di Fabio Fraticelli*
Perché mai scrivere un articolo sul futuro proprio in questo momento?
Per molti di noi appare difficile immaginare che un futuro possa ancora esistere per le nostre comunità ferite. È passata solo poco più di una settimana dalla scossa distruttiva del 26 ottobre e la paura di quegli istanti è ancora troppo forte nelle nostre coscienze.
È vero, siamo ancora frastornati dagli avvenimenti recenti. Ma la fatica di questi momenti non può farci perdere di vista un elemento tanto semplice quanto importante: ciò che è stato distrutto dal terremoto deve essere ricostruito.
A partire da questa considerazione, come accademico e come componente della società civile, mi sono chiesto che tipo di contributo potessi dare alla ricostruzione.
I tempi che viviamo ci pongono di fronte a sfide enormi, ma sono anche il presupposto per costruire un futuro migliore di quello che potevamo immaginare prima del terremoto.
Un futuro che però richiede un lavoro fatto insieme per il bene comune.
Ecco dunque 4 scenari che ritengo si realizzeranno nella prossima decade, a partire dall’inizio del 2017. Un restart che sono certo possa condurre le nostre comunità ad una nuova fase del proprio sviluppo.
EDILIZIA – Le imprese del comparto edilizio saranno le prime ad essere implicate nel processo di ricostruzione.
Per queste imprese la sfida sarà quella di orientarsi totalmente verso modelli di costruzione antisismica. Se questa sfida verrà accolta e vinta, i nostri territori diverranno zone di avanguardia nello studio e nell’applicazione delle più avanzate tecniche costruttive oggi conosciute.
L’eredità di questa prima fase di costruzione, che avrà durata almeno decennale, sarà quella di rafforzare le competenze dell’intero comparto, sviluppando eccellenze mondiali nella progettazione e nella costruzione di edifici antisismici.
A partire da questa esperienza, molte delle nostre imprese della filiera edile disporranno di una specializzazione sufficiente a farle competere sui mercati globali per questo genere di segmento.
ENOGASTRONOMIA – I prodotti tipici dell’entroterra maceratese e fermano, non sempre adeguatamente apprezzati su tutto il territorio nazionale, hanno ricevuto grande visibilità in tutta Italia come “effetto collaterale” del sisma.
Allo stesso tempo, la distruzione di alcuni degli impianti produttivi e degli esercizi commerciali rende difficilissima la vendita diretta.
Per questo motivo i produttori locali saranno costretti a rafforzare la presenza su canali finora poco sviluppati: commercio elettronico e co-marketing con strutture presenti sulla costa e sulle grandi città italiane.
L’eredità di questa rimodulazione dei canali di vendita si tradurrà in un differenziale competitivo positivo rispetto ad altri piccoli produttori locali italiani. Con ogni probabilità si svilupperanno marketplace verticali dedicati al “made in marche”, così come marchi “di filiera garantita”. I prossimi tre anni saranno fondamentali per lo sviluppo di questo genere di attività.
TURISMO – I flussi turistici dell’entroterra subiranno una forte contrazione. Tale contrazione durerà per almeno 5 anni.
L’emorragia di visite potrà però essere arrestata differenziando la proposta ricettiva. Le strutture ricettive dovranno convertire la loro offerta lavorando in rete con le strutture della costa affinché parte dei flussi turistici presenti sulla costa vengano incentivati a trascorrere parte del proprio tempo nelle zone colpite dal sisma.
Sotto questo punto di vista – venuta meno parte dei beni culturali delle zone colpite dal sisma – l’offerta turistica dovrà puntare su un fattore esperienziale nuovo.
Il processo di ricostruzione dovrà essere narrato (e non occultato) a chi vorrà visitare le zone colpite dal terremoto. Così come sperimentato in altri siti oggetto di ricostruzione (penso ad esempio a Ground Zero, a New York), potranno essere sviluppati percorsi didattici e di sensibilizzazione ad una cultura “antisismica” finalizzati a diffondere lo sviluppo di una seria coscienza nazionale sul tema.
RICERCA – Il processo di costruzione implicherà la raccolta di una mole di dati probabilmente unica a livello globale.
Ogni edificio dovrà essere mappato, così come le caratteristiche geologiche dei terreni e quelle strutturali delle abitazioni ricostruite. Ragioni logistiche e legali, connesse ad esempio con l’utilizzabilità di fondi per la ricostruzione, imporranno una sistematica raccolta di dati.
Per questo motivo sarà necessaria la presenza di un attore qualificato – come l’università di Camerino – capace di coordinare tali azioni di raccolta dati, nonché la loro interpretazione e modellazione finalizzata ad una ottimizzazione del processo di ricostruzione.
Proprio l’università di Camerino potrà sviluppare un centro di ricerca che si ponga come eccellenza mondiale nello studio dei terremoti e nella costruzione di edifici antisismici. Allo stesso tempo l’Università Politecnica delle Marche potrà mettere a disposizione le proprie competenze nell’ambito dell’ingegneria delle costruzioni, mentre l’Università di Macerata potrà offrire personale qualificato nella conservazione e nella valorizzazione di beni culturali.
L’eredità di questa fase sarà proprio lo sviluppo di un centro di ricerca che si ponga come eccellenza mondiale proprio in questo ambito: prevenzione e ricostruzione di centri storici.
Come accadrà tutto questo?
Lo scenario descritto in questo articolo è futuribile. Molte altre filiere saranno coinvolte positivamente dal processo di ricostruzione, filiere che solo per ragioni di brevità non ho considerato in questo articolo.
Esistono però alcuni presupposti affinché questo accada. I principali, dal mio punto di vista, sono tre:
Sincera volontà politica e civile di lavorare insieme al bene comune ed alla ricostruzione;
Disponibilità delle nostre imprese ad investire su funzioni aziendali storicamente poco sviluppate, come l’organizzazione aziendale ed il marketing;
Sviluppo di infrastrutture che facilitino la transizione verso modelli di produzione distribuita e digitalizzata.
Dopo il sisma, le nostre terre possono diventare il luogo dell’abbandono o il luogo in cui memoria e futuro si incontrano per dare vita ad una ricostruzione dei territori e delle coscienze. Sta a noi decidere quale domani consegnare ai nostri figli.
*Fabio Fraticelli è assegnista di ricerca in organizzazione aziendale all’Università Politecnica delle Marche. Dal 2010 collabora con numerose università internazionali su temi legati all’innovazione ed alla trasformazione digitale. Nel 2012 ha fondato il progetto di divulgazione scientifica An Italian Tale
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