di Francesca Marsili
«Quel 24 mattina, appena sveglio, ho visto il video in cui un missile russo aveva colpito l’aeroporto di Ivano-Frankivsk, la mia città di origine. Non credevo potesse farlo davvero, è stato come se un ladro fosse entrato in casa nostra. Ora abbiamo bisogno del vostro aiuto». Padre Andriy Grygorash, ucraino, è il presbitero della chiesa ortodossa di San Nicolò, a Tolentino, e da quel drammatico momento, quando la furia di Putin ha ordinato l’invasione del suo paese, non riesce a far altro che pensare come aiutare i suoi fratelli e sorelle. Ha deciso di organizzare una raccolta di beni di ogni genere da portare in Ucraina, e alla quale stanno contribuendo in tantissimi, non solo da Tolentino, ma anche da fuori regione. Si rivolge a tutti: cittadini, sindaci e associazioni per capire anche come poter accogliere i suoi connazionali in fuga dalla guerra.
«Al confine ci sono dieci chilometri di fila, donne al freddo con i bambini in braccio per passare in Polonia, Romania o Ungheria che non sanno dove andare – spiega – Siamo pronti ad andare con i pulmini che alcune aziende di Tolentino ci hanno messo a disposizione, ma occorre organizzare l’accoglienza che non sappiamo quanto tempo durerà». Il suo telefono, tenuto in una tasca del suo lungo abito scuro, squilla di continuo. Dall’altra parte, tutti coloro che dopo aver letto del suo appello attraverso i social e il tam tam nelle app di messaggistica, desiderano dare una mano per alleviare la sofferenza di un popolo martoriato dalla guerra. Andriy è sorpreso dalla valanga di solidarietà dimostrata al popolo ucraino. Tra loro anche una ditta farmaceutica di Pisa che, raggiunta da un post su Facebook, ha donato siringhe, acqua ossigenata, bende, garze sterili e cerotti. Il “Pope”, così vengono chiamati i sacerdoti ortodossi, è a stretto contatto con i suoi amici di seminario ucraini che lo tengono costantemente aggiornato su quanto sta accadendo e cosa serve.
Al suo fianco anche l’associazione Sermit, di Tolentino, che attraverso la pagina Facebook scrive “Stiamo organizzando una raccolta di coperte, prodotti alimentari a lunga conservazione e medicinali di prima necessità. Tutti i prodotti dovranno essere ben chiusi, puliti, sanificati, in quanto non abbiamo tempo né personale per lavorarli”.
«Serve praticamente tutto – spiega Andreiy – gli anziani, le donne e i bambini che ad esempio verranno accolti dove si allestiranno posti letto, avranno bisogno di lenzuola, coperte, pannolini, oltre al cibo e i kit di primo soccorso». In un angolo all’ingresso della chiesa di via Montecavallo a Tolentino, dove è parroco dal 2015, scatoloni pieni di medicinali, donati in appena quattro giorni, sono pronti per essere consegnati. E lui non vede l’ora di farsi 15 ore di auto fin là, sotto le bombe. Sente il bisogno viscerale di fare l’unica cosa che può fare, portare aiuto agli ucraini. Per Padre Andrea, cosi lo chiamano a Tolentino e Civitanova, dove celebra la messa ortodossa all’istituto Stella Maris, la missione ora è la nella sua terra di origine dove le sirene anti bombardamento suonano a ripetizione. Freme dal desiderio di portare un po’ di sollievo alle ferite mortali della guerra.
«Voglio andare personalmente per vedere la situazione, per parlare con loro e capire come procedere – spiega il parroco felice di poter fare qualcosa di concreto – oggi caricheremo quello che abbiamo raccolto fino ad ora e partiremo con due mezzi: io con un furgone e una donna che frequenta la chiesa con la sua auto perché vuole riportare sua figlia nelle Marche, mentre il marito resterà in Ucraina a difendere militarmente il paese dai Russi. Passeremo dalla frontiera tra Polonia e Ucraina – aggiunge – preghiamo affinché finisca presto, ma gli aiuti serviranno anche dopo quando rimarranno comunque dei feriti, coloro che hanno perso la casa e quelli che non hanno da mangiare». Al loro arrivo, i beni verranno indirizzati, attraverso le associazioni ucraine, dove c’è più bisogno. E cosi per tutti gli invii successivi.
Alla domanda se ha paura di tornare nel suo paese dove il livello di allerta è senza precedenti e aleggia lo spettro delle armi nucleari il sacerdote ortodosso risponde senza la minima esitazione, con fierezza: «No, quella è casa mia – e ribadisce – è come se dei ladri fossero entrati di notte, mentre tutti dormivano». Ripete più volte «Faccio l’unica cosa che posso fare, raccolgo aiuti». Ciò che non può fare, Padre Andrea, nonostante sia tenente maggiore dell’esercito ucraino, è combattere il nemico con le armi, perché in riserva in quanto sacerdote. Non può. «Altrimenti lo avrei fatto» conclude pieno di orgoglio al solo nominare la sua terra atrocemente violata. Come tutti i suoi connazionali, avrebbe voluto, con coraggio e dignità, difendere la sua patria. «Sono sacerdote, altrimenti lo avrei fatto – conclude sigillando gli scatoloni – chi volesse aiutare può farlo contattando il numero 3206828953».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
“L’Unione Europea attivi subito il processo per l’adesione dell’Ucraina all’UE…” : appello promosso sabato scorso dal Partito Radicale Nonviolento Transpartito Transnazionale (si può firmare sul sito del partito).
Dio Ti benedica Padre Anoriy Buona Strada.
Scusa correggo nome Andriy.
Gianni li vuoi far ammazzare tutti.
L’Ucraina deve restare neutrale e abbandonare le armi. Subito dopo la guerra finira’.