È stato il presidente nazionale Dario Costantini ad esprimere a nome di tutta la Cna la piena solidarietà verso il popolo ucraino. Massimiliano Moriconi, direttore dell’associazione di categoria maceratese, si dice preoccupato delle ripercussioni della guerra in corso sulla nostra economia: «Appare chiaro che se l’Occidente vuol tentare di fermare l’attacco russo con azioni efficaci, sono necessarie nei confronti di Mosca sanzioni molto severe. Un approccio troppo blando, infatti, non farebbe che procrastinare una situazione insostenibile sotto tutti i punti di vista».
Secondo Moriconi le ripercussioni di questo embargo saranno pesanti per tutto il tessuto produttivo italiano e per ogni cittadino: «La grave situazione andrà inevitabilmente ad impattare con la crisi energetica in atto e non oso immaginare a quanto potrà ancora salire il costo dell’energia e dei carburanti. Siamo molto preoccupati – prosegue il direttore – per le fasce deboli della popolazione, per il comparto dell’autotrasporto e per tutti gli imprenditori che non potranno sostenere questa ulteriore impennata di costi».
Dai dati in possesso dell’Associazione la preclusione al mercato russo inciderà soprattutto e massicciamente sul comparto ‘Moda’ ed in particolare sull’export di pelli e calzature: «Un settore quello calzaturiero marchigiano – sostiene Moriconi – che, pur continuando a perdere pezzi (in soli dieci anni dal 2010 ha perso il 19,3% delle imprese, cioè 1.314 partite iva in meno), nella provincia di Macerata vanta ancora 1.044 imprese con quasi 8.300 addetti». Da questi dati nasce l’appello alle istituzioni di Cna in favore delle imprese coinvolte nelle conseguenze dell’embargo russo: «L’export calzaturiero maceratese verso la Russia è stato stimato intorno ai 15 milioni di euro, chiediamo quindi che questa voragine di fatturato venga tamponata con contributi alle imprese da investire poi su innovazione, marketing e ricerca di nuovi mercati».
Certo ora contributi, ma non sapevate che era rischioso avere rapporti commerciali con la Russia, questo rischio è come chi investe in titoli bancari, se tutto va bene ci guadagni, se va male ci perdi, pagamenti prima di consegna per coprirsi, ora non dovete chiedere soldi degli Italiani che pagano le tasse per un rischio del commercio libero.
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È il solito meccanismo all’italiana, finché le cose vanno i profitti vengono impegnati senza programmare rimedi x quando andranno male. Tanto basta piangere un pochino x coperture e ristori, che pagano quelli che dei profitti non hanno mai goduto. Intanto mettendo mano al parco auto e imbarcazioni degli imprenditori in difficoltà, qualche bel soldino si potrebbe recuperare x sopravvivere un “poco” di tempo.