«Non deve esserci un altro Alika»
Flash mob e commemorazione
a due anni dall’omicidio

CIVITANOVA - Decine di cittadini e membri di associazioni si sono riuniti lungo corso Umberto I, tra i presenti anche la vedova Charity. Roberto Mancini di Dipende da noi: «La memoria è un impegno, non solo ricordo». L'attivista Stefania Minciullo sottolinea invece il rifiuto ad inserire una pietra di inciampo. Da Amnesty l'invito a non abbassare la guardia: «Le situazioni di razzismo sono peggiorate»

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Uno degli striscioni esposti durante la commemorazione a Civitanova

di Laura Boccanera (foto di Federico De Marco)

«Non deve esserci più un altro Alika, la memoria è un impegno, sta a noi trasformare il ricordo in azioni». Associazioni e decine di cittadini ieri sera si sono incontrati lungo corso Umberto I nel punto in cui due anni fa Alika Ogorchukwu venne ucciso da Filippo Ferlazzo, condannato in primo grado a 24 anni.

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A promuovere il momento commemorativo e un flash mob al Varco sul mare il comitato 29 luglio che si costituì proprio nel 2022 a seguito dell’omicidio. Tra le associazioni tante sono arrivate anche da fuori città e da fuori provincia, fra loro Amnesty, Emergency, associazioni di stranieri e poi Anpi e i movimenti locali.

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Charity Oriachi vedova di Alika

Tra i presenti anche la vedova di Alika, Charity Oriachi con alcuni familiari. Il gruppo si è radunato con candele e striscioni all’angolo di via Bengasi e sono stati letti alcuni brani e preghiere laiche, poi è stato il momento degli interventi, tra questi quello del coordinatore di Dipende da Noi Roberto Mancini.

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«Siamo in tanti qui per ricordare Alika, ma serve la consapevolezza che occorre dare una risposta continuativa nel tempo. Civitanova presenta due facce, quella commerciale, della movida che sembra non aver registrato quanto accaduto, dall’altro lato movimenti e associazioni sensibili a quello che successo e che sono arrivate da tutta la regione. La vita di Alika è ancora preziosa perché ci insegna il rispetto, l’accoglienza e la giustizia, non deve esserci un nuovo Alika. Ma è possibile solo se ci impegniamo, le istituzioni di questa città di solito sono occupate da altre cose, ma la memoria è un impegno non è solo ricordo, occorre renderlo presente nelle azioni di giustizia».

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Ai margini dell’incontro la vedova Charity ha raccontato come è cambiata in questo periodo la sua vita: «tante cose sono cambiate – ha detto – Alika non c’è più, giustizia è stata fatta, ma ora aspettiamo l’appello – e poi una parola per il figlio Emmanuel – lui va scuola, ma cerca il papà ogni giorno».

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Tra i presenti anche Francesco Mantella, avvocato della famiglia: «manca il secondo atto del processo che si aprirà il 25 settembre alla corte di assise di appello di Ancona: sono stati 2 anni difficili perché le condizioni della famiglia di Charity sono peggiorate nel tempo, Charity ha dovuto stare dietro al figlio e non è riuscita a centrare l’obiettivo di trovare un posto di lavoro e avere le condizioni di dignità per andare avanti. Devo dire che c’è stata grande attenzione da parte delle istituzioni, in particolare dell’ufficio immigrazione di Macerata, molto disponibili a venire incontro alle esigenze di questa famiglia devastata da questo lutto».

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Prima dello spostamento al Varco sul mare è intervenuto anche Paolo Pignocchi responsabile campagne Amnesty Marche: «eravamo qui due anni fa. Come Regione Marche e piccola realtà non eravamo abituati a doverci confrontare con episodi di efferata violenza. Ma poi c’è stato l’omicidio di Emmanuel Chidi Namdi, la follia di Luca Traini e ora questo. Come comunità non riusciamo ancora a produrre anticorpi alla parola razzismo. Alika ci impone una cosa in sua memoria che non è solo il ricordo, ci chiede di dire fare il punto. Possiamo dire che le cose siano cambiate dalla sua morte? Per il momento direi di no, le situazioni di tolleranza e razzismo se possibile credo siano peggiorate».

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A prendere la parola per ringraziare tutti i presenti anche Stefania Minciullo che ha sottolineato: «Non ci fanno mettere una pietra di inciampo, saremo noi le pietre di inciampo». La manifestazione è poi proseguita al Varco sul mare dove è stato mostrato un video che fa parte di una campagna di comunicazione di Emergency contro l’indifferenza e le morti nel Mediterraneo.

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