«No ai moduli temporanei, nì alle casette di legno, sì all’acquisto del patrimonio immobiliare abitativo invenduto da destinare alla parziale soluzione dell’emergenza terremoto e a quella di edilizia residenziale pubblica». Questa in sostanza è stata la proposta avanzata dal sindaco di Treia, Franco Capponi, e condivisa da diversi sindaci presenti agli incontri organizzati dalla protezione civile e dai responsabili per il sisma delle Marche per presentare il progetto di transizione alle casette di legno attraverso l’installazione in ogni comune in difficoltà, per le numerose inagibilità a seguito del sisma dei cosiddetti campus di moduli abitativi temporanei (cosiddetti container). «La proposta – continua Capponi – nasce dalla considerazione dei vari effettivi positivi che tale iniziativa potrebbe determinare per il territorio dei nostri comuni che hanno insediamenti sparsi in tanti piccoli borghi che dispongono di un enorme patrimonio edilizio invenduto (circa 5000 appartamenti nella provincia) sia di nuova costruzione che seminuova, e che consentirebbe di risolvere con estrema rapidità le difficoltà di alloggio di chi non potrà passare l’inverno al freddo ed al gelo a causa degli eventi sismici dell’agosto e dell’ottobre 2016».
Il precedente a cui fare riferimento è il 1997 con l’iniziativa dell’allora assessore regionale Bruno Di Odoardo con l’intervento straordinario di acquisizione di un patrimonio edilizio nuovo ed invenduto che contribuì notevolmente a risolvere i problemi alloggiativi di tante famiglie terremotate. «Allora arrivammo un pò in ritardo – sottolinea Capponi – perché tale decisione venne presa per sconfiggere soprattutto la coda dell’emergenza abitativa, mentre oggi, con quell’esperienza, potremmo attivarla immediatamente e contribuire sia a ridurre i costi della residenzialità temporanea delle famiglie sfollate sia a rispondere anche ad altri obiettivi quali quello di irrobustire, alla fine dell’emergenza, il patrimonio pubblico da destinare all’edilizia residenziale pubblica. Inoltre tale operazione oggi avrebbe un enorme valore socio-economico per il nostro territorio che a causa della crisi ha immobilizzato in edilizia residenziale una grande quantità di denaro. La cessione a prezzi di costo dell’invenduto immobiliare riporterebbe in vita una gran parte delle imprese edili oggi bloccate dalle pesanti esposizioni bancarie e di queste avremmo bisogno per fare una buona ricostruzione».
Secondo il primo cittadino di Treia va considerato anche il vantaggio ambientale e di sicurezza antisismica di questa operazione: «Il nuovo invenduto è stato realizzato con prestazioni energetiche migliori e con criteri antisismici, mentre il patrimonio di edilizia residenziale pubblica di cui disponiamo oggi – risalente soprattutto agli anni 70 e 80 – non risponde a indici di sicurezza ed energetici accettabili. La filiera prevista dall’emergenza è di gran lunga meno conveniente dell’acquisto del patrimonio edilizio invenduto, infatti i prezzi di mercato attuali sono molto vantaggiosi e competitivi rispetto alla proposta della Protezione civile. Considerando che i nostri nuclei familiari hanno una composizione media di 2,3 persone, la previsione di spesa per affrontare i costi ipotizzati per uscire dall’emergenza su una durata di almeno 4 anni, si aggirano intorno ai 120 mila euro passando per la filiera: moduli temporanei, casette in legno, manutenzione e gestione campi container e casette, vitto degli ospiti nelle mense comuni, smaltimento rifiuti, smontaggio finale dei container e delle casette in legno, ecc. Costi che permettono di potrebbero acquistare appartamenti di 90/100 metri quadri immediatamente disponibili offrendo a tutte le famiglie soluzioni dignitose ed accettabili». La proposta di Capponi ha trovato il forte appoggio del primo cittadino di San Severino, Rosa Piermattei, ma anche dei sindaci di altri comuni come Tolentino, Corridonia, Monte San Giusto e Apiro. «Alla fine dell’emergenza il patrimonio dei vari enti ne uscirà arricchito di appartamenti da destinare all’edilizia popolare, ciò permetterebbe di soddisfare le lunghe liste di attesa inevase ormai da anni. Questa posizione è stata rappresentata anche all’assessore regionale Angelo Sciapichetti e alla segreteria del presidente delle Marche, Luca Ceriscioli, oltre a essere condivisa largamente da tutti i sindaci della provincia. Ora – conclude Capponi – attendiamo una valutazione delle amministrazioni preposte a tali decisioni».
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Non male come idea!!
Traducendo, lo Stato acquisterebbe dai costruttori migliaia di appartamenti invenduti per darli in affitto a prezzi vantaggiosi alle famiglie che non hanno più la casa ove abitavano.
Per loro non è male (soprattutto per un rosso come errani): una volta diventate case popolari le daranno ai clandestini e gli italiani rimarranno ancora per strada
Ma quella di agente immobiliare è diventata una carica elettiva?
Mi auguro non succeda come in via xx settembre, che tutte le case di proprietà comunale, sono state assegnate a extracomunitari. Gente che lavora, ma pagano il fitto? Io parlo di questa via perché la conosco, ma in tutto il territorio comunale quanti ce ne sono?
Cioè qui mi pare si sia fatta una proposta assennata, comprare a prezzo di costo case invendute (così riparte anche un po’ di economia) e giù subito a scatenare la solita polemica “le case dopo vanno tutte ai clandestini”…non se ne pole più de sentivve co’ la solita solfa!
Aggiungo: dato che sono spuntati nuovi sciacalli in occasione dell’ultimo terremoto, vedi venditori di roulotte o camper e “affittatori” di appartamenti ai terremotati che hanno raddoppiato i prezzi, se lo Stato fosse “Stato” serio avrebbe iniziato ad espropriare camper e case ai nuovi speculatori…ma c’è ancora tempo (anche se dubito che lo farà mai).
Regione e comune si dovrebbero di preoccuparsi con una certa urgenza ad adeguare ai sistemi antisismici del patrimonio immobiliare esistente per chi ci abita dentro ,come possono pensare di acquistare nuove immobili e con quali soldi se ci sono edifici costruiti negli anni cinquanta che non li hanno fatto un minimo di manutenzione io vivo per necessitata si per necessitata in un immobile popolare costruito negli anni cinquanta che andrebbe con una certa necessità un adeguamento sismico , con il sisma di questi giorni il palazzo non a riportato danni secondo i controlli effettuati e agibile ma quanti altri sisma può resistere ?
Inoltre la regione Marche ha messo in vendita 3200 immobili in vendita a gli inquilini che attualmente ne sono in possesso ma dagli ultimi episodi non so quanti acquisteranno un edificio non antisismico voglio lanciare un’appello non fate modo che questi edifici diventino le nostre tombe .