Mario Pianesi
di Marco Ribechi
Se nella lista degli eventi che hanno portato alla ribalta la provincia nell’ultimo periodo mancava un dottor Jekyll e mister Hyde oggi sembrerebbe possibile spuntare anche questa crocetta. La vicenda di Mario Pianesi e della sua associazione Un Punto Macrobiotico, attiva da quasi 40 anni su tutto il territorio nazionale, sembra ricalcare quella del protagonista del geniale romanzo di Robert Louis Stevenson. Da un lato Henry Jekyll, dottore e scienziato, ossessionato dagli esperimenti scientifici. Dall’altro Edward Hyde, l’alter ego malvagio autore di efferati crimini. Dalla letteratura alla realtà con un cittadino impeccabile e stimato dalle autorità, che improvvisamente diventa un disumano plagiatore di menti deboli. Nell’incredulità generale le indagini delle procure di Forlì e Ancona, iniziate nel 2013, continuano a scavare portando alla luce dettagli pesanti come macigni se dovessero essere confermati nel processo. Mario Pianesi non parla e non ha ancora detto nulla in sua difesa. Fino a due giorni fa definito “benefattore dell’umanità” e oggi indagato come capo di una psico-setta. Chi è dunque Pianesi? Un attivista impegnato nella costruzione di un mondo più equo e giusto, partendo dall’alimentazione, o uno schiavista estorsore di denaro? Un guaritore autodidatta con centinaia di testimonianze a suo favore o un maestro millantatore di verità inadatto a qualsiasi tipo di diagnosi perché provvisto solo di un diploma di terza media? Prima promotore dell’etichetta trasparente per tracciare le frodi alimentari poi incallito evasore fiscale.
Mario Pianesi con Tara Gandhi
Una distinzione che nasce da un’immagine pubblica di Pianesi spesso accostato a personaggi illustri, e cui contrastano le evidenze investigative delle indagini delle procure di Forlì e Ancona. L’attività di Pianesi è sempre stata sotto gli occhi di tutti sin dagli esordi che gli avevano fatto guadagnare il soprannome di “Stregò”. Che nella diffidente e conservatrice società di provincia Pianesi apparisse come una persona un po’ strana non ci sono dubbi. Che il circuito dei macrobiotici visto da fuori potesse sembrare chiuso con precise regole interne, a volte inaccettabili per il senso comune, era anch’essa cosa nota. Che per i suoi sostenitori la sua figura fosse accostata a quella di un semidio era un’ulteriore fonte di critiche. Ma è anche vero che la sua fama era cresciuta anche fuori dal circuito e negli anni sempre più persone avevano deciso di approfondirne la conoscenza e sperimentare, almeno per una volta, quelle pietanze presentate nei centri Upm. In generale l’unica reazione di repulsione conosciuta finora era: “Manca il sale, è sciapo“.
L’incontro dell’Associazione nazionale polizia di Stato al Punto Macrobiotico di Civitanova
Un convegno di Pianesi all’università La Sapienza di Roma
Di coercizione, estorsione e violenza nessuno aveva mai parlato. Anzi, con l’affermarsi di stili di vita legati al vegetarianesimo, evidente rivoluzione alimentare degli ultimi 10 anni, anche i maceratesi comuni, magari mossi dal semplice desiderio di ritrovare la linea perduta a colpi di pecorino e ciauscolo, avevano iniziato ad apprezzare i pasti di verdura, cereali e legumi serviti a prezzi molto competitivi. Insomma nel moderno mondo che chiede alimenti più naturali la catena Un Punto macrobiotico, dopo decenni passati a testa bassa, si è improvvisamente ritrovata in prima linea vivendo un vero e proprio boom di iscrizioni. E Pianesi era sempre apparso cordiale, disponibile e fiero sostenitore dei valori più nobili. Molto spesso si potevano trovare, seduti ai tavolini dei centri, le stesse forze dell’ordine: carabinieri, poliziotti e finanzieri (leggi l’articolo). Una forza di Pianesi erano idee semplici come sostituire la chimica dell’agricoltura intensiva con una filiera naturale, realizzata in maniera tradizionale e con severi controlli. Oppure all’inquinamento dilagante contrapporre la piantumazione di alberi: “Una persona, un anno, una pianta” era la soluzione pianesiana per migliorare in circa 20 anni la qualità dell’aria (leggi l’articolo). A uno stile di vita frenetico preferiva il rispetto dei cicli naturali, obbligando addirittura i clienti a non usare il cellulare durante i pasti.
Mario Pianesi con il sindaco di Macerata Romano Carancini, il prefetto Roberta Preziotti e il Maestro di spada giapponese
Ma allora come mai ora ci ritroviamo con questo essere bicefalo che sarebbe capace da un lato di realizzare tante cose positive e dall’altro di tanta meschinità e cattiveria? Evidentemente alcuni aspetti della vicenda ancora non sono emersi e c’è ancora molto da dire (a partire dai diretti interessati che ancora non parlano). Ma il fascino di Pianesi non ha sedotto solo persone con debolezze psichiche pronte a sacrificare la propria vita per seguire un guru. Stiamo parlando di un uomo che ha 12 cittadinanze onorarie, che ogni anno realizza un mega congresso all’interno dell’università La Sapienza di Roma, che ha ricevuto oltre 190 encomi a livello mondiale, che ha fatto un patto di sangue con la nipote di Gandhi per cui ora si definiscono fratello e sorella. Nonostante avesse solo la terza media, cosa che ricordava sempre e considerava un vanto, teneva conferenze ai criminologi (leggi l’articolo) e riceveva premi dalle università per meriti scientifici (leggi l’articolo). Ora volendo essere scettici si può dire che è tutto falso e che siamo stati tutti ingannanti. Certo, però non è un miraggio che il 13 dicembre 2016 il presidente della Regione Luca Ceriscioli gli abbia conferito sul palco del teatro Lauro Rossi il premio speciale nella giornata del Picchio d’oro, insieme a Giuseppe Zamberletti, fondatore della protezione civile (leggi l’articolo). Non è un miraggio l’amabile conversazione con il prefetto di Macerata insieme al maestro di spada Sekiguchi Komei che lo lodava per il suo spirito puro di samurai (leggi l’articolo). Non è un miraggio che organizzasse la fiera dell’artigianato a Bastia Umbra con grande soddisfazione dei partecipanti (leggi l’articolo). Non è un miraggio che la rappresentante nazionale dei giovani della Coldiretti, Maria Letizia Gardoni, abbia lodato in televisione la Policultura proposta da Pianesi (leggi l’articolo).
E gambe della ragazza denutrita che ha denunciato Mario Pianesi
Ma non sono un miraggio neanche le fotografie delle ragazze denutrite ridotte pelle e ossa. E non sono un miraggio nemmeno le denunce presentate da ex associati che raccontano di come la loro vita sia stata plagiata. Di bambini che hanno rischiato di morire a causa di cattiva nutrizione e per il veto dell’utilizzo della medicina tradizionale. E quindi dove è la verità?
Il tipico sobrio arredamento di “Un punto Macrobiotico” la catena ideata e fondata da Mario Pianesi
C’è poi chi frequenta i centri macrobiotici che dice ad alta voce il proverbio “Il chiodo che sporge richiama il martello”. Infatti dalle dichiarazioni raccolte dai dipendenti della zona non c’è traccia di schiavitù, non c’è traccia di violenza. Anche i suoi più vecchi collaboratori hanno potuto allontanarsi dall’associazione, con difficoltà, come un matrimonio che finisce, ma senza troppi intoppi (leggi l’articolo). Visto che Pianesi ha ricevuto negli anni tanti encomi e riconoscimenti anche dalle più alte cariche dello Stato, possibile che nessuno abbia mai controllato il suo operato che tra l’altro veniva svolto alla luce del sole?
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Bravo Marco, un’analisi esaustiva!
Nell’Italia dell’apparire e non dell’essere, tutto è possibile. Quello che sembra invece assurdo che certe questioni, se vere, vengono portate alla luce dopo decenni di anni e a danni fatti.
Se non partono le denunce in casi come questi non partono neanche l’indagini. Probabilmente dieci anni fa era già così.Scrivo probabilmente ma significa certamente dal momento che queste storielle mi sono state raccontate da chi è riuscito a tirarsene fuori.
Ho frequentato personalmente locali dove si consuma macrobiotico e conosco tantissima gente che vi si reca giornalmente e da tanto tempo. Da parte mia , per quello che può contare , non ho mai riscontrato nulla di costrittivo da parte degli amministratori e gestori e la stessa cosa mi riferiscono amici e conoscenti , fermo restando che rispetto le diverse opinioni e testimonianze in merito .
Ah ma allora siete duri a capire hè, quel che riguarda le denunce! Un conto è la clientela che si siede al tavolo del ristorante macrobiotico una volta sola o per decenni, consuma il suo piatto misto, paga e va via, altro conto è chi è parte integrante (e integralista) dell’associazione, ossia gli arruolati, gli indottrinati, quelli che per appartenere alla cerchia devono seguire in tutto e per tutto il modello di vita imposto dalla macrobiotica pianesiana fino ad esserne assorbito totalmente, ossia lo staff intero : da chi gestisce i vari UPM sparsi in Italia, al personale che porta a tavola, a chi lavora nelle cucine. Non si continui a confondere le due facce della medaglia quando si legge di ” costrizione” nelle testimonianze di chi ha esposto denuncia.
Mi chiedo se quella ‘impresa macrobiotica’ è unica oppure se, come per il Mc Donald, si ha a che fare che tante ditte in franchising. Verrebbe fatto di pensare che si tratti di un’unica impresa.