AGGIORNAMENTO – Il Gip del tribunale di Ancona il 22 luglio 2021 ha archiviato le posizioni del vice segretario e di Giovanni Bargnesi in merito a tutte le accuse che venivano loro contestate. In seguito a ciò per entrambi la vicenda giudiziaria si è dunque conclusa senza che siano emersi elementi di responsabilità alcuna.
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di Federica Serfilippi
Un’associazione a carattere piramidale dove al vertice sedeva il maestro Mario Pianesi. Sarebbe stato proprio il guru della macrobiotica e fondatore dell’associazione Upm (Un Punto macrobiotico), che vanta punti vendita e ristoranti in tutta Italia, a impartire i dettami di quella che gli inquirenti hanno classificato come una “psico setta basata sul rigido controllo dell’alimentazione e la negazione del mondo esterno” ai suoi adepti .
Persone fragili, alcune delle quali gravate da malattie. che si erano rivolte all’associazione per curare i loro problemi di salute, sia gravi che meno seri. Era a loro, stando ai riscontri degli investigatori della Squadra Mobile di Forlì e di Ancona, che la setta inculcava la filosofia del maestro, basata sulla forza salvifica delle diete. Erano cinque, una più dura dell’altra. È stata una donna di 44 anni, originaria di Cesena, la prima a sporgere denuncia nel 2013 contro l’associazione e far partire le indagini, coordinate prima dalla procura di Forlì e poi dalla procura distrettuale antimafia di Ancona. Dopo di lei, sono arrivate altre tre vittime, tutte romagnole. Poi, a bussare alla porta degli inquirenti, sono state quattro persone: una anconetana e tre residenti nel Maceratese. Tutte con alle spalle, secondo la loro versione, una storia di abusi psicologici e malnutrizione.
Una delle donne malnutrite
Agli investigatori sono serviti cinque anni per risalire tutta la piramide dell’associazione macrobiotica e stringere il cerchio attorno a Mario Pianesi, classe 1944, sua moglie Loredana Volpi (51 anni e residente a San Severino con il marito), Giovanni Bargnesi e il vice segretario, rispettivamente di 51 e 44 anni. Escluso il maestro, fanno tutti parte della segreteria centrale dell’associazione, con base a Tolentino. Le ipotesi accusatorie che hanno accompagnato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari sono l’associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate (per il progredire di alcune malattie di cui soffrono le vittime) ed evasione fiscale per un importo di quasi 300 mila euro. Tutti sono indagati a piede libero.
Da sinistra Carlo Pinto, dirigente della Squadra Mobile di Ancona, il questore di Ancona Oreste Capocsa e il dirigente della Mobile di Forli, Mario Paternoster
Secondo quanto emerso dall’inchiesta, tutta la vita degli adepti sarebbe stata gestita dal maestro, che si avvaleva dei suoi collaboratori prescelti, ovvero i “capizona” e i “capicentro” che si legavano ai punti macrobiotici sul territorio, per manovrare e manipolare gli iscritti attraverso alcune regole. Una delle prime riguardava lo stile di vita, basato sul rifiuto della medicina tradizionale «perchè i medici sono tutti assassini e i farmaci non curano» e sulle cosiddette diete MA-PI, (le iniziali di Mario Pianesi), divise in 5 classi. Alcune venivano proposte per curare e prevenire patologie croniche, dirette a persone – secondo quanto raccolto dagli investigatori – che si avvicinavano al mondo macrobiotico dopo un periodo di tossicodipendenza, depressione o malattie. Gli agenti, attraverso le testimonianze delle vittime e le registrazioni effettuate durante i convegni e gli incontri presidiati da Pianesi, hanno anche potuto constatare una serie di imposizioni nei confronti degli adepti che, secondo quanto emerso, non potevano andare in discoteca, usare internet, ascoltare la musica, ridere in maniera fragorosa, limitare i rapporti con il mondo extra macrobiotico, scendere dal letto con la gamba destra, non lavorare se non nel contesto del macrobiotico e per gli uomini portare baffi e capelli lunghi.
Un altro caso di malnutrizione
Alle donne, invece, sarebbe stato imposto di evitare di avere rapporti sessuali e lavarsi durante il ciclo. Chi si avvicinava alla setta sarebbe stato convinto ad abiurare la precedente vita e a lavorare per l’associazione quale ringraziamento per il messaggio salvifico ricevuto grazie alla filosofia di Pianesi. Inoltre, gli adepti sarebbero stati costretti a continue elargizioni di denaro che, secondo gli investigatori, sarebbero tutti arrivati nelle mani del maestro. Continue regalie che dovevano servire per costruire una grande clinica del macrobiotico e contribuire alla salvezza dell’umanità. E ancora: per gli inquirenti, ai titolari dei punti macrobiotici sarebbe stato imposto di comprare i carichi commerciali dai fornitori scelti direttamente dal gruppo degli indagati. Stessa cosa sarebbe avvenuta per la qualità degli alimenti e degli arredi. Di fatto, si sarebbe creato una sorta di franchising di ristoranti macrobiotici a costo zero, dove quasi tutte le entrate finivano nelle mani del maestro. È per questo che gli investigatori hanno definito l’associazione come “una psico setta a scopo economico”, facendo azzerare il rischio di impresa ai vertici della piramide e facendolo pesare tutto sui titolari dei punti macrobiotici. Per quanto riguarda la parte fiscale, agli inquirenti non risulta che l’associazione abbia presentato nel corso degli anni (2012-2016) la dovuta dichiarazione dei redditi. In particolare, gli agenti sono arrivati a concentrare la loro attenzione su 28 operazioni bancarie i cui soldi, secondo quanto emerso, sarebbero stati convogliati sui conti personali e dei familiari del maestro e di sua moglie.
Denutriti e costretti a vendersi la casa, i casi choc delle vittime della setta
Smantellata “psico setta” macrobiotica: prometteva miracoli per curare malattie
Ne ho conosciuti molti di macrobiotici ed ho frequentato diversi PUNTI e posso dire di non aver mai visto nulla di quanto vengono accusati. Anzi ho sempre visto molta dedizione e calore. Non è l'eccezione, eventualmente (con buon senso mi riservo di aspettare l'esito delle indagini), che fa la regola
Per prevenire ci vorrebbe una campana di vetro. Puoi essere il più salutista del pianeta,ma tanto se decide di attaccanti questo male lo fa.
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Io non credo che si tratti di un caso simile a quello di Vanna Marchi. Non è facile ridurre in schiavitù una persona, soprattutto in campo alimentare. D’altronde quando c’è, ad esempio, un incidente ferroviario, l’avviso di garanzia lo mandano anche al responsabile delle Ferrovie, non solo, cioè, ai presunti responsabili ‘materiali’ dell’incidente. E’ tutto tanto strano.
Ho la netta sensazione che Macerata non porti fortuna alle persone, anche a quelle bravissime: NOMEN OMEN.
Mi sbaglio?