di Giuseppe Bommarito
Romano Carancini, anche se non potrà gioire perché l’altissimo tasso di astensionismo ha evidenziato un forte disamore pure nei suoi confronti, ha vinto e governerà per un secondo mandato la città di Macerata. Questo è un dato indiscutibile, così come è difficilmente revocabile in dubbio il fatto che Carancini abbia riportato la vittoria superando una serie innumerevoli di ostacoli che sembravano, almeno sino ad un certo punto, sbarrargli inesorabilmente la strada non solo verso la riconferma, ma addirittura verso la propria ricandidatura.
Molti ricorderanno infatti la clamorosa decisione del direttivo comunale del Pd, presa in occasione dell’ultima verifica di circa due o tre anni fa, di imporre a Carancini il passaggio delle primarie, mossa pesante, di fatto consistente in una larvata sconfessione e del tutto contrastante con la prassi consolidata di arrivare automaticamente ad una seconda ricandidatura per un Sindaco uscente.
Come è noto, in quel periodo in città, nella maggioranza di centrosinistra e nello stesso Pd, dilagava il malcontento verso Romano ed in tanti vi era la tentazione di spedirlo anticipatamente a casa insieme a tutta la sua giunta, ritenuta immobile e stagnante, incapace di affrontare i problemi della città e di realizzare anche in minima parte il programma elettorale del 2010, divisiva, sprezzante verso l’assise consiliare e verso tutti i partiti di maggioranza, Pd compreso. Poi però, per quell’istinto di autoconservazione che nel Pd maceratese è stato sempre molto forte, prevalse allora la tesi secondo la quale una maggioranza che si libera anzitempo del proprio Sindaco è condannata per lungo a tempo a marcire all’opposizione (sul punto Fermo docet, con la recente destituzione della Brambatti e la successiva debacle del centrosinistra ad opera di alcune combattive liste civiche). E così nei riguardi dell’inviso Carancini all’interno della maggioranza del Pd maceratese si optò per una linea più morbida, ma comunque stringente: non ti licenzio su due piedi come ti meriteresti perché sarebbe autolesionistico, ma ti obbligo comunque alle primarie, così tu, punto nell’onore, rinunzierai e, qualora (ipotesi assurda) non lo facessi, peggio per te, perché saresti comunque condannato ad una sonora e vergognosa sconfitta nella competizione interna.
Ma Carancini, per quanto oltraggiato, decise, sorprendendo tutti, che avrebbe partecipato alle primarie, attribuendosi furbescamente il merito (del quale – diciamo la verità – avrebbe fatto volentieri a meno) del “bagno di democrazia” che la consultazione interna avrebbe comunque determinato ed al quale anch’egli si sarebbe sottoposto. E proprio qui comincia la serie innumerevole delle fortune e delle furbizie che hanno contribuito alla rielezione di Romano, al di là di una fortissima determinazione, al limite della tigna, della quale gli va dato comunque atto. Una storia che, con i suoi fatti ed i suoi misfatti, merita di essere riepilogata.
Si comincia con i forti ritardi dei suoi avversari interni, i renziani della prima e della seconda ora (soprattutto di questi ultimi, divenuti in breve predominanti con Angelo Sciapichetti in prima fila), che, mentre Romano già era partito a tutto gas nella sua personale campagna elettorale utilizzando senza scrupoli ogni mezzo amministrativo a sua disposizione e chiamando a raccolta i suoi fedelissimi, persero nell’immobilità totale due o tre mesi nel vano tentativo di convincere Pietro Marcolini a scendere in campo. E così, quasi all’ultimo minuto utile si arrivò a candidare come sfidante Bruno Mandrelli, consigliere comunale uscente e già segretario cittadino del Pd, dimessosi nel 2012 proprio per i ripetuti contrasti del partito di maggioranza relativa con Carancini.
Sembrava comunque quasi una formalità, con gran parte del partito, del gruppo consiliare e degli alleati di centrosinistra schierati con Mandrelli. Ma qui ecco spuntare un’altra furbata caranciniana: con due soli candidati non ci sarebbe stato ballottaggio (utile, per chi come lui partiva svantaggiato, nell’ottica di avere qualche chance di rimonta in più), con tre candidati – salvo il caso improbabile della maggioranza assoluta raggiunta da uno dei contendenti – invece sì. Per questa carta di riserva serviva però un terzo “competitor”, che, guarda caso, spuntò fuori dal nulla con le sembianze di Giuliano Meschini, divenuto da poco leader dell’ormai inconsistente Idv e distintosi sino a quel momento per i continui distinguo da Carancini in seno alla maggioranza di centrosinistra, per la più volte sbandierata volontà di non partecipare ad ulteriori maggioranze ove alla testa ci fosse stato di nuovo Carancini, per i suoi ripetuti contatti ed incontri persino con forze di centrodestra al fine di costituire maggioranze alternative a Carancini. Sta di fatto che Giuliano Meschini – questa é ormai storia nota – benchè privo della benchè minima possibilità di vittoria, si candidò alle primarie nello stupore generale e quindi si prestò al giochetto.
Come pure si sa, al primo turno delle primarie Mandrelli risultò in testa, ma per meno di venti voti non ottenne la maggioranza assoluta e così due settimane dopo si andò al ballottaggio, stravinto invece da Carancini, autore di un’irresistibile rimonta. Merito suo e del consenso che seppe raccogliere nello scacchiere cittadino, certo, ma anche il frutto di astute tattiche, di una serie di fortunose circostanze di fatto e di attacchi quanto mai spregiudicati e velenosi alla figura di Mandrelli. Quest’ultimo, che scese in campo con i guanti bianchi mentre i suoi avversari interni usavano anche le armi chimiche vietate dall’Onu, venne infatti ingiustamente accusato da tutto lo staff caranciniano, a mezza bocca ma in modo che tutti sentissero, di essere un massone, un anticlericale, un non credente, di voler perpetuare la presa su Macerata di quei personaggi screditati del Pd (alcuni dei quali confluiti proprio su Carancini) che nei dieci anni di Giorgio Meschini – con lo stesso Carancini, si badi bene, capogruppo consiliare del Pd – avevano fatto a Macerata di tutto e di più, esclusivamente a proprio uso e consumo. Accuse palesemente ingiuste e diffamatorie, ma la calunnia è un venticello che tende a crescere e a lasciare il segno laddove passa, tant’è che l’abile Carancini, ormai completamente democristianizzato nel modo d’agire, nel ballottaggio delle primarie dapprima ottenne l’appoggio a questo punto conclamato di Meschini dell’Idv (c’è in politica chi si accontenta anche di un misero piatto di lenticchie, consistente nel caso specifico, a quanto pare, in un posto non di vertice in qualche società partecipata) e poi riuscì in extremis a convogliare su di sé il voto massiccio di alcune parrocchie maceratesi allarmate per il possibile arrivo dell’ateo massonico.
Una rielaborazione dell’opera San Giorgio e il drago, dipinto autografo di Paolo Uccello del periodo 1456-60, che è custodito nel Musée Jacquemart-André a Parigi. Con Giuliano Meschini/San Giorgio, Bruno Mandrelli/il drago e Romano Carancini/principessa Silene
Fortuna volle per Romano – come è ormai notorio – che a tanta spregiudicatezza si aggiunse anche la scelta insulsa di parte del centrodestra pantaniano di recarsi a votare e di appoggiare Carancini, nella stupida convinzione che lo stesso sarebbe stato più facilmente battibile nelle elezioni vere, quelle che poi ci sono state qualche giorno fa con il risultato che tutti ormai conoscono.
Il sindaco di Macerata Romano Carancini durante l’inaugurazione dell’orologio planetario in piazza della Libertà
Quella vittoria nelle primarie, con il partito a questo punto riunificato (anche se “obtorto collo”, come dicono gli avvocati, per molti dei suoi componenti), fu determinante per Carancini, che da allora in poi, ripulito ormai da ogni colpa e da ogni omissione e messo da parte il saio della penitenza e dell’umiltà per indossare il vestito nuovo della festa, con fascia tricolore incorporata, è andato verso la vittoria finale con una strada sempre più in discesa, impiegando l’ultimo periodo a fare scrupolosamente tutto ciò che un bravo sindaco democristiano, per di più della corrente dorotea, faceva trenta anni fa, negli anni d’oro della Dc, durante i mesi ruggenti di una qualsiasi campagna elettorale amministrativa: inaugurazioni vere o farlocche, promesse a gogò, pacche sulle spalle, presenzialismo spinto, delibere strumentali, avvio di lavori pubblici per i quali improvvisamente i soldi vengono trovati, foto strategiche con il Vescovo, pubblicità tramite il giornalino del Comune, e così via strombazzando a destra e a manca, con tanto di pupi, trenini e orologi più o meno taroccati. E soprattutto – e qui c’è un punto cruciale non compreso sino in fondo da molti commentatori – con l’arma determinante dei servizi sociali, da sempre potentissimo strumento clientelare per chi ha in mano il relativo assessorato e la presidenza dell’Ircr: milioni di euro mai resi noti nelle effettive e specifiche destinazioni e nei criteri di erogazione, che potrebbero contribuire a spiegare improvvisi ribaltoni alle primarie, numeri elevatissimi di preferenze, voti per il centrosinistra espressi per riconoscenza o con il naso più o meno turato.
Poi il resto l’hanno fatto l’affidamento che una parte dell’opinione pubblica maceratese ha voluto ancora manifestare al centrosinistra, per motivi sia di incrollabile fiducia che di mancanza di reali alternative (come sarebbe andata se al ballottaggio ci fosse stato Momo Mosca o i 5 Stelle?), nonché gli errori, l’inconsistenza di parte del campo avverso e la frammentazione dello stesso (ma su quest’ultimo aspetto si è già scritto molto, ed è quindi inutile tornarci sopra).
A Romano va dato quindi onestamente atto di essere stato alla fine vincente, determinato, furbo, spregiudicato, ed anche fortunato, come i migliori democristiani dell’ancient regime. Ma, dopo un quinquennio che in ogni caso è stato deludente, la sua – come è dimostrato appunto dalla risibile percentuale di votanti in occasione del ballottaggio finale con la Pantana, notevolmente al di sotto delle già basse medie nazionali e regionali – non è stata la vittoria della passione, del merito, dei risultati raggiunti e orgogliosamente sottoposti all’elettorato, ma quella della furbizia, della tattica spregiudicata e della fortuna di competere pure nello scontro finale con chi aveva irresponsabilmente costruito una macchina che è sembrata fatta apposta per perdere.
Certo un ricambio, sia pure interno, sarebbe stato necessario per Macerata, sempre più indirizzata verso l’immobilismo e l’irrilevanza a seguito degli ultimi pessimi quindici anni a guida Pd. La speranza è che ora Carancini, più esperto e reso ormai più duttile dal secondo mandato comunque conquistato, una volta ultimati gli effetti speciali della campagna elettorale sappia ritrovare i valori della trasparenza, del confronto, della rapidità, della competenza, che furono alla base della vittoria di cinque anni fa, valori allora messi purtroppo quasi subito ad ammuffire in qualche cassetto della sua scrivania.
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Complimenti per l’analisi, amico maratoneta
A mio modesto avviso trovo che questa ricostruzione presenti passaggi in cui mancano un’approfondita conoscenza dei fatti (o se conosciuti tralasciati), che presenta di fatto una ricostruzione fantasiosa della vittoria di Carancini. Per chiarire la mia posizione, una volta per tutte, sia nella fase precedente e di incubazione delle scelte politiche, poi nelle primarie di centro sinistra e quindi nelle elezioni vere e proprie, ho agito sempre con coerenza nello scopo di dar voce ad una componente credente di questa città, che purtroppo divisa in tanti rivoli, non riesce ad esprimersi, diventando, da maggioranza, minoranza. Ho fatto quello che ho potuto ma ho cercato di spendermi in quello in cui credo. La lista era debole e non si è avvalsa di nessun aiuto o collateralismo, per cui il risultato è stato modesto. Tutto il mio percorso l’ho condiviso con i dirigenti regionali e nazionali dell’Italia dei Valori che mi hanno sostenuto e che ritengo oggi, dopo il divorzio da Di Pietro, il miglior partito per le persone ed i valori cristiani che esprime (scritti anche nell’attuale statuto). Purtroppo, però, di nessun peso elettorale. Ho sostenuto Carancini perché, tra i tanti concorrenti, lo ritengo il miglior sindaco per questa città.
Un’analisi cmq abbastanza “romanzata” per poterne fare un articolo….
Per Giuliano Meschini
Forse, nel dire che ritieni Carancini il miglior Sindaco per questa città, sei stato folgorato sulla strada di Damasco circa sei o sette mesi fa, perché quello che dicevi su Carancini in precedenza era di tutt’altro avviso e ciò possono testimoniarlo, oltre al sottoscritto (che ha ascoltato per ore in studio le tue pesantissime recriminazioni su Carancini), molte altre persone. Ne cito solo alcune: Barbara Arzilli, Fabio Massimo Conti, Mariella Tardella, Francesca d’Alessandro, Marina Santucci, Giorgio Ballesi, Alessandro Savi, Anna Menghi, ecc., tutte persone che tu stesso hai cercato di riunificare in un fronte antiCarancini.
Insomma, dire le bugie in politica quando ci sono molte persone che possono smentirti è assurdo, per un uomo come Te, che ha sempre in bocca i valori cristiani, è pure un peccato grave.
Ancora una volta ti ripeto, il tuo commento non merita risposta. Ho la mia coerenza, tu la tua. Se vuoi puoi continuare, ma non intendo più risponderti.
Bommarito, è l’ennesima volta che sento dire da te, che la scelta del centrodestra pantaniano di sostenere Carancini alle primarie è stata sbagliata per averlo erroneamente ritenuto un avversario più debole rispetto Bruno Mandrelli. Ora però, se vorrai spiegare una volta per tutte cosa sarebbe cambiato secondo te a favore del centrodestra con illustrare quale scenario diverso si sarebbe aperto per la Pantana se a vincere fosse stato Mandrelli, serivirebbe a comprendere in che è consistito lo sbaglio.
Dall’esterno non è facile capirti, perchè, se è vero come è vero, che alle primarie eri tra i sostenitori di Mandrelli ,che elogiavi per tanti motivi , non sta in piedi col ritenerlo allo stesso tempo un avversario meno temibile per la Pantana, di cui non mi sembra , tra l’altro , abbia mai manifestato la stessa considerazione. Allora, è bene che tu chiarisca il tuo pensiero a riguardo, per capire anche noi da che parte saresti stato in caso di vittoria di Mandrelli : con lui, contro lui, o c’era un altro disegno ancora che si sarebbe voluto portare avanti in tal caso?
Un’analisi impeccabile, quella di Giuseppe Bommarito.
In un ambiente come il nostro, provinciale, spesso gretto, e in cui le persone sono riluttanti a dire come la pensano perché non si sa mai, potrebbero esserci conseguenze negative, è anche un’analisi coraggiosa.
Quanto a Macerata, l’aspettano altri cinque anni di declino. Quando una comunità (in questo caso, una città) non è in grado di mobilitare le sue energie migliori, ammesso e non concesso che ve ne siano perché, nel caso di Macerata, qualche dubbio ormai viene, ma rimane prigioniera delle solite, anguste cricche, preoccupate soprattutto di tutelare i propri limitati, e limitanti, interessi, il futuro non può certo essere roseo.
….Forse il dipinto della “Battaglia di S. Romano” del 1454, dello stesso autore, si sarebbe prestato meglio al discorso. Tuttavia il Meschini in battaglia con l’armatura integrale non dovrebbe essere “Giorgio” (il santo che combattè il drago), ma Giuliano (il santo patrono della città) che pur non avendo mai fatto miracoli, combatté tenacemente e vittoriosamente contro “Cerbero” (custode bicefalo) per conquistare i due vasti territori -elettorali- di “Cerbaria” (Cervare e Cervanello), e consegnarli alla vergine castellana padrona del castrum maceratae sullo sfondo. Il premio per tale gloriosa impresa sembra dover essere conferito entro il corrente mese…….
5 anni sono lunghi, mooolto lunghi, non penserete mica di continuare con questo andazzo per tutto il tempo.
Ma Signor Ciarulli, non si è accorto che si è già nel pieno della campagna elettorale per il 2020?
Per Tamara
Nessun disegno particolare, solo il fatto che, con il centrodestra già frammentato e quindi in partenza destinato con ogni probabilità ad una sconfitta, all’epoca delle primarie speravo nella possibile vittoria di Mandrelli, persona che comunque stimo, perchè ciò, a mio avviso, avrebbe determinato un rinnovamento almeno interno al centrosinistra. Poco o tanto che fosse, sarebbe stato comunque meglio della riedizione del mandato a Carancini, che io, nel primo quinquennio, ho valutato negativamente, e non in maniera aprioristica, ma per i motivi più volte espresi su questo giornale.
Quanto al centrodestra, ritengo che ad esso avrebbe fatto comunque più gioco poter dire che, sia pure con le primarie e non in corso di mandato, il centrosinistra aveva mandato a casa il Sindaco uscente, di fatto sconfessando 5 anni di amministrazione. Il risultato finale con Mandrelli candidato sindaco sarebbe stato diverso? Probabilmente no, ma io, fossi stato tra i consiglieri della Pantana, non avrei comunque mai deciso di sostenere Carancini, perchè ciò in ogni caso lo avrebbe in ogni caso enormemente rafforzato.
Ma queste sono solo mie opinioni, condivisibili o meno.
«Che la furbizia sia caratteristica servile, e mai signorile, è la sola fondamentale scoperta politica che milioni di italiani devono ancora fare.»
(Michele Serra)
@Ciarulli
Condivido il tuo commento. Come sempre chi perde alle elezioni tira dei pipponi allucinanti x screditare i vincitori…
Cmq contenti loro….
Giusto.
Molto meglio non pensare affatto, non esercitare alcuna critica, appiattirsi puramente e semplicemente sulla realtà.
Se oggi vince Tizio, dare ragione a Tizio; se domani vince Caio che la pensa in maniera opposta a Tizio, allo stesso modo dare ragione a Caio, senza alcuna riflessione.
Grazie Peppe, vediamo se ho capito adesso. In pratica, tu dici, tanto il centrodestra era destinato a perdere perchè frammentato etc., tanto valeva allora supportare Mandrelli che avrebbe sconfitto Carancini, e in più, con lui si sarebbe rinnovato il centrosinistra. Quindi, che sbaglio avrebbe fatto il centrodestra contro sé stesso? Nessuno. Come pensavo. Tuttalpiù,si può dire, ha fatto un favore a Carancini, ma non ci avrebbe guadagnato niente in nessun caso, perchè come abbiamo visto, PD e centrosinistra, sanno ricompattarsi sempre, qualsiasi sia il loro candidato. Alla luce dei fatti, però, quel rinnovamento di cui parli c’è stato anche senza Mandrelli sindaco; basti vedere la composizione del nuovo Consiglio: tanti giovani, tanti volti nuovi. Chissà, invece, se fosse stato lo stesso se avesse vinto Mandrelli. Almeno a vedere i soliti personaggi che lo circondavano alle primarie, e che ora non vediamo più.
Io condivido il commento che ha fatto Bommarito. Aggiungerei, alle altre cose che hanno favorito la riconferma di Carancini (oltre alla sua reazione tignosa al tentativo che il suo stesso partito aveva fatto di liquidarlo e oltre alla commedia dell’arte che ha messo su con Meschini per evitare che Mandrelli portasse a casa l’investitura a candidato del centro-sinistra al primo turno delle primarie), anche qualche altro elemento.
1 – I candidati dell’area cosiddetta moderata (Mosca e Tardella) trombati al primo turno hanno evidentemente preferito non dare chiare indicazioni di voto ai loro elettori (scarsi, per vero … ma in tempi di penuria e di astensionismo si fa il ragù anche con i sorci …) di votare la Pantana al secondo turno un po’, credo, perché l’autocandidatura della Pantana aveva lasciato tanti nel fronte moderato col naso arricciato, e questo vulnus di poco “garbo” politico non era facile rimarginarlo al secondo turno, e un poco tanto perché la gente le tabelline le ha imparate da piccola, ed era facile calcolare che, con la Pantana sindaco, i candidatini delle altre liste avrebbero avuto assai meno seggioline in consiglio comunale. Farei un discorso a parte per Anna Menghi, la cui dignità e coerenza ho sempre apprezzato, e verso la quale i caporioni del centrodestra locale, ricordando i fatti incredibili di quindici anni (l’inverecondo autodafé del centrodestra che, mandando a casa il proprio sindaco Anna Menghi, ha consegnato la città per venti anni al centrosinista …) avrebbero dovuto avere cura di tenere ben altro e più collaborativo atteggiamento, scegliendo fin da subito, già dall’inizio della vicenda di queste elezioni, di coinvolgerla in un percorso politico comune. Ma tant’è … Da quindici anni sbagliano e a sbagliare continueranno.
2 – In quanto a doroteismo Meschini (qui, nei sui commenti poco sopra, addirittura grandissimo, quando fa lo sdegnato perché Bommarito lo sputtana trattandolo da marionetta nelle mani del puparo Carancini …) potrebbe fare il paio con la Messi, la pentastellata, la quale, per non dire ai suoi a chiare lettere di votare Carancini, aveva detto, dapprima, che scegliere la Pantana al posto di Carancini era come cadere dalla padella nella brace (ove Carancini sarebbe stato la calda e scomoda, ma nota, padella, e la Pantana, ovviamente, la temibile e rovente brace), https://www.cronachemaceratesi.it/2015/06/03/maurizio-mosca-incontra-deborah-pantana-messi-meglio-la-padella-della-brace/665073/ e poi aveva aggiunto che mai avrebbe dato indicazioni di non votare perché l’astensionismo (musica, maestro …) è “il peggior male”. https://www.cronachemaceratesi.it/2015/06/11/5-stelle-mai-accordi-sottobanco-i-cittadini-vadano-a-votare/668248/ Dal grillo-democristianese all’italiano volgare: andate a votare per Carancini, perché se vince la Pantana meno seggiole di consiglio da dividere fra i partitini.
Vorrei dire a Tamara Moroni che concordo con Bommarito anche sul giudizio che lui ha dato circa la faccenda degli elettori del centrodestra che andarono alle primarie del centrosinistra a votare per Carancini, ritenendo di “scegliersi” il pugile più “suonato” da strapazzare a proprio piacimento alle successive elezioni a sindaco. Mi permetto di dirle che il punto non è tanto se questo era, sia stato, poteva, magari avrebbe potuto essere e non lo è stato, ma infine dato che comunque ha vinto Carancini niente è cambiato e quindi, comunque, un calcolo giusto è stato … La questione è che andare a fare una commedia del genere, facendo gli strateghi alla Totò e Peppino, e non fare invece seriamente politica, pensando al proprio campo, preparando una candidatura forte e condivisa con tutti gli altri avversari del centrosinistra, è stata, semplicemente, una cosa stupida.
Se i volti nuovi sono Alessia Scoccianti, beh…
Di giovane hanno soltanto l’età; dei politici navigati, la smania di fare carriera.
L’analisi di Giuseppe Bommarito è condivisibile anche sul comportamento della destra maceratese (per la quale, sia chiaro, non provo alcuna simpatia); idem vale per le considerazioni di Giandorico Bonfranceschi sullo stesso argomento. Sul punto specifico, fare politica in maniera appena decente significherebbe avere una minima capacità di analisi in merito a una serie di aspetti: che interessi, se non valori, s’intende rappresentare? In quale modo s’intende raggiungere lo scopo di rappresentarli e di farli prevalere? In nome di quale progetto politico?
Se i politici non hanno le capacità, morali, ma anche intellettuali, di pensare in questi termini, la politica si riduce, a destra come a sinistra, a piccolo cabotaggio da parte di comitati elettorali. Questo è esattamente lo scenario politico di Macerata, e non solo di Macerata.
Dissento da Giuseppe Bommarito solo sulla valutazione della candidatura di Mandrelli, che, a mio parere, rappresentava, sia per l’uomo e la sua storia, sia per chi lo appoggiava, quanto di più stantio e decrepito esista a Macerata; ma io sono notoriamente incontentabile. Inoltre qui si entra nel merito di valutazioni politiche e ognuno fa le sue.
Certo che affondarla con le motivazioni che sono state addotte (il suo personale ateismo e/o anticlericalismo, che peraltro a Macerata è sempre stato privo di conseguenze pratiche di qualsiasi rilievo, o la sua eventuale appartenenza alla Massoneria, che è discutibile solo perché essa è ormai un mero comitato d’affari, per di più occulto, e non per le ragioni teoriche che ne giustificherebbero l’esistenza) ha un che di gretto e di retrivo (stavo per dire ottocentesco, ma sarebbe stato ingiusto considerare l’Ottocento in maniera così limitata).
Tutte analisi giuste, con sfumature diverse. Ma una domanda sostanziale è la seguente: indipendentemente dal candidato Sindaco Pantana, mi chiedo e chiedo a chi di dovere, come mai e chi, al contrario di ogni altra parte di Italia, non si sia fatta l’alleanza ” fisiologica” con la Lega e Fratelli d’Italia. Chi è il colpevole ( maschile) di questo paradosso marchigiano. Si può sapere il nome e il cognome e gli attori di tale laboratorio ( non suicidario come argutamente sostiene la Polidori) ma un vero e proprio omicidio. Si prega di rispondere chiaramente e senza metafore, queste appartengono alla poesia, non alla politica. Una nota, inoltre, agli esperti in calcolo elettorale. Fingiamo che Debora, per pura accademia, non avesse voluto fare il Sindaco, delegando a Mosca tale carica. Rinnovo la domanda: la Lega e Fratelli di Italia ci sarebbero stati? Fratelli di Italia si, la Lega? E’ un enigma che non riesco a sciogliere.
Ma forse perché a sinistra 1+1 fa due e anche 11, a destra ( a Macerata ) 1+1= X
Monsignor Meschini (santo subito!!!)
Lei venne ad una riunione del 5 Stelle di Macerata dove, tra l’incredulità di molti dei presaenti, chiese le firme per la presentazione della sua candidatura alle primarie del centrosinistra.
Lei presentò la sua candidatura alternativa affermando che era in completa antitesi con gli altri candidati e che mai e poi mai e poi mai e poi mai e poi mai sarebbe giunto a compromessi e fatto accorsi perchè, entrambi, erano il male per la città.
Poi al ballottaggio ha sostenuto Carancini, rimangiandosi quello che venne a dire a noi.
Se questa è coerenza allora è vero che cristo è morto di freddo…
Caro Guido, sai benissimo che l’alleanza “fisiologica” con la Lega, con FdI e con tutte le altre formazioni del centrodestra non si è fatta perchè la Pantana ha preteso di imporre gia due anni fa contro tutto e contro tutti la sua autocandidatura, vantando una serie (abbastanza inesistente) di presunte liste civiche che la sostenevano (e che poi, a cose fatte, quando all’ultimo minuto sono state infine presentate, si sono rivelate piene di persone nemmeno residenti a Macerata).
Quell’autocandidatura, e le castronerie poi inanellate senza tregua dalla Pantana durante la campagna elettorale, hanno impedito non solo, ab origine, la presentazione di una lista unitaria del centrodestra, che avrebbe avuto ottime possibilità di vittoria, ma anche, in seguito, al ballottaggio, la confluenza su Deborah di tutte le altre formazioni del centrodestra.
Questa storia la raccontano esattamente in questi termini anche i nostri forzisti maceratesi, lamentandosi di aver dovuto subire le pressioni della Pantana senza riuscire a contrastarle. Ma – dico io – se un partito non è in grado di tenere a bada una propria iscritta, allora è evidentemente un partito che non esiste.
@ Bommarito
Vero quello che dici qui sopra. Tuttavia, da buon bastian contrario come credo tu mi conosca e tutto sommato mi stimi, vorrei affondare un pochino il coltello nella piaga che – nella tua lettura – risulterebbe invece lapalissiana.
Apriamo dunque il sipario nell’autolesionista scenario del centrodestra maceratese.
Personaggi e interpreti:
Deborah Pantana (l’autocandidata senza sé e senza ma);
Remigio Ceroni;
Lorena Polidori (coord. provinciale di FI);
Francesco Massi;
Riccardo Sacchi (coordinatore cittadino di FI);
Pierfrancesco Castiglioni (già coord. provinciale di FI);
Fabio Pistarelli (comprimario, candidato alle regionali);
Claudio Carbonari (Fratello d’Italia, anima cittadina del gruppo e candidato in Regione);
Fabio Massimo Conti (pro domo sua seppure con storia inequivoca di lunga data alle spalle);
Anna Menghi (ex-sindaco del centrodestra, ma da vent’anni alternativa al centrodestra);
Liste civiche (coro e comparse).
Atto I
Deborah Pantana si autocandida sindaco vantando un esercito di gente comune che ne sancisce e ne invoca l’investitura. Gente così comune che i nomi e i cognomi ne escono fuori all’apparir del vero, in occasione della presentazione delle liste. Ma Forza Italia cittadina, dalle cui file la Pantana comunque proviene, decide di appoggiare questa candidatura: sbaglia? Ha ragione? Siamo in democrazia, c’è la libertà, ogni partito ha diritto di scegliere la propria strategia, sbagliano o hanno ragione scelgono di appoggiare Pantana.
Nel frattempo, in altre stanze più prossime ad Ancona che a Macerata, il tolentinate Francesco Massi lavora per la creazione di “Area popolare”, un nuovo cartello politico che ingloba alcuni dei resti democristiani in circolazione: di formazioni nuove Massi se ne intende, avendone cambiate svariate nel corso degli anni. Da Ancona, passando per la segreteria provinciale di Forza Italia (Lorena Polidori), Massi avanza per Macerata una candidatura alternativa a quella di Deborah Pantana: si fa il nome di Maurizio Momo Mosca, che avrebbe più frecce al suo arco per convogliare su di sé le anime del centrodestra (o per creare un punto di riferimento cittadino al nuovo centro di area popolare, su cui – tanto peggio tanto meglio – convogliare anche le anime della destra?). Impuntature di qua, impuntature di là, la Menghi – che probabilmente sta meditando su come rientrare in Consiglio – sceglie se non altro la strategia comunicativa migliore: prima i programmi e poi i nomi, ma siccome qui sono in lizza i nomi ben prima dei programmi, io mi chiamo fuori. Si ricandiderà sindaco in sinergia con la Lega Nord (ma lo vedremo al terzo atto di questo psicodramma).
Atto II
Nel castello del centrosinistra si consuma la tregenda delle Primarie. Nonostante lo spiegamento di forze e di endorsment (memorabile l’appello finale di Masino Ercoli pro Mandrelli, col senno di poi un colpo di grazia), Romano Carancini sbaraglia i cortigiani e vince la battaglia interna – col supporto del buon Meschini (che, come tradizione storica vuole, va tanto al lardo del sindaco uscente che ci lascia lo zampino della propria riconferma) e di altre mani amiche esterne al partito.
A questo punto, l’autore del dramma inserisce – proprio come fa Verdi nelle sue opere – il momento rilassante del balletto: gente che saltella di qua e di là, cortigiani che gettano alle proprie spalle la spada già sguainata e a tarallucci e vino abbracciano il vincitore, gente che senza saltellare di qua e di là riesce ubiquamente a stare di qua e contemporaneamente di là, in una fantasmagoria impazzita di colori e di colore (= di costume).
Nel centrodestra, al contempo, si consolidano le due candidature già in animo da mesi (almeno dall’estate precedente: sebbene l’una – quella di Pantana – spinta avanti di gran carriera; e l’altra – quella di Mosca – tenuta in sospeso fino all’ultimo). I Fratelli d’Italia, che già erano al lavoro sul programma con la Pantana, all’apparir di Mosca passano armi e bagagli di là; Fabio Massimo Conti, che aveva cercato un abbrivio con Mosca ponendo l’out-out su un’alleanza con Spacca (molto molto prossimo a Massi, per via sempre di quell’area popolare), si consolidano su Pantana.
III
Il terzo è l’atto dei colpi di scena. Iago Ceroni infila il suo coup de teathre a metà dell’opera, alleandosi col Governatore uscente e imponendone pertanto la scelta di campo maceratese su Pantana. La quale – proprio come la Monaca di Monza del Manzoni – sventurata rispose di sì. Solo Massi non si accorge della trappola perfetta e continua a rivendicare l’alleanza con Spacca come un suo primato strategico. La Polidori, nel frattempo, sparisce dalla circolazione: tornerà per i saluti finali. La battaglia entra nel vivo, oguno nel suo binario del treno che dovrebbe disarcionare Carancini (ma che nel frattempo riesce eloquentemente a frantumare del tutto il centrodestra).
Anna Menghi si ripresenta sindaco in alleanza con la Lega Nord: riuscirà nell’intento (di ridiventare consigliere comunale).
Pierfrancesco Castiglioni, già in lista, ritira la propria candidatura. Dichiara di farlo in segno di solidarietà con Deborah Pantana e contro i vertici provinciali del suo partito (proprio come quei mariti che, per punire le mogli, si decurtano le parti vitali).
IV
Le elezioni finiscono (qualcuno, come certi reduci del Vietnam, ancora non l’ha capito). Mosca viene probabilmente impallinato da alcuni dei suoi (lamenta un 5% di meno nei risultati): ha combattuto una battaglia onesta, seria, e realmente alternativa al centrosinistra (forse proprio per questo qualcuno l’ha impallinato in corso d’opera). Francesca D’Alessandro è, di quello schieramento, la vittima più illustre, l’Ermengarda che non meritava la bocciatura.
La Pantana, nonostante le sette liste si ferma al 18% (uno strano “trionfo”…). Anche nelle sue file qualcuno sospetta tradimenti eccellenti.
In Regione cadono teste eccellenti: sia manovratori che aspiranti, sia governatori che assessori. E’ la rotta di Montaperti. La breccia di Porta Pia (che tutte le feste si porta via).
Al Ballottaggio la partita appare già chiusa prima di aprirsi. E così è, sebbene con percentuali non entusiasmanti né per la perdente né per il vincitore. Né – considerata l’affluenza degli aventi diritto al voto – per tutti gli altri attori.
Sul proscenio – nel ruolo del Prologo di leoncavalliana memoria, ma qui in funzione di Epilogo – riappare Lorena Polidori. Dal fondo della scena s’ode il delirio di Riccardo Sacchi.
Si chiude il sipario.
*
(lo psicodramma “Reset” – il cui titolo sgorga nel cuore degli spettatori, desiderosi di azzerare tutto – è candidato al Premio “Ionescu” dedicato al teatro dell’assurdo)
So che non puo’ fregargliene di meno, ma condivido al 100% quanto ha scritto Davoli, con spirito e senza quel tono antipatico di oriana pedemontana.
Invece la ringrazio molto, Ciarulli.
Ottimo, Filippo, hai completato in qualche modo il quadro. Quanto alla mia stima nei tuoi confronti, sai che è stata sempre enorme.
Penso che la sua nomina si debba per il 90% a Meschini, responsabile di avercelo regalato per altri cinque anni.
Chi è disinteressato come me dagli esiti del voto accetta serenamente il verdetto popolare(ho dovuto sorbettarmi un ventennio Berlusconiano)chi invece rimugina tanto non sarà perchè vede sfumare interessi che magari qualche altra compagine gli avrebbe assicurato visto che come parla l’articolista è tutta una questione di intrecci trasversali e personalistici?!?!Sicuramente visto che a livello regionale ho votato 5stelle non avrei vissuto negativamente questo evento nonostante la candidata sindaco mi ricordasse moltissimo quei radical/chic di sinistra che da comunista non ho potuto mai soffrire,ma se per sconfiggere ilPD/DC si spera ancora in personaggi come Mosca allora si che stiamo freschi.
Bommarito che analizza la vittoria di Carancini alle ultime amministrative è come il tacchino che esprime pareri sull’ ultimo Natale.
Ma a Macerata , vi sorge il dubbio che , se Carancini viene riconfermato è perchè le alternative o perdono tempo a blaterare qua su CM o sono impresentabili oppure sono come i peti dopo una mangiata di fagioli con le cotiche??
L’ autocritica non esiste a Magerada Granne, eh?
L’opinione di Bommarito a commento della conclusione della lunghissima campagna elettorale appartiene per gran parte alla categoria del tifo piuttosto che a quella dell’analisi politica. Diventa più lucida quando si tratta di valutare le ragioni della sconfitta del centro destra, per la verità però fin troppo facili da vedere. Ma la sconfitta che “brucia” al buon Bommarito, come a molti altri in città d’altronde, è quella delle primarie e del candidato Mandrelli. Come per ogni buon tifoso la propria squadra del cuore non perde quasi mai perché gli avversari sul campo hanno dimostrando una migliore organizzazione di gioco o delle individualità superiori, ma la responsabilità viene sempre addossata all’arbitro incapace o prezzolato, alla sfortuna che si è accanita ingrata o ai comportamenti scorretti dei giocatori avversi. La vittoria di Carancini viene quindi spiegata con la sua furbizia (quella italica che non è un complimento), con la sua determinazione che si trasforma in tigna (non si è rassegnato a perdere!) con la malafede dei suoi supporter, fino ad arrivare all’accusa di clientelismo che corrisponde più o meno all’arma letale, quella che chiude ogni discussione: “arbitro vendutooooo”!. Al nostro tifoso un po’ frustrato che abbandona lo stadio ripensando tristemente a tutto quel che non è stato ma poteva essere, non viene mai in mente che la squadra avversaria è riuscita a vincere, fuor di metafora, perché forse una parte numericamente significativa della città può aver valutato positivamente il lavoro fatto, perché il programma proposto per i prossimi 5 anni poteva risultare più credibile o perché magari il candidato sindaco è stato considerato una persona più in sintonia con il cuore e con il cervello della città. Non è il solo, tutt’altro, il mio amico Giuseppe in questo riflesso da tifoso. D’altronde lui, lo ha ripetuto chiaramente e lo ha coerentemente dimostrato, non ha l’obbligo di cogliere gli insegnamenti della sconfitta per far meglio la prossima volta. Leggere solo in negativo le cause della altrui vittoria può determinare due risultati deleteri. Si sottovaluta ancora una volta l’avversario (non sarai mica sempre cosi fortunato, le tue furbizie la prossima volta non funzioneranno) e direi soprattutto si dimostra uno “strisciante” disprezzo nei confronti della città e dei cittadini che si vorrebbe amministrare. Perché se le furbizie, i colpi sleali e le pratiche clientelari del nostro avversario hanno funzionato, diciamocelo, (e molti lo dicono chiaramente) è perché hanno trovato terreno fertile in questi “maledetti” maceratesi che non hanno voglia di cambiare e sono sempre pronti a vendersi all’ultimo democristiano di turno! Considerazione molto auto assolutoria e rassicurante, ma cambiare le persone e le coscienze richiede molto, molto, più tempo che provare a preparare una migliore proposta ed una migliore squadra per la prossima volta.
Non si puo’ chiedere a Carancini di trasformarsi nel sindaco che non e’ stato e che ora piacerebbe a piu’ d’uno diventasse. Il surplus di considerazione personale e di forza di manovra che egli ha acquistato dalla vittoria interna ed esterna, oltre a non poter generare nuove idee e un nuovo approccio alla concezione del ruolo di sindaco, consiglio comunale e partiti-gruppi di maggioranza, questa dote elettorale insomma dovra’ fare i conti con le esigenze del Pd, gigante buono pronto ad aprire le fauci, con quelle del nuovo centrosinistra politico-civico, meno partitico e piu’ frammentato e svincolato, con quelle dei vari soggetti e ambienti che molto si aspettano dal Carancini bis, coltivando insieme a qualche legittima aspettativa anche una discreta sporta di ingenui sogni amministrativi.
In estrema sintesi si può affermare che Carancini ha vinto facile x assenza di avversari…
@ propaganda e disingormazio comunale
La campagna elettorale è finita, può anche smettere di raccontare balle…
Per l’amico Mario Iesari
Le opinioni contrarie ed anche le critiche sono sempre ben accette, comprese quelle del sig. Fabrizio Principi, che questa volta, per esprimerle, non ha avuto bisogno di nascondersi sotto la gonna di Tamara Moroni, come fece 5 anni fa, allorchè si trattava di criticare Ricotta per un affaruccio dello stesso concernente una vicenda contigua alla megalotizzazione di Valleverde. D’altra parte, mettendoci la faccia ed esponendo pubblicamente opinioni (sia pure basate su fatti), è assolutamente normale che vi sia chi condivide e chi invece no. Anche perchè non sempre le opinioni che uno esprime sono necessariamente le più valide.
Mi permetto solo di farti un’osservazione: nessun disprezzo da parte mia verso la città ed i cittadini. Al contrario, apprezzo e mi riconosco in pieno in quel 60% di maceratesi che una settimana fa non è andato a votare perchè non sentiva di dare il proprio consenso a nessuno dei due contendenti.
Per concludere, ti ringrazio per l’ “amico” Giuseppe. Credo che sia un segno di rispetto che, come ben sai, è assolutamente condiviso da parte mia, al di là delle piccole schermaglie che a volte ci vedono contrapposti su questo giornale.
Caro Giuseppe Bommarito ,condivido tutto ciò che tu dici anche perché quanto riporti e chiarisci io l’ho vissuto minuto per minuto , durante questi 3 mesi di campagna elettorale , è proprio vero che la fortuna e la furbizia prevale sulla chiarezza e sull’onestà.
Gente così finchè non ci sarà un’opposizione determinata e preparata comanderà per l’eternità.
Questa volta l’opposizione è più variegata e con gente nuova ,vedremo se farà vedere i suoi artigli.
E’ chiaro che l’IDV , come ringraziamento,verrà premiata con qualche posticino di un certo valore.
Gli assessori candidati nella precedente legislatura sono stati i più votati.
Questo vuol dire che in politica più gaf fai e più stima ottieni .
Ero perplesso della politica ,ma ora che l’ho vissuta nella mia pelle sono proprio disgustato.
Mi spiace intervenire ancora su un discorso che pensavo chiuso e chiarito, dopo che lo feci a suo tempo per ristabilire la verità dei fatti, ma le parole di Bommarito mi costringono a farlo nuovamente nei confronti di Principi , col quale non corre buon sangue, ma questo non mi impedisce di difenderlo da cose che non ha fatto, e che di conseguenza vengono attribuite come fatte anche da me. Ripeto. Principi in quella occasione, privatamente, e senza conoscersi, mi mise al corrente di alcuni aspetti legati alla vicenda Giorgini perchè mi vedeva sostenere la stessa causa dell’appena insediato Carancini. Questo sì, ma non mi ha mai chiesto di farmi da tramite, come invece è stato male interpretato . L’equivoco nasce quando , qualche mese fa, nel rispondergli qui, stupita dal fatto che rivolgendosi a me in un suo commento mi dava del lei, ho commesso io, la leggerezza di rifarmi a quell’episodio col dire cose che non c’entravano niente con quello di cui si stava parlando. La mia intenzione non andava oltre quella di dirgli ” che fai, ora mi dai del lei? e per provare che ci si dava del tu, mi sono rifatta, impropriamente, a quel nostro lontano contatto. Spero quindi che sia finalmente chiaro, che allora, né lui disse a me di parlare per suo conto, né tantomeno, io mi sia prestata a farlo.Qualsiasi cosa abbia detto allora, come penso valga per tutti quelli che si esprimono su qualsiasi cosa ,l’avrò detta certamente anche sulla scorta di quel che ne sapevo, ma di sicuro non per bocca d’altri.
Tanto dovevo verso Fabrizio Principi.
Meschini non dire le bugie che, uno come te he distribuisce l’ ostie in chiesa non le po’ dire.
Inutile che dici cose non vere perché la verità è chiara a tutti .
Adesso il tuo amico ti concederà un bel posticino magari su qualche parte che non sia tanto in vista.
Come dicono a napoli: A cà nescuno è fesso.
Comunque, tra i fattori che hanno dato un contributo determinante alla vittoria di Carancini, ci si è dimenticati dell’appello dei 38 appartenenti all’intelligencja maceratese.
😀