di Marco Ricci
Andrea Carradori è direttore generale della Cassa di Risparmio di Loreto dal febbraio del 2013. Nato a Pioraco, dopo un passato in Olivetti e in Arthur Andersen, è entrato nel 1989 in Banca d’Italia dove ha ricoperto il ruolo di ispettore della Vigilanza fino al 1997. L’anno successivo torna in regione per operare all’interno del gruppo Banca Marche.
Direttore, la Carilo è appena uscita dal periodo di commissariamento dopo un aumento di capitale di 32 milioni di euro. Come mai è stata necessaria l’amministrazione straordinaria?
«Sette anni di crisi economica si sono fatti sentire in tutto il sistema bancario, mentre l’intero comparto – anche su sollecitazione della Banca d’Italia e al fine di fronteggiare le maggiori incertezze del momento economico – elevava i tassi di copertura del credito deteriorato e valutava le garanzie ai valori di mercato, in particolare per quanto riguarda gli asset immobiliari. Le perdite dovute a queste due situazioni, ovviamente, andavano fronteggiate con un aumento di capitale, come del resto hanno fatto molti istituti di credito in Italia. Il consiglio di amministrazione stava lavorando per questo, poi è intervenuto il commissariamento della capogruppo».
Carilo non è stata commissariata per irregolarità amministrative, ma solo per perdite patrimoniali, a differenza ad esempio di Banca Marche.
«Oggettivamente, come dicevo, è stato il deterioramento del portafoglio per via della crisi e l’innalzamento delle coperture a condurre all’amministrazione straordinaria, non altre problematiche o anomalie».
La banca ha risentito, dal punto di vista industriale e della raccolta, dell’amministrazione straordinaria?
«Il commissariamento non ci ha creato grossi problemi e nei primi quattordici mesi la raccolta si era anche incrementata, mentre gli impieghi hanno continuato in coerenza con il mercato del momento. Poi, come naturale, le incertezze degli ultimi mesi hanno prodotto una comprensibile preoccupazione in alcuni clienti. Ma al di là della preoccupazione, la clientela di Carilo non ha subito alcuna conseguenza dall’amministrazione straordinaria. E adesso ci auguriamo anche di riportare interamente da noi coloro che nell’ultimo periodo avevano preferito frazionare i propri asset».
Adesso da dove ripartite?
«La Cassa di Risparmio di Loreto ha più di 150 anni di vita. Il commissariamento è stata una parentesi in questa lunga storia ed ora riprendiamo il normale percorso. Quest’ultimo periodo è stato comunque un momento di riflessione e di confronto anche con Claudio Gorla, nostro ex commissario, così come con il comitato di sorveglianza. Per la banca l’amministrazione straordinaria è stata in qualche modo un’occasione di crescita, così adesso ripartiamo sul mercato più forti di prima, con i tassi di copertura del credito deteriorato adeguati alle migliori pratiche del sistema».
La banca ha oggi un capitale di 43 milioni di euro contro i 15 di due anni fa, quindici sportelli e un Cet 1 al 9.5%. Cos’altro ci può dire sulle attività di Carilo?
«Noi siamo un istituto con un indice di intermediazione positivo ovvero con la raccolta che supera gli impieghi, Carilo è una banca snella che opera nella zona economicamente più dinamica delle Marche e che conta su una forte fidelizzazione della clientela. Siamo anche un marchio molto conosciuto, anche grazie a quelle aziende che sono cresciute con noi e che abbiamo accompagnato nel mondo, creando così rapporti con operatori nazionali e internazionali. Ora dobbiamo continuare a dimostrare che sappiamo stare sul mercato con soddisfazione dei clienti e della banca, poi verrà qualcuno interessato alla nostra realtà».
Alcune fonti finanziarie riferiscono come vi siano già degli interessamenti per la Cassa di Risparmio di Loreto. Già nel 2013, inoltre, c’erano state due due-diligence, una di un operatore locale, l’altra da parte della Popolare di Vicenza. Adesso quali sono gli scenari possibili? Saranno per forza legati al destino di Banca Marche?
«Credo che molto interesse vi sia ancora e adesso sono possibili varie ipotesi, tra cui l’interesse specifico per la Cassa di Risparmio di Loreto, sia da parte di banche locali che di istituti di dimensione nazionale. Non si può neppure escludere, però, la cessione in blocco di tutto il gruppo Banca Marche, Carilo compresa».
Un ultima domanda in relazione ai due soci, la Nuova Banca delle Marche – che detiene la maggioranza – e la Fondazione Carilo. Tra i due non sembra sia sempre corso buon sangue nell’ultimo periodo.
«Posso dire che sia Nuova Banca delle Marche che la Fondazione Carilo hanno collaborato dando il loro sostegno – insieme alla Banca d’Italia e al commissario Gorla – per accelerare il più possibile i tempi delle due assemblee di fine anno, votando entrambe a favore dell’aumento di capitale. L’atteggiamento è stato molto responsabile e costruttivo da ambo le parti e adesso la Fondazione, con i tempi e i passaggi istituzionali necessari, valuterà tranquillamente se esercitare il proprio diritto di opzione e sottoscrivere l’aumento. L’intera quota, nel frattempo, è stata coperta da Nbm per permettere l’immediato termine del commissariamento».
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Rainer Masera nell’intervista al Carlino di oggi ricorda che nel piano di ristrutturazione di Banca Marche c’era anche la vendita di Carilo, attacca Letta e Saccomanni che negarono i bond, critica i tempi lunghi dal commissariamento in poi, ne ha pure per quelle Fondazioni che ancora si compiacciono di aver ostacolato a suo tempo la vendita di Banca Marche eccetera. Un decimo di quel che dice oggi nelle interviste poteva pero’ dirlo all’epoca del suo gran rifiuto.