Alessandro Meluzzi celebra la Pasqua ortodossa
di Federica Nardi
(foto di Fabio Falcioni)
«Con voi porteremo avanti la battaglia per Pamela e per le altre vittime che rischiano di essere dimenticate. Per noi è una perdita atroce che dilania cuore e spirito». Pamela «martire e santa». Pamela «scomparsa». Pamela «figlia di tutti» e «testimone della verità». Sono tanti oggi gli appellativi riservati a Pamela, la 18enne romana uccisa brutalmente e poi fatta a pezzi e messa in due trolley lasciati a bordo strada. La sua foto poggiata sul tavolo dei relatori stamattina a Macerata è la sentinella dell’incontro promosso dall’associazione “Noi siamo qui” con ospite lo psichiatra Alessandro Meluzzi. Lo zio di Pamela, Massimo Valerio Verni, parla in vivavoce a un’affollata sala della biblioteca comunale, dal telefono del consigliere comunale di Forza Italia Deborah Pantana, che ha promosso l’iniziativa.
Da sinistra Paolo Diop, Deborah Pantana e Alessandro Meluzzi
«Macerata è stata descritta troppo male ultimamente, forse non è così malvagia e la vostra presenza lo dimostra – dice Verni -. Voglio però condannare l’approccio di pochi che non esito a chiamare stupidi, che hanno voluto far passare Pamela per una tossicodipendente e una prostituta, quasi a dire che se la sia cercata. Un approccio pericolosissimo. Anche se una persona è tossicodipendente, e non è il caso di Pamela, questo non legittima nessuna a ridurla in quello stato. Non può essere il pensiero di un popolo civile. Pamela non è morta di droga. Si è allontanata da una comunità e da lì si sono concatenati eventi sfociati nel tragico omicidio. E’ un caso emblematico. Non un caso ma “il caso”. Speriamo che porti a un cambiamento nelle fallimentari politiche migratorie. Com’è possibile ad esempio che Innocent Oseghale (accusato dell’omicidio, ndr) dopo quattro anni di permanenza in Italia non parli italiano? Nella nostra famiglia – aggiunge Verni – non abbiamo mai fatto discorsi sul colore della pelle. Per me accoglienza e integrazione sono due cose bellissime ma bisogna essere in grado di farle, nelle regole. Sia per chi accoglie sia per chi viene accolto. Per me i 20enni muscolosi non dovrebbero scappare dalla guerra ma restare a combattere nelle loro terre. Idem i migranti economici».
Ad ascoltare le sue parole anche Paolo Diop, responsabile immigrazione del Movimento nazionale e Alessandro Meluzzi, psichiatra oggi ospite dell’incontro anche in veste di arcivescovo della chiesa ortodossa autocefala. Una dottrina che oggi Celebra la Pasqua, tanto che alle 10, prima del convegno, la sala comunale diventa scenario di una messa officiata dallo stesso Meluzzi.
A lui vengono affidate tre domande da Pantana, tutte sul caso Pamela: «Perché proprio a Macerata, perché in questo modo e che tipo di verità possiamo esprimere qui per dare una spinta alle indagini?», chiede il consigliere. «Un caso che non conosco bene davvero», ammette Meluzzi, che pure negli scorsi mesi ha dato voce, sempre al condizionale, a una delle ipotesi più raccapriccianti e puntualmente smentita dalla procura sul fatto che al cadavere della 18enne mancasse il cuore. Per Meluzzi un caso del genere «poteva capitare ovunque. Però bisogna capire gli aspetti collaterali: è vero che, come dice lo zio, aveva avuto rapporti con elementi esterni quando già era in comunità? Se fosse così andrebbe percorsa questa linea di indagine. E bisogna anche capire se c’è un regista esterno, come la mafia nigeriana». Meluzzi critica l’accoglienza. «Se faccio volontariato facendomi pagare – dice lo psichiatra – non è più volontariato. Un mix tra grandi ideali e comodi personali. Non bisogna rinunciare a fare domande. L’Italia è vittima della sindrome della rana bollita a causa dell’assuefazione progressiva a situazioni intollerabili. Dietro c’è il buonismo come assenza di etica della responsabilità. Ormai la mafia nigeriana sta sostituendo quella locale in tutti i grandi business, è mutato il profilo criminologico. Il caso di Pamela è profetico».
Giorgia Isidori
A prendere la parola anche Giorgia Isidori, presidente dell’associazione Penelope da anni in prima linea per assistere i familiari delle persone scomparse. Perché anche Pamela, «all’inizio – dice Isidori – era una persona scomparsa». Se da un lato Pantana chiede chiarezza sui numeri dell’accoglienza, dall’altro Isidori chiede la stessa cosa sul numero e sulle vicende delle persone scomparse. Il loro interlocutore resta sempre la Prefettura. «A dicembre 2017 nelle Marche mancano all’appello 714 persone – dice Isidori -. Chiediamo dati che spesso non ci vengono dati. Ma noi insistiamo. Abbiamo diritto di sapere se vicino casa nostra c’è un cimitero a cielo aperto. Prendiamo il caso dell’Hotel house. Un corpo forse, e ripeto forse, è quello di Cameyi. E l’altro? C’è una denuncia di scomparsa? Quanti extracomunitari scomparsi ci sono di cui non sappiamo nulla?». Pantana ribadisce più volte lo scopo dell’incontro. «Stiamo cercando la verità, Macerata non troverà pace se non sappiamo cosa è successo veramente. Abbiamo tantissime domande: pensiamo che dietro ci sia la regia di qualcuno che da tempo aveva adocchiato questa ragazza bella ma anche fragile. Non ci accontenteremo di mezze verità, vogliamo sapere cosa è successo dentro quell’appartamento. E guarda caso ora all’Hotel house, un mostro di inciviltà, viene trovato un ossario». Pantana accenna anche al Consiglio comunale aperto sul tema dell’immigrazione che si dovrebbe svolgere il 16 aprile. «Non sappiamo se andare – annuncia – perché il prefetto ha fatto sapere al presidente del consiglio comunale che non parteciperà. Un atto gravissimo per la città».
Sammy Kounoun, presidente dell’Anol Cisl e rappresentante della comunità nigeriana
Alessandro Meluzzi con la professoressa Clara Ferranti di Popolo della Famiglia
Orietta Quarchioni presidente dell’associazione Esistenza Ora
Quando viene il mago Otelma a macerata?
Il titolo dell'incontro era "Il caso Pamela" per questo ho partecipato, credevo avrei assistito ad una analisi psico-criminale del terribile omicidio di Pamela avvenuto nella nostra città. Con grande rammarico ho sentito parlare di tutt'altro da parte del prof. Meluzzi.
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concordo, il buonismo segnala la presenza di qualcosa di molto grave, assenza di responsabilità che si manifesta anche con l’indifferenza omissioni e dichiarazioni mendaci quindi ogni forma di criminalità organizzata italiana o non trova terreno fertile.
io a dir poco rimango esterefatto e anche sconcertato !
(non aggiungo altro…)
Io se fossi Dio
non avrei fatto gli errori di mio figlio
e sull’amore e sulla carità
mi sarei spiegato un po’ meglio
Infatti non è mica normale
che un comune mortale
per le cazzate tipo compassione e fame in India
c’ha tanto amore di riserva che neanche se lo sogna
che viene da dire ma dopo come fa a essere così carogna
(Gaber)
E con questo l’accoglienza è sistemata.
Per quanto riguarda tutte le domande dell’articolo, non possono non arrivare le risposte ed arriveranno, sempre più precise, più chiarificatrici e sempre più concordi nel denunciare da dove e da chi, si è partiti e dove si vuole arrivare, anzi dove i soliti noti vogliono arrivare. Leggendo certi articoli mi chiedo solamente come fanno a dormire la notte certi personaggi a Macerata e di come sia effettivamente dura curare la ” malattia ” alla base, visto che alleviare i sintomi non debella la perniciosità della causa ma porta solo a periodiche remissioni del pestilenziale morbo. I bacilli, potranno far finta di essersi indeboliti e prossimi al trapasso, ma come aumenteranno le resistenze dovute al uso continuato del farmaco, non risolutivo, si ritroveranno più forti di prima, sempre più difficili da debellare. La prossime volte cercherò di spiegare la situazione dal punto di vista chirurgico, poi psichiatrico, poi neurologico ed infine artistico spiegando come si costruivano quelle belle facce di bronzo che girano anche per Macerata. A proposito del termine ” mafia “,che di solito viene usata per indicare un’associazione di individui che hanno come scopo l’arricchimento facile con metodi non proprio ortodossi ha una interessante etimologia. Tra i vari significati me ne piace uno che sembra faccia proprio al caso nostro. Fa derivare la parola dall’arabo ed esattamente giusto per curiosità dal termine ” mo’afiah “, che così non ci dice niente, ma nella traduzione significa nientepopodimeno: arroganza, tracotanza, prevaricazione. Lasciamo perdere le associazioni banditesche, ma se ci pensiamo bene, questi tre termini, non vi fanno venire in mente un luogo maceratese dove spesso si riuniscono personaggi molto noti che abusano proprio di questi tre lemmi?
Un confronto con la scomparsa di Emanuela Orlandi non sarebbe stato affatto inappropriato, quanto meno non a priori.
Sarà che non sono uno psichiatra e neanche un criminologo, ma Pamela non è stata né martire, né santa, né testimone della verità. E’ stata solo molto sfortunata per aver incontrato delle bestie.
Ai tempi in cui la Chiesa aveva lo Stato Pontificio, il tizio già sarebbe stato impiccato da Mastro Titta in piazza Mazzini. Poi, per l’efferato delitto, Mastro Titta lo avrebbe con la roncola fatto a pezzi e messo appeso ai lati della forca e la testa esibita alla finestrella della porta merlata del Convitto Nazionale.
Per Rapanelli. In effetti Mastro Titta andava a ‘lavorare’ (decapitare oppure impiccare) anche in trasferta, ossia fuori Roma, non operava solo a Campo de’ Fiori (attraversando Ponte Sant’Angelo). E lo faceva in nome e per conto del Papa, rappresentante di Dio, infinitamente buono e misericordioso.
Pamela non è morta di droga, è morta di ignoranza, è morta per l’ignoranza di tanti, di quelli che cercano la felicità, di quelli che pensano che Macerata sia la capitale della cultura.
Per Pavoni. L’ingenuità della ragazza colpisce, è vero, mapperò mi chiedo: ma perché mischiare il ruolo (serio, per carità) del vescovo con quello (serio, per carità) del criminologo? Ma poi: che ha detto di importante ai fini della scoperta della verità, che poi è quello che tutti desiderano (tranne, ovviamente, gli omicidi)? Ha ragione Frascarelli! Siamo diventati tutti circensi, lunatici e stralunati. Poi da fuori Italia ci prendono in giro! E te credo! Invece mi sarebbe piaciuto sentire un vero uomo di cultura, Umberto Eco, ma non c’è più.
Continua. Tra l’altro la presenza dell’arcivescovo Meluzzi ha probabilmente impedito ad un vescovo a mio avviso di ben altro spessore (con cui magari, per carità, si può essere in disaccordo in tema di teologia), ossia il vescovo Marconi, di essere presente all’incontro. O dobbiamo essere ri-evangelizzati, colonizzati anche in tema di religione?
Sì, forse sarebbe utile conoscere il reddito e la situazione patrimoniale di Meluzzi e famiglia, però, al di là del look fexallegro e esibizionista, le sue analisi sono lucide, ammirevoli, preziose, profonde, coraggiose e condivisibili.
Pensavo che il criminologo Meluzzi avesse ridetto ciò che precentemen6te aveva già detto… In effetti, il caso Pamela trasuda per un verso di imbecille superficialità, da un altro verso di una pianificazione satanista di tipo tribale. Dove è la verità? Non si saprà mai, qui in Italia… In un Paese africano la verità sarebbe già venuta tutta fuori dopo mezzora, grazie al trattamento con la tortura fisica. Infatti, gli Africani, di indole violenta, capiscono solo la violenza. Oggi, per essi, noi siamo una massa di cialtroni da prendere in giro con le bugie, vedi quella che tutti quelli che arrivano “fuggono da guerre e carestie”. Ossia, il 10 per cento che fugge da ciò che noi diciamo per farci quattrini, sarebbe grasso che cola.