Il Chimismi di Tulli sbriciolato durante i lavori al cantiere del teatro Lauro Rossi di Macerata, «troppe volte accadono incidenti del genere. Associo questo episodio all’incendio di Notre Dame e a quello del Vaccaj. Il problema è che c’è inconsapevolezza» dice in una lettera inviata alla Redazione, Milena Mengoni, insegnante di Arte e immagine all’istituto Lucatelli di Tolentino e guida turistica abilitata oltre che presidente della Pro loco “Corporazione del Melograno” di Pollenza.
«L’episodio sul dipinto “Chimismi” di Wladimiro Tulli, realizzato per l’allora farmacia comunale in piazza della Libertà, mi addolora per la perdita di un’opera importante di un artista della nostra comunità, ma la riflessione va alle motivazioni per cui succedono troppe volte incidenti del genere – dice l’insegnante –. Nella mente associo il fatto al recente incendio alla cattedrale di Notre Dame a Parigi e all’altro del teatro “Nicola Vaccaj” del luglio del 2008 e concludo che la perdita irreparabile di pezzi del nostro patrimonio culturale si deve anche all’inconsapevolezza: ciò che manca è quella cultura di base che dovrebbe accomunare allo stesso modo l’amministratore politico, l’ingegnere e il muratore. E invece ci muoviamo in questa nostra Italia ignari di ciò che ci sta intorno come Godzilla in una cristalleria. Quando si fanno danni del genere si può solo rimediare, con tempi lunghi e lunghissimi, con tanto denaro e con risultati opinabili. Ma forse quella cultura di base, quell’attaccamento al proprio territorio, ad un ricordo caro, ad una presenza parentale l’ha dimostrata quel signore che si è affacciato alla porta dei locali dove si stanno facendo i lavori e forse proprio a controllare che quel tesoro, che aveva visto tante volte, fosse al suo posto. Diversi anni fa chiesi all’usciere dell’ospedale di Macerata dove era stato posizionato il pannello di Wladimiro Tulli e lui mi rispose che lì non c’era niente. Io insistetti descrivendo l’opera come astratta e allora mi rispose: “Vedi un po’ se è quella cosa strana per la scala”, indicandomela a pochi metri di distanza dalla sua postazione di lavoro di tutti i giorni.
Da anni ai miei alunni che arrivano al primo anno della scuola secondaria, a undici anni, chiedo che cosa farebbero vedere o visitare della loro città ad un coetaneo che viene da un altro paese e quasi metà della classe subito mi risponde “Niente”. Poi, con qualche input, i ragazzi arrivano a nominare e ad elencare le pietre miliari della nostra storia locale che è millenaria. Nella campagna elettorale del mio paese di Pollenza appena iniziata un candidato sindaco sostiene che Pollenza potrebbe avere una forte capacità turistica e un altro risponde che assolutamente non si può puntare sul turismo. Avete mai visitato il nostro teatro storico “Giuseppe Verdi”, il museo civico e le ceramiche di Monte Milone, il museo della Vespa, la Collegiata di S. Biagio e il baldacchino con il Cristo morto che sfila in processione durante il venerdì santo, la chiesa e il chiostro della chiesa dei SS. Francesco e Antonio con la pala miracolosa di Lorenzo d’Alessandro del 1476, la chiesa dell’Immacolata con l’organo Agati e la cripta dell’abbazia di Rambona? Se non l’avete già fatto, mi dispiace e non so quanto tempo dovrete aspettare perché alcuni di questi luoghi sono terremotati e noi pollentini, marchigiani, italiani non sappiamo che meraviglia perdono i nostri occhi, che storia ci raccontano quei santi, quanto sforzo ed energia quelli che ci hanno preceduto hanno profuso perché anche noi potessimo usufruire di una bella chiesa, di un teatro alla moda, di una biblioteca o di un’opera di un artista maceratese famoso in un luogo centrale e pubblico come una farmacia. “Chimismi” di Wladimiro Tulli si è sbriciolato a terra in un terremoto che molti non hanno nemmeno sentito, ma non succede solo a Macerata».
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Si consoli, professoressa. A Macerata abbiamo lo Swatch più grande del mondo: tra cinquecento anni farà parlare di sé!
Gent.ma professoressa Milena Mengoni, può cortesemente illustrarmi il valore e il significato dell’opera perduta “Chimismi” in ogni particolare, dettaglio e contesto dell’arte contemporanea? p.s. che esagerazione confrontarla all’incendio de Notre Dame de Paris!p.p.s. lei se la prende coi muratori? i muratori non sono tenuti a studiare storia dell’Arte, sennò facevano gli insegnanti come lei, o no?
Tanto la professoressa con lo stipendio assicurato che scrive facili articoli sul giornale locale, non risponderà alla mia umile richiesta di spiegazione sulla “grand’opera” andata persa, per colpa , anche, di semplici lavoratori, muratori, operai. A me, insisto me pare una ca..ta quell’opera muraria che è caduta giù oltretutto dal soffitto come uno sputo. Una decorazione su soffitto senza particolare pregio artistico, riproducibile da un chiunque allievo talentuoso dell’Accademia di Belle Arti e non, e il cui significato e bellezza continua a sfuggirmi.
https://www.youtube.com/watch?v=4q8aOB8_Kyc
Non capisco questa poca valorizzazione dell’opera ” Chimismi ” e probabilmente di tutta l’opera di Tulli. Già il fatto che qualcuno lo chiamasse sta a dimostrare che a qualcuno i suoi affreschi, quadri, piacevano. Forse non avrà un gran mercato economico, poi magari decideranno che hanno bisogno di lanciare un nuovo astrattista per vendere a caro prezzo le sue opere, qualche importante esposizione in gallerie famose e il gioco è fatto. Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno, diceva Van Gogh. E se anche a Tulli succedeva la stessa cosa? Noi che ne sappiamo. Se qualcuno ad un certo punto non avesse spiegato che Van Gogh che con le sue tele pagava l’oste erano dei capolavori,se ne sarebbero accorti? Credo che la cosa che più conti in un’artista sia quello di ritenersi tale anche se non si piace come pittore. Chiudo con un altro esempio, Ligabue. Chissà in quanti avranno visti i suoi dipinti e li hanno giudicati pazzi come lui. Eppure sono dei capolavori.
L’aspetto buffo di questa “sventura” è che “Chimismi” prima non lo conosceva quasi nessuno e adesso che si è sbriciolato è stato memorizzato da migliaia di persone, dunque l’incauto iconoclasta è stato un benemerito divulgatore culturale. Altrettanto buffo è il fatto che tutti gli estimatori di Tulli fanno riferimento al giudizio dei competenti, di color che sanno o alle qualità umane dell’artista che era persona meravigliosa, non un gabbiano che osi dire: Chimismi mi ha fatto felice, mi ha dato gioia, mi ha commosso, ha aperto la mia mente, mi ha insegnato qualcosa, io con “Chimismi” ho stabilito un rapporto affettivo o di dialogo, Chimismi mi parla, mi dice questo e questo…
Solo Tamara Moroni ha avuto le pal.le di dire che quest’opera la fa ca.gare e nella mia morgoniana vermità sono pienamente d’accordo a metà con lei perché seguendo (il conoscente di Morgoni) Kierkegaard che credeva gli eletti da D.io, i destinati alla vita eterna, fossero rarissimi, uno su un milione, seguendo Simone Weil che diceva esserci stati nella storia dell’umanità solo 4 o 5 poeti, penso anch’io che non esistano artisti medi o si è grandi artisti o si è inutili. Tutti siamo inutili, avrebbe dovuto accettarlo anche Wladimiro Tulli.
Ho letto e riletto i commenti all’articolo della Prof.ssa Mengoni esternati dalla Sig.ra Moroni alla quale pensavo di rispondere come appassionato di arte moderna.
Poi ho capito, leggendoli un’ultima volta, che i commenti della Sig.ra Moroni illustrano perfettamente il pensiero e la cultura del personaggio che li ha espressi, per cui è perfettamente inutile aggiungere qualsiasi altra osservazione!