dal nostro inviato
Gianluca Ginella
(Foto di Federico De Marco)
A vedere Castelsantangelo sul Nera dopo il sisma viene da piangere. Il terremoto pare essersi portato via tutto, e se qualcosa resta, anche se appare fragile per ora, è la speranza che un giorno il piccolo comune, epicentro dei sismi del 26 ottobre, possa rinascere. Per ora non c’è metano, non c’è internet, lungo le strade scorrono ruscelli e il comune sta in un bar birreria, “Il capannaccio”. Il vice sindaco aveva un albergo, ora non ce l’ha più e dopo 27 anni di lavoro e di sacrifici si trova disoccupato. Fa tristezza Castelsantangelo, comune di pietre antiche che sorge tra i versanti dei Sibillini, sulle rive del fiume Nera. Per arrivare nel piccolo centro si percorre una strada costellata da grossi massi che si sono staccati dalla montagna.
Per rimuovere una frana che occupa parte della carreggiata, da giorni sono in corso i lavori con le ruspe. A fianco della strada si incontrano vasche di allevamenti di trote e poco prima dell’abitato lo stabilimento dell’acqua Nerea con i grandi vetri sulle pareti a rendere luminoso l’interno. Poco più in là scorre il Nera il cui letto è stato modificato dal terremoto. Non solo. Il terreno a Castelsantangelo si è abbassato mentre le falde acquifere si sono sollevate e così nel comune si sono creati ruscelli d’acqua che da giorni scorrono lungo le vie del centro e che non si sa da che parte escano. C’è un presidio di vigili del fuoco che si occupano sia di recuperare oggetti dalle case, che di fare coperture dei tetti. Usano un tridimensionale, un cestello con tre braccia, per raggiungere i tetti. Senza questo macchinario sarebbe troppo pericoloso lavorare.
I vigili del fuoco lavorano in un comune dove nelle case il sisma ha aperto crateri quasi come se qualcuno dalle montagne intorno alla cittadina avesse esploso delle cannonate. E il terremoto lassù ne ha un po’ il suono: le scosse vengono annunciate da un boato reso più pauroso dall’eco sulle montagne. Il centro cittadino fa impressione. In alto, lungo i vicoli stretti, le tegole delle case pendono e quando viene una scossa la paura è che possano cadere. La piazzetta di Castelsantangelo invece è un cumulo di macerie. Davanti alla chiesetta si è formata una montagnola di pietre e calcinacci, in un vicolo vicino c’è una ragnatela di cavi elettrici che pendono a mezz’aria, per entrarci occorrerebbe farsi largo quasi ci si trovasse in una specie di foresta. Ci sono strade invase di macerie. Di negozi e attività non c’è n’è più nessuna. E’ aperto solo un distributore di carburante.
«Dal 30 ottobre non abbiamo più il Comune – dice il sindaco Ovidio Valentini –. Sono rimasti 6 allevatori, dormono nelle roulotte vicino alle loro abitazioni. I moduli non sono ancora arrivati. Siamo senza metano. Il comune è stato trasferito in un bar birreria. Il paese è tutto un crollo, tutto zona rossa. Poi esce acqua dappertutto – continua sconsolato –. Ma di certo, se stiamo qui è perché vogliamo ripartire».
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Forza tutti insieme per ricostruire ..un abbraccio alle amiche del “vicolo”
Sono d’accordo con chi ora non si piange addosso ma trova il coraggio per andare avanti e ricominciare
Programma vero o falso che sia, per una volta i soldi vanno a chi ne ha veramente bisogno!!! Complimenti e buona vita