di Marco Ricci
Banca Marche, Carife, Carichieti e Banca Popolare dell’Etruria, i quattro istituti di credito per cui il Fondo Interbancario ha deliberato uno stanziamento di due miliardi di euro ma i cui salvataggi si sono scontrati con un ultimo scoglio, il via libera della commissione europea ad una bad bank dove far confluire i crediti deteriorati. Il veicolo, come originariamente pensato, avrebbe potuto contare su una qualche forma di garanzia pubblica. Per Bruxelles, però, questa parte della soluzione individuata per superare i dissesti delle quattro banche configurerebbe un aiuto di stato. Da qui l’intenzione del governo Renzi di correre ai ripari, individuare una diversa soluzione e convocare in fretta e furia un Consiglio dei ministri per domenica pomeriggio.
L’idea sarebbe quella di creare un diverso veicolo dove far confluire i crediti peggiori delle quattro banche, una società dove a un ruolo pubblico minoritario si affiancherebbero in maniera importante investitori privati, uno schema che dovrebbe superare le obiezioni europee di aiuto di stato. Già da stamattina era noto come il Ministero dell’Economia fosse in contatto con diversi investitori per coinvolgerli nell’operazione e trovare un punto di incontro con gli istituti di credito. L’obiettivo è ovviamente quello di far cedere alle banche i loro crediti non performanti ai valori di bilancio, in modo da non far registrare ulteriori perdite in caso di vendita a prezzi inferiori e senza così rendere ancora più onerosi i salvataggi. Il Cdm di domenica, a meno di cambiamenti dell’ultima ora, dovrebbe quindi emanare un decreto legge per attuare questo progetto.
La soluzione per Banca Marche, nel complesso, non sarebbe dunque così diversa da quella individuata diversi mesi fa quando nell’operazione era coinvolta Fonspa e il ruolo di garante dei crediti deteriorati da cedere era svolto dal Fondo interbancario (Fitd). Dunque da una parte la good bank ripatrimonializzata questa volta dal Fitd con il contributo delle banche italiane – probabilmente coinvolgendo anche agli azionisti e gli obbligazionisti subordinati – dall’altra un veicolo dove far confluire, cedendoli, i crediti deteriorati per gestirli nel medio-lungo periodo. Sebbene non ve ne sia ancora certezza, è possibile che la Banca d’Italia possa aprire a brevissimo, seguendo le nuove norme europee sui salvataggi, una procedura di risoluzione, cioè uno dei nuovi strumenti tecnici previsti per superare le crisi.
In questo caso è plausibile che possa venir creato, nel ruolo di good bank, un ente-ponte, di fatto una nuova società alimentata direttamente dal Fitd attraverso le risorse provenienti dal sistema bancario italiano e autorizzata a svolgere l’attività bancaria. Su questa società, come detto, confluirebbero tutte le attività buone di Banca Marche, di fatto permettendone la continuità operativa nell’attesa di una futura cessione a qualche altro gruppo bancario o in vista di una qualche forma di aggregazione. Questo tipo di soluzione sarebbe inattaccabile da parte della Commissione Europea in quanto la normativa comunitaria (Brrd) prevede espressamente come l’ente-ponte debba essere alimentato dai fondi di risoluzione (per l’Italia è il Fitd) o da altri veicoli pubblici. I tempi adesso sarebbero strettissimi, con la Banca d’Italia, il Mef, il governo e i commissari delle quattro banche al lavoro per tutto il fine settimana dopo i ripetuti incontri di oggi, mentre il Fondo Interbancario ha fissato per giovedì la sua assemblea per effettuare i necessari cambiamenti statutari e vedersi versare ex-ante i contributi delle banche italiane per accrescere le proprie risorse.
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L’ennesimo salvataggio con soldi pubblici, stavolta scavalcando anche le nuove norme europee del bail-in…… Completoni governo Renzi, sempre dalla parte del cittadino.