Paolo Pinamonti
di Luca Patrassi
Pensionamento e comunicazione risalgono ai primi di settembre, ieri c’è stata una riunione informale di alcuni componenti il consiglio di amministrazione dello Sferisterio per capire il da farsi nella vicenda del direttore artistico Paolo Pinamonti.
Pinamonti dal primo settembre scorso è in pensione, ha lasciato l’ateneo Ca’ Foscari di Venezia che lo ha visto per anni ricercatore di Musicologia mentre a Macerata ha un contratto per tre anni da direttore artistico dello Sferisterio. La questione in discussione è la possibilità (o meno) che Pinamonti possa continuare, per l’anno e poco più ancora mancante, ad essere retribuito dallo Sferisterio in considerazione del fatto che la legge Madia vieta ai pensionati di avere incarichi se non a titolo gratuito e solo per un anno. Da un mese silenzio assoluto sull’argomento, qualche ipotesi formulata ufficiosamente ma nulla di fatto sul piano formale. Ieri mattina appunto la riunione nel corso della quale un gruppo legato al presidente Parcaroli ha fatto emergere la possibilità che a Pinamonti venga modificata la qualifica passando da direttore artistico a musicale con il che – secondo i proponenti- verrebbe a cadere il divieto indicato dalla legge Madia.
Lo Sferisterio durante l’opera
Non si è parlato di pareri legali, nel senso che non sembra che l’associazione abbia fatto ricorso a un parere legale per avere un punto di riferimento nel discutere la questione. Il consiglio di amministrazione dello Sferisterio è convocato per i prossimo 17 ottobre, si tratta di attendere per verificare decisioni e posizioni dei singoli consiglieri. Una curiosità: c’è chi si preoccupa di scoprire la talpa, chi mi passa le notizie e nel corso della riunione in questione ha indicato un nome preciso prendendo peraltro un abbaglio colossale e suscitando profondo sconcerto. Il problema, purtroppo per i maceratesi, non è chi mi passa le notizie: il problema è che quando si parla – e si prendono decisioni importanti per la collettività – bisognerebbe farlo con competenza e cognizione di causa.
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