di Sara Santacchi
(Foto di Guido Picchio)
Un’eroina dei nostri tempi, Lucia Annibali, com’è stata definita dal direttore artistico del Macerata Opera Festival Francesco Micheli, ha inaugurato la 50esima edizione della stagione lirica dello Sferisterio, al teatro Lauro Rossi. Come Aida, Violetta e Tosca, anche Lucia non aveva la vocazione all’eroismo, ma la vita l’ha costretta suo malgrado a diventarla facendo diventare la sua lotta simbolo della lotta di tante altre donne. Sfigurata con l’acido da un compagno orco Lucia Annibali ha raccontato come “l’ultimo atto del mio amore sia stato uno schiaffo, preludio di tanto altro, della tragedia, per rimanere in tema. E’ stato un percorso lungo, travagliato che mi ha fatto comprendere che volevo dare un’altra direzione alla mia vita”. Nelle opere liriche come nella vita il campo di battaglia più feroce e sanguinante è la camera da letto, nasce dall’amore.
“Per quella che è stata la mia esperienza – racconta la Annibali – quando l’amore si trasforma in qualcosa di negativo e distruttivo è perchè alla base c’è qualcosa che non è amore. L’opera ci parla di storie d’amore tormentate e nella vita spesso questo si tende a ripetere, ma è un modello sbagliato, a mio avviso. Se si arriva a un certo punto è perchè in realtà non c’è amore e pobabilmente non c’è mai stato”. Nelle opere la vita mostrata è facile, il nemico è evidente e facilmente riconoscibile, in quella reale invece sembra non esserlo “In realtà ci si rende conto di chi lo sia, di cosa sia male – afferma nel suo racconto Lucia Annibali – ci sono i così detti campanelli d’allarme, ma se non scatta qualcosa in sè, capisci che è sbagliato, ma non hai gli strumenti per affrontarlo perchè la consapevolezza non è abbastanza”. Non poteva che essere il racconto di due donne ad aprire l’evento più volte accostato alla figura della donna. Insieme a Lucia Annibali sul palco anche la scrittrice Maria Pia Ammirati si è lasciata trasportare dal viaggio con cui Micheli ha portato attraverso l’opera ad affrontare argomenti di grande attualità. “Voglio avere la possibilità di dare agli altri quello che è accaduto a me, non tenerlo per me – ha conclsuo – Desidero sfruttare l’opportunità che mi è stata data per farne doto agli altri”.
Micheli ha poi concluso riprendendo alcune parole del libro scritto dalla madrina della stagione lirica dello Sferisterio, proprio sulla musica: “Che meraviglia la musica. Mi dice che là fuori il cuore del mondo sta battendo come sempre. Voglio uscire, vedere di nuovo la luce del giorno senza che gli occhi mi facciano male. Vivere, in fondo questo non è nient’altro che vivere”. Presenti il sindaco Romano Carancini e l’assessore alla cultura Maria Stefania Monteverde che, prima di entrare al teatro Lauro Rossi, sono stati accolti in piazza dai commercianti che si sono presentati, per l’occasione, con striscioni e cartelli per protestare contro la scelta di chiudere piazza della Libertà (leggi l’articolo).
La protesta dei commercianti davanti al Lauro Rossi
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Schiaffo, orrore del presente,
ferisce, umilia, annienta.
Donna, forza del futuro
una lei da rispettare,
amare, onorare la femminilità.
Uomo, si uomo.
Limite…
Una carezza contro l’odio, l’ira.
Ama.
Già come accaduto lo scorso anno, quando c’è un pubblico ad ascoltare, tende sempre un pò a gigioneggiare, sebbene non dovesse essere la star della serata…
…
…
C’è da capirlo, dicono sia un artista…
Esempio morale, di dignità spirituale e di persona di chiaro Intelletto. In foto risalta la Postura Verticale di una Donna che ha perdonato il suo aguzzino (ai politici… guardatevi come sedete). Intelligentissima l’osservazione sui comportamenti sociali che tendono a ripetere, in modo non pensato, modelli comportamentali forniti a buon mercato da quell’arte che si fa per vendere, come era un tempo la lirica ed è oggi la musica leggera… che poi tanto leggera neppure è se si confrontano le origini con l’uso che si fa oggi del lirismo musicale e di quello poetico.
E che dire di donne commercianti che perdono il loro lavoro a causa della protervia e presunzione di un assessore cieco e politicamente supponente ??? Questa non è opera e’ DRAMMA !!!!!
DIMISSIONI subito !!!
Violetta muore di tubercolosi tra le braccia dell’amato. Tosca si suicida dopo che Mario viene fucilato per errore. Aida è tutto meno che debole e sottomessa e muore insieme al suo amato. L’unica ad essere stata uccisa da un uomo è Carmen. Basterebbe leggere il contesto storico e sociale dell’opera, tra l’altro sempre innovativa e avanguardista, ed il libretto per capirne il messaggio. Nelle opere dell’ottocento, in pieno romanticismo, i temi centrali sono : l’esaltazione dell’amore travagliato ed irraggiungibile, il nazionalismo e l’esaltazione dei sentimenti. Non ricordo che i compositori volessero elogiare la violenza sulle donne, anzi, per i romantici la donna era il centro dell’universo. Non mi stupisco dell’Annibali, quanto di Micheli.
Dopo apporti di tale spessore bisognerà porre mano urgentemente ad una riforma del melodramma.