Lega in assemblea, malumori dalla base:
«Per ottenere il governo di Macerata
cercano il consenso della Chiesa»

LA SCALATA AL POTERE - Il partito di Salvini si riunirà domani a livello provinciale alla Domus San Giuliano, il seminario vescovile. Mal di pancia da parte dei militanti per la gestione del tandem Arrigoni-Patassini e il conseguente avvicinamento a posizioni giudicate troppo clericali. Il retroscena sul siluramento dell'ex segretaria provinciale. L'accusa di Stefano Migliorelli, che ha guidato il Carroccio nel capoluogo per tre anni: «Mi sento molto più vicino alla linea salviniana di ciò che sta avvenendo ora qui»

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Stefano Migliorelli al centro, con Matteo Salvini e Armando Siri

 

di Giovanni De Franceschi

L’assemblea provinciale alla Domus San Giuliano, una cena per sostenitori e simpatizzanti già sold-out e un blocco che sembra granitico e pronto a ricoprire un ruolo trainante nel centrodestra. Ecco il volto della Lega a Macerata città e in provincia, sotto la guida dal supercommissario lombardo Paolo Arrigoni e dal deputato treiese Tullio Patassini. Una facciata che parla di un partito al suo massimo storico da queste parti, ma che nasconde una spaccatura interna che appare difficile da superare. L’avvicinamento a posizioni clericali e la scelta della location per l’assemblea provinciale di domani sera – la Domus San Giuliano appunto, cioè il seminario vescovile – non va proprio giù a molti leghisti maceratesi della prima ora. Assemblea che tra l’altro sarà preceduta, sempre alla Domus, dall’appuntamento “Immigrazione tra percezione e realtà” organizzato dalla Caritas. «Ora sembra che si voglia seguire la solita via che caratterizza la politica maceratese da sempre: l’appoggio clericale per ottenere il governo della città», tuona l’ex coordinatore di Macerata Stefano Migliorelli. Così come mal digerito da queste parti è stato l’ingresso a gamba tesa di Arrigoni, che di punto in bianco, un paio di settimane fa, ha azzerato tutte le cariche provinciali e comunali. Compresa quella della segretaria provinciale Maria Letizia Marino, unica segretaria eletta in tutta la regione prima delle elezioni politiche. Un colpo di mano per azzerare ogni dissidio interno, secondo qualche militante. E per non compromettere l’avvicinamento a posizioni clericali iniziato con la candidatura (un po’ a sorpresa) e poi con l’elezione proprio di Tullio Patassini.

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Paolo Arrigoni

Questo il retroscena, ufficioso, che avrebbe portato al colpo di mano di Arrigoni. Alle elezioni provinciali la Lega sceglie di candidare Sonia Dignani, consigliere comunale a Tolentino. La Dignani non viene eletta per pochissimi voti, nonostante proprio a Tolentino la Lega vanti addirittura un assessore. Al che parte una sorta di conta interna e alcuni consiglieri di Corridonia ammettono che l’entourage di Patassini aveva spinto per Rosella Ruani, poi effettivamente eletta, ma nella lista centrista. Così la Marino chiede ad Arrigoni la testa dei “traditori” e una reprimenda ufficiale al deputato, reo di aver sponsorizzato un’altra candidata. La risposta di Arrigoni è stata il siluramento della segretaria provinciale. Se così fosse, nel Maceratese sarebbe stata attuata una politica opposta a quella messa in atto nell’Anconetano, dove domenica scorsa tre esponenti di spicco della Lega nel territorio di Senigallia, Davide Da Ros, Giuseppina Codias e Massimo Bello, sono stati fatti fuori da Arrigoni per non aver appoggiato un candidato alle elezioni provinciali. Dai due tre fuorisciti anconetani è poi arrivato un contrattacco verso il commissario regionale. Arrigoni è stato accusato di essere un capo che ama contornarsi di marionette e yes man, della mancanza di un progetto politico vero che non sia solo un capitalizzare la figura di Salvini e sostanzialmente di una gestione che mira a «demolire coloro che cercano di alzare la testa». Un po’ le stesse accuse che Arrigoni riceve qui nel Maceratese, sottobanco però.

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L’avvocato Stefano Migliorelli, ex coordinatore comunale della Lega a Macerata

E così mentre continua il silenzio degli ex vertici del partito, l’unico a prendere posizione è appunto l’avvocato Stefano Migliorelli. «Non vado all’assemblea perché già sapevo dell’evento sull’immigrazione organizzato dalla Diocesi proprio alla Domus San Giuliano – spiega l’ex braccio destro di Luca Paolini, all’epoca della segreteria regionale – Non ritengo che la percezione dei maceratesi sull’insostenibilità dell’accoglienza praticata in città sia mai stata errata. Credo anzi che il popolo maceratese abbia l’accoglienza nel cuore ma che si sia ribellato giustamente ad una insostenibilità manifesta. Per tre anni ho combattuto contro l’insostenibilità di un’accoglienza mirata alla speculazione politica ed economica, cercando di sostenere che una società come la nostra doveva muoversi solo sulla linea dell’accoglienza ai pochissimi veri profughi e sulla linea dell’integrazione alla nostra cultura di chi sta qui per lavorare. Su queste basi ho sempre auspicato che il clero lasciasse queste argomentazioni alla politica laica. Qui a Macerata in tre anni di coordinamento mi sono sentito dire che se si vuole governare in questa città occorre essere appoggiati dalla Diocesi e che per questo la nostra politica sull’immigrazione era destinata a non trovare riscontro. Non ci ho mai creduto e durante il mio periodo di coordinamento, prima della triste vicenda Pamela, la Lega era già cresciuta fino ad un 18/20%  dei consensi. Ora sembra che si voglia seguire la solita via che caratterizza la politica maceratese da sempre: l’appoggio clericale per ottenere il governo della città. Ma come si fa? E’ sufficiente verificare il contenuto dell’evento organizzato dalla Diocesi che si svolge alla Domus domani per avvedersi di come qui a Macerata si punti sull’immagine di Salvini ma non sulla politica da lui propugnata. Se pensarla così significa non essere di “centrodestra” ma di destra, allora di destra sono. Anzi a destra guardo e un’ancora della Lega a destra mi ritengo».

E Migliorelli non teme neanche la “scomunica” ufficiale di Arrigoni. «La Lega è una cosa seria – conclude – io sono iscritto ad un partito con statuto e regolamento e mi sento molto più vicino alla linea salviniana di ciò che sta avvenendo ora a Macerata. Sono l’ancora a destra, l’ancora sulla politica salvinina ed espellermi costituirebbe un grave autogol. Sia chiaro, che se anche sono molto critico per le ingerenze della chiesa nella politica e per il comportamento di alcuni ecclesiastici, non dimentico mai di rapportare ogni mia azione al messaggio di Cristo».

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