Alcuni dei partecipanti alla passeggiata per scoprire le fonti di Macerata
Fonte Pozzo del mercato
di Marco Ribechi
La storia di Macerata vista con la lente dei fontanili e delle vie d’acqua, vere memorie di storia popolare. E’ stata una domenica alternativa alla scoperta della propria città quella di un gruppo di oltre 30 maceratesi uniti dalla passione della storia e dalla curiosità di capire come si viveva nel passato fuori dalle mura. L’evento, il primo realizzato dagli amministratori della pagina facebook “Ricordi di Macerata” ha avuto come guida l’architetto Silvano Iommi, vero luminare sull’argomento. «Macerata è una città che galleggia sull’acqua – spiega Iommi – oltre alle 30 fonti urbane e periurbane se ne registrano almeno altre 100 nel territorio comunale e si stima che vi fossero 75 chilometri di fossi attivi dove scorreva l’acqua anche d’estate. L’importanza per l’economia e l’agricoltura era immensa, riscoprire la storia delle fonti significa rintracciare i luoghi dell’incontro sociale, la rete stradale rurale, la toponomastica che ha dato origine ai moderni quartieri. In altre parole la storia più popolare di Macerata».
Silvano Iommi
La partenza è avvenuta da un luogo simbolico, fonte Pozzo del mercato, proprio recentemente al centro di una diatriba a causa del permesso dato dal Comune per la costruzione di una villa a ridosso di una fonte storica (leggi l’articolo). «Per cominciare abbiamo voluto prendere visione dello stato di cancellamento della memoria storica della città – spiega Iommi – L’iniziativa infatti è pensata per vincere l’indifferenza generale nei confronti dei siti d’acqua, indifferenza che è la premessa alla loro scomparsa. In secondo luogo chiediamo una responsabilizzazione da parte delle amministrazioni per impedire la distruzione di questo patrimonio storico. L’ideale sarebbe invece valorizzarlo». Da Fonte Pozzo del Mercato il gruppo si è poi spostato a Fonte Maggiore per scoprire, anche se solo a parole, l’irraggiungibile fonte Aiana e fonte Ciambrione o delle Trippe. Anche quest’ultima attualmente si trova all’interno di un cantiere per i lavori effettuati nell’abitazione adiacente.
La Peschiera dei Cappuccini
Infine la chicca della giornata, un luogo sconosciuto ai più che però è stato di fondamentale importanza nella storia della città: l’antica Peschiera del 1544 anno che coincide con il primo insediamento dei frati Cappuccini (leggi l’articolo). Oggi la struttura fa parte dell’abitazione di Carlo Nicolini che l’ha ricevuta in eredità. Il padrone di casa, che oggi nella vasca dei frati alleva carpe, ha accolto il gruppo con tutti gli onori invitandoli per un rinfresco a ritmo di musica classica prima e di liscio romagnolo poi. «L’idea è quella di proseguire nell’organizzare eventi di questo tipo – spiega Franco Carletti, amministratore della pagina facebook Ricordi di Macerata – il nostro è un gruppo di appassionati, non c’è nessun aspetto lucrativo ma solo quello di mantenere viva la memoria della città e scoprire i tesori che abbiamo. Sicuramente ci saranno altri appuntamenti a cui si potrà partecipare a titolo gratuito, basta tenere d’occhio la nostra pagina facebook». La storia delle acque della città è raccolta nel volume Fonti, fontane, lavatoi, fontanili: Le acque nel comune di Macerata realizzato dallo stesso Silvano Iommi insieme a Mariella Troscé e Gianfranco Pasquali. «Siamo decisi a convocare una conferenza ad hoc sul tema – conclude Iommi – per mostrare le foto d’epoca e continuare con le passeggiate di scoperta, attraversando altri siti dimenticati da salvare. Il prossimo tour potrebbe riguardare fonte Canepina, Fonte Scodella, Fonte Santa Maria Maddalena e santa Maria della Fonte».
Carlo Nicolini mentre nutre le sue carpe
Fonte Pozzo del Mercato minacciata dai lavori edilizi di villa Corradini
Fonte Maggiore
Fonte Cambrione o delle Trippe
Carlo Nicolini spiega la storia della propria abitazione
La Pescheria
Una giornata stupenda ...grazie a Franco Carletti che ha organizzato il tutto tramite fb e un mitico architetto Iommi Silvano superpreparato anche storicamente e un enorme grazie al signor Carlo Nicolini che ci ha accolto nella propria casa con eccezionale cordialità facendoci visitare luoghi storici della nostra bella Macerata e offrendoci una supermerenda con sottofondo di una delicata musica...
Se nn ci fossero chiese preti gus sindaco e pd sarebbe una graziosa e vivibile città.
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Uno spettacolo, vanno rese accessibili x goderne la vista e la storia.
Mi congratulo con l’amico Architetto Silvano Jommi.
Mi congratulo perché la sua passione che da anni esprime con libri ed interventi si “incarna”, non si ferma alla “immobile carta”, ma si anima e si muove insieme ad altri, a nostri concittadini, in una sorta di “rianimazione” del passato che ancora resiste ed esiste. Questa “rianimazione” è quanto di più nobile si possa sperare o pretendere, in una società liquefatta non dall’acqua, ma dal bombardamento mediatico il cui tema ossessivo, paranoide e ricorrente è il Danaro. Occorre, allora, come Silvano indirettamente indica ( ma è mia opinione) ritornare alle “chiare fresche e dolci acque”, con quella vecchia\nuova freschezza, con questo Battesimo del e nel Passato, difendersi, affrontare quella che si chiama attualità.
Grazie per questa riscoperta proposta. Ritengo utile ridare vita alle fonti da un punto di vista storico e culturale ma anche da un punto di vista economico ed utilità pratica di queste vene di acqua sorgiva. Sono risorse da restituire alla collettività per un uso pratico.
I monumenti abbandonati a sé stessi vanno inevitabilmente alla rovina. Il Comune dovrebbe mettere in bilancio dei fondi adeguati per il loro recupero. Ma occorre far capire a chi decide l’importanza anche turistica e quindi economica di questi particolari e preziosi giacimenti culturali.
Questo sì che un bell’esempio di fare cultura. Amabile, divertente, conoscitiva e non quelle dove ci sono sempre i soliti tromboni filosofi a blaterare, sprofondati in una noia necessaria per appartenere all’élite dei grandi pensatori ed intellettuali di ogni genere. A Macerata ci sono anche quelli economici che usano queste riunioni per sciorinare i successi ottenuti da spettacoli musicali di cui si pretende di averne la paternità perché presidenti e vice presidenti dell’associazione Sferisterio). Ma lo è per statuto che sindaco e presidente della provincia devono avere quelle cariche? Con quest’ultimo che ancora non si capisce bene se c’è ancora nonostante ci sia sempre stato, però non c’è più la Provincia o forse c’è ancora. Ecco un bel incontro intellettual-filosofic-storiK-legislativ per spiegare a quelli, forse duri di comprendonio o comunque non in grado di capire perché la Provincia non esistendo più come c’è ancora e purtroppo la Regione, firmata come un abito di alta sartoria da Ceri Sciol Chez Moi, abbia il suo presidente. E’ forse nominativo e in questo caso da chi è stato piazzato, è frutto di elezioni che non ci sono state e comunque prima dell’abolizione della stessa, è un compito che si svolge volontariamente senza compenso o al massimo ” per cinquemila lire più le spese”. (lic. da La città vecchia, di De André e pure Macerata tanto nuova non è, il centro storico Liuti lo vede già a Piediripa, quindi tenetevi strette le fonti che per chi ha qualche anno ha ancora il bel ricordo di quando bambini si accompagnava la mamma o la nonna a lavare i panni alle fonti ed era sempre una festa).
Anche io mi associo alle con-gratulazioni nei riguardi dell’amico Silvano Iommi, la cui eccellente qualità di ricercatore, unita ad un amore insopprimibile (per nostra fortuna) per la nostra città e la nostra terra, da anni producono frutti di cultura “incarnata” (come giustamente sottolinea Garufi). Una cultura che “di-verte” (ossia che apre lo sguardo sulla realtà modificandone taluni convincimenti, ma anche alimentando in maniera pro-positiva la curiosità e il gusto di conoscere). E una cultura che non deve inventarsi àmbiti, contenuti, stranezze, per esistere: una cultura che può realmente guardare e far guardare avanti, proprio perché poggia sulle radici forti del passato.
Grazie, Silvano.
Che paese, ci stiamo dimenticando(per comodita’)la storia,ma vorremmo far risorgere delle lavatrici come emblema di chissa’ quale orgoglioso passato.Sarebbe piu’ opportuno verificare le condizioni delle strutture tecniche ancora in uso(ogni riferimento stradale non e’ casuale).
Avete notato che l’immagine di copertina è cambiata in meglio rispetto a stamattina? C’è un grande fotografo in più (il primo in piedi a sx).
Pompeo Compagnoni nella Reggia Picena ricorda sia il bando del 1540: “che si vadi con le bestie a portar le pietre alli Frati Cappuccini”, sia la lapide che celebra la ristrutturazione e l’ampliamento di chiesa e convento conclusi nel 1568 a cura del governatore Pallantieri. Il sito di Sabbionicci ora appare suggestivo con tanto di peschiera ma non mancarono problemi di salubrità e stabilità. Il trasferimento nel colle di S.Lucia è una tappa del curioso peregrinare in città dei Cappuccini, ordine strettamente legato alla storia della Marca: la collocazione prospettata e svanita prima a Corneto poi a Cervanello; l’insediamento in contrada Sasso o Sabbionicci; lo spostamento sull’altura tra i Cincinelli e il borgo S.Giovanni Battista, dove sorgerà poi l’Ospedale; la ricomparsa nella sede attuale sopra la galleria ferroviaria… Uno dei meriti dell’arch.Iommi sta nell’aver inserito il tema delle fonti nella riscoperta (che è anche ripensamento nella ricerca e nel confronto) dei più generali tratti originari e identitari di Macerata, superando o integrando l’approccio ambientalista.
Ok. Ci avete convinto. C’è materiale, è bello. C’è storia e andrebbe valorizzata. Ora, non è il caso di pensare in grande? Allora mi chiedo: Comune e Università non potrebbero iniziare a pensare a un piano di recupero che valorizzi il tutto e crei un’economia?
Qualcuno potrebbe occuparsi dell’analisi dei costi per il recupero, la “musealizzazione” (segnaletica, oposcoli, inserimento nei percorsi di Macerata musei, magari la creazione di una rete tematica di “Macerata e l’acqua” che sviluppi il filone in ambito umanistico presso l’università), la ricerca dei fondi (comune, provincia, regione, stato, fondi europei).
Davvero, ci avete fatto capire che il materiale c’è, sarebbe bello condividerlo e renderlo spendibile per i maceratesi, no?
Per Alessandro Perri: sarebbe bellissimo, tantopiù che l’arch. Iommi ieri diceva che di fonti ce ne sono tante non visbilili, mangiate dalla vegetazione e dal degrado. Si tratta solo di fare una scelta politica, una scelta di campo magari fra la memoria storica della città e altre scelte a mio parere totalmente da essa avulse tipo artemigrante o ratatà. Che gratis , non sono. Ieri Iommi spiegava che gli ultimi interventi sulle fonti furono fatti da Ballesi e da Cingolani. Non aggiungo altro.