Ricostruzione, «non onoreremo i contratti:
mancano le condizioni minime,
troppe ordinanze e poca programmazione»

SISMA - Gli ingegneri Roberto Di Girolamo, di Camerino, ed il collega Giancarlo Ruffini di Tolentino, vicepresidente della commissione sisma dell’ordine degli ingegneri di Macerata hanno scritto al commissario Legnini e ai presidenti delle 4 regioni interessate dalle opere post terremoto.«La goccia che ha fatto traboccare il vaso è rappresentata dall’ordinanza 123 del 31 dicembre 2021: non è giusto far ricadere sui progettisti la volontà di soggetti istituzionali di sospendere le forme di aiuto a chi ha perso la casa»

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La piazza di Visso (giugno 2020)

 

di Monia Orazi

«Gli attori principali della ricostruzione post-sismica sono intenzionati a non onorare i contratti sottoscritti, gli impegni presi e le promesse fatte in virtù delle diverse condizioni che emergono con le nuove ordinanze. Siamo consapevoli che tale atto comporterà un grave danno alla ricostruzione, ma le condizioni di lavoro, i continui cambiamenti, l’assenza di programmazione, non permettono di adempiere agli impegni tecnici professionali», la denuncia delle forti difficoltà che al momento sta incontrando la ricostruzione viene dagli ingegneri Roberto Di Girolamo tecnico camerte ed il collega Giancarlo Ruffini di Tolentino, vicepresidente della commissione sisma dell’ordine degli ingegneri di Macerata. Lo hanno scritto in una lettera destinata agli ordini delle professioni tecniche, al commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini, ai presidenti delle quattro regioni coinvolte dai terremoti 2016 ed ai sindaci del cratere sismico. «E’ opportuno che venga posta all’attenzione la mancanza delle condizioni minime per poter affrontare una così impegnativa ricostruzione in maniera dignitosa – denunciano i due ingegneri – sin dall’inizio della ricostruzione si susseguono ordinanze che vengono poi modificate da provvedimenti successivi; anche la possibilità di integrare o sostituire i finanziamenti della ricostruzione con il superbonus 110, pur rappresentando una ulteriore risorsa per il cittadino, ha reso molto più complicata ed incerta l’azione progettuale».

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Roberto Di Girolamo

I due tecnici nella lettera parlano anche dell’enorme mole di documenti da presentare per una pratica di ricostruzione, un numero nettamente maggiore di quelli per il superbonus 110. Un altro problema è dato anche dalla modifica dei criteri per il calcolo dei costi dei progetti, si legge nella lettera: «Ulteriore incertezza, con relativo appesantimento del carico di lavoro per noi tecnici, deve essere attribuita alla continua modifica delle impostazioni finanziarie sia per il calcolo del costo convenzionale, che per i prezzari di riferimento generando, in alcuni casi, appetiti deleteri da parte delle ditte appaltatrici». Quello che fa impazzire i tecnici è però il continuo balletto delle scadenze entro cui presentare i progetti: «La goccia che ha fatto traboccare il vaso è rappresentata dall’ordinanza 123 del 31 dicembre 2021, che indica il 30 giugno 2022 come scadenza degli edifici “danno grave” con residente, pena la sospensione del cas o il pagamento di un affitto per coloro che occupano le sae e mapre. Non riteniamo giusto far ricadere sui progettisti la volontà di soggetti istituzionali di sospendere le forme di aiuto a coloro che hanno perso la casa dove risultavano abitare o risiedere.

Si fa presente che gli accordi previsti di prestazione professionale tecnica – continua la lettera –  nulla, pertanto, può essere addebitato direttamente al tecnico in caso di mancato rispetto di tale termine». Ruffini e Di Girolamo mettono in luce i problemi riscontrati nella ricostruzione dei centri storici, pressoché ferma: «I centri storici rappresentano una delle problematiche più complesse e non ancora completamente risolte. Gli aggregati appaiono difficoltosi per ciò che riguarda sia la gestione amministrativa, che quella tecnica, con particolare riferimento alle interazioni con altri interventi adiacenti. I vincoli di carattere storico ed ambientale rendono necessari ulteriori pareri che rallentano il processo di consegna dei progetti, nel caso di un solo ente il parere va richiesto prima della consegna e spesso comportano modifiche sostanziali».

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