«Grave attacco ai diritti delle donne»
Raffica di reazioni sull’omelia anti-aborto
“Non una di meno” scende in piazza

MACERATA - Sit in sabato alle 15,30 del movimento femminista in piazza Vittorio Veneto per protesta contro le parole del vicario della Diocesi don Leonesi: «Invece di discettare sui corpi delle donne dovrebbe guardare ai propri membri che hanno commesso violenze da sempre». Savi (Articolo 1): «Il mondo cattolico dovrebbe prendere le distanze, a partire da papa Bergoglio». La consigliera Monteverde: «In mezzo al dramma di questa pandemia mondiale, non pensavamo di dover sentire questi discorsi oscuri». Contigiani (Pd): «Violenza e volgarità»

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L'omelia anti aborto di don Andrea Leonesi

 

di Federica Nardi

«Attacco gravissimo su tutti i fronti verso le donne. In primis sulla scelta dell’aborto paragonato alla pedofilia». Il movimento “Non una di meno Marche” scenderà in piazza Vittorio Veneto sabato alle 15,30  Macerata dopo le parole di don Andrea Leonesi, vicario della Curia che ha scatenato una marea di reazioni dopo l’omelia anti aborto del 27 ottobre nella parrocchia dell’Immacolata. Leonesi ha anche paragonato il diritto all’aborto al reato di pedofilia, chiedendo ai fedeli presenti quale fosse la cosa peggiore. Il caso è diventato nazionale e ora arriva anche in sit in di protesta contro le parole del vicario, che ha anche parlato di “mogli sottomesse ai mariti” oltre ad aver espresso vicinanza alle decisioni della Polonia sull’interruzione di gravidanza.

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Il corteo a Macerata del 2019 per l’8 marzo (foto Falcioni)

L’attacco, dice Nudm, avviene anche «alla libertà delle donne che devono essere sottomesse ai mariti, la violenza domestica e i femminicidi in Italia registrano ogni tre giorni una donna viene uccisa da mariti, conviventi, fidanzati, padri o fratelli o ex partner. Una visione patriarcale che non ammette l’autodeterminazione delle donne e delle scelte sui propri corpi. La pedofilia è un reato gravissimo che la Chiesa deve perseguire al suo interno dove i casi di abusi da parte degli ecclesiastici da decenni sono al centro di inchieste che la Chiesa si ostina ad insabbiare. Invece di discettare sui corpi delle donne dovrebbe guardare ai propri membri che hanno commesso violenze da sempre, avallato guerre, alleati con i potenti, abusati di minor, detiene le ricchezze oltre a non pagare le tasse e messo al rogo le donne. Organizziamoci per dare una risposta forte contro gli attacchi ai diritti delle donne. Non vogliamo le crociate nella nostra provincia. Sui nostri corpi non si passa. Liberi corpi in uno stato laico».

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Ninfa Contigiani

Le reazioni alle parole di Leonesi sono molte. La prima era arrivata direttamente con la segnalazione di Sinistra Italiana Macerata. Oggi si aggiungono a quella voce anche altre. Ninfa Contigiani, consigliera comunale del Pd, parla di «Violenza e volgarità. Non trovo altro modo per descrivere le parole di un vicario vescovile che osa legittimare surrettiziamente la peggiore delle infamie consumata sui minori pur di colpevolizzare le donne che vivono il dramma della perdita di una parte di sé o osano pensare che solo loro possono decidere sulle loro carni. Non posso aggiungere altro, tranne la costernazione per il fatto che tutto ciò avvenga nella città di Maria, accogliente per definizione, e di Padre Matteo Ricci per definizione aperto all’altro».

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Stefania Monteverde

La collega consigliera Stefania Monteverde (Macerata Bene comune) scrive: «Parole gravi, quelle pronunciate dal vicario del vescovo di Macerata. Parole gravissime che offendono, preoccupano, inquietano. Perché guardano con indulgenza alla pedofilia, parlano delle donne come oggetto di sottomissione, ridicolizzano le lotte per i diritti, esaltano il patriarcato, invocano per l’Italia una classe politica modello polacco, sviliscono lo stato di diritto e la comunità civile. Ancora più gravi perché pronunciate da chi ha un ruolo di responsabilità. In mezzo al dramma di questa pandemia mondiale, non pensavamo di dover sentire queste parole oscure. Tantomeno dentro una chiesa. Non possiamo tacere indifferenti. Abbiamo bisogno di sentire parole di speranza, fiducia, apertura, rispetto, civiltà. Parole di umanità, parole cristiane. Quelle di papa Francesco, per esempio».

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Alessandro Savi

Invito che Leonesi potrebbe accogliere come no. In provincia è noto per essere celebrante del rito tridentino, quello di Lefebvre e dei lefebvriani che sono al momento insieme ad altre frange tradizionaliste non sono proprio accomodanti con le posizioni dell’attuale Papa Francesco. Lo ricorda Alessandro Savi, Articolo 1 Macerata: «Papa Bergoglio da un lato, la sua Chiesa dall’altro. Da un lato si apre alle unioni civili tra persone dello stesso sesso, dall’altro si calpesta la dignità umana (non solo quella delle donne) e si invoca una becera restaurazione che porterebbe l’ordinamento giuridico italiano indietro di mezzo secolo e la cultura del nostro Paese a quel “Principio di Autorità” che poneva le verità bibliche come princìpi incontrastati – dice Savi -. Le parole di Don Andrea Leonesi sono l’antitesi della democrazia e rappresentano un fatto gravissimo di fronte al quale tutto il mondo cattolico, a cominciare dallo stesso Papa Bergoglio, dovrebbe prendere nettamente le distanze. A questo sacerdote bisognerebbe impedire di celebrare messe e di frequentare bambini perché chi si permette di porre in relazione la pedofilia (reato gravissimo che prevede una reclusione da cinque a dieci anni) con l’interruzione volontaria delle gravidanza (normata da una legge dello Stato che si vorrebbe abrogare introducendo magari la pena di morte) è un soggetto potenzialmente pericolosissimo. Le radici del pensiero di Don Leonesi affondano evidentemente nello stesso humus culturale che ha contribuito alla diffusione di questo dilagante populismo di destra che sostiene politiche reazionarie, nega i diritti individuali e legittima ogni forma di razzismo fin quasi (Salvini docet) a renderlo istituzionale: di conseguenza la Chiesa evocata dal sacerdote è una Chiesa chiusa, cattiva e intollerante così come chiusa, cattiva e intollerante sarebbe quella “nuova generazione di politici cristiani” che Don Leonesi, citando San Paolo, auspica per il bene dei suoi fratelli.
Stupisce, infine, il “silenzio” dei fedeli presenti in Chiesa che hanno ascoltato parole talmente gravi da configurarsi, quelle sì, come “il più grande degli scempi”».

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Roberto Paoloni

Tra gli ex amministratori dice la sua anche Roberto Paoloni, che è stato sindaco di Belforte ed ora è capogruppo all’opposizione: «Il parroco don Andrea Leonesi che parla di aborto durante le sue omelie è il medesimo che durante una celebrazione in ricordo dei martiri di Montalto al cimitero di Tolentino fece una lunga disquisizione in merito al fatto se quei ragazzi trucidati dai nazi-fascisti fossero da considerarsi martiri. Ricordo che ero presente come sindaco accompagnato dal gonfalone e contestai palesemente quelle parole abbandonando la cerimonia…il lupo perde il pelo ma non il vizio», dice Paoloni.

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Rossella Marinucci

Sul caso anche Rossella Marinucci, della Nidil Cgil: «Io oggi sono convintamente atea. Ma rispetto chi ha fede, qualsiasi sia la sua fede. Se chi ha fede, qualsiasi fede, rispetta me. Credo che gli uomini e le donne sinceramente credenti non possano riconoscersi in queste deliranti idee e chiedo loro di far sentire la loro voce. Perché vale più del ribrezzo che oggi come donna profondamente cresce dentro di me».

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