Obiettrice e politica: Garbati non ci sta
«Aborto un diritto, pedofilia un reato
Le donne vanno aiutate non criticate»

MACERATA - La consigliera comunale e ginecologa, dopo l'omelia choc di don Andrea Leonesi: «Ha fatto un paragone molto pericoloso. Io ho potuto scegliere la mia obiezione, bisogna dare a tutte le donne la possibilità di scegliere ciò che è necessario fare». La presidente del Consiglio comunale di Recanati, Tania Paoltroni: «Ancora oggi si perseguitano le donne soltanto perché si permettono di decidere»

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L'omelia di don Andrea Leonesi

 

di Federica Nardi

«Così come io ho potuto scegliere la mia obiezione, bisogna dare a tutte le donne la possibilità di scegliere ciò che è necessario fare. È molto pericoloso confrontare l’aborto con la pedofilia. Perché l’aborto è una legge, istituita il 22 maggio del 1978 ed è un diritto delle cittadine e cittadini italiani. La pedofilia invece è un reato». A dirlo a Cm è Elisabetta Garbati, consigliera comunale di centrosinistra con Macerata Rinnova e ginecologa, sottolinea, «obiettrice di coscienza fin da quando mi sono laureata». Garbati interviene sulle parole di don Andrea Leonesi, vicario della Diocesi di Macerata che durante l’omelia del 27 ottobre nella parrocchia dell’Immacolata ha paragonato l’aborto alla pedofilia, avanzando posizioni pro Polonia sulle scelte che impediscono l’aborto. Oltre a questo ha anche parlato di mogli sottomesse ai mariti.Le reazioni sono state molte e molte avverse a parole percepite come lesive di un diritto acquisito dalla legge. Il vescovo Nazzareno Marconi ha difeso Leonesi argomentando ulteriormente la posizione anti abortista (leggi l’articolo).

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Elisabetta Garbati

Garbati parla da un punto di vista complesso quanto informato, essendo lei donna, ginecologa, cattolica, obiettrice e politica: «Non sono qui per insultare nessuno né tantomeno per giudicare don Leonesi. Bisogna capire che cosa si può fare al di là delle recriminazioni o degli insulti e prediche. Se c’è qualcosa che possiamo fare per salvare vite tutti insieme ma senza giudicare. La mia premessa è che io sono un’obiettrice fin dall’inizio della mia carriera. Appena laureata ho depositato la mia obiezione. Ma sono fermamente convinta che è molto importante la libertà di scelta – dice Garbati -. Così come io ho potuto scegliere la mia obiezione bisogna dare a tutte le donne la possibilità di scegliere ciò che è necessario fare. Molte di loro scelgono l’aborto non per capriccio ma perché hanno grandi difficoltà. Alcune hanno tanti figli e non sanno come andare avanti, altre sono in cassa integrazione o non lavoro, non avendo possibilità economiche. L’omelia di don Leonesi ha sollevato tantissime critiche da parte dell’opinione pubblica e sta avendo un risalto anche nazionale. Macerata torna insomma alle cronache nazionali. È molto pericoloso – prosegue Garbati -, confrontare l’aborto con la pedofilia. Perché l’aborto è una legge, istituita il 22 maggio del 1978 ed è un diritto delle cittadine e cittadini italiani. La pedofilia invece è un reato. Ed è triste oggi constatare come le donne sono spesso criticate non comprendendo che l’aborto è una scelta di coppia, non solo della singola donna. Anche se molto spesso si trova da sola ad affrontare questa cosa. Se noi riuscissimo a dare una mano a queste donne, riusciremmo anche a salvare tanti bambini».

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Don Andrea Leonesi durante l’omelia anti-aborto

Tra le frasi di don Leonesi una l’ha colpita particolarmente: «“Il Signore ci conceda una nuova generazione di politici cristiani che invertano la tendenza”, ha detto Leonesi. Mi sento di dire, da obiettrice oltre che da donna e cattolica, di modificare questa frase così: “Che il Signore ci conceda una nuova generazione di politici cristiani perché aiutino le donne a cambiare idea”. Attraverso aiuti economici e alla famiglia. Ci sono tante associazioni che lo stanno facendo ma spesso rimangono sole. Noi cattolici dobbiamo fare questo. Aiutare le donne senza criticare, senza dare alle donne colpe che non hanno. Sostenere le famiglie per aiutarle a comprendere quale sia la strada migliore e che non sempre l’interruzione di gravidanza è la scelta giusta».

E sul plauso alle politiche della Polonia da parte di Leonesi commenta: «Il tema della Polonia riguarda fondamentalmente anche l’aborto legato ai feti malformati. Chi sono io per giudicare quelle madri e quelle coppie che avendo in grembo un handicap affrontano il discorso dell’interruzione di gravidanza? Io non sono qui per giudicare. Gli ospedali italiani mettono a disposizione delle coppie che affrontano l’aborto terapeutico delle equipe multidisciplinari che aiutano le coppia a fare una scelta. Dagli psicologi ai ginecologi. Sono dei percorsi molto lunghi e difficili, che la coppia non percorre mai a cuor leggero. Se arriva a chiedere l’interruzione di gravidanza è perché dietro c’è stato un percorso di grandi professionisti che hanno aiutato la coppia ad affrontare il momento per ottenere il risultato migliore per loro. Niente viene lasciato al caso né viene fatto in maniera superficiale. Il rischio è che si arrivi in Polonia all’aborto clandestino. Nell’aborto clandestino ci sono anche persone che lucrano e non c’è tutela per le donne. Quando non c’era la legge 194 tante donne venivano in ospedale con delle peritoniti mostruose perché avevano subito interruzioni clandestine. E rischiavano anche la vita. Negli anni 70 si usavano i ferri per la maglia, dentro l’utero. Cose allucinanti. Ci sono donne che interrompono la gravidanza perché non possono portarla avanti per la loro malattia, donne con problemi economici. Non c’è più la ragazzina che va a fare l’aborto perché ha fatto una leggerezza, questi casi si contano sulla punta delle dita. Chi lo fa nella maggior parte sono mature, già con figli o che hanno delle storie complicate. Basterebbe aiutarle».

Dal punto di vista della contraccezione, primo argine a una gravidanza indesiderata, «il nostro territorio è ben coperto. I consultori, ospedali e ambulatori funzionano benissimo. La contraccezione dovrebbe partire dalle scuole – dice Garbati -, dovremmo cominciare a ripercorrere quelle strade che avevamo percorso qualche tempo fa facendo una campagna di prevenzione nelle scuole tra gli adolescenti. Anche se devo dire il numero degli aborti è decisamente limitato. Io sono venuta a Macerata 20 anni fa e le interruzioni di gravidanza erano molte di più. Adesso sono poche, si sono ridotte tantissimo le donne che affrontano un aborto».

Garbati, pur da obiettrice, riconosce «il grande lavoro fatto dai miei colleghi non obiettori che aiutano la coppia in tutti i modi e se possibile di salvare delle vite umane. Ma ripeto non serve condannare, serve aiutare. Nella mia professione io ho “salvato” tanti bambini attraverso il colloquio, l’ascolto, l’aiuto. E sento che questo noi come politici dovremmo fare. Infine un commento «da politica», specifica, sulla sottomissione della moglie al marito citata da don Leonesi: «Noi stiamo lottando in Italia per i femminicidi che sono tantissimi. Cerchiamo di aiutare le donne oggetto di violenza. Sono molto pericolose queste dichiarazioni perché possono essere fraintese. Lottiamo tanto per la parità di genere e contro la violenza contro le donne, i minori e le persone deboli. Leggere le parole di don Leonesi che affronta questo discorso con le donne sottomesse ai mariti mi fa tanta tristezza».

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Tania Paoltroni

Tania Paoltroni, presidente del Consiglio comunale di Recanati e ostetrica, commenta ugualmente le parole di don Leonesi: «”Più grave l’aborto di un atto di pedofilia”. E’ sconcertante ascoltare dal pulpito queste affermazioni. Non si tratta di porsi pro o contro l’aborto. L’interruzione volontaria di gravidanza è legge, istituita il 22 maggio del 1978, la pedofilia è un reato. È triste constatare che ancora oggi il corpo delle donne sia spazio di controllo e disputa, spazio pubblico in cui non hanno diritto di scelta, di libertà e autonomia. Quando tocchiamo la legge 194 si ritorna sempre alla cacciata dell’Eden ma si dimentica che la mela l’hanno mangiata in due condividendone “le colpe”. Ma Eva porta tuttora il peso della disobbedienza, quella disobbedienza così tanto condannata da governi, politici ed ecclesiali che ancora oggi perseguitano le donne soltanto perché si permettono di decidere. E la pedofilia? Beh trovo che il paragone sia inappropriato e grave. Un crimine troppo spesso tollerato e depenalizzato che lascia squarci sanguinanti per tutta la vita»

 

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