Capponi: “Agli sfollati gli edifici invenduti
da destinare poi a case popolari”

SISMA - Il sindaco di Treia propone l'acquisto del patrimonio edilizio esistente al posto della catena container, case di legno e manutenzioni: "Allo stesso costo avremmo più sicurezza e un arricchimento per gli enti"

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Luca Ceriscioli, Vasco Errani e il sindaco Franco Capponi

Luca Ceriscioli, Vasco Errani, il sindaco Franco Capponi e Angelo Sciapichetti

«No ai moduli temporanei, nì alle casette di legno, sì all’acquisto del patrimonio immobiliare abitativo invenduto da destinare alla parziale soluzione dell’emergenza terremoto e a quella di edilizia residenziale pubblica». Questa in sostanza è stata la proposta avanzata dal sindaco di Treia, Franco Capponi, e condivisa da diversi sindaci presenti agli incontri organizzati dalla protezione civile e dai responsabili per il sisma delle Marche per presentare il progetto di transizione alle casette di legno attraverso l’installazione in ogni comune in difficoltà, per le numerose inagibilità a seguito del sisma dei cosiddetti campus di moduli abitativi temporanei (cosiddetti container). «La proposta – continua Capponi – nasce dalla considerazione dei vari effettivi positivi che tale iniziativa potrebbe determinare per il territorio dei nostri comuni che hanno insediamenti sparsi in tanti piccoli borghi che dispongono di un enorme patrimonio edilizio invenduto (circa 5000 appartamenti nella provincia) sia di nuova costruzione che seminuova, e che consentirebbe di risolvere con estrema rapidità le difficoltà di alloggio di chi non potrà passare l’inverno al freddo ed al gelo a causa degli eventi sismici dell’agosto e dell’ottobre 2016».

 

terremoto-riunione

Un incontro con i sindaci sul terremoto


Il precedente a cui fare riferimento è il 1997 con l’iniziativa dell’allora assessore regionale Bruno Di Odoardo con l’intervento straordinario di acquisizione di un patrimonio edilizio nuovo ed invenduto che contribuì notevolmente a risolvere i problemi alloggiativi di tante famiglie terremotate.
 «Allora arrivammo un pò in ritardo – sottolinea Capponi – perché tale decisione venne presa per sconfiggere soprattutto la coda dell’emergenza abitativa, mentre oggi, con quell’esperienza, potremmo attivarla immediatamente e contribuire sia a ridurre i costi della residenzialità temporanea delle famiglie sfollate sia a rispondere anche ad altri obiettivi quali quello di irrobustire, alla fine dell’emergenza, il patrimonio pubblico da destinare all’edilizia residenziale pubblica. Inoltre tale operazione oggi avrebbe un enorme valore socio-economico per il nostro territorio che a causa della crisi ha immobilizzato in edilizia residenziale una grande quantità di denaro. La cessione a prezzi di costo dell’invenduto immobiliare riporterebbe in vita una gran parte delle imprese edili oggi bloccate dalle pesanti esposizioni bancarie e di queste avremmo bisogno per fare una buona ricostruzione».


Secondo il primo cittadino di Treia  va considerato anche il vantaggio ambientale e di sicurezza antisismica di questa operazione:
 «Il nuovo invenduto è stato realizzato con prestazioni energetiche migliori e con criteri antisismici, mentre il patrimonio di edilizia residenziale pubblica di cui disponiamo oggi – risalente soprattutto agli anni 70 e 80 – non risponde a indici di sicurezza ed energetici accettabili. La filiera prevista dall’emergenza è di gran lunga meno conveniente dell’acquisto del patrimonio edilizio invenduto, infatti i prezzi di mercato attuali sono molto vantaggiosi e competitivi rispetto alla proposta della Protezione civile. Considerando che i nostri nuclei familiari hanno una composizione media di 2,3 persone, la previsione di spesa per affrontare i costi ipotizzati per uscire dall’emergenza su una durata di almeno 4 anni, si aggirano intorno ai 120 mila euro passando per la filiera: moduli temporanei, casette in legno, manutenzione e gestione campi container e casette, vitto degli ospiti nelle mense comuni, smaltimento rifiuti, smontaggio finale dei container e delle casette in legno, ecc. Costi che permettono di potrebbero acquistare appartamenti di 90/100 metri quadri immediatamente disponibili offrendo a tutte le famiglie soluzioni dignitose ed accettabili». La proposta di Capponi ha trovato il forte appoggio del primo cittadino di San Severino, Rosa Piermattei, ma anche dei sindaci di altri comuni come Tolentino, Corridonia, Monte San Giusto e Apiro. «Alla fine dell’emergenza il patrimonio dei vari enti ne uscirà arricchito di appartamenti da destinare all’edilizia popolare, ciò permetterebbe di soddisfare le lunghe liste di attesa inevase ormai da anni. Questa posizione è stata rappresentata anche all’assessore regionale Angelo Sciapichetti e alla segreteria del presidente delle Marche, Luca Ceriscioli, oltre a essere condivisa largamente da tutti i sindaci della provincia. Ora – conclude Capponi – attendiamo una valutazione delle amministrazioni preposte a tali decisioni».



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