La scultura del San Sebastiano che si trovava all’interno della chiesa di Santa Maria Assunta a Castel Santa Maria di Castelraimondo (foto di Luca Cristini)
di Monia Orazi
Una giornata di ordinario recupero di opere d’arte, per la task force impegnata da giorni nell’entroterra devastato dal sisma. Sono una decina di persone tra vigili del fuoco, carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Ancona, rappresentanti della Soprintendenza, dell’arcidiocesi di Camerino e da qualche giorno, volontari tecnici esperti nel settore dell’arte e dei beni culturali. Oggi tocca alla chiesa di Santa Maria Assunta a Castel Santa Maria, ridente frazione di Castelraimondo che ha conservato il suo impianto medievale. Sopra la porta d’ingresso il muro è rigonfio, sbirciando dalla porta d’ingresso si notano vistose crepe sui muri, un crollo parziale all’interno della canonica, nella chiesetta ci sono pregevoli opere d’arte da salvare. Si inizia con la scultura lignea a grandezza naturale del San Sebastiano, tipica del Quattrocento nella fattura squisitamente marchigiana, esposta in diverse mostre sulle sculture lignee rinascimentali. La statua viene subito ricoperta con teli protettivi. Si inizia poi a togliere tutte le grandi pale d’altare, tra i quali il dipinto di Giovanni Boccati, le altre per la maggior parte tele seicentesche, con soggetti sacri e ritratti di importanti prelati del tempo. Richiede un lavoro maggiore liberare un quadro di Paolo Marini, raffigurante la “Devozione di Santa Maria in via”, racchiuso a lato dell’altare, in una nicchia con cornice ricoperta da un vetro. A dare una mano ci sono anche due residenti. Sono proprio loro a tirare giù da sopra l’altare maggiore la statua devozionale della Madonna, utilizzata nelle processioni e nelle feste triennali.
Uno dei crocifissi salvati
In una decina di cassette rosse trova posto l’archivio parrocchiale, secoli di storia della piccola comunità. Nel 1997 la chiesetta fu tra le prime ad essere restaurate, con un intervento d’urgenza che in poco tempo la restituì al culto degli abitanti del piccolo borgo. Neanche diciannove anni dopo, quegli anni di speranza e di attesa, la certezza di un presente fatto di quotidianità e normalità sono state di nuovo cancellate, per una ricostruzione tutta da attivare, senza certezze sui tempi. I danni sono ingenti, il territorio vasto, i tesori da salvare numerosissimi, è corsa contro il freddo e la pioggia, ma dopo due mesi l’unità di crisi regionale del Mibact ha ammesso volontari, esperti tecnici formati in gestione dell’emergenza dei beni culturali, a dare supporto, velocizzando così le operazioni di recupero. Si mettono in salvo le opere d’arte, prima di demolire e ricostruire, per riconsegnare al futuro la memoria del passato.
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