Nell’ultimo mese gli articoli che Cronache Maceratesi ha dedicato al trasferimento della Lube a Civitanova sono stati letti da 101.200 persone e i relativi commenti hanno raggiunto il numero di 950. Un argomento, questo, sul quale, data la mia propensione a non cacciarmi nelle polemiche, avrei preferito non prendere posizione, ma com’è possibile evitarlo visto che riscuote un’eco così grande nella pubblica opinione? Sto scherzando, ma il silenzio autorizzerebbe chissà quali sospetti: minacce dalla Lube? pressioni da Carancini? Perciò, mio malgrado, qualcosa la dico. E perché mio malgrado? Perché in questa vicenda sono esplose parole grosse come “tradimento”, “ingenerosità”, “ingratitudine”, “inganno”, “malafede”, “vendetta” e anche qualche insulto, mentre invece, a pensarci bene, vi ha contato soltanto una cosa: il prevalere a livello planetario del denaro su qualsiasi altro valore del vivere civile, e non alludo al denaro sporco, al denaro come farina del diavolo, ma al denaro pulito, al denaro che in questo caso il Comune di Civitanova ha e il Comune di Macerata non ha. Tutto qui. Addio, quindi, alla “Lube Macerata” e auguri alla “Lube Civitanova”. E la passione dello sport, l’entusiasmo dei tifosi, l’immagine identitaria, le radici popolari? Sciocchezze. Non c’è altro, signori, in questo mondo governato dalle borse, dalle agenzie di rating, dagli spread, dai titoli tossici e dai portafogli. Colpa della Lube? Sbagliato pensarlo. La Lube – l’azienda industriale Lube – è inserita nei tempi che corrono e cerca, com’è naturale, di trarne profitto.
E vengo alla questione del nome. Qualcuno ha detto: “Beh? Pure il Sassuolo calcio va a giocare a Reggio Emilia per convenienze anche patrimoniali e nessuno se ne scandalizza”. D’accordo. Però continua a chiamarsi Sassuolo. Domanda: e se al Torino facesse economicamente comodo spostarsi nello stadio di Cuneo si chiamerebbe Cuneo? No, continuerebbe a chiamarsi Torino. Il nome e chi lo porta sono, in fondo, la stessa cosa. Immaginarsi uno che nel trasferirsi da una casa a un’altra cambi anche il proprio nome. Certo, guardandolo in faccia la gente lo riconoscerebbe. Ma chi si trovasse a passare davanti alla sua nuova abitazione e notasse quel nuovo nome sul portone farebbe fatica a capire che è lui. Esagero, me ne rendo conto. Ma non c’è dubbio che in qualche misura ognuno di noi è come si chiama.
Ebbene, ormai da vent’anni, quando fece il suo debutto nei campionati ufficiali, la Lube volley – i padri erano di Treia, ma la madre fu la maceratese “Azzurra” e il focolare domestico divenne a tutti gli effetti il “Palascodella” – porta il nome “Macerata” e con questo nome ha vinto due titoli nazionali ed è entrata nel Gotha della pallavolo europea. Vero è che ultimamente ha dovuto sopportare il disagio di disputare in campo neutro cinque partite interne su sedici, perché la Federazione impone, per le fasi finali, palazzetti da almeno 3.500 posti a sedere, mentre il “Palascodella” ne ha solo 2.100. Ma anche giocando ad Ancona, Pesaro, Osimo o Jesi, lei ha continuato ad essere lei: Lube Macerata. E così continua ad essere per i tifosi, i giornali, le televisioni, le radio. Domani non più: sarà Lube Civitanova. Era proprio indispensabile? Forse lo era, magari perché Civitanova l’ha posta come “conditio sine qua non” per darsi lustro e per il gusto non nuovo d’insidiare il vacillante prestigio del capoluogo di provincia, oppure per certi screzi personali della dirigenza Lube maturatisi, via via, col Comune di Macerata. In sostanza, però, la vera ragione del cambio del nome sta, ancora una volta, nel denaro. Perché pure i nomi, oggi, hanno un prezzo. E c’è chi li vende. E c’è chi li compra.
Lungi da me, sia chiaro, l’intenzione di criticare la Lube, che ha tutto il diritto di fare i propri interessi nella pallavolo in funzione dei propri interessi nell’azienda cuciniera. Grazie a investimenti incrociati fra pubblico e privato sull’area fieristica, infatti, la città rivierasca è in grado di realizzare un palazzetto da ben 4.200 posti e l’ha proposto alla Lube con la possibilità aggiuntiva di ampi spazi commerciali per la promozione dei prodotti aziendali. Un’offerta, come dice il Vito Corleone di Marlon Brando nel film “Il Padrino”, impossibile da rifiutare. Dunque no, nessuna critica. Parafrasando il Leporello del “Don Giovanni” di Mozart mi limito a dire: “Madamina, il catalogo è questo”. E bisogna starci. Meglio un catalogo diverso? Forse, nel sogno di una società che come ripete anche Papa Francesco dia sì importanza al denaro ma non lo ponga al vertice assoluto di qualsiasi altro valore. Queste, però, sono utopie da anime belle.
Ecco la ragione per cui mi sembrano fuori luogo le parole – “tradimento”, “ingenerosità”, “ingratitudine”, “inganno”, “malafede”, “vendetta” – che han tenuto banco nelle ultime settimane. Esse esprimono sentimenti, ma i sentimenti, oggigiorno, non contano nulla. Ovvio che a Romano Carancini questa storia non piaccia, ma io, nei suoi panni, farei buon viso a cattivo gioco, perché i costi del raddoppio di capienza del “Palascodella” (quanti milioni?) erano e sono incompatibili, specie in questi anni di crisi, con le reali capacità finanziarie del Comune. Il suo debole, semmai, è stato di non dirlo subito, fin dalle prime richieste della Lube, ma di tirarla per le lunghe con ipotesi, proposte e speranze capaci, sì, di diluire il brodo e renderlo meno salato, ma fatalmente destinate a scontrarsi con l’incombente realtà del denaro, che – ripeto ancora una volta – il Comune di Civitanova ha (privati a parte, di tasca sua uno o due milioni di euro?) e il Comune di Macerata, invece, non ha, nemmeno per cose più importanti di questa.
Già, il Centro Fiera. E qui, fra i maceratesi, non può non emergere un altro sentimento: il rimpianto, un amaro rimpianto. Perché una decina d’anni fa Macerata avrebbe potuto avere un moderno Centro Fiere a Villa Potenza dove l’intesa fra pubblico e privato avrebbe consentito anche la realizzazione di un palasport degno del ruolo di capoluogo. Ma su questo punto rimando i lettori alle documentate inchieste di Giuseppe Bommarito e non mi resta che prendere atto del rimpianto per le cose che potevano essere e, per ragioni un po’ oscure, non sono state. Latte versato, insomma, sul quale è inutile piangere.
Ultime cosucce che butto là come semplici constatazioni. La prima: mentre adesso il “Palascodella” è quasi di proprietà della Lube che ne ha la gestione esclusiva, il palazzetto – o palazzotto – di Civitanova dovrà dividersi fra il volley della Lube e il basket della Sutor di Montegranaro, con qualche reciproco disagio per la concomitanza dei due campionati e per il materiale del tappeto di gioco, che fra i due sport mi si dice diverso. La seconda: siccome, se tutto va bene, l’impianto civitanovese sarà pronto alla fine di agosto del 2014, la Lube dovrà comunque disputare al “Palascodella” il prossimo campionato e forse, non potendosi escludere che vi saranno ritardi nella consegna di quei lavori, anche il successivo, in una situazione ambigua e incline a ulteriori polemiche. La terza: tutto sembra deciso, ma già si legge di danarosi contrasti all’interno della Civita Park, la società edile sulla quale ruotano sia la Fiera sia il Palas sia l’area commerciale, e siccome in Italia non si riesce a capire neanche se domani ci sarà ancora un governo, si deve concludere che il futuro è sempre nel grembo degli dei. I quali, in preda all’ebbrezza dell’ambrosia, non fabbricano cucine e non giocano a pallavolo.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Tutto giusto quello che ha scritto Liuti: se guardiamo all’aspetto economico la Lube (volley & cucine) ha fatto benissimo.
Chiunque dica che, su quel piatto d’oro offerto (palazzetto non a spese proprie, come da anni minacciavano ogni 2×3, ma un palazzetto dove loro non cacciano una lira, perchè fatto con i denari pubblici), ci avrebbe sputato sopra dice una sciocchezza.
E’ tutto il percorso mediatico, tutte le uscite pubbliche dell’ultimo mese che sono state profondamente sbagliate: nei comunicati stampa dove hanno trattato i tifosi maceratesi come palle al piede, negli interventi giustificatori di allenatore e direttore tecnico (a libro paga), nel bailamme scatenato non ne hanno azzeccata una.
Non ne hanno azzeccata una, nemmeno per sbaglio…
Anche credo sciocco oggi, che ancora giochi a MC (con un palazzetto a Civitanova non fatto e con i tanti problemi che sembrano scappare fuori per realizzarlo, comprese le fidejussioni), dire che dall’anno prossimo si chiamerà Lube Citanò…
Potevano aspettare la prossima stagione o addirittura, visto che parlavano di una squadra a carattere regionale e non maceratese, avrebbero potuto uscirsene con più stile, mettendo una pezza più credibile.
Esempio: avrebbero potuto dire che la Lube è una squadra con tifo che viene da tutta la regione quindi, dall’anno prossimo a Citanò, si sarebbe chiamata Lube Marche, per riflettere la condizione dei suoi tifosi che non sono solo di Macerata o Citanò ma che sono marchigiani, senza divisioni di colori e bandiere…
E per fortuna che, nello staff, dovrebbero esserci anche esperti di comunicazione…
Nella storia dello sport ci sono centinaia di casi come questo in Italia, migliaia nel mondo. Senza soldi non si fa sport, o no? E allora facciamola finita con gli sciocchi campanilismi e continuiamo a tifare Lube Volley!
Il vero problema non credo sia solo quello della Lube che va a giocare Civitanova, ma quello di una città’ che sembra sempre più’ in disarmo. Oggi abbiamo perso la Lube e relativo indotto ( affitti di appartamenti per giocatori e famiglie, ristoranti, bar ecc.) domani toccherà’ alla provincia, e tutti verseranno altre lacrime, ci azzanneremo dando la colpa ai politici ed alla crisi mentre la nostra città’ continua nel suo declino. Che tristezza.
Ci mancava la sorfa sui sentimenti calpestati dalla logica del profitto, sul denaro divenuto Dio, sulla mancanza di mezze stagioni, sulla non c’è due senza tre e così via. Gli altri costruiscono stadi e palazzetti meravigliosi da centinaia di milioni di euro (interamente con soldi privati) e creano migliaia di posti di lavoro e ricchezza per intere nazioni e noi invece che facciamo? Ci teniamo stadi e palazzetti fatiscenti che fanno ridere tutta Europa e che ci umiliano difronte a Nazioni a cui non dovremmo invidiare nulla. Andate a vedere le strutture sportive costruite in Ucraina, Polonia, Turchia ecc… In Italia quando uno stadio a più di 50 anni sapete cosa facciamo? Mica lo abbattiamo e ne costruiamo uno più bello, efficiente e profittevole, no! Lo facciamo diventare vincolato dalla Sovrintendenza dei beni culturali, quindi intoccabile da interventi di miglioria/ristrotturazione ecc… (vedi il caso degli stadi di Firenze e Bologna). Andiamo avanti così e lo sport lo dovremmo praticare in mezzo alle strade con palloni di stracci.
MORIREMO DI FAME E DI DIRITTI!
Sig Liuti come sempre descrive l’acqua calda con accuratezza infarcendo il discorso del classico moralismo teso come sempre a sostenere la politica locale al potere da ventanni e cercandone come sempre di attutirne i danni e l’incapacità di pensare al bene comune che l’ha sempre contraddistinta nonostante sia colorata di rosso-colore si sa che dona moralità specchiata a prescindere-. I soldi non ci sono, c’è la crisi e si deve badare al sodo, povero Carancini che ha cercato fino all’ultimo di dissimulare sperando in non si sa che cosa:di 20 anni di treni persi niente?? del fatto centro fiere che è invece fondamentale e perno per una critica seria della attuale situazione solo un accenno?? Un rimando a Bommarito??? della serie: si è successo ma che vuoi fare acqua passata, povero sindaco povera giunta. Mi sembra di rileggere i suoi “preziosissimi scritti”che negavano la decadenza di questa città, contro ogni evidenza. Sarebbe utili divulgarli nelle scuole per descrivere agli studenti di come la partigianeria e l’ideologia possa distorcere le penne(o le tastiere) dei giornalisti. Mi fa veramente strano leggere i suoi panegirici su CM che ha fatto del giornalismo denuncia civile e approfondimento giornalistico la sua bandiera. Mi stia bene
Io invece nello scritto di Liuti vedo molto equilibrio e come sempre molta saggezza. Non mi sembra si sia schierato per l’uno o per l’altro ma ha semplicemente spiegato che alla base di tutto ci sono ragioni economcihe… La storia del centro fiere portata alla luce da Bommarito è scandalosa ed è stata ampliamente dibattutta e CM fa bene a riproporla negli articoli correlati ma come dice Liuti attenzione anche alla vicenda Civita Park che soprattutto in base agli ultimi articoli usciti su questo giornale puzza e non poco… I partigiani sono casomai molti commentatori che vedono solo bianco e nero in base alle ideologie politiche!!
Sig Bellucci io credo invece che molti commentatori vedano i fatti ovvero l’oggettivita’ la realtà’ delle cose ci vuole onesta’ intellettuale e solo chi non vuol vedere perché’ schierato può’ fare discorsi di tale generigicita’. I fatti degli ultimi 20 sono sotto gli occhi di tutti e ne stiamo constatando le conseguenze che prima o poi arrivano. Abbagliare alla luna o divagare con pistolotti filosofico/moralistici non serve a nulla o serve solo per tentare di correre in soccorso di chi con scelte scellerate o non scelte ha distrutto la città’. Quoto in pieno Alba L’una
Chiedo scusa al Sig Bellucci per il reato di lesa maesta’ al nostro re del giornalismo, ma dopo venti anni di prese per il c…da parte delle amministrazioni che si sono succedute, di occasioni voltutamente perse- e l’avv Bommarito ci ha anche spiegato i corposi motivi- il tutto culminato con la farlocca esibizione del nostro sindaco davanti la lega volley durante la quale mise in calce un impegno di ampliamento che probabilmente già sapeva di non voler/poter conseguire, di una assemblea pubblica circa l’argomento in cui non si presentò nemmeno un assessore, beh se dopo tutto questo è lecito esordire in un articolo che riguarda la Lube affermando che”la colpa sta nel mondo ed è inutile cercarla a Macerata…” mi dica Lei dove sta la partigianeria dei commentatori rispetto quella del giornalista.
Giancarlo Liuti è il mio maestro, è un professionista di grandissima e rilevante esperienza, un giornalista dotato di saggezza ed equilibrio ed ha sempre condiviso le mie inchieste. La sua presenza ha conferito e conferisce autorevolezza e prestigio a questo giornale.
Le critiche nei suoi confronti mi sembrano profondamente ingiuste, anche perché Liuti, quando lo ha ritenuto giusto, non ha esitato a mettere in luce incongruenze, ritardi e contraddizioni dell”attuale e delle precedenti amministrazioni comunali.
E, sia pure di sfuggita, lo ha fatto anche in questo articolo, peraltro centrato sul contrasto tra le rigide e ciniche scelte dettate dall’economia e le passioni dei tifosi.
Umanamente comprensibile la difesa d’ufficio del collega, ma ribadisco che per chi conosce le ventennali vicissitudini della Lube a Macerata, affermare che per il trasloco la colpa è solo in interessi economici che ovviamente ci sono e quindi la colpa va “CERCATA NEL MONDO E NON A MACERATA” fa nella migliore delle ipotesi letteralmente morire dal ridere se non fosse un fatto maledettamente serio
Il solito vecchio doppiopesismo dell'”intellighenzia” in salsa maceratese, così ben rappresentata dal Liuti (non c’era anche lui tra i firmatari del manifesto degli “intellettuali” maceratesi a sostegno di Pettinari contro Capponi alle elezioni provinciali del 2011? Orrore!!). Sarebbe davvero divertente leggere gli articoli del suddetto se Macerata fosse stata governata negli ultimi venti anni dal centrodestra: altro che compassionevoli tentativi di comprensione e di attribuzione di attenuanti varie ai “Carancini di turno” che hanno bellamente devastato Macerata!! Le chiacchiere stanno a zero: nonostante infinite promesse del centrosinistra (sempre votato dai maceratesi, bontà loro!!): niente piscine, niente palazzetto, niente strada Mattei-La Pieve, niente Bankitalia, niente Aeronautica, niente Istituto Zooprofilattico, e l’elenco potrebbe continuare all’infinito. E poi l'”intellighenzia” maceratese tenta di “riparare” sulla crisi e sul “Dio denaro”. Non è possibile; troppo facile Liuti!! Le promesse non mantenute dal centrosinistra che hanno letteralmente devastato Macerata (se la ricorda la città degli anni ’80, ’90??) risalgono ad almeno 10 anni prima della crisi, e ora non può essere ragionevolmente consentito – perchè intellettualmente disonesto – strumentalizzare ed utilizzare le gravi difficoltà economiche come “ombrello” per “coprire” il ventennale malgoverno della città! Liuti: mi permetta di illudermi che ci rifletterà.
@ Mr Wolf
Tralasciando che dietro il suo alias, molto probabilmente, si nasconde (chissà poi perchè e cosa ha da nascondere???) un esponente del centrodestra lei finge di non accorgersi che, per oltre 20 anni, chi ha governato lo ha sempre fatto con il silenzio-assenso dell’opposizione, che aveva un casino di carichi a perdere se si fosse agitata troppo.
Quindi vi siete sempre agitati a salve o su cose veramente minime, tanto per dar la parvenza che c’eravate anche voi…
…
…
…
Quindi di facciata si è fatto la faccia cattiva e brandito il manganello ma, subito dopo, si sono è messi -tutti assieme- intorno al tavolo (alcuni con il bavaglio dei bambini perchè non erano abituati a mangiare piatti così ricchi) e, come tutti, si è fatto silenzio perchè parlava Agnesi
sig. Cerasi, perche’ quando deve dire Civitanova dice Citano’ e quando Macerata resta Macerata e non Rata ? Un po’ di par condicio?……..
@ Giuseppe
Avendo lavorato, per tanti anni, come base Civitanova e per averci passato tante estati per me, nelle discussioni tra amici, è sempre stata Citanò.
Così come, parlando con gli amici di Tolentino, lo abbreviavo in Tolentì e lo stesso, con gli amici di San Severino, era Sanseverì.
Nessuna intenzione di sminuire o ironizzare…
Una via d‘uscita dai veti incrociati del campanilismo potrebbe essere quella di chiedere all’Unesco di dichiarare la Lube patrimonio dell’umanità, in modo che i miracolosi benefici legati al possesso del nome di questa salvifica squadra di pallavolo vengano dispensati a tutto il pianeta.
Ciao Giancarlo, sempre puntuale e preciso nelle tue osservazioni.
Io vorrei solamente aggiungere un aspetto che non è stato toccato: dietro a questa operazione vi sono altri interessi economici, politici e urbanistici in cui credo che sia interessata la stessa Lube. La Lube è obbligata ad acquistare 900 mq di superficie commerciale ancora invenduta. Tutta l’operazione non sembra molto chiara e i rapporti interni alla Civita Park dimostrano che la verità è tutta da scoprire. Attenzione che l’operazione potrebbe anche saltare considerato che l’Amministrazione di Civitanova deve dare ancora l’assenso.
Infine credo che per motivi di opportunità la Lube non dovrebbe utilizzare il Palascodella per questo campionato, dopo averlo utilizzato GRATUITAMENTE per decenni.