Stefania Monteverde insegna filosofia al Liceo Scientifico Galilei. Dal 2010 è assessore alla cultura
di Matteo Zallocco
Primarie del centrosinistra alle porte. Il direttivo del Pd ha appena approvato il regolamento che sarà sottoposto lunedì prossimo alle altre forze politiche durante la riunione di maggioranza. Si voterà il 2 febbraio con scadenza delle candidature prorogata al primo gennaio. Il direttivo ha anche deciso che non dovranno esserci più di due candidati all’interno del partito: uno è ormai certo, l’assessore ai lavori pubblici Narciso Ricotta; per l’altro – se ci sarà – i nomi sono sempre quelli del segretario cittadino Stefano Di Pietro e del giovane avvocato Andrea Perticarari. Fuori dal Pd si attende chi proporrà Massimiliano Bianchini (esterno o interno a Pensare Macerata come il consigliere David Miliozzi?) e devono ancora sciogliere le riserve gli altri civici: Luciano Pantanetti, presidente del Consiglio comunale e Stefania Monteverde, vicesindaca e assessore alla cultura.
Il Pd proporrà agli alleati il turno unico con soglia di sbarramento al 30%. Stefania Monteverde, lei è d’accordo?
«Assolutamente no, credo sia logico andare al ballottaggio se nessuno supererà il 50%. Il doppio turno per me è la formula migliore perché aiuta ad affinare meglio la condivisione del progetto. In un percorso democratico il faccia a faccia tra due esponenti dello stesso schieramento non deve creare divisioni».
Ma è intenzionata a candidarsi?
«Il tema non è candidarsi o no ma avere un progetto di città. Le primarie non devono essere uno scontro ma un confronto per costruire un progetto condiviso che dovrà essere poi rappresentato dal candidato o candidata. Per quanto mi riguarda c’è un’esperienza maturata in questi anni che mi permette di avere chiaro un progetto di città ma le candidature non possono essere percorsi individuali, devono nascere da una progettualità condivisa».
Quando deciderà?
«Lo farà il tavolo della maggioranza che sta lavorando insieme da 10 anni. Noi come Macerata Bene Comune siamo rappresentanti dal coordinatore Pierpaolo Tartabini. Affronteremo un centrodestra che per la prima volta sembra aver trovato l’unità, a maggior ragione dobbiamo essere coesi».
Lei alle Europee si è candidata con Italia in Comune, il movimento del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. A Macerata invece torna a vestirsi da civica?
«Io sono indipendente e la mia esperienza politica nasce nelle liste civiche. Quello con Italia in Comune è un discorso sul nazionale dove io non avevo un partito di riferimento pur provenendo dall’ambito progressista. Ho conosciuto Pizzarotti durante il percorso per la scelta della Capitale della cultura dove ce la siamo giocata fino alla fine proprio con Parma. Questo movimento è ancora nella fase costituente e non è presente nei territori».
Potrebbe essere l’unica donna in campo alle prossime elezioni.
«La parità di genere deve essere più evidente anche nel mondo della politica. Spesso la colpa è proprio delle donne che preferiscono restarne fuori. E’ un peccato perché portano grande sensibilità al dibattito pubblico».
La cultura viene considerata il fiore all’occhiello di questa amministrazione.
«Lo confermo e ne sono orgogliosa dopo 10 anni di impegno costante. Sulla cultura ci si gioca il benessere della comunità, lo dico da insegnante e anche da madre. Anche la creazione del Mama è un grande traguardo: dopo 30 anni di sterili polemiche siamo riusciti a realizzare un distretto turistico e con Marca Maceratese finalmente questa città recita il ruolo di capoluogo».
Qual è l’evento per cui va più fiera?
«Sono fierissima di Macerata Racconta che nel 2020 compierà dieci anni. Mi ero appena insediata quando si presentarono da me dicendo di voler fare un festival del libro. Per me era un sogno».
Quale lo spettacolo più bello visto a Macerata in questi ultimo 10 anni?
«Il Macbeth portato quest’estate da Emma Dante allo Sferisterio, un lavoro bellissimo».
E quale la soddisfazione più grande?
«Le mense verdi bio, abbiamo dimostrato che un sistema organizzato sul biologico e sulla filiera corta si può fare. Non è né un lusso né un capriccio radical chic ma un diritto dei bambini e delle famiglie».
Il luogo a lei più caro?
«La biblioteca comunale Mozzi Borgetti perché restituiamo un cantiere che durava da tanti anni e che oggi è uno spazio culturale aperto a tutti con un grande settore dedicato ai bambini».
E i rapporti con l’ateneo? Lei ha anche la delega all’università e il rettore Francesco Adornato dichiarò di non aver mai visto la Giunta comunale in questi anni.
«Mi è dispiaciuto molto quanto ho letto l’affermazione di Francesco Adornato con cui ho un rapporto di amicizia e di stima da anni. Con l’università abbiamo portato avanti l’80% dei progetti culturali collaborando con i vari dipartimenti: dai percorsi educativi per i nidi d’infanzia ai musei, c’è un rapporto diretto con docenti e studenti. L’ateneo ha un grande valore per la città».
Lo scontro tra sindaco e rettore si è palesato per il caso ex Upim e i problemi emersi per la concessione dei locali all’ateneo.
«Credo ci siano state delle incomprensioni».
Resta il fatto che l’ex Upim è rimasto abbandonato.
«Questo è un dispiacere perché siamo proprio al centro della città e c’è stata una ricerca per valorizzare questo spazio con attività culturali. Non ci siamo riusciti perché è un discorso che coinvolge tanti soggetti e investimenti».
Un altro dispiacere?
«La scuola delle Vergini era uno degli obiettivi. Il percorso è avviato e si realizzerà ma mi sarebbe piaciuto vederla prima. Così come il Cammino verde, percorso di 27 km che ancora non siamo riusciti a finanziare e mi auguro si possa fare il prima possibile».
Non sono stati spiegati chiaramente i motivi che la scorsa estate hanno portato alle dimissioni dei due consiglieri del suo gruppo, Enzo Valentini e Gabriella Ciarlantini.
«Ritenevano fosse esaurito il loro impegno in Consiglio, il percorso politico era diventato troppo impegnativo. C’è sempre stato un dialogo fruttuoso, con Enzo in particolare».
Un altro caso scoppiato la scorsa estate, quello della brochure commissionata a un consulente di Pizzarotti alla modica cifra di 46mila euro.
«Ritengo sia importante che l’amministrazione informi i cittadini su quanto fatto con il resoconto di fine mandato».
Inizialmente era stata data la colpa a lei, poi ha chiarito che l’idea veniva da Carancini.
«Sì il sindaco si è confrontato con altri suoi colleghi e ha portato questa sua proposta alla Giunta. Queste persone io prima nemmeno le conoscevo».
Ma è vero che nei 46mila euro (più del doppio rispetto a quanto pagato nel 2010) non sono neanche previste le spese di stampa?
«Non ricordo nel dettaglio perché la delibera non l’ho fatta io».
Com’è cambiato il suo rapporto con Carancini nel corso degli anni?
«Perché mi fa questa domanda? (Sorride e pensa come rispondere, ndr). Ho conosciuto il sindaco nel 2010, all’inizio di questa esperienza e c’è sempre stato un lavoro cooperativo con tutti gli assessori. Certo a volte io e lui abbiamo delle visioni diverse ed è necessario un confronto».
Dove avete visioni diverse?
«Ho riletto poco tempo fa un’intervista che mi fece da voi Alessandra Pierini nel 2010, appena fui scelta come assessore. Dissi che volevo trasformare i palazzi della politica in palazzi aperti. E da lì mi sono sempre confrontata con la città nei miei ambiti: dai progetti per le scuole alle iniziative culturali fino – seppure con fatica – al centro storico dove attraverso il dialogo sono nate ottime idee come la Notte dell’Opera. Invece il sindaco, a volte per mancanza di tempo, ha un po’ trascurato questo aspetto politico. Per me avere una cittadinanza partecipe e consapevole è di fondamentale importanza».
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“Io sono indipendente”, ma “noi siamo rappresentati da Macerata Bene Comune”, ma alle europee mi sono candidata con i radicali che, con il loro ultraliberismo, con “Macerata Bene Comune” dovrebbero avere ben poco a che vedere.
Tante contorsioni e tanta retorica, condita con il solito, interessato richiamo al principio della parità di genere applicato alla politica (traduzione: devo fare carriera politica perché sono una donna), come se le capacità politiche siano equamente distribuite tra uomini e donne e non debbano, invece, essere valutate per le singole persone, uomini o donne che siano.
Ridicola, poi, l’affermazione per cui la Monteverde sarebbe “per i palazzi della politica aperti”: la cosiddetta sinistra maceratese (di cui la Monteverde è sempre stata parte integrante finché le ha fatto comodo, cioè fino alle europee, quando sia lei sia il suo leader Pizzarotti si sono resi conto che avrebbero avuto qualche chance di farsi eleggere solo alleandosi con i radicali e da un giorno all’altro hanno scaricato i Verdi) è un comitato elettorale degli amici e alle amiche.
Perché non è vero che le donne in quanto tali in politica “portano grande sensibilità al dibattito pubblico”: possono essere ambiziose, arriviste e opportuniste né più né meno dei loro colleghi uomini; e lo sono. La coerenza, la competenza e il disinteresse personali non c’entrano con i cromosomi X e Y.
Una volta la donna stava dietro i fornelli, poi è passata davanti ai tornelli, ora starà nel manuale Cencelli.
” Non ricordo nel dettaglio perché la delibera non l’ho fatta io”. Che risposta è? Chi è la persona informata dei fatti? E’ già stata inseguita e raggiunta da un avviso di garanzia ? Siamo certi non ci sia qualche conflitto di interessi e soprattutto sappiamo se a Macerata sia stata fatta qualcosa ad interesse del cittadino viste le continue lamentele in tutti gli spicchi dell’umana protesta? Ma perché a Macerata e a Civitanova non c’è quasi mai nelle decisioni prese dai consigli comunali ( e poi per non parlare delle riunioni di giunta che a Civitanova sono più segrete , soprattutto per pudore , del rapporto epistolare tra Churchill e il Duce) qualcosa che faccia esclamare con un forte senso di liberazione: “ Oh, almeno oggi non hanno deciso niente!”. Con le mense bio aveva tenuto bene e anche con la cultura. Macerata non solo è la dimostrazione che con la cultura si mangia e non soltanto al mattino ma con tutti i locali dai nomi strani e tanto chic si mangia pure a mezzogiorno ,la sera e anche la notte. Tutto sommato la vedo bene e tanto gentil la vice sindaca appare e dall’altra parte, con occhi di brace, tutti in attesa stanno, di sollevar la testa dal fiero pasto, di chi al ParkSì il suo nome perenne a fuoco marchiò.
ASSOLUTAMENTE INAFFIDABILE E AUTOREFERENZIALE!!!!
La Brochure celebrativa? Vi conviene bruciarla!
Per Micucci. Diceva David Hume ‘o filosofo: Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu. In questo caso con il rasoio di Occam possiamo semplificare togliendo le parole dopo ‘intellectu’.
http://www.treccani.it/enciclopedia/nihil-est-in-intellectu-quod-prius-non-fuerit-in-sensu_%28Dizionario-di-filosofia%29/
A prescindere dalla paternità,tradotto significa “niente è nell’intelletto, che prima non sia stato nei sensi”. Adesso Occam sarà stato pure un buon barbiere, ma ” niente è nell’ intelletto” che mi dovrebbe significare? Non sembra un complimento.
Per Micucci. L’intelletto è come un programma di un computer e quindi non è un qualcosa che contiene dati. Fatto più che mai vero in politica, ove gli impulsi provengono da equilibri di forze squisitamente umane che interagiscono tra di loro.
Iacopini, non stai parlando di certezze assolute. Detto questo in politica non servono né impulsi né interazioni. Tutto è lasciato al caso…che conviene.
Mette i puntini sulle “i”, fa capziosi distinguo, prende le distanze dal Sindaco, di fatto dice che forse quanto fatto dalla Giunta ha più ombre che luci…..
Poi si è dimessa oppure no??
….
… E la coerenza?
La Coerenza????
Coerenza….
COERENZA.
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Non sputi nel piatto dove mangi oppure, se lo fai, cambi ristorante, non resti e fai finta di nulla