad una ventina di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nei comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera per la riduzione del rischio R4 di massimo livello, in modo da garantire la sicurezza della ricostruzione.
Per l’intervento di mitigazione del fosso Valruscio nel 2017 erano stati assegnati  3.821.463 euro, inizialmente i lavori dovevano essere effettuati dall’ufficio speciale ricostruzione, poi la competenza è passata al consorzio di bonifica delle Marche, che ha già redatto un progetto di fattibilità, esaminato lo scorso dicembre durante una conferenza dei servizi preliminare, che però ufficialmente non è ancora conclusa, dunque il progetto è fermo. Nel frattempo sono intervenute delle modifiche legislative, che non consentono ai proprietari delle abitazioni di poter presentare il progetto all’Usr.

Silvia-Bernardini

Silvia Bernardini

Silvia Bernardini, sindaca di Ussita, sta seguendo da vicino gli sviluppi della situazione: «Purtroppo nonostante le tante riunioni ed incontri la situazione è ancora bloccata. Le diverse ordinanze che si sono susseguite contengono norme spesso contrastanti che hanno messo e mettono in difficoltà gli uffici comunali creando confusione. Il consorzio di bonifica ha presentato un progetto di fattibilità ma ancora non è stato approvato e quindi non è ancora possibile sbloccare la ricostruzione nell’ampio tratto interessato dal vincolo. È una situazione che si trascina da anni ormai. Anche se il commissario Castelli ha preso a cuore questa nostra situazione e ci ha rassicurato comunicandoci che è in via di definizione la soluzione. La gente però è stanca e vorrebbe almeno cominciare a vedere un futuro, il non poter neanche progettare le proprie abitazioni, allontana “sine die” la certezza di poter rientrare a casa. Mi auguro di poter dare presto delle risposte concrete ai miei concittadini».
C’è grande attesa per il ripristino degli impianti sportivi di fondovalle, specie per il palaghiaccio che richiamavano tanti appassionati, anche al di fuori della stagione sciistica. Anche chi attende di rientrare a casa, spiega le difficoltà di dover aspettare gli sviluppi burocratici, per vedere l’avvio dei lavori. Spiega uno dei proprietari delle abitazioni interessate: «Sottolineo che a trovarsi in questa situazione è una serie proprietari di abitazioni ricomprese nella zona R4 che da Pratolungo sale fino all’abitato della frazione di Calcara, nonché lo stadio del ghiaccio e la piscina comunale, la cui ricostruzione è bloccata per lo stesso motivo. La cosa buffa è che nella medesima zona R4, prima delle ultime modifiche normative intervenute, sono stati già autorizzati, dagli enti competenti, lavori di ricostruzione e o miglioramento sismico, anche con demolizione, ricostruzione e cambio di destinazione urbanistica, di immobili che hanno ottenuto il contributo pubblico ed alcuni nuclei familiari, che avevano subito danni lievi, sono potuti rientrare nelle loro case. Mi domando allora se il rischio idraulico non esista per queste famiglie, che, giustamente, in alcuni casi, avendo avuto danni lievi, hanno potuto in breve tempo effettuare i lavori di riparazione delle loro case, mentre sembra esistere solo per quelle abitazioni che hanno avuto danni gravi e i proprietari si trovano a districarsi in normative che, di volta in volta, vengono modificate come un cambio di abito».


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Riapertura palaghiaccio di Ussita, al via l’iter per la progettazione

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