di Giuseppe Bommarito
Nuovi proclami nello scorso fine settimana da parte dello staff del presidente Filippo Spalletta (prudentemente assente in occasione delle ultime tre partite), nuove promesse, richiami strappalacrime al gran cuore dei giocatori e della tifoseria perché non cessino di fare il loro dovere in questo momento così difficile, scuse invero piuttosto confuse circa i mancati pagamenti degli stipendi, impegni, rassicurazioni, giuramenti solenni… Ma i fatti sono ancora lì, impietosi nella loro oggettività, e dimostrano che l’avventura maceratese del patron siculo-svizzero è con ogni probabilità ormai agli sgoccioli. C’è a monte il debito già scaduto per 270mila euro accumulato nei confronti della precedente proprietà per la cessione della Maceratese, acquistata dal nuovo patron, come si sa, per un importo superiore dal quale sono state scalate una serie di esposizioni debitorie tutte precisamente individuate e quantificate, che ovviamente competevano all’acquirente. Il residuo, quei 270mila euro di cui sopra, doveva essere pagato nei mesi scorsi, ma ciò non è avvenuto, per cui Mariella Tardella è stata costretta ad attivare la fidejussione che cautelativamente si era fatta rilasciare da Spalletta. E tra pochissimi giorni si saprà se trattasi di garanzia fidejussoria genuina o farlocca.
Ci sono poi, dimenticando per carità di patria la campagna acquisti di dicembre che alla fine ha partorito un topolino (senza peraltro che sia stato chiarito se effettivamente i rinnovi con i giocatori più importanti siano stati depositati in Lega), gli stipendi non versati per la rata di metà febbraio ed i contributi di eguale scadenza, pagati sì, ma solo in minima parte grazie alle agevolazioni per le società aventi sede nel cratere del terremoto (come appunto la Maceratese). Ci sono le mensilità di stipendio ed i contributi che seguitano a correre ogni mese, le spese per le trasferte, il vitto e l’alloggio dei giocatori, i costi per l’uso dello stadio Helvia Recina e di altri impianti ove a volte la squadra si allena, per la sicurezza, per la Croce Verde, quelli dei campionati di tutte le squadre giovanili, la sede (a proposito, corre voce che a stretto giro di posta la nuova sede di Sforzacosta non sarà più disponibile), e chi più ne ha più ne metta, perché una squadra di calcio professionistica, sia pure di Lega Pro, costa un botto, oltre un milione e mezzo di euro a stagione.
Spalletta – diciamo la verità – sarà pure un benestante, sarà pure un imprenditore del legno che opera a livello internazionale (senza sito internet, però, e, a quanto pare, con un solo dipendente), ma tutti questi soldi non li ha o comunque, se ne dispone, non li vuole certo sacrificare sull’altare di una squadra di cui a lui in realtà importa poco o nulla, sebbene la moglie, titolare di una parrucchieria in Svizzera, sia nativa di Cagli (ce la ricordiamo tutti, almeno credo, la favoletta per idioti con l’anello al naso che il duo Bargagna-Spalletta diffuse per giustificare l’improvvisa comparsa sulla scena del massiccio imprenditore siciliano trapiantato in Svizzera). Tant’è che già diversi creditori sono stati costretti a pignorare in Lega i contributi federali spettanti alla Maceratese, per cui, in questa fase convulsa che, almeno a mio avviso, precede il suo addio al giocattolino Maceratese, il buon Filippo Spalletta probabile futuro “desparecido”, messi prudentemente e velocemente da parte i sogni di gloria legati al nuovo stadio, al campus, alla serie B prossima ventura, si sta oggi inventando le scuse più banali per giustificare le sue pesanti inadempienze.
Mette avanti, ad esempio, i costi per la fidejussione che ha dovuto presentare in Lega, facendo finta di ignorare che questa era una scadenza prestabilita che conosceva benissimo sin dal momento della sua entrata in scena sul palcoscenico del calcio maceratese. Parla poi di debiti inattesi provenienti dalla precedente gestione Tardella, dimenticando, da un lato, i debiti che la sua personale gestione sta lasciando in giro e, dall’altro, il fatto, ovvio, che i debiti per così dire tardelliani scalati dal prezzo di acquisto della società, visionati ed esaminati dai suoi tecnici di fiducia per oltre due mesi nonchè elencati in maniera minuziosa, devono in forza di contratto essere pagati da lui e non da altri (ed è ovvio che, ove fossero veramente emersi debiti ulteriori, sarebbe stato agevole per Spalletta rispedirli a “Mariella nostra”, oppure scalarli dal residuo prezzo di acquisto che ancora le deve essere versato). Ed infine, secondo un clichè classico di chi si sta arrampicando sugli specchi e deve comunque guadagnare tempo, ecco che dalla stanza dei bottoni della Maceratese il patron lascia circolare voci puerili relative a bonifici in arrivo dalla terra di Guglielmo Tell che però viaggiano più lenti di una lumaca o a “provviste” estere che devono essere svincolate con tempi tecnici non ben definiti. E tant’è che, dopo gli iniziali magniloquenti proclami, il patron della Maceratese, dopo appena quattro mesi dall’acquisto dello squadrone biancorosso, è già alla disperata ricerca di nuovi soci che immettano liquidità, e non poca, nella società, pena un possibile fallimento ormai dietro l’angolo. Ricerca che è facile pronosticare come infruttuosa, perché, come sperimentato in situazioni anche molto vicine, poche persone, se non banditi travestiti da imprenditori appassionati di calcio, possono osare farsi avanti in un contesto similmente disastrato.
Si torna quindi alla madre di tutte le domande: per quale motivo Filippo Spalletta, uomo ignaro del mondo del calcio e lontanissimo dalle Marche, nell’autunno dello scorso anno si è fatto avanti e senza alcun motivo plausibile ha acquistato la Maceratese, per di più senza avere la competenza ed i mezzi economici sufficienti per farlo? E per poi ritrovarsi dopo pochissimi mesi a meditare di fuggire in fretta ed in furia dopo aver comunque speso una somma che dovrebbe aggirarsi tra i cento e duecentomila euro? Si possono fare diverse ipotesi al riguardo. Una, forse, la più vicina alla verità, porta a ritenere che Filippo Spalletta, con l’abile regia dell’avvocato d’affari calcistici Andrea Bargagna e dell’attuale amministratore delegato Simone Sivieri (il personaggio che, a quanto se ne sa, personalmente lo conosceva per motivi di lavoro e che per primo lo ha contattato), abbia fatto da prestanome provvisorio ad altri, impegnandosi a tirar fuori di tasca sua per le prime incombenze una determinata somma (mettiamo, tanto per fare un esempio, circa 200mila euro), e poi tornarsene a distanza di qualche mese nel suo verde cantone elvetico dopo aver rivenduto a chi di dovere ad un prezzo però maggiorato (il surplus, ipotizziamo 100mila euro, sarebbe stato il compenso per la faccia prestata), ma che poi sia rimasto con il cerino in mano, visto che il soggetto che inizialmente non voleva venire allo scoperto, forse perché aveva davanti a sé diverse opzioni e si riservava di scegliere quella per lui più vantaggiosa, alla fine ha preso un’altra strada.
L’avvocato Andrea Bargagna e il presidente della Maceratese, Filippo Spalletta
Sì, ma prestanome di chi? Beh, il ruolo svolto in tutta la vicenda dall’avvocato pisano Andrea Bargagna e da altri personaggi toscani, già coinvolti nelle tormentate e contorte vicende societarie del Pisa della scorsa stagione, fece inizialmente ipotizzare qualche personaggio legato all’ambiente toscano, forse lo stesso Fabrizio Lucchesi, già direttore generale e presidente del Pisa, e, dal gennaio di quest’anno, responsabile dell’area tecnica del Latina, squadra che milita in serie B. Ipotesi non certa, ma in ogni caso plausibile. Nell’autunno 2016 Lucchesi stava infatti ancora trattando la cessione del Pisa, da poco arrivato in serie B, non poteva quindi prendere nell’immediato impegni di altra natura ed aveva comunque bisogno di tempo per avviare un’altra impresa con il solito contorno di uomini a lui legati, molto esperti in magheggi sportivi legati al mondo del calcio. Forse non aveva ancora deciso, forse voleva tenersi aperte più possibilità. Ecco quindi la necessità di qualcuno che tenesse calda per qualche tempo la poltrona di presidente della Maceratese, in attesa di una decisione definitiva al riguardo.
C’è poi, anch’essa plausibile, un’altra ipotesi, che vede Spalletta non come semplice prestanome, ma come protagonista di una gestione che sarebbe iniziata in solitaria per poi divenire, sempre secondo le iniziali promesse dei grandi manovratori, condivisa in breve tempo con altri soggetti finanziatori. Bargagna e Sivieri avrebbero quindi garantito a Spalletta nuovi e rapidi innesti in grado di fornire quella liquidità che Spalletta non poteva avere e con i quali portare avanti l’avventura con la Maceratese per un periodo più lungo. Nel frattempo Spalletta avrebbe avuto un ruolo di relativo prestigio da ricoprire (la presidenza della Maceratese, una squadra di Lega Pro ben messa e pronta a fare un percorso che teoricamente, investendoci in maniera adeguata per qualche anno, poteva condurre pure alla serie B e al contributo annuo per le squadre del campionato cadetto che, come si sa, si aggira intorno ai sei milioni di euro annui). E poi, se anche la serie B si fosse profilata come un meta troppo difficile da raggiungere o troppo lontana, beh, allora per i due o tre anni di permanenza a Macerata poteva comunque venir fuori qualche affaruccio interessante, tipo la costruzione di un campus per la prima squadra e tutte le squadre giovanili, il nuovo stadio, contatti che potevano essere presi in zona e divenire utili nel lungo e lucroso percorso della ricostruzione post terremoto. Senza trascurare, nell’ambito di un semplice galleggiamento di due o tre anni o anche di minore durata, la possibilità di tirare su qualche soldo con le sponsorizzazioni e soprattutto con i giovani calciatori, con i ragazzi del cosiddetto vivaio e dell’Academy. Tutta questa fascia giovanile, come è noto, è un vero business, è molto appetibile economicamente perche spesso e volentieri diversi genitori sono disposti a versare anche dei bei soldini per far crescere, calcisticamente parlando, i loro figli, strumentalmente allettati da giudizi mirabolanti e da previsioni di un sicuro e rapido avvenire in squadre dei massimi livelli. Si sa, c’è tutto un giro di lucro poco limpido intorno ai vivai, non sempre gestito almeno ufficialmente dai club, che nel caso della Maceratese poteva rendere abbastanza a lor signori (e l’iscrizione al torneo di Viareggio, importante vetrina di calcio giovanile, comunque pagata dalle famiglie, potrebbe rientrare appieno in questa strategia).
Ipotesi entrambe che spiegherebbero pure l’ancora inspiegabile divorzio, risalente a gennaio, con Andrea Bargagna, che di quelle intese era il garante ed il gran cerimoniere. Divorzio ufficialmente a suo tempo motivato con non ben identificate divergenze di carattere tecnico, ma che in realtà potrebbe essere scaturito dal mancato arrivo dell’Innominabile o dei nuovi soggetti finanziatori, promessi e dati per certi, anch’essi poi non pervenuti. Mah, vedremo nelle prossime settimane cosa succederà, anche perché l’intervento dell’Amministrazione Comunale, richiesto a gran voce dalla tifoseria, porterà necessariamente in tempi brevi ad un chiarimento, almeno a grandi linee, della situazione. Il sindaco Carancini e l’assessore Canesin, come è noto, avevano avuto a suo tempo un rapporto molto conflittuale e stringente con la Tardella, benchè fosse una imprenditrice del luogo, mentre inizialmente allo Spalletta siculo-svizzero hanno allargato le braccia, parlando apertamente a fine di anno di un progetto lungimirante (???) e condiviso totalmente dall’Amministrazione e di un rapporto finalmente positivo. Oggi invece Carancini ha i suoi buoni motivi per dirsi fortemente preoccupato per la latitanza di Spalletta e per la piega che sta prendendo la situazione. Non ci dimentichiamo inoltre che l’Amministrazione Comunale è reduce dalla spesa di quasi un milione di euro per l’adeguamento dell’Helvia Recina e che, a detta dello stesso Sindaco, è a sua volta creditrice per l’uso dello stadio di una bella sommetta dalla Maceratese con targa siculo-svizzera.
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Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dire come probabilmente stanno le cose. Il dato di fatto, per chi ha la Maceratese nel cuore, è che la favola è finita. A questo punto, visto che si deve morire, è meglio staccare le macchine che ci tengono artificialmente in vita. Simpatica questa cosa dei “nuovi debiti sopraggiunti”. Quali debiti, signori miei? Fateci almeno un esempio che non sia quello della querelle con Sirolesi per il campo di Collevario: a quei tempi la Maceratese militava nei dilettanti ed era una ASD, non una SRL dunque la questione non riguarda la Maceratese ma Maria Francesca Tardella in quanto persona fisica. Ed infatti ancora non è stata emessa sentenza, ancora non si sa se aveva ragione Sirolesi o se aveva ragione Tardella. Dunque l’unico esempio dei cosiddetti “nuovi debiti” è una colossale menzogna.
Mai smettere di sognare. Per il dopo, se si vuole restare nel settore del legno, ci sono figure più referenziate, per esempio Geppetto o mastro Ciliegia.
Da quanto tempo l’avv. Bommarito si occupa dei problemi della Rata,non lo ho mai visto allo stadio,leggendo il suo commento sembra conoscere tutto sul passaggio della società, problematiche che conosce benissimo,farina del suo sacco o anche lui prestanome di qualcuna??? Mah…….
Continuo a sostenere che l’unica soluzione per il calcio cittadino è l’interessamento da parte di un imprenditore locale, non vedo altre strade per salvare la Rata.
e ora che l’amministrazione scenda in campo e faccia chiarezza sulla squadra della città,a tutela dei maceratesi,ma penso che sia già troppo tardi……(come sempre)
Chi scrive segue la Maceratese dalla stagione 1961/62 e fa l’abbonamento da quasi 40 anni in tutte la categorie disputate.
Non disponendo dei dettagli dell’operazione di vendita della Società non posso entrare più di tanto nel merito delle argomentazioni espresse dall’Avv.Bommarito, dalle quali sembrerebbe trasparire la tesi che il personaggio Spalletta sia l’unico responsabile della attuale situazione fallimentare.
Invece io ho l’impressione che le responsabilità maggiori debbano essere ascritte alla precedente Proprietà che, come Penelope, è riuscita nell’impresa di distruggere in poco tempo quello che aveva costruito, anche con merito, nei precedenti 4 anni, con una gestione a dir poco “non trasparente” e poco oculata, in particolare per il settore giovanile, ed accumulando un sacco di debiti vs. Fornitori grandi e piccoli.
Non va dimenticato che abbiamo rischiato di non giocare due partite per debiti non pagati nei confronti della Società che gestiva i controlli allo Stadio e della Croce Verde.
Questo non può essere certamente imputato al Sig. Spalletta.
Inoltre riesce difficile credere che i debiti, sulla base dei quali sono stati pignorati in Lega i contributi federali, si riferiscano alla nuova gestione che riguarda solo gli ultimi due mesi o poco più.
In conclusione credo che l’ammonimento espresso nello striscione esposto a suo tempo dai tifosi della curva “se chi compra è un bandito che vende è complice” fotografi la situazione meglio di ogni altro commento.
Nel consueto articolo di Scattolini si fa riferimento a trattative in corso con un gruppo romano. Non resta che augurarsi che vadano in porto.
Sempre forza Maceratese nonostante tutto.
Guerrino condivido in pieno il tuo commento
Quando arriva gente di fuori, che dice di avere un attività che in realtà è solo un ufficio, con un dipendente solo, la fine è arrivata. Ci sono passati tutti: Fermo, Civitanova (3 presidenti consecutivi) San Benedetto, Ancona ecc… Dove si vuole andare ? Il calcio è morto.
Per assurdo,meglio una D a dimensione della città sperando in una dirigenza seria,ripartendo dai migliori ragazzi del settore giovanile del posto e attaccati alla maglia..
Speriamo nell’Eccellenza dell’Helvia Recina, il Piano San Lazzaro insegna. La terza categoria l’abbiamo già fatta a Bagnolo, Madonna del Monte e S’Maria in Selva
non ci giriamo tanto intorno… la precedente gestione voleva mantenere la serie D che rappresentava la dimensione ideale per gli investimenti che si volevano effettuare; la salita in lega pro è stato uno smacco che ha portato al “repulisti” punitivo di tutti gli invincibili (dove si è mai visto che una squadra che vince un campionato imbattuta stabilendo un record nazionale viene totalmente smantellata l’anno successivo?). l’anno in lega pro è stato meraviglioso e frutto un pò della sorte e della capacità di chi era nella stanza dei bottoni ma anche li, ai primi scricchiolii, la barca ha iniziato a imbarcare acqua (vi ricordate quando Faisca il capitano ribattè aspramente alla presidenza?????). il dopo è sotto gli occhi di tutti, col presidente Spalletta che, come dice Scattolini, è rimasto col cerino in mano. Avete mai provato a fare una indagine per capire chi è questo imprenditore del legno? magari mi sbalgio, ma una impresa che un fatturato di un milione scarso di euro e dipendenti che non arrivano a 5, può avere la forza economica per sostenere un progetto così impegnativo? la verità è, come dice il signor Rita, nello striscione scritto dai tifosi. Non esiste una responsabilità, ma esistono più responsabilità condivise tra vecchi e nuovi proprietari.
ops scusate, non volevo dire Scattolini bensi Bommarito… chiedo scusa a entrambi!
@Bommarito
Tutto condivisibile ma manca di un passaggio.
La presidentissima assicurò di lasciare la maceratese in buone mani, lo fece durante un’intervista. La mia domanda è: quali garanzie portò Spalletta e compagni in sede di trattativa? Non sarà il caso di approfondire la questione? E se fosse tutto un teatrino per portare la società al fallimento così da lasciare a bocca asciutta tutti i creditori?
Grazie
Per Matteo Sciapeconi
Lei ha ragione. Sicuramente la Tardella non ha lasciato la società in buone mani, anche se credo che non avesse molto da scegliere.
Per Massimiliano Principi
Indubbiamente la società aveva sul groppone dei debiti maturati nella scorsa stagione, e non si trattava di una piccola somma. Su questo non c’è dubbio, tant’è che questi debiti sono stati precisati ed elencati e poi scalati dal prezzo di acquisto nel momento in cui Spalletta ha comprato la società. E, a mio avviso, Spalletta doveva sapere se era in grado o no di far fronte ai debiti che si è accollato.
Per Gabriele Ferramondo
Io non frequento lo stadio, ma non credo che questa mancata frequentazione mi possa impedire di intervenire su una questione che interessa me come interessa tutta la città. Quanto all’essere prestanome di qualcuna, credo che tutti sappiano che su questo giornale mi sono sempre fatto portatore delle mie idee, mettendoci il nome, il cognome ed anche la faccia.
La descrizione dei fatti riportata nell’articolo dell’avvocato Bommarito – che tanto stimo per la sua obiettività – mi è sembrata stavolta un po’ manichea.
Come se tutti i mali attuali della Maceratese siano addebitabili alla nuova proprietà, a fronte di una gestione e di comportamenti tutti virtuosi da parte di quella precedente.
Solo chi non è di Macerata, oppure in questi anni è stato un po’ distratto, può non sapere o far finta d’ignorare ciò che ha ruotato (socialmente parlando) intorno ai risultati sportivi raggiunti.
il calcio è il peggiore dei mondi possibili, perché se fosse ancora peggiore non potrebbe sussistere: il male è il vero e autentico contenuto del mondo del calcio.
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Ammesso che il Sig. Spalletta sia in buona fede e non ci siano dietro intrallazzi di altra natura, si potrebbe essere verificata la seconda ipotesi dell’Avv. Bommarito e cioè che Spalletta abbia agito da protagonista e non da prestanome di qualcun’altro.
In questo caso il Presidente è stato quanto meno ingenuo ed imprudente perché, a fronte di ingenti impegni finanziari a breve termine, può aver fatto un errore di valutazione delle proprie possibilità e, sopratutto, può aver confidato troppo nell’aiuto di una cordata di personaggi (Avv. Bargagna, Lucchesi ?? ecc.) che poi sembra essersi defilata abbandonandolo al proprio destino. Infatti, mi pare di aver capito che questi impegni ammonterebbero a circa un milione di euro (€ 270.000 a saldo acquisto quote – € 400.000 circa per debiti pregressi vecchia gestione iscritti in bilancio ed evidenziati nell’atto di acquisto -€ 200/300.000 mila per le spese correnti da novembre 2016: stipendi e contributi – costi gestione stadio – trasferte ecc. – Di fronte ad una tale pesante situazione, tenuto conto che i Creditori pare si siano accorti solo ora dei propri crediti pignorando i contributi federali, è evidente che il Sig. Spalletta non ce la può fare da solo senza l’aiuto di un gruppo di finanziatori/sponsor e/o nuovi soci.
A questo punto ci vorrebbe un miracolo!!!!
La Maceratese sopravviverà in qualche modo alle risate del Sig. Poloni che, evidentemente, non ha la possibilità di divertirsi altrimenti. Saluti.
Condivisibilissimo quello che dice il sig. Matteo Sciapeconi ,infatti non sarebbe il primo presidente ( o presidentessa ) che facendo questi giochetti se la squaglierebbe lasciando a bocca asciutta dipendenti e creditori !!
Avv. Bommarito,nessuno le vieta di dire la sua,ma mi sorprende molto la sua conoscenza della situazione societaria,dato che lei non viene allo stadio,quindi non ama la Rata.La sua disamina e’ perfetta,ma mi permetta di pensare che “qualcuno” o “qualcuna” le ha raccontato i fatti restando nell’anonimato.In quanto a metterci la faccia,il sottoscritto non ha scheletri dentro l’armadio,ha sempre detto quello che pensa. Saluti
Adriano (Gabriele, io ti ho sempre chiamato Adriano), sai quanto ti stimo e quanto apprezzo la tua intelligenza. Proprio per questo ti dico accoratamente che, da tifoso della Rata, dovresti liberarti da alcuni pregiudizi. L’avvocato Bommarito è una persona innamorata della nostra città, un libero pensatore che ama sviscerare sempre ogni situazione “delicata” per poi offrire il suo punto di vista a tutti i maceratesi. In questa vicenda non conta essere tifosi della Maceratese, conta il solo fatto di essere attenti a tutto ciò che riguarda questa città. Per quanto riguarda l’aspetto sportivo è ovvio che la Rata rappresenta il vertice cittadino dunque è altrettanto ovvio che ci sia un interesse da parte sua. Così come è altrettanto ovvio che, prima di scrivere un articolo così importante, lo stesso Bommarito abbia assunto informazioni che aspettano solo di essere smentite. Vedrai che ciò non accadrà, vedrai che questa robaccia che gira intorno alla Rata sarà presto evidenziata per ciò che è: una autentica vergogna ed un autentico scandalo. Con affetto, caro Adriano. Ti voglio impegnato anima e cuore per dare una mano.
Savi mi perdoni, ma questa sua (legittima e finanche condivisibile) “levata di scudi” contro l’attuale dirigenza, stride assai con l’assordante silenzio che ha tenuto nei confronti di quella precedente, che anzi ha difeso anche quando era indifendibile, anche quando avrebbe potuto (dovuto?)– ma se n’è guardato bene – usare quei medesimi termini (vergogna e scandalo) che oggi proferisce con disinvoltura.