«Ce la possiamo fare,
ecco le nostre proposte
per il rilancio della zona montana»

IL GRUPPO lavoro sisma ha presentato un documento al commissario alla Ricostruzione Guido Castelli. Si parla delle zone economica speciale e franca urbana, di incentivi alle imprese nei centri del Parco dei Sibillini, sostengo alle attività commerciali che devono riaprire dopo anni di chiusura, intervento statale per i mutui sospesi

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Monti Sibillini

Monti Sibillini

di Monia Orazi

Zona economica ambientale con fiscalità agevolata ed incentivi alle imprese nei centri del Parco dei Sibillini, i vantaggi della zona economica speciale e della zona franca urbana, un sostegno alle imprese e attività commerciali che devono riaprire dopo anni di chiusura, l’intervento statale per i mutui sospesi. Sono queste alcune delle proposte contenute in un documento consegnato nei giorni scorsi al commissario straordinario alla ricostruzione Guido Castelli, elaborato dal “Gruppo lavoro sisma 2016 per la ricostruzione socio economica” del coordinamento comitati sisma, con la consulenza del professor Giuseppe Rivetti docente di diritto tributario all’università di Macerata. Il documento sarà discusso ed oggetto di approvazione anche nei consigli comunali, a partire da quello di Fiastra, con l’obiettivo di interessare commissario e governo affinché le proposte contenute siano trasformate in provvedimenti attuabili. Fanno parte del gruppo Francesco Amici di Acquasanta (Ap), Marcello Cocci di Fiastra, Francesco Ferranti di Ussita, Alessandro Giustini di Cascia, Sabrina Valeri di Accumuli (Rieti), Roberto Flammini di Visso.

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Piazza Cavallari a Ussita

ECONOMIA DEL CRATERE A DUE VELOCITA’ – «Nelle riunioni effettuate – spiegano i firmatari – si è posta in evidenza la sperequazione della ricostruzione, sia materiale sia socioeconomica, tra le aree epicentrali montane gravemente danneggiate e quelle contigue solo in parte interessate dall’evento sismico, che hanno mantenuto quella massa critica socio economica, che ha contribuito a conservare le loro comunità ed avviare rapidamente la ripresa. Nelle aree interne, prive di interventi puntuali, molte attività danneggiate non sono state riaperte, altre pur non danneggiate hanno chiuso; le poche rimaste rischiano di trasferirsi. E sono a rischio, se non sostenute opportunamente, anche quelle che completata l’opera di ricostruzione, riapriranno ma in un ambiente diverso da quello precedente». Tra le richieste la proroga almeno fino al 2029 della zona franca urbana, modificandola in zona france d’eccezione sisma 2016, almeno fino all’istituzione di una zona economica speciale, che «diventerebbe un elemento straordinario di attrattività anche per operatori fuori area», con l’esenzione dalle imposte sul reddito di impresa per un fatturato sino a 100mila euro, l’esenzione dall’imposta regionale sulle attività produttive sino a 300mila euro, esenzione dalle imposte municipali sugli immobili per le attività produttive, esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, applicandole solo ai 44 comuni più colpiti individuati nell’ordinanza 101 del commissario, «perché l’applicazione all’intero cratere allarga la forbice sulla ripresa nelle due aree».

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Noè Roberto Frifrì, titolare di un ristorante al Sottocorte Village

SOSTEGNO ALLE ATTIVITA’ CHE RIPARTONO DOPO IL SISMA – Nella proposta un punto riguarda il sostegno per accompagnare le imprese alla riapertura delle attività, dopo la ricostruzione, perché spopolamento dei territori, impoverimento del tessuto socio-economico della zona, calo dei flussi turistici, ricostruzione dell’avviamento commerciale, necessitano di un sostegno finanziario ad hoc, nel documento si ipotizza un intervento statale in relazione ai debiti verso banche per i finanziamenti ed i mutui sospesi, con la possibile rinegoziazione del mutuo sospeso con la durata minima di vent’anni, un contributo a fondo perduto per la copertura degli interessi passivi, un’indennità per la ripresa dell’attività, garanzie statali per i prestiti da richiedere. Il suggerimento è quello di creare una banca dedicata solo a questo come avvenne per il terremoto di Ancona del 1972: «Si potrebbe ipotizzare allo scopo la creazione di un istituto di credito specifico, che aiuti le aziende colpite dal sisma a riprendere l’attività, come è stato fatto per il sisma del 1972 con la fondazione dell’Istituto di credito fondiario umbro-marchigiano». L’analisi del gruppo di lavoro mette in luce la mancanza di progetti condivisi tra i piccoli centri, chiedendo al commissario Castelli di intervenire con i suoi poteri sostitutivi: «Contribuisce all’arretratezza della ricostruzione, come detto, l’assenza di una sufficiente capacità cognitiva da parte della governance di alcune amministrazioni comunali, constatata anche dal commissario Legnini. Il loro rifiuto di mettere in atto politiche unitarie, che abbiano una visione ed una progettualità di medio-lungo termine con i territori confinanti storicamente integrati sta contribuendo a bloccare le attività e a mettere a rischio la coesione sociale delle piccole comunità. E’ quindi necessario, ove si accertassero queste carenze, intervenire con i poteri sostitutivi previsti dalla normativa speciale».

ZONA ECONOMICA AMBIENTALE PER I COMUNI DEL PARCO – La proposta è quella di diversificare gli interventi di fiscalità agevolata. In tutto il cratere si propone l’applicazione della zona economica speciale, che ricadrebbe in tutti e 138 i comuni, di cui si parla da anni. Nella seconda zona, con i 44 comuni individuati dall’ordinanza 101 del commissario come quelli maggiormente colpiti dovrebbe essere applicata la zona franca d’eccezione sisma 2016, descritta come efficace per le imprese che hanno subito pochi danni, mentre quelle che hanno sospeso l’attività o hanno la sede in zona rossa non hanno potuto godere dei benefici. La nuova proposta del tavolo di lavoro è indirizzata ai venticinque comuni compresi nel parco nazionale dei Monti Sibillini e nel parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga, designata zona economica ambientale, con misure di fiscalità agevolata, aiuti agli investimenti ed al funzionamento delle imprese, volte a favorire la ripresa economica.

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UN PROGETTO PILOTA PER RIPOPOLARE LA MONTAGNA Completa il documento l’ipotesi di un programma collaterale per la rigenerazione delle comunità dal titolo “Ce la possiamo fare”, per la buona accoglienza e l’integrazione delle famiglie di migranti nel territorio dei Comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera, predisposto dall’associazione Visso Futura insieme ad altri entri privati, con l’obiettivo di invertire la tendenza al forte spopolamento di queste zone, dal costo presunto di circa un milione di euro. Il ragionamento parte dalla disponibilità di alloggi nella zona, passata dai 7mila abitanti del 1911 ai 1300 residenti, con case disponibili a ricostruzione ultimata. Il progetto pilota, della durata di quattro o cinque anni, prevede l’inserimento di 10-15 famiglie di migranti nei tre comuni, con cadenza semestrale o annuale, stabilita dalla cabina di regia composta da enti pubblici e privati, elaborando un progetto di rete, per favorire il loro inserimento sociale e lavorativo.



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