Il 25 febbraio è il giorno in cui nelle Marche si è registrato il primo caso di Coronavirus. La provincia era Pesaro, la più colpita dai casi di Covid. Da allora i contagiati nelle Marche sono saliti di continuo sino ai 7.043 di oggi. Ma la crescita non è stata costante, dopo i tanti contagi che si sono registrati in marzo e aprile, è poi iniziata una discesa. Dal 30 giugno (quando i casi registrati erano arrivati a 6.785 in poco più di 4 mesi) a oggi nelle Marche i contagiati sono stati, dal primo luglio, 258. A luglio i casi sono stati 99 (saliti dunque a 6.884), poi ad agosto, nel giro di due settimane, ce ne sono stati 159. Il picco in quest’ultimo mese e mezzo si è registrato il 14 agosto con 32 nuovi contagiati. Quel giorno si è registrato anche un nuovo ricoverato in terapia intensiva, cosa che non accadeva da un mese. Ad oggi resta una persona ricoverata in terapia intensiva e 13 i pazienti, nel complesso, che sono in ospedale a causa del Covid. Il dato dei contagi diviso per provincia vede, dal 30 giugno, 28 casi nel Maceratese (1.182 i contagi dall’inizio della pandemia), 127 nel Pesarese, 44 in provincia di Ascoli, 9 nel Fermano, 38 in provincia di Ancona. Altro dato è quello che riguarda le persone in quarantena, perché positive: attualmente sono 182, un mese e mezzo fa erano 258. Sono invece più che raddoppiate le persone che si trovano in isolamento domiciliare (provvedimento che viene disposto per chi entra in contatto con un contagiato): il Gores indica che ad oggi sono 1.274 nelle Marche mentre il 30 giugno erano 531. Nel Maceratese erano 153, oggi sono 210. Un dato positivo riguarda i dimessi e guariti in questo mese e mezzo: 333 persone che porta il dato, dall’inizio della pandemia, a 5.861 nelle Marche.
(Gian. Gin.)
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Le sedicenti autorità – quelle che fanno scrivere che un locale è chiuso perché il gestore, andato in ospedale per tutt’altra cosa, ha ricevuto un tampone (il cui inventore afferma chiaramente che NON deve essere usato come mezzo diagnostico) che ha scoperto qualcosa e che, prima, hanno violato la Costituzione angariando il cittadino sovrano con provvedimenti chiaramente incostituzionali, vedasi, per ultima, la sentenza del Giudice di Pace di Frosinone che ha annullato le cosiddette multe – mettano nero su bianco in un documento pubblico e da loro firmato, fondamentalmente:
1. quale tipologia di tampone è stata usata, con tutti i dettagli tecnico-scientifici sull’affidabilità della modalità di test;
2. cosa è stato trovato da quel tampone, con tutti i dati qualitativi e quantitativi;
3. tutte le referenze scientifiche disponibili che portano ad adottare determinate decisioni e non altre.
Questo perché la Costituzione e le leggi italiane prevedono alcuni criteri per l’adozione di provvedimenti aventi forza di legge e, ancora di più, per i provvedimenti amministrativi, fra cui la proporzionalità, l’economicità, l’efficacia, l’imparzialità, la pubblicità e la trasparenza.
E, infine, il metodo scientifico si deve basare sui fatti.
Ovviamente, è difficile.
Basti pensare che il governo, dopo essere ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR di Lazio che obbligava il governo medesimo a rilasciare entro 30 giorni i dati del sedicente Comitato Tecnico Scientifico che il governo ha detto essere stati alla base delle decisioni assunte, ha rilasciato una parte minimale dei medesimi documenti dai quali, peraltro, già si rilevano le assurdità di gestione della faccenda.
Figuriamoci quel che ci sarà scritto nel resto.