«Il Piano sociosanitario non si è visto,
la scelta è stata parlarne senza farlo»

RIFLESSIONI sulla sanità marchigiana di Claudio Maria Maffei ad un anno e mezzo dalle elezioni. «Il piano deve servire a risolvere le criticità e si lega alle liste di attesa che si allungano e a primari che se ne vanno». I casi di Cingoli («ha una attività di ricovero incompatibile con la normativa») e del distretto sanitario di Urbino («riceve oltre un quarto di tutte le risorse del Pnrr per gli Ospedali di Comunità»)

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Claudio Maria Maffei

 

di Claudio Maria Maffei*

A proposito di primari che se ne vanno e di liste di attesa che si allungano, che fine ha fatto il nuovo Piano Sociosanitario delle Marche promesso due anni fa?

La nuova Giunta della Regione Marche si è insediata nell’ottobre del 2020 e dopo un anno e mezzo è tempo di un primo bilancio. Il modo più semplice di farlo è quello di vedere se sono stati mantenuti gli impegni presi durante la campagna elettorale iniziata poco meno di due anni fa.

In un manifesto elettorale di Salvini, segretario del partito da cui proviene l’assessore Filippo Saltamartini, figurava lo slogan «sanità: pubblica, vicina, efficiente». Lo stesso Salvini che il 9 maggio 2019 dichiarava dal palco in Piazza del Popolo a Pesaro che «Il prossimo obiettivo è andare a governare la Regione Marche per aprire gli ospedali che i compagni hanno chiuso».

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Un manifesto della campagna elettorale per le Regionali

Che è poi lo stesso Salvini che in una intervista a Cronache Maceratesi dello scorso 12 settembre ad una domanda sul Piano Sanitario da approvare rispondeva che «È chiaro che va ripensata tutta la filiera dell’assistenza di cui le cure ospedaliere sono solo una parte. Stiamo lavorando per mettere a disposizione dei marchigiani servizi di qualità per ogni livello di cura e assistenza, capaci di rispondere rapidamente alle necessità: basta con liste di attesa troppo lunghe» (leggi l’articolo).

Vediamo allora se è stato fatto il Piano Sociosanitario che figurava in testa al programma elettorale di Acquaroli e se grazie a questo Piano la nostra sanità è diventata più pubblica, vicina ed efficiente. Il Piano non solo non è stato fatto, ma non se ne sa letteralmente niente. Il 26 gennaio 2021 Cronache Maceratesi riportava a proposito del Piano le seguenti dichiarazioni di Carlo Ciccioli, consigliere di maggioranza molto attivo sui temi della sanità: «Lo stiamo riscrivendo, occorrono dei tempi. Siamo in una fase transitoria per l’emergenza. Sarei molto contento se concludessimo il 2021 con l’approvazione del nuovo Piano regionale. Tenendo presente che nella continuità istituzionale c’è una fase di transizione» (leggi l’articolo). Vale la pena di ricordare che Ceriscioli a suo tempo aveva avviato i lavori del piano sanitario nel gennaio 2019 e che a dicembre dello stesso anno lo aveva portato per la discussione in Giunta. Ma cosa c’entra il Piano Sociosanitario con i primari che se ne vanno e le liste di attesa che si allungano? Prendiamo il caso della cardiologia.

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Umberto Berrettini

Premesso che le dimissioni del primario di cardiologia di Civitanova, Luigi Aquilani, possono avere legittime motivazioni personali, vediamo come verranno gestite. Si ricorrerà necessariamente – leggo qui su Cronache Maceratesi – al primario di Camerino, Umberto Berrettini (leggi l’articolo). Si capiscono immediatamente due cose. La prima: adesso ad essere in difficoltà sarà la Cardiologia di Camerino di cui si era appena annunciato il rilancio (leggi l’articolo). Seconda cosa: ormai il sistema professionale delle Marche è un sistema chiuso in cui se aggiungi personale da una parte lo togli ad un’altra. Noi sappiamo che una Cardiologia con posti letto di Unità Coronarica dovrebbe servire da 150mila persone a 300mila. La Provincia di Macerata ha 315mila abitanti e sulla carta ha 12 posti letto di Cardiologia a Camerino, 22 posti letto di Cardiologia e 8 di unità coronarica più l’emodinamica a Macerata e 12 posti letto di Cardiologia più 3 di unità coronarica a Civitanova. Allo stesso tempo nelle Marche ci sono altri 11 ospedali con posti letto di cardiologia e di Utic con altre tre emodinamiche, per un totale di 14 reparti di cardiologia e 13 di terapia intensiva coronarica, quando normalmente ce ne dovrebbero stare una decina.

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L’ospedale di Civitanova

Questi reparti si contendono gli specialisti, non riescono a garantire a sufficienza le attività ambulatoriali e sono spesso poco attrattivi per specialisti che vengano da fuori. Quanto ai cittadini hanno in teoria un servizio vicino, ma in realtà spesso debbono pagare e spostarsi per ottenere le prestazioni che servono. Ecco a cosa doveva servire il Piano: intervenire sulle situazioni di maggiore criticità per trovare una prospettiva di soluzione.

La strada scelta è stata invece quella di parlare del Piano senza farlo e di prendere decisioni finalizzate al solo consenso senza motivarle con un Piano. Si spiega così il fatto che Cingoli (cittadina di cui Saltamartini è stato lungo sindaco) abbia una attività di ricovero incompatibile con la normativa (30 posti di sola lungodegenza, una configurazione di ospedale non prevista) e che il distretto sanitario di Urbino (vicino agli interessi elettorali di esponenti della attuale Giunta) riceva oltre un quarto di tutte le risorse del Pnrr per gli Ospedali di Comunità (i distretti sono 13).

Fare promesse paga, tanto è vero che Saltamartini è stato alle ultime regionali il candidato più votato in Provincia di Macerata. Ma qualcuno dovrà pur cominciare a chieder conto di queste promesse, compresa quella delle riaperture fatte dal segretario del suo partito.

*Medico e dirigente sanitario in pensione

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